Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

798 ANGELO PIERO SERENI al governo di S. Marco, che viveva e lasciava vivere. Pur conce•de-ndo scarse ,libertà· politiche, era uno scru., poloso cu~tode della calma e dei d.ir,itti privati dei oittadini, i quali provavano affetto per questo governo che nessuno vedeva e che non dava ,disturbo a nessuno precipitando lentamente nella decadenza e n,ell'impotenza. Il popolo, disabituato éJJllapolitica. e a·lle abitud,ini militari, aveva perso purtroppo ogni capacità rivoluzionaria. Ognuno, d1imentico di essere cittad:ino, precipitava nella egoistica contemplazione d,ei suo cc particolare n. In • tal 1nodo il Governo V èneto si era ingraziato non solo ,le popolazioni ,del Veneto, d.el Bresciano, e ,di Crema, ma pure gl,i abitanti della Dalmazia che fornivano le migliori truppe, anzi, dobbiamo dire le uniche truppe di va,lore della Repubblica. Quando più tardi la Repubblica morente 1asoierà che l'Austria occupi quelle terre, gli abitanti spinti dall'esasperazione non troveranno nulla di meglio che uccidere i podestà veneti e devastare le loro case. P,er queste ragjioni si s,piegano, facilmente i risentimenti popolari v•er.so i francesi. Il v,olere attribuire le Pasque V,erone,si ed altri episodi dell'odio popolare, ad oscuri piani e a profondi machiavellis,mi, mi pare per lo meno esagerato. Si può piuttosto convenire che lo sfruttamento di questi •episodi per fini politici non era che un pretesto da parte ,dei p1 iù forti per stravincete contro la Repubblica morente. I francesi intanto, si comportavano da banditi, e facevano bene, vi1 sto che loro dovevano sfanìarsi e vincere, ,e che ness~Jno S!iopponeva. Anzi, la Repubblica teneva a freno le sue popolazioni esasperate da,lle angherie. Ma qu,esta politica spavalda deJla Francia non poteva non. ,eccitare gli odi più terribili. Og,ni pretesto era buono per far soldi. Taglie, requisiZJioni •e balzelli, erano ali' ordine del giorno, senza contare le spogliazi01I1iin g.rande stile quando i francesi entrarono a Venezia e fecero proclamare la Repubblica democratica. S.i spogliò la città del denaro e delle opere d'arte, e l'Arsenale, la gloria di V ene2iia fu privato non solo delle navi, ma persino delle armi e degli attrezzi. Per dimostrare a qual punto si ,era arrivati, basta citare i,l seguente aneddoto tolto dai rapporti spediti dal Corradini a Vienna. MentJe Napoleone ,s,i recava a Udine per discutere i preliminari della pace, dovette 1interrormpere il viaggio per una colica improvvisa. E tra i tormenti e i dolori atroci, egli seguitava ad urlare ed a minacciare perchè gli dessero tremila monete d'oro. Si sentì meglio quan-· do ebbe il denaro. La Repubblica taceva o protestava platonicamente. Il patriziato era incerto e diviso. Le più grand,i famiglie agivano e complottavano per conto proprio. Dimentiche degli interessi della Repubblica., che in ultima analisi coincidevano con quel li della oligarchia, agivano per proprio conto, ingegnandosi d'ingraziarsi I ·Austria o la F·rancia. li piccolo patriziato, rovinato economicamente, ritraeva le proprie rendite dai mille impieghi che la Bibl·oteca Gino Bianco Repubblica aveva creato per I?antenere l'ultimo. barlume d,i d,ecoro ad una classe 1n decadenza. Essi affollavano sopratutto i gradi dell'esercito, <le-li? marina e gli impiegh.i amministrati vi ,della Rep~~bh 7a. Furono perciò i prin1,i a risentir~ ~de.I_la~r1s1 d1. decad1enza delJa Serenissima che d1m1nu1va 1 propri eff etti v.i militari e amministrativi, per mancanza di mezzi e di utiliità. Non disponendo di mezzi personali di fortuna, e_ vivendo perciò della miser,icordia del g~- vemo, quando si approssimò la fine di questo, contribuirono ad accrescere quella schiera numerosa di malc,ontenti che rede incerta una valutazione dell 'atteggiamento del G,ovemo Veneto in tali frangenti. Se noi esaminiamo per esempio, .i rapporti austriaci d~ \lenezia, vediamo che essi non sanno ben definire la posizione veneta fra Ja F ranoia e J 'Austria. Uno degli scrittori afferma che il governo pur af ~ fermandosi neutrale f avor.isce in tutti i 1nodi l'esercito francese ai danni di quello ,imperiale. Il Cresseri in- · vece sostiene che il malcontento contro i francesi è diffusissimo a Ve,nezia. Promettete un valido aiuto, e il governo, spinto dal malcontento del patriz,iato .si s-chiererà ,decisa.mente contro la Franoia ; e sarebbe opportuno favorirne J 'interve·nto perchè Je sue forze finanziàr:i,e e militari non sono ancora trascurabili. Com-e conciliiare queste due diverse opinioni ? Il governo, non mi sembra che fosse favorevole alla F'rancia: esso si atteggia ad una rigida neutralità (ridicola e pietosa per uno stato invaso) e mantiene un atteggiamento passivo di fronte ai Francesi. Non favorisce gli Austriaci che invece sono cortesi e pagano in contanti tutto quello che requisiscono aii cittadini. Questo significa propender-e per la Francia ? In un certo senso sì, perchè chiunque in certi momenti non assume un atteggiamento decisamente ost,ile, si può considerare come favoreggiatore. Ma non diciamo con questo, che il Governo Veneto propendesse verso i Frances-i per volontà propria. Era una semplice prova di debolezza. Tutta la sua politica è piuttosto ambigua. Quasi servlie verso i Francesi che non fanno tanti complimenti, agisce diplomaticamente verso l'Austria più formalista con cui è più f aci,le tergiversare, senza .impegnarsi affatto, secondo quelle arti diplomatiche « ancien régime » in cui Venezia eccelleva, che dovevano però perderla più tardi di fronte aUa veemenza più o meno sincera di Napoleone. Avendone avuto la possibilità, però, credo che Venezia non avrebbe esitato a porsi contro i F rancesi. Ma la sua ,decadenza era ormai troppo avanzata. La crisi iniziata già da lungo tempo andava maturando ' !entament.e. Ormai era cessata quasi del tutto la sua importanza nella polritica internazionale. Veneria continuava ad esistere per forza d'inerzia. Il ricordo del1 'antica grandezza e la tradizione millenaria incutevano ancora rispetto, ma la sua fine era ,inevitabile. Napoleone non fece che affrettare una criisi necessaria i·niziata tr~ secoli .prima, ~Il' epoca delle grandi scoperte. Il commerCio mondiale cerca nuovi territorii e nuove vie dopo la scoperta dell'America e del Capo

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