Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

B.OLOGNA 37 all'avvento di principi francesi, promuovendo invece una grande agitazione per l'annessione di queste regioni al Piemonte. • AÌla notizia dell'armistizio di Villaf ranca . ' Cavour aveva visto il suo sogno politico sfasciarsi, e S5lretolarsi la sua opera laboriosa di ricostruzione italiana, e forse egli mai apparve veramente e passionatamente italiano come nell'istante in cui perdette la padronanza dei suoi nervi, in cui si abbandonò ad un ira rabbiosa, non risparmiando d:!lle sue invettive più irose nè coloro che teneva responsabili di questo armistizio n~ la stessa maestà del Re; ma Cavour superò questa crisi ed egli, che era spirito evidentemente pratico e realistico, dopo di avere abbandonato il governo ed essere andato fuori d'Italia, ritorna ancora a capo della vita pubblica, riprende a tessere le· fila degli avvenimenti politici, · dominandoli e diri~endoli al segno. In virtù dell'armistizio, l'Austria aveva dovuto abbandonare la Lombardia nelle mani della Francia che ne fece consegna all'Italia, ma conservò il Veneto. Nè d'altra parte il Piemonte potev~ acçogliere l'annessione delle altre province, concordemente voluta da moderati e da democratici, senza provocare una guerra all'Austria. - Ma anche questa volta l'Italia non poteva far da sola, bisognava quindi intendersi nuovamente con la Francia, sostituendo una nuova intesa all'antica. L'intesa fu da Cavour conchiusa sulle basi seguenti : contro la rinnovata cessione di Nizza e Savoia, su cui a causa dell'armistizio di V 1llafranca Napoleone non aveva più diritto, l'Italia era autorizzata ad nanettersi, per virtù di plebisciti, e in luogo del V eneto detenuto dall'Austria, la Toscana, i ducati e Romagna. Nei giorni 1 I e 12 Marzo del 1860 a vvennero i plebisciti nelle regioni dell'Italia centrale, cui segui la loro annessione al Piemonte. L'avvenuta annessione farà sentire il problema dell'unità nazionale ·in un modo ancora più acuto: la posizione dell'Italia diventa quasì insostenibile, o il regno dell'alta Itali a si allarga o si sfascierà. Esso è minacciato infatti su due fronti : sul Mincio dall'Austria e al sud dal Papa. Si· ha il senso della instabilità della situazione, si sente il bisogno di l fare subito qualche cosa per risolverla e Mazzini ne approfitta .per lancia~e l'idea di una rivoluzione nel mezzogiorno. Garibaldi sarebbe stato il suo braccio, Cavour avrebbe aiutato aottomano, Napoleone Ili non sarebbe stato Biblioteca Gin Bianco contrario anche nella speranze che, cacciato via il Borbone, gli riuscisse far salire sul trono un Muràt. Cavour non credeva che un tentativo insurrezionale nel m·ezzogiorno potesse avere un risultato immediato, decisivo, ma pensava che al · balenar della minaccia il Re di Napoli si sarebbe indotto, come altre volte, a concedere la costituzione al suo popolo e nominato un ministero liberale. Cavour non è ancora unitario. Intanto G~ribaldi alla testa dei suoi mille · eroi da leggenda, la notte dal 4 al 5 maggio del 1860, salpa da Quarto per la Sicilia : arriva l' 11 maggio a Marsala, il 13 marzo è a Palermo, affronta gli· ultimi borbonici a Milazzo, il 20 aRosto sbarca in Calabria e il 7 settembre è a Napoli: la marcia fu rapidissima, trionfale, fantastica. Più sbalordito di tutti fu Cavour che non avrebbe mai imaginato che con mille uomini e in pocpi giorni si potesse rovesciare il trono d'un antico regno e liberare di colpo l'Italia meridionale : ma egli. subito sentì che non era più il momento delle mezze misure, e che bisognava giocare tutto per tutto, che bisognava anzitutto sollevare il prestigio dell'esercito sardo di fronte agli ardimentosi -garibaldini e della monarchia che sembrava offuscata dalla gloria che circondava l'Eroe, ed è pro• prio questo il momento psicologico in cui .Cavour diventa intimamente e praticamente unitario. Egli allora d'accordo con Napoleone lii, preoccupato che Garibaldi potesse giungere fino a Roma, ciò che avrebbe determinato lo stato di guerra fra la Francia e l'Italia, fece invadere dall'esercito piemontese l'Umbria e le Marche per· fermare la marcia di Garibaldi verso Roma; e così 1•esercito piemontese penetra nell'Italia meridionale ed entra in Napoli, dove Garibaldi cedé il suo po-: tere nelle mani di Vittorio Emanuele Il. L'I .. talia una è virtualmente fatta : mancano ancora il Veneto e Roma, ma ormai si possono bandire elezioni e si può formare una Camera che ha un carattere nazionale. Nel 1861 in Torino il primo Parlamento d•Italia proclama Vittorio Emanuele II re d'Italia. L'idea unitaria ha fatto faticosamente ma inesorabilmente il suo cammino, essa è ormai diventata un dogma per tutti i gruppi nazionali italiani, essa dovrà inevitabilmente compiersi quando le altre regioni rimaste finora estranee all'unificazione saranno infine raccolte sotto lo stesso vessillo. Il partito d'azione, compoato di democratici

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