Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

- • damente mutata. Per molto tempo nel· Trecento e nel Quattrocento, si può dire che i mali derivanti dalla mancanza di una sistemazione politica erano largamente compensati dal crescere continuo della produzione colturale, mirabile per valore e per ampiezza, che non si è limitata nè al campo di quella che si chiama attività teorica nè al campo di quella che si chiama attività pratica, che si è sviluppata per ogni campo di ogni attività che è sempre teoretica ed è sempre pratica ad un tempo in quanto che è sempre attività spirituale, ed ha dato all'Italia e al mondo scienziati e filosofi, artisti e poeti, banchieri e navigatori, ha dato insomma gli esemplari e i rappresentanti maggiori di ogni forma di civiltà. In fondo anche il terrore di quella disordinata e incomposta lotta politica veniva can- · celiato nella luce di quella gloria, e dimenticato nel godimento di un benessere sempre più diffuso. Aggiungasi poi che per tutto il Quattrocento il disordine politico della vita italiana non minacciava affatto l'indipendenza dell'Italia, non metteva in condizioni d'inferiorità rispetto alle nazioni straniere, quindi non nuoceva afl'atto agl'interessi economici e içleali che le forze produttrici italiane avevano all'estero. Le cose mutano quando la Spagna ha conquistata la sua unità e la sua indipendenza politica, quando la monarchia francese ha concentrato nelle sue mani l'autorità sovrana dello Stato, e l'Impero, rinunciando alla universale potestà teologica del medio evo, riusciva ad affermarsi come uno dei più forti stati europei. In questo momento gl'interessi dei nostri mercanti Italiani avvezzi per tradizione ormai di secoli a tener banco per tutta Europa da Parigi alle •rive di Levante sono terribilmente compromessi ; in questo momento anzi sono minacciate tutte le forze produttrici italiane in ogni campo delle arti e dell'economia, ed è minacciata l'indipendenza della Nazione. Un gioioso poema d'avventura e di eroismo che s'interrompe per la calata di Carlo VIII nel 1 494 pare che significhi un intimo presentimento della coscienza italiana che la minaccia si compia. La generazione che segue è senza dubbio quella che rappresenta l'era della piena maturità della coscienza italiana ; è la generazione che porta l'idea di una superiore universale perfezione della realtà alla su 1 espressione più nitida e più ricca. Ma questa generazione non poteva non sentire giunta all'apogeo della creazione e della gloria anche la tris~ezza della realtà vissuta di quell'ideale mirabile di per-- ec Gino Bianco 9 fezione, che essa esprimeva nella festa di colori e di forme esultanti sulle tele di Raffaello e nelle ottave dell'Ariosto. Un'istante più tardi, vedremo un velo di tristezia profonda stendere la sua ombra sull'anima italiana, quando nella comprensione della nuova realtà avrà smarrita la sèrenità del .. l'ideale. Ora l'uomo che più profondamente comprese questa realtà nuova della vita italiana, e ne sentì tutta la tragica .durezza, fu precisamente .il Machiavelli. Anzi il Machiavelli fu anche l'uomo· · che più intensamente sentì l'esigenza di rivoltarsi contro questa realtà e di domarla. Sentì questa esigenza, ma gli mancò l'ideale nuovo alla cui immagine plasmare la realtà domata. Questo è il dramma del Machiavelli : è la contraddizione del Rinascimento che si riflette nella coscienza di un uomo, e attraverso la sua ango3cia diventa un vero e proprio dramma. * * * . ~ Il Machiavelli è forse proprio qui : è il Rinascimento che- si rivolta contro sè stesso, che ha ormai sentita la necessità di negarsi ed afferma. apertamente questa necessità, ma non ha conquistato ancora l'ideale in cui possa negarsi dialetticamente, in ,modo da superare effettivamente la sua contraddizione. Il Machiavelli ha dato prova di possedere tutte le attitud ·ni per essere letterato e poeta grande e per sapere guadagnarsi buona messe di fiori e frutti con geniali figurazioni di bei mondi immaginosi. Ma egli ha sentito una profonda ripugnanza verso questa coltura fatta di eleganze formali fuori della realtà, se anche talvolta parve abbandonarsi anche lui quasi ad un giuoco in cui riposare dal travaglio interiore del pensiero polit,co. Anzi, in fondo, il Machiavelli ripugnava da ogni coltura teoretica, e divenne scrittore di storia e di politica sopratutto perchè non aveva potuto vivere la politica e creare la storia nell'immediatezza dell' a- • zione come egli sognava. La passione prima deli' anima sua era quella del fare e non quella di rifletter quietamente a tavolino sul fatto. Egli appartiene a quella tradizione essenzialmente latina di uomini che divennero scrittori perchè ad un certo momento mancò loro la possibilità di operare. Ma egli avrebbe data volentieri tutta la gloria di scrittore, avrebbe ilCCeltatocon piacere anche uffici modesti, pur di restare nel campo dell'azione, e sentire il valore dell'opera sua nel componimento di un grande ideale politico. E d'altronde relati-

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