Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

IL CENTENARIO DI NINO COSTA .. I I I • SERA D'ESTATE Cento anni fa nàsceva• a Roma un pittore destinato a lasciare durevole orm~ di sè nell'arte italiana: Nino Costa. Per ricordare degnamente quest'avvenimento, il Governatorato ha voluto allestire all'ultimo piano. del Museo Mussolini una mostra delle sue opere. Non è la prima volta che, dopo la morte del Costa, avvenuta nel 1903, Roma organizza delle sale costiane: una ne avemmo agli Amatori e Cultori, quasi appena dopo la sua scom- . parsa, nel 1904, ed un'altra alla I Biennale Romana. Ma oggi si tratta di qualche cosa di più di quanto non si fece nel passato, perchè oggi, per la prima volta, si sono fatti venire da Londra i suoi paesaggi, quei paesaggi che ben pochi conoscevano. Ne risulta una raccolta, se non compieta, certo assai impor,.., tante e tale da offrirci veramente la fìsionomia di Nino Costa, cosa di cui bisogna dare merito ad Oppo, a Bencivegna e agli egregi loro cooperatori che hanno curato anche l'ottima disposizione dei quadri nelle ~tre salette del Museo. Non so quant~ questa mostra possa giovare ai cosiddetti costiani, perchè essa rivela che sono tutti o quasi tutti sopra una linea, come dire? troppo vicina a quella del maestro ; giova invece, moltissimo alla comprensione dell'opera sua, fìn'oggi nota più attraverso quadri di figura che non attraverso delicate visioni di paesi. Nino Costa iniziò la sua attività in un periodo piuttosto difficile per l'arte italiana, quando la maniera aveva il sopravvento sulla sana pittura ispirata al vero. Allievo del Camuccini e del Podesti, egli non tardò a convincersi che non poteva seguirne gli insegnamenti, e che, se voleva fare qualche cosa di interessante, doveva affidarsi a sè stesso, dipingendo quello che gli dettava il suo istinto pittorico. • Biblioteca· Gino s·anc0 T rè furono i periodi .miliari della sua carriera di artista: il primo si distingue per una cura quasi preoccupante dei particolari della composizione - ec.. cellente, del resto - per la scrupolosità con la quale ritrae il vero e per la vivacità e semplicità insieme del colore; il secondo si inizia a Firenze dove egli combattè il classicismo romantico allora in voga, influenzando, dopo l'esposizione di alcune sue_ tele, artisti come il Signorini, che imprese a dipingere L'ospedale dei matti, il Fattori che si mise a rendere soldati ed animali e il Cabianca che abbandonò le leziosaggini verso cui fino allora indulgeva per darci come primo segno di rinnovamento la nota tela del Bagno tra gli scogli. Questo secondo periodo, da cui ebbe origine la scuola dei macchiaiuoli toscani, si accentra in una maggiore libertà di soggetto e di pennellata, in una raffinatezza di sentimento grande, come ci prova quella Ninfa nel bosco dipinta a Parigi, a Fontainebleau e, quantunque non finita, interessante per quel senso di delicata poesia che la penetra idealizzandone il corpo perlaceo. La grande tela ·è stata oggi acquistata dal Governatorato per la Galleria di Arte Moderna del Comune, quasi ad appagare un voto espresso dallo stesso pittore in una pagina dei suoi «Ricordi»: «Questa mia pittura, come il quadro Donne che scaricano legna su di una barca a Porto d'Anzio, non ho mai voluto vendere agli amatori dell'arte mia, avendo la speranza che almeno queste mie opere dopo la mia morte possano essere trovate degne di figurare in qualche Galleria della mia nativa città. O che, comunque, rimangano a rappresentar l'arte mia in Italia, dove, me vivente, quella non ha interessato alcun compratore ». Difatti l'altro quadro si trova già alla nostra Galleria Nazionale d'Arte Moderna e con l'odierno

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