Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

GIACINTb RICCI ·SIGNORINI Capitato, i,n µno dei miei vaga;bondaggi romagnoli, a:lla Malatestiana di Cesena, un~ improvvisa emozione mi assalse, rievocando un'ombra di poeta che s'era tante volte assiso su q 1uegli scanni, una om.br.a cara e un nome suscitaitor di ricordi : Giacinto Ricci Signorini. Chi lo ricorda più ? iNo certo il « gran pubblico » . Ma l1 a sua memo-ria ò affidata a chi non dimentica facilmente. Tali A. S. Novaro, L. Orsini, L. Rw.a, A. Beltramelli, L. A. Mic·helangeli, e, sopra tutti Luigi Donati, che con affetto· di vero amico ne adunò gli scritti in due volumi, versi e prosa, e vi fece un1a prefazione allia quale rimando chiunque ·desideri ~ sapere più e meglio di quanto non dica io. Nàcque nel 1861 in Massailo•m,barda: nel '79 si licenziava -da.I Liceo « Galvani » qui di Bologna, e nella nostra Università seguì il corso di let-- tere - '79- '83 - discepolo di .Giosuè Carducci e di G. B. Gandino, e, più tardi, amico ai due letterati da cui ebbe ,lodi e ·sti 1 m1agrandissime. Laurea-- . tosi, fu inseg,nante nel ginnasio di Campobasso, e suocessivamente, nei lic-eidi Ca.tanzaro e di Cesen.a, che fu l 'ulti 1 ma tapp1 a-della sua carriera, e della sua vita, ch'egli troncò violentemente, il 24 giugno 1893. ·Così il Ca•r,d.uccidettava l' epigr(afe per la sua tomba: In memoria del Poeta della Romagna .:__Giacinto Ricci Signorini - a 32 anni morto miseramente a Cesena - il 24 giugno 1883. - Nella parola dell' uomo -- lamen ... tando i perduti - · troppo si abusa della lode - tributandola il più spesso - a chi ne fu affatto indegno. Così non si confonda con gli altri - la memoria di questo · sepolto. Si uccise in un giorno dri giugno, quando più bello il sole .irraggiaiva quelle pianure e quei monti che .amaivatanto. Il modo della sua morte ha qual-- cosa di -classico e ,di stoico : ma q-uanto dolore non si celava dietro quella fronte, in quell'anima che volle f,ug,gire, fuggire dal mondo, poi che tutto nel mondo è dolore, fuggire il dolore del m•onq.o? Perchè volle andarsene, perchè volle scomparire? lo penso che profanerei la Sua memoria, se con Biblioteca Gino Bianco .. ' Ed intingo la penna nel mio cuore E scrio.o canti che J/3perdo al 1'enlo. parole mie volessi narrare il tormento Suo : ma la~ scio parlare lui, poeta e uomo dolen~e, della Sua sfiducia, della Sua amaritudine, delle Sue stanchezze. . Così scriveva al suo amico il prof. V. E. Bel-- sani : « Ella mi incita ad un'altra meta; mi mostra una ci,ma avvolta e nascosta negli splendori del-· l'ideale ; mi grid,a avanti, assicurando che io posso raggiungerila : ma il mio animo non può ascoltare quel 1 grido, ,il mio _cuoreè mu.to .a quella voc•e; troppo mi sento stracco, neghittoso, debole, per incominciare una via che è dei forti. E a chi pronunzi.are, la parola di salute ? In quale cuore gettare il seme, che deve frutti,ficare nell'avvenire? In· quale mente ravvivare la ifiamma fumosa che deve risplen1dere? ,La ·marea degli sfr•enati desiderii delle cupidigie, del fango monta, e nulla più surnuota ; perchè ,agitare in faccia ai sommersi le braccia, mostran1 do un.a stelìa c:he splen,de ;purissima nel cielo? ,No, è inutile; e se nella cal1m.ae nel silenzio della mia stanza, io penso pure a qu,alche nobile idea uscendo tra I.a folla rido di me stesso e mi compianJgo. Gu.ai a chi v,uol rompere la corrente : guai a chi dice viva, quan.do gli altri grid.ano muoia. . . Vivo della vita più neghittos.a e inutile : sogno, sogno fino a s·ba1 lordirmi. È forse una maJ.a,ttia? . . . » · 1 E in altra lettera, dolorosamente : . cc 1Da pa,recchi ànni lavoro n,ella solitudine non 1con fede, ma con .perseveranza: eppure d,al mio la~o-ro non ho ritratto nulla : e vedo la mia opera, non ·disprezz,a·ta, ma ignorata. I su1periori non la curano, ,gli egu-ali la sdegnano. Il silenzio s'addensa in tomo a :me ; e ciò è ben tri'Ste. Nessuna parola giunge di conforto, di incoraggiamento. Qu1esto il dolor,e che mi viene dagli uomini ; ma •più grave è quello eh' è prodotto dalla mi.a propria n.a,tura. Vivo continuamente in tale nebbia di du.bbio, che sono -costretto a ,beffarmi di ,me stesso, e mentre vorrei che gli altri avesser diversa opinione, riconosco che essi sono proprio ·nel vero. Vede di quali vili dolori • • m1 s tr az10 ».

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