Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

ABBOZZO DI RITRATTO DI UN FIGLIO DEL TEMPO 585 , oonsegna. Poi, quando battè l'ora anche per l'Italia, · umile tra i fanti, raggiunse le prime file del fronte, per ritornare quando la pace, da Vittorio Veneto, spiegava le sue ali di vittoria. Ma non fu vita semplice e monotona la sua, co1ne quella che egli e i suoi coetanei avevano menato con senso di nausea e di stanchezza nelle aule universitarie. Ricordava le ore cupe, durante le quali arte, religione, filosofia gli erano s,e•mbratemisere cose per le quali non valeva sacrificare la giovinezza; ricordava il vuoto che aveva .sentito tutt'intorno e il bisogno di li1 berarsene: un bisogno indistinto di nuove, eroiche occupazioni, di fronte alle quali ,impaHidivano quegli, studi, quelle letture, le ricerche fatte nelle biblioteche e negli archivi con accora~a tristezza e quasi con insoff~renza. E per dimenticare quei r.icordi che lasciavano nel suo animo un po' di nausea, riandava spesso agli entusiasmi dei primi giorni di dura disciplina militare e la dedizione con la quale aveva abbracciato, seriamente e umilmente, il nuovo compito e la nuova . Vita. Giungevano, intanto, dal fronte, notizie ,incerte e talvolta tristi. Cari amici scomparsi, anime luminose immolate. Anche colui che aveva analizzato per tutti quel vuoto e quelle insodd,is,fazioni e aveva accettato la guerra come il principio di una ✓ catarsi universale, Re-- nato S.erra, letterato anch'egli, ,interrompeva con la morte il filo della vita e i vaghi propositi di lavoro per il dopoguerra. Ma quando si trovò preso anche lui dalle sofferenze estenuanti delle trincee del Carso e cono1 bbe anche lui la fame e il freddo non ebbe tempo di ricordare studi ,e letture e quei li,bri di poeti che avevano affardellato il suo zaino o riempito buona parte della cassetta di ordinanza, rimasero chiusi e di,menticati, mentre una più cara lettura occupava le ansiose pause della sua vita di 1combattente. Non che quella lettura di li-bri sacri, di Confessioni, di Vite d~ grandi anime, riuscisse a •scacciare nuovi e diversi tedii, a distruggere le ansie di una vita che diventava sempre più amara e disperata, scorrente dall'alba al tramonto e dal tramonto alla nuova al,ba, tra impetuosi ardenti desiderii di godimenti ignoti e macerazioni di altri te.rapi che neanche una immaginazione morbosa avrebbe saputo concepire. V,ittorie e sconfitte .si alternavano, ma una. più prof onda sconfitta egli scopriva nella sua coscienza : egli era veramente un uomo finito. Pareva che i vasti avvenimenti sopraggiunti avessero tradito le sue aspettazioni, avessero schernito la· sua giovinezza. « E quando finirà la guerra » - egli pensava - « che cosa .sarà di me ? » « La mia vita da dove comincerà ? » Domande ango... sciose che, come un pensiero ossessionante, tenevano accerchiato la sua mente, sgomentavano il suo spir1ito, Quando la guerra ,finì ·con una vittoria alla quale forse non credeva più perchè la sua vita di .sconfitto e · di deluso non sapeva aprirsi a un sorriso e ad una speranza, credette di -svegliarsi da un- lunghissimo sonno. Contò gli amici scomparsi coi quali aveva sognato, Biblio eca Gino • 1anc0 cantato, goduto, e si trovò terribilmente solo. Anche i sogni lo avev~no lasciato come quei poveri amici che . . ' non erano tornati p1u. La vita era dunque finita. Bisognava' credere al limite di una missione che egli e i suoi coetanei ave- · vano compiuto, senza precisa consapevolezza, come ' obbedendo a una volontà superiore. *** . E così sarebbe finita veramente per·.lui e per tanti suoi consorti la vita in un'oscura umiliata fatica quotidiana senza luce e .senza mete, se una nuova guerra, men cruenta ma più acre non lo avesse riscosso dalla tristezza e dall'ombra. Quella nuova guerra che si combattè nelle città d'Italia, per dare un significato alla precedente, che s'era conclusa con una vittoria · insperata e perciò creduta superiore agli sforzi durati, ridestandolo e add,itantogli nuovi compiti, lo svelò ai suoi occhi abbacinati. Questa volta tempeste di odio e febbri di amore arricchirono la sua anima di ideali concreti. E scoperse eh~ la sua ani1 ma letterar.ia, iinsoddisf atta e sconfitta non esisteva più p•erch,èchi vive nella lotta non conosce s.confìtte definitive. Si !anciò con furore, c·he sapeva di di,sperazione, nella mischia e riv,issè j tormenti della guerra passata con anima nuova ; diede alla guerra un valore e seppe ridere di tutte quelle ideologie sulle quali aveva creduto, trovò false tutte quelle idealità umanitarie che avevano accompagnato la guerra : ideologie e umanitarismi che non avevano fatto vedere la vittoria. Ora si : quelle or-e trascorse in po:lemiche furibonde gli sembrarono più ricche di sig\1ificato di tutte quelle altre, passate nelle biblioteche e negli archivi. Ora finalmente acquistava il senso della vita. Così rifece i, suoi stud,i e le sue letture con questa nuova mentalità e quegli .studii ,si allargarono e quelle letture si umanizzarono. Il dilettante diventò· uomo: l'antico studente di lettere si tuffò nelle lotte ipolitic;,hee. affrontò tutte le difficoltà, risolse tutti i problemi con le sue nuov,e convinzioni, diede alla sua vita uno scopo. Il problema centrale in cui credette di scorgere il punto di partenza per un vero rinnovamento della coscienza sua e dei suoi coetanei, gli sem:bròil problema della mentalità. Nella «.mentalità» egli vide fuse la teoria e la pratica délla generazione che tramontava. Bisognava rovesciare quella mentalità che aveva svuotato d,i .ideali la guerra, che aveva permesso lo scompiglio della coscienza nazionale nel dopoguerra, .per - crearne una nuova che della guerra sentendo i valori immanenti e non ,fittizi, .sapesse interpretare !e nuove esigenz•e della vita italiana .senza fuorv.iamenti e me- . . . nomaz1on1 1, senza compromessi o menzogne. Così, ogni pagina che egli pensò o scrisse, ebbe un altro accento. Ricordava, sopratutto, ch•e dopo lunghe esitazioni, ,s'era convinto che non era più le ... cito andar dietro a dilettantismi letterari. E perciò non giustificava quei tali che anche nei momenti più tristi della guerra avevano continuato invariabilmente la loro I

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