Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

I _ ..... IL FILO D-'ARIANNA I • • In una di queste miti .sere settembrine ho riletto le Lettere di Renato Sena e, quella sua prosa, serena e profonda, ha rievocato intorno a me i buoni j cari amici di un tempo, stroncati dalla guerra ~ dal .male : , Gozzano, Silataper, Borsi, Castellini,. Fauro, Locchi, Boccon.i.. C'è inegli uomini un istintivo s~nso, di rimpianto di ciò che fu, parlo naturalmente degli uomini di cuore, ' degli uomini che sanno ricordare} degli altri no, che inutili sono in ogni ora. Rievocàndo le figure di quel periodo, separato dall' abisso imponderabile della · guerra, di quel tempo « -mite e .sonnolento » del buon Guido, avvocato senza professione, poeta stnza vana- · glorie, mi ,è venuto ist,intivo un raffronto fra queste epoche così vicine nel tempo così lontane nello spi- • rito. Se esaminiamo le manifestazioni artistiche della fine ·àell'800 e dei primi anni de'l '900 abbiamo lo spettacolo d,i un continuo declinare di genialità, quasi che I' uman genere inconsciamente consapevole del grave avv,enimento storico ch,e stava per avvenire fosse preso da un .senso di stanchezza, da un ésaurimento psichico-intellettuale· che gli faceva quasi sdegnare le superbe ma.nifestazioni del genio. Lo sconvolgimento bellico, così grande eh.e noi, suoi contemporanei, non ne conoscia,mo ancora la profondità e le conseguenze, pareva dovesse far ,scaturire gli uomini nuovi del genio e delle folle nel campo della intellettualità. Ma purtroppo non è ;gtato così. Un decadimento generale in ciò che ,è letteratura, cultura ed arte fu il triste frutto di quella !grande inerzia intellettuale che è la guerra. Non entreremo qui a parlare dei paesi stranieri poichè in genere per essi salvo qualche rarissima eccezione po~ tremmo ripetere le parole che diremo per il nostro. Forse ,mi si taccerà di pessimista, ma la crisi che travaglia da anni il libro, il teatro e l'arte in genere è prova ,evidente ,che o l'attenzione delle folle è stata attratta da nuove manifestazioni umane o c·he quanto si produce è cosa talmente mediocre da non attirare l'attenzione di alcuno. La letteratura ormari si esaurisce in un continuo ripetersi e i Ji,b:r"ieiscono ,senza alcuna attesa quasi con u·n •movimento automatico e noioso. · Cercate fra i viventi un romanziere, un poeta, un no-- velliere? I nomi non mancano: Panzini, Moretti, Saba, Negri, ,Mastri, Onofri, Vivante, Puccini, ecc. Ma che cosa ci dicono di nuovo costoro ? Panzini e Moretti col continuo ripetere i loro eterni motivi son divenuti pedanti; il primo, perduta ,la soave amarezza di un tempo, ,squarta iii mondo a paradossi e freddure, il secondo ci tedia coi i :suoi paesaggi monotoni e le ·sue figure sbiadite. Ada Negri fu poetessa, se vogliamo rozza e senza tecnica, ma aveva il cuore ·. - i 1· dteca Gino Bia e " -di poetessa, oggi no, mette iin. fila le ,sua parol_e, .ma sono -mendaci ,e se c'è il verso non c'è la poesia. Se poi volete divertirvi, legget~ un s~o artico!o ne,lla ter1:a pagina del Corriere: un mio amico medico lo consigliava a chi soffriva d'insonnia: . Non voglio •e non posso qui fare una rassegna minuta e personale, ·ma dare a tocchi una impressione generale della mediocrità tutt'altro che aurea che domina oggi la nostra letteratura. Molti scrittori invecchiano di cuore e di cervello e non se ne accorgono: non ,è facile purtroppo a tutti conservare la .rigogliosa freschezza v,erdiana che a tarda età seppe darci I' allegra risata di F alstaf. A Rossini, che era un uomo di !buon senso, fu domandato un giorno perchè .ave.sse cessato di scriv,ere; rispose: « Qua:ndo il cuore tace, non si scrive p,iù ». ;Ma .Rossini era un genio ! , , Ora tutta questa caterva di scrittori invecchiati, e molti invecchiati anche anzi tempo, •non si accorge ch,e a continuare a -scrivere si rovinano la fama già acquistata, e gli ,editori italiani, salvo pochi, sfruttando il loro nom,e illustre per il pa.ssato, ci sciorinano le più grosse porcherie che farebbero mettere alla porta uno scrittorello giovane c1 he le priesentasse per farsele pubblicare. :Ma quel che più spaventa non è la faccia tosta di questi .scrittori ma bensì l'acquiescenza del pubblico e l'inutilità della critica. Non un grido, non uno scatto contro questa n•ebbia grigia che .ci avvolge, contro questo marasma precursore di uno stato catalettico mortale. .E la cultura ? Confesso, fatta eccezione degl,i scritti del ·Duce e pochissimi altri nel campo politico-sociale non è uscito un libro che meriti la consid:erazione di gente che pensa. La maggior parte sono pistolotti retorici, adulazioni sfacciate, quando addirittura non si dicono pazzie. Sembra eh.e l'ignoranza s.ia diventata una virtù d'i que-sto ba.I'bar,ico periodo post-bellico dove i geni immortali' si chiamavano V cdentino e Dempsey, Girardengo e Harold Lloyd. ·L'aridità più completa regna dunque nel campo della culrura e soprattutto in quella che dovrebbe interessare il fasci 1smo, forza di- ·namica in ·continua attuazione. Se ciò può sembrare un bene o chi cred.e soltanto nell 'eflìcaoia del pugno, e pensa che la f ona materiale sia la ·sola efficace a raggiungere gl,i .scopi anche più elev.ati e ·spirituali, dobbiamo su1 bito dichiarare che questo errore iniziale farà per sempre fallire il raggiungimento dì qualsiasi meta. E il ti:atro ? . Quest~ che i_n ogni tempo f'! una superb~ man1,festaz1_oned arte, vive ora il letargo dei serpenti nel rigore invernale. Dicono che il teatro sia la

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