• I 524 ALBANO SORBELIL.I egli lascia Bolo§'na, rappacificandosi facilmente, prima di partire, cogli inquisitori di San Domenico e col Cardinale AroivetScovo Archetti, coi quali aveva spesso avuto da dire, e per il poemetto La -fiera di Sinigaglia, e per l'opposizione alla Frusta del Diavolo di Appiano Buonafede (uomo, dice il Compagnoni, che era tutto il contrario del suo cognome), e per le altre bagatelle che spesso gl,i fecero sudare due camicie. 1,1 Compagnoni andava segretario della nQlbilissima Casa Benti voglio d'Aragona di Ferrara. Non .starò qui a dilungarmi sui particolari della ulteriore vita sua ; solo d,irò c:he accompagnando la ,marchesa Bentivogl.io in un viaggio per l'Italia, il Compagnoni e.l1be modo di visitare le principali città della Lombard,ia, del Veneto e del Piemonte, e di mettersi .in comunicaz:ione, e talvolta stringere amicizia, coi più va-lenti personagg,i 1 dei varì luoghi. Si ferma quind,i a Venezia e ritorna al g.iomalismo; e poi, alla venuta dei Francesi con Buonaparte, diventa tutto per loro1 , e risorge in lui qu,el pensiero ohe gli era balenato sino dal 1791, quando, n•el « Prospetto politico del 1790 », egli sosteneva la necessità assoluta· dell'unità italiiana, per:chiè potesse essere considerata qualcosa e avere un suo valore nel rapporto degli Stati .Europ-ei. Durante il periodo francese dal 17% al 1814 egli ebbe sempre diretto contatto con la politica dove raccolse non poc·hi allori, e dove coperse cariche notevolissime. Dapprima fu deputato d,i Ferrara al Congresso di Reggio nel 1796-1797, e fin d·'allora ebbe a mostrar•e, e a confronto cogli altri deputati e dinanzi alJo stesso Buooaparte, la sua chiara visione, insieme al,la v.ivacità d'ingegno e di parola. N,ello •stesso anno J 797 è nominato professore di Diritto costituzionale nell'Università di Ferrara, la prima catt,e<lra che si sia creata in Europa, su tale discipl 1 ina; le sue lezioni furono !Pubblicate col titolo : « Gli elementi di diritto costituzionale », dedicati al Direttorio esecutivo della Rep:UJbbl,icaCisalpina, lodati dai capi dello Stato e dallo stesso Buonaparte. P,iù tardi diventa segretario e membro del Direttoriio ; fugge in Francia per la venuta degli Austro-Russi ; prende parte alla gioia degli · italiani per la vittoria di Marengo ; rifiuta la cattedra a professore di 1Eç.onomia politica all 'Univer,sità di Pavia per essere nominato promotore della pubblica istruzione presso la capitale della Republblica italiana ; nel 1805 è segretario del Consiglio di Stato e riceve le più belle lodi da Napoleone per .i resoconti delle sedute; da Napoleone ,stesso ha due anni dopo le insegne della Corona di ferro ; nel 181 O è consiglìer:e uditore è m,embro deilla commissione per la compilazione dei codici ; nel 1814, alla caduta del regno .italico, perde ogni impiego e si ritira solitariio negli studi più vari. Le Memorie autobiografiche del Co,mpagnoni sono assai pÌù interessanti p•er la festevolezza dell'esposizione, per la v,isione nitida dei costumi e dei tempi in cui l'autore visse, per i particolari e glii aneddoti, per certi g,iudizi spregiudicati ; che non per il conte- . ibliotec Gino s·anco nuto storico e .filosofico. In esse noii troviamo invero qualc·he lato nuovo, ma sempre di limitata -importanza; le più grandi figure, in special modo quella di Napoleone, non trovano qui cospicui ·elementi per nuovamente g,iudicarle o per modificare il disegno che cli esse la storia fino ad ora ha fatti ; con tutto ciò il li'bro si legge volentierissimo, e ,il lettore si -interessa. subito all..,uomo, perohè in tutta la narrazione è sempre lui che campeggia. Sa mettere bene in luce certi particolari di uomini e di signore tra le più note del tempo; li ritrae con fedeltà e garbo, e del giornalista (parlo s'intende dea giornal,isti del secolo XVIII e •al più del principio del secolo XIX!) ha tutte le astuzie, le abilità, e... le piccole malignità. Tra le infinite persone che egli vide e conobbe, di pochissimi d,ice 1 bene; tutti i membri del Dir•ettorio valgono ben poco: il ·Prina non fu un Ministro delle Finanze, ma un avido raccog,litore di denaro ; il Monti un discreto poeta d'occasione, ma tr.aditore e senza carattere ; il Gozzi uomo senza importanza; i ministri del Regno d'Italia, salvo un po' il Melzi, tutti da trascurarsi, e così via. Ma non posso non nicordare la prevenzione sospettosa che egli ha per gli uomini politici 1 bolognesi come il Marescalchi, il Pistor.ini, il 1 Magnani, i1 l Masi, il Savioli e gli altri. S.i salva dal suo strale l'Albergati, che gli piaceva per il suo gusto, per la sua mondanità, per le sue commedie e per i grandi inviti dhe faceva nella magnifica v.illa di Zola Predosa. ,Fra i più colpiti dalla lingua aguzza del Compagnoni, è Lodov,ico Savioli, il grande storico e poeta. Ora, se il Compagnoni è dispooto a .lodare gli Annali bolognesi, gli togliie non solo il suo valore politico, giudicondolo inconsolabile, come gili altri nobili ,bolognesi, della perduta << libertas » concessa da Martino V e r.iconfermata dal belligero Giulio Il : ma addiritt,ura lo stronca come poeta, cqn una affermazione che dà veramente da pensare (se è vera):· egli afferma, sopra la testimonianza della signora Ginevra Betti, nota e corteggiata dama sul finire del secolo XVIII (e •le aveva fatta la corte lo stesso conte Savioli), ohe un abate, ,intimo del Sav.ioli, affidò a lui, prima di morire, il manoscritto delle famose odicine « Gli amori». lasciandolo arbitro di pub.blicarle o no. I•l Savioli le pubblicò col proprio nome ! Il Compagnoni c,Ìta anche la testimonianza di Felice Fontana « ingegnos1issimo e candidissimo uomo » e grande avventore del Caffè degli Stelloni ; e afferma di esporre tal,i particolari « per ~occorso di quelli dhe vorranno scrivere con sincerità ila storia de1lla letterat·ura italiana de' miei tempi n ! Vedranno i letterati e gl,i eruditi quanta fede è da dare a questo... fiulmine a cielo sereno ! Meglio di ogni altro potreb·be qui intervenire il senatore Luigi Rava, che più a fondo di ogni altro studiò il Compagnoni, e che conosce il periodo, così bolognese come romagnolo, dalla fine d-el settecento e principio dell'ottocento, come pochi in lta·lia. ALBANO SORBELLI
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