Vita Nova - anno III - n. 6 - giugno 1927

' ,I 26 UNIVERSITÀ FASCISTA prima for-ma di questa giustizia, ma su di esso egli si fonda per dichiarare il rispetto alle nazioni ne-· miche e la lealtà nelle alleanze. Sicchè con lo Stoicismo scompare il funesto pregiudizio della schiavitù e comincia, invece, ad affiorare il principio decisamente rivoluzionario della fraternità umana. Ma questo principio, in effetti si sarebbe dimostrato inefficace, sterile se non· fosse stato sostenuto dal concetto di libertà che negli Stoici è così vivace, vibrante, intenso. Epitte"to, lo schiavo frigio, afferma che solo il saggio è libero o che si trovi nella libertà o nella prigionia 01 nella schia- . vitù : l'uomo saggio si sente più libero del suo padr~ne; e questa libertà nessuna violenza può sopprimere. Ce~amente, la libertà degli Stoici non è la vera libertà, perchè se si ammette U•nordine universale, a cui siamo tenuti a conformarci, la libertà è cosa vana. Noi intanto sentiame di esser liberi • in quanto ci sappiamo presenti in quell'universo o in quell'ordine che noi stessi abbiamo creato. Pure un sentore assai vivo della libertà spirituale c'è negli Stoici. Basta leggere Seneca per avvertire quale senso profondo avessero gli Stoici di essa. In un luogo famoso egli dice : « Essi sono schiavi ? Dite che essi sono uomini. Essi sono schiavi ? Essi sono , come te. Colui che tu chiami schiavo è nato dalla tua stessa semenza, gioisce dello stesso, respira la medesima aura, vive e muore come te. » Nè diversamente si esprime Epitteto : « Non ci sono, egli dice, schiavi per natura se non coloro che non partecipano della ragione :· ora questo è vero delle bestie e non degli uomini. » Sicchè la libertà è la stessa peculiarità dell'uomo. Ma se l'uomo è naturalmente libero perchè partecipa dell'unica ragione, il concetto dell'eguaglianza, come s'è notato, ne è una conseg~enza necessaria. Il concetto d' eguaglianza implica quest'altro che sembra affatto moderno: « noi non dobbiamo volere per gli altri uomini ciò che non vogliamo per noi. >> Così non può più recar meraviglia cl1e gli Staici siano i primi a . , Biblioteca Gi o Bianco proclamare l' eguaglianza fra l'uomo e la don-· na. « Tutti gli esseri, dice Seneca, sono uguali . perchè tutti partecipi della ragione di Giove : · la scintilla divina che brilla sul volto dell'uomo, brilla anche su quello della donna, che è la com-· pagna e non la schiava dell'uomo : essa non par- _tecipa solo alla tavola e al letto dell'uomo, ma_ deve partecipare ai suoi interessi, alle sue pene, alle sue 'tristezze, alle sue .gioie ». Ora chi conosce la condizione in cui era te• nuta la donna non solo in Grecia, ma nella stessa_ Roma, può esattamente valutare quale profondo rivolgimento· morale e politico contenesse una tale dottrina. N è gli Stoici si limitarono a modificare i . rapporti familiari soltanto colla speculazione, ma anche con la propaganda attiva, la quale però fu. lontana dal dare i frutti desider~ti, ma, senza dubbio, contribuì anch'essa alla caduta dell' Impero" romano. ,,,,. / I pri.ncipii stoici davano una intuizione della vita' che non poteva non corrodere . I' impalcatura della vecchia società, la quale nella stessa fa- ~iglia poneva dualità rigide, dovute al dispotismo dell'autorità paterna. Contro cui Musonio diceva : · « ubbidendo a tuo padre non. obbedisci che ad un mortale, filosofando non obbedisci che a Dio : la scelta è dunque difficile ? » La coscienza alta 'della spiritualità e della di- - gnità dell'uomo, che gli Stoici possedevano, investe tutta quanta la vita familiare. Onde essi, oltre a propugnare la pacificazione dei due sessi, si occuparono anche della d{gnità e purità della donna, . per cui Seneca poteva sc~ivere : « lo non chiamerò casta la donna che osserva la virtù per paura e ~on per rispetto di se stessa » • Pure, nonostante questi .accenti sublimi, lo,. Stoicismo, come quello che era indiFizzato ad una concezione cosmopolitica, non poteva .che creare una politica la quale conduce direttamente all 'a.,- stensione e all 'indifferenza. , ., ...

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