Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

" STATO,.CHIESA E SCUOLA ·IN G. GENTILE J • I. lo parto dalla premessa, che è generican1ente idealistica e specificamente gentiliana, che lo Stato non è inter homines ·ma in interiore homine, non quello. che vedia,mo sopra di noi, ma quello che realizziamo ,dentro di noi con l'opera nosira di tutti i giorni e di tutti gli istanti per trarne la conclusione che dunque lo Stato debba nascere dall'educazione religiosa dei cittadini o dal la vita spirituale d' un popolo, espresso dall' anelito religioso .diffuso che avrà sa,puto costituirsi i suoi centri d'irradiazione e di dottrina. Che è la conclusione medesi 1 ma cui sono arrivato per altra via sulle colonne di questa stessa rivista, parlando d'un « Capo~ saldo della riforma gentiliana. » (v. llita l..fuova, febbraio 1927); ed è poi quella pratica che avrebbe il moto educativo iniziato dalla grande riforma, se questa venisse applicata con f ed-eltà assoluta al suo spirito ed anche se forze etico-religiose vivaci si destassero sotto il suo assillo in Italia. lo sono convintissimo che in un regime di sincera, assoluta libertà educa1tiva, le ragìoni dell'avvenire avrebbero la prevalenza su quelle del passato, la nuova storia sarebbe accelerata, .ma la scuola di Stato sarebbe ·di certo battuta da quella libera, eh-e avrebbe ,poi il suo coronamento nell "Università, divenuta per davvero fucina della ricerca scientifica e del -pe11sierolibero, che va costruendo la sua storia, su ,di sè eternamente crescendo. 1 Ma forse i pro..- blemi dell'ora presente, a fondo prevalentemente economico e di ricostruzione statale, annebbiano la visione di quelli spirituali e dei fini ultimi - che sono nello stesso tempo i principii non contingenti ma · necessarii, non temporalm-ente con1dizionali, ma di valore eterno d'ogni umana convivenza - verso cui deve tendere quella superiore personalità ch,e è lo Stato. L •espansione nazionalista e la conseguente esaltazione dei valori storici e sopra tutto del cattoli~ cesimo ,da -una parte e il residuo, tutt'altro che vinto, della mentalità liberaleggiante dall' altra, sono fattori di ,p-erturba,mento per la sicura conquista d'una coscienza nazionale di libertà educativa.- ibli teca Gino Bianco Oggi è -presente piuttosto una mentalità per cui la religione è concepita come instrumentum regni alla maniera del 1Machiavelli o una ,mentalità, per cu•i lo Stato stesso è religione o laicità positiva alla maniera del Gentile. ,Ma non è a dire della prima, tanto essa è fuori strada, sperduta su vie non ritrovabili 1piùdalla coscienza moderna capace solo di andare ad urtare contro la lo,gica formidabile del cattolicesimo, per cui lo Stato, proprio esso, non può valere eh-e come uno strumento. Dice il Gen..- tile nel suo discorso di Bologna (v. Educaz. f'asc., fasci colo I, anno V) dopo aver posto l'antitesi fra ' la Chiesa rappresentante la -posizione religiosa e lo Stato rappresentante quella etica, fondata so·pra il concetto dell 'uo1 mo e del pensiero, di cui la religione è. la negazione : « Quindi la lotta è naturale essenziale alla natura dello Sta•to moderno e alla natura del1la Chiesa. Sono due ,mondi concepiti in guisa ~he ciascuno, per sè~ è tutto, e ciascuno 1perciò esclude l'altro. I loro reciproci rapporti sono transazioni. » Piuttosto è da riflettere su qu-ella seconda e da vedere se essa veramente corrisponda al suo intimo principio o se inv•ece non ,porti anch'essa nelle sue pieghe un qualche ,residuo del passato o comunque scorie ideologiche che è bene eliminare. I C,he è cosa ben ,difficile; non la coscienza liberale ma il preconcetto liberalesco è profondamente radicato nell 'ani•ma italiana. Esso irretisce quest' ani1ma in una maglia più stretta e più ferrea di quella che è andata tessendo altrov•e; chè lo Stato in Italia non venne al termine ,d'un ,processo storico, ma fu una vera e propria d-eduzione ideologica ; « nato in un secolo democratico ,dedutìivamente da una ideologia ,democratica e perfezionato nell'estremo portato della ,democrazia, il suffra,gi1 0 - unirversale : lo Stato agnostico, senza idea morale, e senza politica », come ·ben ,dice il 1 Coppola (v. Politica, dicembre 1922) Cosicchè Stato non e' era 1fino a ie-ri, arriva ad asserire lo stess•o fervente teorizzatore del nazion.alismo italiano, perchè lo Stato è il « genio stesso etico, storico, po'litico di un popolo, organizzato come disciplina e come potenza, fondato e costrutto induttivamente, ,

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