Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

. . BOLOGNA t 11 ,,, • Effettivamente non _avevanessuna attitudine per barcam~narsi nelle secche parlamentari ; era incapace di dire una bugia tranquillamente ; non sapeva velare il suo pensiero; ed era abituato sia che . , parlasse, sia che scrivesse, a usare una franchezza , sconcentrante. Chiamato adunque a presiedere il ministero, come l'ùomo di. ~aggior valore, iniziò l'opera ..sua sotto buoni auspici. Ricorderemo che l'atto di ·nascita del Regno d'Italia datava dal 17 · Marzo. 1861 ; ebbene il 15 giugno, il ·Regno d'I- .talia acqui~tava cittadinanza per gli Stati europei perchè i due più grandi lo avevano già riconosciuto ufficialmente : l'Inghilterra e l'Imperatore dei Frances~. Questo poteva incoraggiare il Governo, benchè, il ~inistero francese accompagnasse il riconoscimento con un'infinità di riserve. Ma il Ricasoli non era uomo da sapere pazientemente. attendere le occasioni ; riteneva urgente la soluzione del problema romano ; e conforme al suo costume, aveva espresso chiaramente alla Camera la sua opinione asserendo che Venezia era una questione di accre- ,. scimento di territorio, e Roma una questione di vita o di morte per il nuovo Regno ; quindi bisognava provvedere il più presto possibile. - Una volta messosi in testa questo, senza tanti riguardi diplomatici, si pose subito al lavoro, e chiese all'Imperatore dei francesi di voler essere· mediatore presso Pio IX presentandogli un progetto d'accordo col papa, onde ott~nere Roma. L'Imperatore non intendeva assolutamente di p.restarsi per ragioni politiche interne, e anche perchè il pontefice ·in concistoro, nell'ultima sua allocuzione si era pronunziato in forma- violenta contro il nuovo Stato che diceva avere messo la Chiesa .in condizione di non potere più esercitare il SU(! ministero. Infatti erano stati cacciati dei vescovi, e mandati via numerosi insegnanti dell'Università di Napoli, perchè contrari al nuovo ordine di co~e. Pertanto l'lmpe- · ratore diede al. Ricasoli una risposta diplomatica apparentemente ~vasiva, ma che era una chiara ripulsa. Il Ricasoli, che con. le sue insistenze presso l'Imperatore~ si era reso uggioso e, d'altra parte, sapeva che direttamt1nte ·col papa non si poteva ibliote a o ianco trattare, d~cise di pubblicare e presentare al Parlamento i documenti, riguardanti la questione romana, (20 novembre 1861) a-ffinchèi buoni vedessero quali erano le intenzioni del Governo, e ne pigliassero occasione per rafforzare la loro fede, e in pari tempo ne fossero incoraggiati i numerosi sacerdoti, favorevoli al nuovo regime. Però la situazione del Ricasoli si faceva dif- . ficilissima ; non piaceva alla destra, perchè a questa . -sembrava troppo liberale, non essendo egli disposto a ricorrere ~I sistema preventivo ; non era ben visto a corte e nemmeno dall'Imperatore insofferente delle sue insistenze ; Fatto si è che, pur non mancandogli l'appoggio della maggioranza, si dimise dalla carica. Certo che la sua ritirata fu dovuta a un complesso di fa~ti che il Lanza battezzò come intrighi ; ciò avvenne nel Marzo del 1862. ·. Al Ricasoli successe Urbano Rattazzi, avvocato di Alessandria e forbito e prolisso oratore, che però non aveva vere qualità di statista ; era un avvocato sofista, com'è dimostràto dagli eventi della , sua carriera politica. In pubblico sfoggiava le sue idee democratiche ; a Corte sapeva ad~lare, ed era ben visto dal Re : aveva cercato anche di entrare nelle grazie dell'Imperatore Napoleone, dal quale era stato invitato a visitarlo e col quale si era abboccato nel suo viaggio a Parigi dell'ottobre )861. Ma non aveva. nè l'energia, nè la fede del Ricasoli ; e se nel 1849, quando se non di ~ome, di f~tto fu il presidehte del Consiglio, si ebbe la disfatta di Novara, nel 1862 si avrà Aspromonte, e ' nel 1867, Mentana ! E possibile che que~ta sia una_ fortuita coincidenza, un puro ca~o ; ma è certo che, mentr~ egli si credeva u~ novello Cavour, gli m~ncavano le attitudini personali _per condurre una politica bifronte ~ magari trifronte, come aveva sa~ puto fare il suo grande predecessore. Esporrò i fatti. Q~ando il Rattazzi successe al Ricasoli, Garibaldi se ne rallegrò moltissimo, convinto che col nuovo capo del ministero egli poteva fare quello che avrebbe creduto meglio per il bene dell'Italia, e il Rattazzi al Lanza, che l'ammoniva a non conipromettersi coi rivoluzionari e con Garibaldi, aveva !t , ' I ..

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