Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

-FRA- LE RIVISTE MATTEO CERINI: La Grandezza di Roma nel pensiero del Machiavelli ,su ,la « :Rassegna ltatliana ». Un forte e nitido articolo in cui vengono esposti i ,motivi ohe spi,nsero i1l Maclliavell:i a quella sua entusiastica armmirazione della Roma antica di cuii troviamo iiMuminati i Discorsi intorno alla pri,ma Deca di Tito Livio. Prof ande sono le osservazioni del C,erin1 1 là dove nota le differenze tra i Discorsi •e.il Principe. T olita infatti a modello supremo di og•ni Stato ·la repubblica Romana,. e fattone ilo Stato ideale, si capisce come da.Il' am,mirazione per ,le romane leg,gi e le imprese che non ebbero ma-i più nulla che le eguagl,i~sse nel :mondo, doveSiSe -cadere nelll' i,ra e nel cruccio più d,uro ne1 l mirare 1a ,miseranda lita1 ia di aUora sminuzzata 1.n i,staterelli litigiosi e vili, domiinaita da stranieri avidi e da .signori corrotti, giustamente v~lipesa e ,schernita da ognuno. La tesi fondame,ntale .sulla quale Machiavelli fa poggiare le cause della grandezza romana è questa: « LI governo misto ~ .ilimigliore, ed esso si attuò in Roma con Ja fusione perfetta della monarchia, deJ.l'aristocraZJia, della democrazia. Ma quando ·sor 1se la repubblica la fusione non avvenne i,mmediatamente : ma·ncava la partecipazione alla vita ·pubbl.ica, delila plebe. Perciò le lotte ohe polita,rono questa alla conquista dei suoi dir,itti politici, furono utili e salutari. Le discordie civili completarono il nuovo edificio». Pro,prio in queste discordie .MachiaveUi vede ,la causa principale della perfezione cui giunsero 1 la legislazione e la pol.itica romana. E questo a .buon diritto credeva perchè, sopra le inteme contese vede, nel ,mondo romano giganteggiare i1 l sentimento della patria, e la storia gli dimostra che quando la patria è in pericolo ogni astio vien me,sso da parte, ogni odio sopito : il cittadino si fa soldato, e per la patria e per le sue leggi combatte e ,muore, ma v,ince. Questo sopra tutto fa palpitare di gioia ,i,l cuore del lv1achiave·lli, dinanzi al tristo spettacolo dei suoi t,empi, in cui gli itad,ian.i ·si 1f acevano •lietam,einte servi di qualunque ,sapesse farsi signore; questo valore, questa coscienza di popolo lo ·meravigliano ,e lo entusiasmano, di fronte al,la plebe i,taliana che non 1sa più che ,portare bei cappel1l,i e brache di .seta, e qu,elllitra essi che :portavan armi erano ,soldati di ventura, il più delile volite al ,servizio di potenze stra- . n1ere. .Ma,tteo Cerini istituiisce ·poi un bel confronto tra i:I pensiero politico del Machiavellli e quello del Guicciardini. « 11primo trova ,la ragione della sua grandezza (di ,Roma) anche nella ·sua cost.ituZJione, il secondo .}'aff er:ma non ostante la •sua costi-, tuzion,e. In ,tal •modo, questi -pensava ,ohe il governo misto, quale fu attuato dai Romani, è tutt 'ailtro che perfetto, indipendentemente dalla possibilità di trasportarlo in tempi modémi. Gli pareva 1Soverch 1 ia l 'autor.ità dell tribunato, e quindi il potere della plebe, ,ohè ·era in grado di ostacolare ,1 'azìone de:l Senato. Egli vagheggiava ordinamenti che vietassero ogni tentativo della quan~ tità sulla qualità, ,e voleva che le responsabilità maggior.i de\l goveI1no pesassero 1 su 1poc'hi eletti, sui ,migliori ». Uno Stato poi, dichia:ra •il Maohiave-lli, d,eve cercMe non fuori, ma dentro ,d,i sè i ,mezzi per la propria dif e·sa e •il consegui,mento del1la potenza ; ohe uno Stato o pr.inci1pato non saranno grandi se non al patto di aver creato e fortificato nei propri cittadini una tale coscien7-a patriottica che essi s1ieno pronti, in qualunque ·momento, a sacrificare e a Gino Bianco gli interessi immediati e •la vita ste,ssa per la vita •e gli intere 1ssi comuni. D1 i qui scaturisce pel Miaoh.iavedli i1l concetto romano (e fasci~ta) di libertà: « EgJi non è ,esailtatore della libertà. astratta, assoluta; non 1 ~ adoratore cieco di un pr~ncipio intan .. gibi:le a cui resti avvinto anche quando ne éomprenda la mancanza di valore pratico, la dissonanza con •la realtà. La li1 be!Ìà è· per :lrui mezzo, non fine, e 1'aim•mira in Roma -perdhè crede che ne sia stata una delle ragioni del1la gran1 dezza. Egli fa, a tal proposito, un ragionamento semplice : Roma fu grande e costituì un i1mpero quarl mai non si vide al ,mondo. Conseguente1m•ente ,i1lsuo orga1nismo poli-· tico fu i~lmigliore -che ·si possa i,mrnag,inare. Non parte quindi da nessuna affer,inazione· aprio,ri.stica, da nessun imperativo immutabile, non 'ha nessuna preoccupazione rnol'ale. ·Considera la ,libertà, la gi~- stizia, dal ,punto di vista degli interessi del,lo Stato che ,sOllihanno valore per lui e nei qual,i annega quelli d,elle olassi e degli individui. La libertà non è un diritto : è, caso mai, un premio. Se ,i cittadini sono ~ virtuosi ed hanno coscienza dei 1 loro dover.i ,supremi ver•so ila patria, ed anch•e nei contrasti ,economici e politici sono legati da un v,incolo ·mora:le più sal1 do d' ogni interesse e d''ogni ambizione particolare, una repubb;lica ,ben congegnata è ottima forma di governo, ottima, come fu a Roma n,ei prim,i secolli ». EUGENIO ANAGNIN: J confiitti spirituali nella Russia moderna su. « Cr.it.ica Fascista ». « La rivoluzione russa :ha ,spodestato i nobili e spogliato la borghe~ sia nascent•e, ha da.to la terra ai contadini, ha fa,lciato ,milioni di vite umane, ha s,postato i confini geografioi e cambiato la struttura politica.

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