Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

• ROMANZI E DRAMMI DI G. A. BORGESE Di « Ru:bè », che fu, a parte una raccolta di liriche~, il primo lavoro con cui lo s~rittore, dopo un ventennio di esperienze critiche, si mise alla prova dell'arte, altri h.a dato coQto a suo tempo, come si conveniva e se ne torna a pa,rlare qui sol per bisogno di ricollegare a questo primo romanzo l y opera successiva del Boirgese; così unitaria da costituire un tutto solo e un solo problema, anche se i soggetti vadano .da 1 Rodolfo d'Asburgo alla risurrezione di Lazzaro, e abbiano assunta la forma ora • di romanzo ed ora di dramma. Rubè è un romanzo di analisi così precisa e mi- ... nuziosa da potersi definire un capolavoro, non certo d'arte in senso assoluto, ma sì di acutezza e di spirito critico. Concepito un carattere come quello del protagonista, nulla è sf.u 1g,gito a.Jlo scrittore ; nessun espediente è trascurato, ogni episodio avendo un compito esatto, e- ogni elemento psicologico il suo gruppo ,di fatti che lo rischiara e lo prospetta ; con mano che non diremo pesante, ma che cetto nella sua precisione è altra cosa dalla leggerezza .di quel- )' arte che sa, n,ella calda ispirazione ond 'è nutri,ta, pervenire a situazioni nuove ed a sviluppi non meditati. I casi che nel corso del racconto si ven·gono suscitando e svolgendo, sono intuiti, 1 'un dopo l' altro, per la necessità e con la funzione di porsi a contatto con l'anima ,del protagonista, a produrvi una determinata reazione, e portare il loro p-esonella necessaria catastrofe. Tutta la tecnica del romanzo sta in qu,esto ; par d'essere innanzi ~ un'esperienza di gabinetto ; in cui ·un clinico indichi, una via l 'altra, le affezioni del paziente, e ,metta in rilievo lo sviluppo di esse sottoponendole ad acconci stimoli, e venga indicando le deficienze organiche, limitandosi tuttavia alla .definizione e alla classificazione obiettiva dell'una e delle alt·re. E come lavoro di carattere testi,moniale e docu- . ' mentar10, questo romanzo conservera per un pezzo il suo pregio. Non c'è lettore che non debba riconoscere nel marasma psichico ond 'è affetto Ru,bè qualche suo male, o che per tale non ven,ga sospettando focs'anche una creduta sua qualità, un poco come, sfogliando un trattato di patologia, a iblioteca • 18 CO • • ogni nuova forma di male vien fatto di sentirsi addosso dolorini o pizzicori sospetti. Rµbè è· un abulico che ·esaurisce tutto nell'effimero fuoco d.el1 'immaginazione, la quale però gli stronca ogni possi,bilità di a·gire. Il suo spirito è dominato e disperso dal turbine del'le rappresentazioni, cui si contrap- ·pone, in un continuo giuoco di squilibrii, un eccezionale rigore dialettico. Ciò che manca, sotto queste qualità che 1 potreb1 bero far la stoffa di un uomo d' e.ccezione, è l'istinto ; un istinto qualsiasi, un ,minimo di qualità primarie, anche negative, anche deleterie, ma tanto naturale da sottrarsi così alla cor- -rosiòn della logica come al disordine della immaginazion~, e che diano senso e colore alla vita; a una vita che proceda co,munque innanzi, senza che il •ripiegarsi del la logica su se medesima, e l 'esaurirsi delle possibilità nel mero fantasticare, non lo fermino fatalmente e non la chiudano in un cerchio di impossibilità. Ond' è che mancandogli q1 uesta vitalità immediata e irriflessa, di cui così l'uomo che vegeta come l'uomo di genio hanno egualmente bs~gno in presupposto intaccabile .a ogni critica, Rubè, uomo ,di scaltrita educazione letteraria e filosofica, è costretto a supplire intellettualisticamente esaurendosi nel vano covato della costruzione della propria vita, nell'aspirazione a .darle un senso compiuto e per sè stante, guardandolo dal di f.uori come un' o·pera in sè esa,urita e perfetta. L' ani~a è sorvegliata incessantemente dal I' intelli 1 genza che la soffoca e I' addiaccia con 1 una incoercibile ironia, e la logica, non valen1 do a organizzare e chiarire in atto alcun istinto, nè derivandosi da un luogo indu~ · bitato, si riduce a sbandarsi da ogni parte, non più vera logica, ·ma forma astratta di se medesima. E poichè, nonostante, anzi appunto per lo sforzo di costrui,re con la logica quello c·he dovrebbe essere immanente ali' azione razionale, questa vien meno, resta l'anelito del I' « esser vissuto », affidando il significato e lo sviluppo della propria vita agli avvenimenti, a,bbandonandosi a un'inerte e fatalistica ,fiducia in essi; donde, fra l 'al~ro, desiderio e accettazione della guerra, com•e continua e inflessibile soggezione della propria personalità, e ~isciplina, che

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