Vita Nova - anno III - n. 3 - marzo 1927

I PROF. GIUSEPPE SAITTA STORIA DELLA POLITICA- , V. - LA CONCEZIONE DELLO STATO IN ARISTOTELE Per fondre il suo concetto di Stato Aristotele· sentì il bisogno, come osservammo, di studiare minutamente le costituzioni degli Stati esistenti, cioè tutte le forme storiche della politica. Peccato . che di quest'opera colossale sulle Costituzioni non ci sia rimasto che una sola, la Costituzione d'Atene, ma da essa è lecito congetturare con quanta probità e profondità scientifica Aristotele abbia studiato le varie forme di governo esistenti ai suoi tempi e anche in quelli precedenti. Dalla esperienia storica della politica egli trae appunto il principio che l'uomo è naturalmente socievole e che lo Stato rappresenta la comunità più alta che ha per fine . il bene comune. · L'uomo apolitico (apolis) è per Aristotele una mostruosità, perchè lo Stato è in ciascun uomo, e però costituisce una condizione naturale e sufficiente. Onde non può stupire se la . comunità statale è da lui raffigurata come il culmine della spiritualità. Ma qui s'affaccia una difficoltà che dobbiamo superare per intendere nella sua pienezza il pensiero politico della Stagirita. Il quale ora pon~ la realizzazione del somµio bene nella contemplazione ora nella politica. T al~ni hanno. creduto di ri iolvere questa contraddizio~ne affermando che per Aristotele, in ultima istanza, la vita politica non è che un'introduzione alla vita contemplativa, in cui soltanto è dato di attingere l'idea pura ael bene. Ma noi c~ediaino che nel pen•siero di Aristo.tele l'individuo deve con la con- ~--blioteca Gino • 1anco • • I templazione _realizzare il sommo bene, ma sempre in vista di una realtà più ampia, che è rappresentata dalla universalità della comunità o delto Stato. Onde la vita più perfetta, più armonica, più piena dello spirito si realiLza nella politica, cioè nello Stato. Ciò. che si può ricavare dalla · ragione profonda che induce Aristotele ad identificare là morale con la politica. L'individuo come chiuS<? in sè e quindi alieno délla restante realtà ripugna alla mentalità di Aristotele, il quale identificando la morale con la politica non può natural-· mente concepire lo Stato che come eticità. Ma in " che cosa propriamente consiste codesta eticità~ E vero che Aristotele ormeggiando il pensiero del suo gran1e maestro Platone dice che l'origine dello Stato è da ricercare nella famiglia, ma egli non confonde l'uno con l'altra. Mentre in Platone, di~ f attì, lo Stato si presenta come una famiglia in-' grandita, in Aristotele, invece, è sì il primo germe o il pri~o nucleo dello Stato, ·ma questo, in quanto si produce rappresenta il vero atto non solo ' della famiglia, ma di tutte le altre associazioni, così come l'intelletto, benchè pressupponga tutti gli altri gradi ~elio spirito, ne è la vera forma o il vero atto. Questo -'alto concetto raggiunto da Aristotele ha una importanza grandissima nella storia della politica, perchè esso, come è noto, è disconosciuto da quanti non sanno pensare la vita . . . statale s~ non come q'Ualcosa d. enipirico, di transitorio, di fug~tè, laddo~~ e'à~a è a·pp11hto la no-

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