146 CONCETTOVALENTE Fulgori dell'arte c~assica Trasportiamoci a Taranto, la città massima fra tutte le metropoli italiche dell' J onio. << Era - osserva B. G. Amorosa - molto più vasta e popolata di Atene, ed in Italia seconda soltanto a Siracusa ". " La sua ricchezza enorme ebbe origine dal grande sviluppo del! 'agricoltura, delle industrie e dei com- . merci ". " I campi vi erano fertilissimi e doviziosi, fecondati e sorrisi da un clima mite, tanto. da far esclamare ad Orazio: " a me questa contrada ride più d'ogni altra ". « I Tarantini furono industriali operosi. Il loro mare era ricchissimo di due specie di conchiglie dalle quali estraevano i bei colori di porpora. Da una di esse stillavano il liquido turchino e da un'altra un rosso brillante, che, diversamente preparati e commisti, davano una varietà grande di tinte per le stoffe, fra cui ·la più bella e pregiata era la violetta. « La lana imitava il coloredelle viole merce la porpora tarantina ", scrisse Orazio >>. Posta-fra due mari e costruita in mezzo a due porti ampi e sicuri, a·poco·a poco la flotta di Taranto divenne la più numerosa e la più potente del Mediterraneo. Il grandioso porto di Taranto, detto da Strabone « bellissimo )), animato da vele policrome e da giganti triremi, era situato, ai tempi delle colonie greche, ove è ora il Mar Piccolo; ed « il ponte che lo chiudeva, mentovato da Appiano e da Strabone per la sua grandiosità e lunghezza di 800 metri, correva dalla rada Pizzone -. dietro )'Arsenale - . alla scoscesa spiaggia del promontorio « la Penna )) appiè della quale rimangono avanzi di poderose arcate. L'Acropoli dominava l'entrata del porto e abbracciava gran parte della città medioevale su alte scoscese rupi, che da tre lati erano lambite dal mare; dall'altro lato l'Acropoli ellenica era resa ancora più forte da una poderosa muraglia con un largo e. profondo fossato. Strabone disse che l'Acrop.oli ai tempi suoi serbava dello splendore che le veniva dal}' arte greca. Il porto era munito di torri quadrate; e da esso, per la porta principale T enè ... nide, così chiamata forse dai coloni spartani in onore di T emeno, e dalle porte minori che si aprivano sulla riviera di Santa Lucia e del Foro, salivasi verso il centro monumentale della metropoli. Il Foro, che aveva il portico ornato di colonne marmoree e di ·statue, alla sinistra della strada odierna che mena a Santa Lucia - ed è descritto da Strabone come assai grande - accoglieva il colosso lisippeo di Giove, in bronzo, compiuto cinquant'anni prima che i Tarantini cominciassero la guerra contro i Romani, ed il colosso di Ercole, altro lavoro di Lisippo, che fu trasportato in Roma sul Campidoglio da Quin.to Fabio Massimo. >) La città ellenica era adorna di templi : quello di Afrodite sorgeva nel1'Acropoli ; fra il Circo Massimo ed il Pritaneo erano il tempio di Nettuno, le Terme ed i ginnasi i abbelliti coi capolavori di Lisippo. Bibliotec Gino Bianco I templi greci Per comprendere Ia forza del genio greco, in questa che fu la massima sede delle creazioni architettoniche della costa ionica, dobbiamo visitare le colonne· scanalate del tempio periptero esastilo di Poseidon, che sono incastrate nella chiusa navata del sacrario nudo e abbandonato della Trinità, al principio della via del Duomo, e che, dall'alto dell'Acropoli di Taranto, guardavano il pescoso mare ed i colonnati dorici dell'altra sponda di Metaponto ellenica. Sopra un mas ... siccio capitello dorico di queste colonne gigantesche, che si elevano nella loro rigidezza e nel loro carattere chiuso, - opere scoperte da Luigi Viola e descritte nelle relazioni al Ministero della Pubblica. Istruzione ed all'Accademia dei Lincei : Roma, 1883, 1884, 1885, ecc. - è sospesa quasi sui trampoli, una pitto- . resca terrazza, dalla quale, fra i rami di un pergolato " spesso elevano strilli e canti nidiate di bimbi. Sono questi i soli avanzi di un'opera colossale sorta, forse, nella gloriosa epoca di Archita e di Aristosseno. Il tempietto funerario, che fu rinvenuto nell 'Arsenale ed illustrato dall'archeologo Quintino Quagliati verso il 1900, pur non avendo la sapiente delineazione architettonica dei sacrari dorici, in compenso conteneva affreschi policromi, << che ci fanno supporre di trovarci dinanzi ad un monumento grèco di periodo romano. )) Dominano, nella loro compattezza serrata, la ri-- dente spiaggia e la 'piana Padoara - campo di Pirro,. - i ruderi del tempio di Apollo Facinzio che si osservano ancora sulla collina posta fra Roccaforzata e Monteparano, « da dove, si crede che Annibale attendesse i segnali dei congiurati per muovere alla occupazione di Taranto, tenuta dalle legioni di Roma. )) Le intemperie hanno spogliato questi templi « del candore dello stucco e della vivida policromia, ma la carezza del sole - osserva Alessandro della Seta - è oggi aurea sulle pietre corrose e il cielo mette trafori di azzurro tra gli intercolumni. )) . Gli scavi e il magistero dell'arte tara.ntina -Tra il folto delle conifere del fiume Tara torna il pensiero al sogno miracoloso delle primavere mediterranee e lo spirito, che si affatica per il trepestio ininterrotto delle genti sospinte attorno queste spiaggie, risale volentieri dai progenitori )ontani dei villaggi terramaricoli - che lasciarono segni di vita e di morte lungo la costa tarantina, sullo scoglio del Tonno - alle splendide fioriture che si rinnovarono fìno ai tempi di Strabone e del poeta tarantino Livio Andronico, ed alle leggende la cui poesia è fresca come l'acqua dei fiumi del J onio, Alacre di spirito '.' come ogni colonizzatore, - nota, analizzando la fioritura dell'arte ellenica, Alessandro Della Seta ne L'Italia Antica pubblicata da I' Istituto Arti Grafiche di Bergamo - il Greco trapiantò qui la sua giovane civiltà. Era venuto per commerciare e vi
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