Vita Nova - anno II - n. 11 - novembre 1926

RASSEGNE. POLITICA ESTERA · Uno degli avvenim1 enti più n<r tevoli dello scorso mese politico è . costitu,ito da quel Manifesto, tra economico e politico, oh,e 180 ,banchieri ed industriali d' Europa e d'America lanciarono al mondo per battere in breccia il monopoli,smo commerciale e il pr9tezionismo doganaJe, che inceppano ogg,i il traffico internazionale e impediscono il risanamento finanziario di parecchi Stati europei. Ali' attuale concorrenza intereuropea, inasprita e tormentata da una selva di tariffe do,- ganali continuamente mutevoli e sconcertanti, il Manifesto vorrebbe ♦sostituire un sistema di cooperazio·- ne, che, eliminando od attenuando le rivalità economich,e, organizzasse un 'Eurorpa industriale capace di tener testa alla formidabile co,ncorrenza americana e d'indurre, in un .9~condo tempo, i produttori america,ni ~d un'intesa ecOIIlomicacon gli europ,ei, dal,la qual.e potrebbe anche in seguito d.erivarne un nuovo assestamento. dei deb.iti di g,uerra. Nonostante le sue buo1 ne intennioni ,e iJ lieto miraggio che esso lascia intravvedere, iii ,Manifesto non e.bbe .in generale una buona stampa, special1mente in Italia e in Francia. Venne subito 01sservato ch.e i firmatari -stessi sono g:li artefici stessi di questa politica econoimica restrittiva che ogii amaramente lamentano e vien fatto di pensare eh~, orra come allora. abbiano di mira più i pro,pri interessi che quelli delle popoilazioni d' 1 Europa. L'iniziativa è partita dall 'lng,hi.lterra, d'accordo con la Germania, e 1 non sii vede chiaro quali immediati vantaggi abbiano a ritiarne tutte le altre nazioni ed, in particolare, l'Italia. Le condizioni economiche ·del1 'lta1lia si differenziano assai nett~- Bibl·oteca Gi OBianco mente 1da quelle d,eg.lii.a.Itri . paesi d'Europa. È ve~o eh~, 1n lt~ia ,f!-on meno che negli al tr.1 pa,e•sI, l importazione 1 supera, si~ come v~lol'1e dh,e come volume, 1 esportazione, ma ben div,ersa ne è la specificazione dell'im.portazione, com~ pro~fondamente diversa ne è .la sihlaz1on,e . monetaria. Anche quando coi1nci,dono alcuni aspetti della situazione, come Ja orescente e gravissima pressione demografica, o la deficienza di ri1 S01rse coloniali che permettan~ un autonomo ed integrale .svi,luppo deHa vita econo·mica, problemi comuni ~Ila Germania come all 'Ital,ia, una prof o,nda diverg•enza esiste tra i due paesi, ·e tutta a danno dell'Italia, nel:la ,div,ersa disponibilità di risorse minerarie e nella diversa situazione monetaria. Nè è possibile parlare di un effettivo riordiname(nto dell '•economia europea e di un rjassetto industriale, agricodo e commerciale ,senon -sia in qualche mo,do · eq.uilibrata prima la capacità. d,i produzione e d.i consumo e non venga norma!lizzata la situazio1 ne finanziaria dei singoli paesi. Si comprendono, pertanto, :le es1 plicite riserve avanzate dagli ,industria.Ii italiani e &anc,esi i quali, non mo,lto numerosi del resto, sottoscrissero il Manifesto. Ma l'importanza di questo lvlanifesto, più che negli effetti pratici ed im,mediati ch,e se ne possano attend,ere, consiste forse nel fatto che es·so rappre·senta una manifestazione di queJ.Ia enorme concentrazione di capitali e d' industrie ohe oggi cara_tterizza .la politica econo,- mica de.Il'Europa. I grandi trust de.I car,bone, d,el ferro, dell' ind,ustrie elettriche, ,delle .materie co,loranti, •ecc., .attuati o rin via di attuazion,e, che t,endono a raccog1liere in colo,ssali organismi internazionali' i capita.li e le industrie di varie nazio1'i ,e ad imporre i.I controllo suUa distri·buzion,e e sul com•mercio delle materie·prime ,e dei prodotti di più largo consumo, sembrano voler prelu,d,ere, se non ad una ~unione, ad· un' intesa doganale europea, ~etro'Va riscontro in quella f.ederaZio-- nre politica d,egli Stati_ europei, di cui ebbe ad ocoupars1 un recente , congresso, tenutosi a \:ie.nna, o, . meglio, ne:l convegno d1 Locarno. T1entativi, ,q,uesti, che mentre ~ul terreno economico, là dove la co.1ncid.enza degli inter 1 essi lo es·ige,. hanno avuto un non indifferente princi•pio di reaJizza~i.one, trasp?rtati sul terr-eno pol1tico, propriamente detto, appaiono ancora incerti ed aJ,eatori. Una vera intesa non può esserci che tra pari: amicitia inter pares. Ma parità, e quindi ·possibilità d'intesa, non e' è quando così evidenti sono le sperequazioni tra gli Stati europei, specia:lmen.te per quanto riguarda la distribuzione delle materi,e prime e d·elle risorse coloniali, quando alcun.i Stati ·sono costretti a vigilare i propr,i confini economici, così come a.Itri Stati montano,. diflìde·nti, la g,uardia ai propri confini politici. ,Ma nè •le diffi,denze politic:h,e nè ,i contrasti politici possono impedire agili Stati •europei di avvertir-e il grave pericolo, rappre- •sentato dalla crescente p:ressione del capitalismo e del.I' espansionismo industriale •e commerciale del1' America, che incombe su di essi. A:bbiano ubbidito o no i g-randi condottieri delle béllllche e i grandi capitani delle industrie, fi.11matari del Manif,esto, ad interessi prevalentem,ente, se non esclu-sivamente, ca,pitalistici, n,e,ssuno,può negare che esso risponda •ed interpreti un isti.nt~vo bisogn? di difesa contro il pericolo americano. Man mano che isi farà sempre più netta .la coscienza di tale per1 icolo, si farà sentire semp~e .,più acuta la necessità di organizzare secondo un criterio conti-

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