Vita Nova - anno II - n. 7 - luglio 1926

·r UNI\/ERSIT A~ FACISSTA Pr~prio nell'agosto del 1849, sfumati tutti •i accolta non a parole, ciò· ch'era agevole a farsi, tentativi e andate a monte tutte le speranze na- ma nella pratica, se non da pochi. Ora le represzionali, poteva, almeno per ii momento, sembrare sioni e le co~pressioni austriac~; e _dei Governi che l'Italia tutta fosse destinata a rimanere, chi sa austriacanti, le condanne tanto p1u spietate quanto per quanto, accodata all'Austria e a gravitare nel più sproporzionate alla colpa o addirittura ingiuste ~istemà economico-politico asburgico, come erano valsero a tener vivo, ad accrescere e ad allargare soggetti al predominio austriaco i principi nostrani, il sentimento italiano. se volevano conservare il trono avito. Poteva, dico, Stasera cominceremo a vedere quanto l'opera ~embrare ,una necessità ineluttabile ; e a moltis- delle forze negative abbia contribuito ali' unificazione simi pareva. In realtà c'erano forze positive e ne- nazion·ale, naturalmente senza volerlo, nè pensarlo. gative..che sospingevano,· come fecero; l'Italia sulla Iniziamo la nostra analisi dal sud d'Italia. Re Fervia dell'unificazione. Una forza positiva, ricostrut- dinando II ebbe un merito indiscutibile. Sebbene tiva, stava nella indefessa propaganda del gran~e egli non fosse punto un patriotta, anzi per lui, lo apostolo dell'unità italiana, Giuseppe Mazzini, .che · ripeteva di frequente, l'Italia finisse al Tronto, ossia · tenevq saldamente alta e ferma la sua bandiera alle frontiere del suo regno, questo suo regionalismo · fino da quando nel 1831 aveva fondato la Giovine esasperato lo induceva a difendere unguibus et ro- _Italia, e infondeva un po' della sua anima nella · stris quelli che considerava i diritti della su~ momiglior pa~te della gioventù nostra ed era presen- narchia tutelando energicamente la indipendenza te spiritualmente dovunque si soffrisse, si congiu- dello Stato ; quindi ·non piegar dinanzi alle Potenze rasse, si p~lpitasse per l'Italia. Un'altra forza, una occidentali, quando si volevano· immischiare delle seconda lejVaera lo Stato sardo, impersonato nel faccende del suo ì·egno, ma n~ppure dinanzi algiovine R€ Vittorio Emanuele Il, che esercitò l'Au~tria. Questa sua ostinata difesa dell•autonomo sempre più un vero fascino d'attrazione, cosicchè sviluppo della monarchia servì molto bene agl'inquando all'idea 'regia uno statista geniale congiun- · teressi nazionali, poichè sventò un tentativo austriaco gerà l'i·dea dell'iniziativa rivoluzionaria, mazziniana di lega difensiva fra gli ?tati nostri, che sarebbe e garibalaina, l'edifizio politico unitario potrà sor- stata diretta contro la Sardegna, e impedì una sua gere. Queste erano .dunque due grandi forze ·posi- alleanza con l'Austria nel 1859 e gli suggerì di tive e ricostruttive; ma anche le forze negative consigliare al figliolo ed erede di mantenere la dovevano portare il loro cohtributo involontario al- neutralità, dopo la sua morte. Ebbe anche a reni' opera immensa dell'unità. 1:./ Austria stessa, da •dere un altro servizio alla causa italiana, questo un lato, col costituirsi gendarme armato e formi- involontario però, cioè d'esser stato egli stesso la <labile in tutta Italia per soffocare qualunque ma- causa che la parte migliore ~ più colta e autorenifestazione del sentimento nazionale, e gli Stati vole de' suoi sudditi si distaccasse da lui e dalla · italiani, dall'altro, eccettuato il Regno di Sardegna, sua dinastia. Non è un mistero che, massime di tutti quanti antinazionali e repressivi della piccola qua dal Faro, il Borbone ebbe, da primo, e conminoranza, f orn~ta di. coscienza nazionale. Quest 'o- servò sempre la devozione della gran massa della , pera di repressione e di soffocamento .d'ogni spi- popolazione. Vi furono sì de' moti, qua e là, sperito italiano ha un valore straordinario, perchè quel • cialmente nella Calabria, nella Puglia e nella Bacontinuo assillo ~mpediva che gl'ltaliani si adagias- silicata, ma nel complesso non si può disconoscere sero, non foss'al!ro per pigrizia, in una condizione che il grosso de' sudditi era sinceramente attaccato ·di cose, la quale poteva anche sembrare immodi- al regime borbonico. Gli avversari, che il Re· aveva ficabile e quindi tale da rassegnarsi, più o meno nel campo liberale, non · potevano ìntaccare la ì:ocvolentieri poco importa. Così la condotta polizie- eia, ·costituita dalla moltitudine, ignorante e analscamente vessatoria di quei Governi svegliò anche fabeta (si calcola che gli analfabeti costituissero coloro che si sarebbero addormentati, · che non-1 l' 85°/o dell'intera popolazione). Cosa poteva la avrebbero voluto agire, nè. muoversi, e. tanto meno . minoranza esigua de' malcontenti e degli avversari ~ffrire, per quanto sonasse alto il principio mazzi- per principio in mezzo ad una popolazi~ne cosi niano che bisognava soffrire e sacrificare tutto, an- tradizionalista? Ora le esagqate e sproporzionate che la vita, al bene supremo della nazione. La répressioni valsero a scuotere ed eccitare l'opinione quale dottrina Rerò era troppo sublime f' perchè fosse pubblica, a scavare un abisso tra la dinastia· e una I • 1anco • -

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