Vita Nova - anno II - n. 7 - luglio 1926

I ., - , I r • I PROF. À~BANO SORBELLI .. ... I ' • , , _$TORI.A .DI BOLOGNA . \ - . ..... - - , , .. . DAL COMUNE ALLA SIGNORIA: GIOVANNI 11°BENTIVOGLIO Siamo arrivati al culmine dell'ascesa e della gloria ; così per il Comune come .per lo Studio ; se non che in questo periodo si :va passando malauguratamente da un concetto universale ad uno più ristretto o municipale. Nello Studio non esiste più quel largo concetto di libero comune entro un libero Stato o comune, ma vengono a poco a poco limitandosi le libertà degli studenti e dei professori, e da parte della città si pongono degli inceppamenti i quali, nell'intento di difendere il comune, vengono a limitare l'azione e lo sviluppo • 1del concetto universale dell'insegnamento del diritto. iri un'Università scolarum, che non ammette, in questi secoli. di sorgimento, alcuna limitazione. • NJ'l comune succede altrettanto ; dimenticandosi quel rapporto che potevasi avere di idealità, se non di dipendepza con l'impero, si perdono di vista i concetti sup~emi, si abbandona la lotta contro la Romagna, ·contro Modena, contro Venezia per .I' ingrandimento fatale .e· necessario dello -stato . città, e si perde il tempo in un' aspr_adissensione di . lotte locali. Come dicemmo, ad un certo momento, una parte della città clovette allontanarsene : erano i Lambertazzi, cacciat~ dai Geremei. Fu dunque ' completo per allora il trionfo dei Guelfi e popolari;• . ma questo trionfo ebbe per conseguenza un complesso di gravi e · tremende lotte che stremarono le forze della èittà e contribuirono a dare la città stessa e la Romagna in potere, un'altra volta, del Papa. lioteca Gin • I o Abbandonato così il doppiò concetto· di uni- ,. versalità che Bologna intorno alla fine del secolo • I Xl ebbe a rappresentare, e comè ~rede di Roma nel diritto e come affermatrice di una potenza delle classi popolari, la città nostra .viene combattuta da qui innanzi da . un dualismo rappresentato da due · diverse tendenze : queJla della indipendenza locale, o cittadina che dir si voglia, e l'altra di una contin .. genza superiore alla sua volontà, della soggezione papale. Le lotte numerose che da qui innanzi turbano lp stato bolognese si aggirano intorno a questo diverso modo di concepire e di vedere la vita e dev?no poi, a un cetto momento, soggiacere alla ineluttabile necessità delle cose. Ma prima che la· città di BologJf.a càda dèfìnitivamente, sia pure per mezzo di accordi, sotto ·il dominio temporale, quante lotte, quante ribellioni, quante rivoluzioni e, diciamolo pure, quanto sangue ! · Quando sorsero nel comune le prime gravi divergenze tra le varie classi, aggirantesi sopra tulto nella lotta tra i democratic,i e gli aristocatici, ossia tra i nobili e i popolari, si credette che l'istituzione del -,podestà fosse sufficiente per dirimere queste ragioni fondamentali di dissenso. Il podestà durò . invero per lungo tempo e senza dubbio recò dei benefizi ; ma a poco a--poco i dissensi furono tanto gravi che la sua stessa autorità non valse a domarli o a sedarl~. Eta necessario, era inevitabile passare a un'altra forma di governo, nello stesso modo che era stato seguito o stava seguendosi dagli altri comuni attorno (de Ile- città· tutte, può dirsi) . . I \ ' . ( ... ... . , .. ,

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