Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

QUANDO L'ITALIA ERA L' ITALIETTA 33 e sopra grappoli umani : bruti in f oja. Subiscono l 'impeto di quella folla in calda due femmine impassibili, ed allora iJ comando della stazione è costretto a porre due sentinelle sudanesi... per attutire l'impeto e per ordinare :I' ingresso a turno. La folla è di greci e di francesi ubriachi e di vino e di donne : alcuni fanti italiani pipetta in bocca e mani in tasca guardano e sorridono e pare che compiangano. Ancora un sussulto. Nebbia ? Acqua ? • Il treno scivola sopra un freddo mare che ne lambisce ,le rotaje. Un ,fiume o un 1 lago? Esco sul terrazzino della vettura : una pioggerella sottile, ghiaccia m'investe. È. diffusa per l'aria, disciolta nella nebbia fine, ila luce della ,luna cenericcia, e ciò eh 'io vedo è acqua. Un paesaggio nordico con profili indefiniti di montagne inseguentisi: è come un sogno: il lago di Orsova .. E dopo .I' ultima salita forte scendiamo verso la pianura del Vilajet di 1F 1 lorina. 1Ed ora a Sakulevo. 14-J 1-I91... · Bujo, bujo, pozzanghere capanne e rotaie. E la Stazione ? Non esiste, in questa non esistenza è la stazione di Sakulevo. Comando di tappa ? Nulla. AI.la ventura coi nostri bagagli sui gropponi. Ma un colpo di pistola che io tiro contro un molosso che ci si scaglia contro, presso un reticolato, che par chiuda un accampamento, ha la virtù di richiamare I, attenzione di una sentinella. È italiano ! Viva l'Italia, finalmente. · Sappiamo così di trovarci presso un campo di prigionieri bulgari e dhe siamo attesi. Nelle tenebre un gruppetto si ,leva ; scantona. Ci accoglie un vecchio tenente da colonia in un magazzeno da ospedale, al coperto, con un po' di fuoco. l,l giorno appresso ci accompagna ad Hasan-Oba. ' Hasan-Oba. Si va da Sakulevo ad Hasan-Oba per oltre tre chilometri su una via larga ove si seguono in serie accampamenti e seritte francesi, e Ja via è battuta da carrette bulgare dai cavallini nani ed irrequieti con i conduttori rispettosi e pezzenti. . · , La chiesetta d~l villaggio ocohieggia bianca col suo minuscdlo campani1le, oltre l'altura che 'la nasconde un poco, a sghimbescio, e su cui vediamo in seguito lastre di pietra, disseminate variamente : iii cimitero. Hasan-Oba: trenta capanne, come tucul fangosi, ove tutto ha il colore delila terra grassa, dagli a1 bitanti alle case, dai cavalli ai buoi. E sdlo i1l cielo terso, di un azzurro smaccato, dopo la pioggia, un sole che cade • Biblioteca Gino Bianco . violento sulla neve dei monti ailbanesi lontani, interrotti daUa va,Hedella Cera che apre la via verso Prileo oltre la vicina iMonastir, di cui spicca .la Caserma T urca e poclhe case del Vilajet. A nord di Hasan-Oba la quota consacrata dall 'abbondante sangue itailiano. Ma prima di arrivare ad Hasan-0,ba un formiaolio presso tumuli, un formicolio di brune bestie umane: e il campo dei prigionieri buJlgari ai} quale avremo da fare la guardia. Qualche isolato, qualche gruppetto. Le nostre sentinelle con pantaloni di tela, sulla neve, e le brevi manteHine ,battono coi denti i.I ritmo stretto del freddo e ci fanno un saluto di molta convenienza. Miseria, fame, fame, nel,le facce nere dei prigionieri nere e sporche come gli abiti cadenti. Hasan-0ba, 16-11-19I ... I Trasferimento del campo dei prigionieri. Sc~na bliblica e primordiale : file interminabili di masse mobili di uomini terrei per la via soleggiata e per 1la colJina del villaggio. · · Formiche grandiose trascinanti i loro stracci e le loro cuccie, fameliche tube di barbe ispide: incedere lento e stanco di gente senza dolore - o troppo dolore - e senza odio, quasi apatica e sonnolenta come per la sua stessa inerzia mossa. L'aprirsi delle due file è il guadagnare slargandosi in più sotti·li rivoli 1 la gobba del . poggio. . , Intanto alcuni scantonano verso i,l cimitero, quasi in agguato, per contendere alle tombe il pasto che i congiunti dolenti e cantando alla zampogna nenie strazianti hanno deposto su due pietre recenti. Ardono ancora le sotti,li e minuscole cande1lette sul davanti, della tomba, ove una nicchietta di cocci e pie~ truzze ne ripara dal soffio del vento ila fiamma palli.- dissima. E pure arriva ancora a noi dal pozzo di acqua minerale, come una anacronistica teoria di partenie, una muta colonna di donne dail viso coperto, dai calzettoni di lana a fiorame vivaci, dai grembiuli vivaci e variegati, dad,le treccie posticci e, tintinnanti di scudetti di bronzo e di zinco : occhi neri dolorosamente aperti e prolungati e trecce bionde. Sui capi eretti anfore smaltate e grandi su cerchini sottili ed esigui come bracciali. Esse guardano lassù verso il cimitero, quasi concordi per un cenno muto, ove presso un tumulo un bulgaro affamato è stato colto che rubava al caro morto il viatico: 'le ultime note di un zampogna dicono che i,l funerale è finito. . . . li bulgaro tra due fanti nostri passa avanti aJle donne ancora soffermate e sulla barba ispida sono le briciO'le del pane rubato. G. MANZELLA FRONTINI • ... •

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