Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

I r 10 FRANCESCOVALENTE da Sebenico, da suo figlio Giovanni e da Giovanni da Corfù. Il quattrocento si affaccia in queste regioni con la vita rinnovata più vicina alla natura. Un altro moto delle coscienze libererà il cammino dell'arte e la vita del pensiero dall'ingombro medi?evale. D~i classici lidi della Magna Grecia Bernardino T eles10 e Tommaso Campanella trarranno il carattere di dolce e composta serenità della scienza nuova. E nel campo de l'arte ? Nicola da Bari porterà la grazia, il multiplo movi- . mento delle forme insieme alla foga drammatica ellenica nelle imperiose sculture. Alla Corte Aragonese di Napoli si raccolgono le vestali della nuova religione dell'arte. Luciano da Laurana - che eleva l'arco trionfale <li re Alfonso, " a ritmo tranquillo ed a regolarità cadenzata di pause'' - ritrae con raro risultato di grazia aristocratica il busto di Francesco da Banco per la chiesa di San Domenico di Andria e fors' anche il cancello ed il marmoreo pulpito della superba cattedrale federiciana di 1 Altamura. Desiderio da Settignano, il più fine e spirituale degli scultori del quattrocento, infonde una grazia ed una amabilità straordinaria in alcune sculture dell'arco di Castelnuovo , nella madonna e nella finestra a ruota della chiesetta della Palomba ' dispersa fra le Murge di Matera. colonne scanalate. Il Bramante, " inte~prete esaltato t t . - ripeto le nobili parole d1 un maestro: e pa e 1co , . . . cl' Il' Adolfo Venturi - dell idea _uman1st1ca a a arte ordine, misura, elezione ed an1_maI~ sue op~,re dello spirito di grandiosità delle. ro~1.ne d1, Roma1 • Quale di questi arte~c1 s ~noltro tra le _Murge di Montescaglioso? - G1ovann1 - figliuolo d1 F ran: cesco da Sebenico, ricostruttore della ca~tedral~ d1 Mola di Bari, auali rapporti ebbe con G1ovann1 da Traù il Dalmatico, che lavorò coli Mino 'da Fiesole che scolpì la tomba di Paolo I I nelle grotte vaticane? Ho voluto indugiarmi- fra le eleganti e nobili forme dei maestri della Rinascita ma non ho inteso di stabilire l 'art;fice che volle far riecheggiare su quest'alpe solitaria la potente vita scultoria nelle prodigiose cimase, nelle mensole brevi, nelle fascie fregiate e nelle elastiche modanature dell' abbazia famosa. Ai tenaci ricercatori di documenti ed ai maestri l'ardua sentenza. lo ho voluto solo additare i tesori d'arte della mia terra ed '' il genio sottile, melodico della -rinascenza trionfante", verso la fine del quattrocento, nei meravigliosi, obliati e cadenti sacrairi della costa ionica. *** Una maestà sovrana si raccoglie · al di fuori, in questa mole grandiosa dominata dal campanile antico e dalla cupola ottagona in accordi di armonie. Giuseppe da Maiano nel 1484, per volere di · re Ferrante, eleva porta Capuana fra· opulenti ed austere torri e prende parte alla fabbrica del palazzo di Poggioreale insieme ad Antonio da Sangallo e Fra Giocondo da Verona. Francesco di Giorgio Martini, " raffinato erede delle eleganze senesi ", lascia in Castelnuovo FINESTRA DEL CHIOSTRO La ridente cittadina è come in adorazione ai piedi di questa vecchia abbazia che resta ancora, come fortificata dalle memorie gloriose, sullo sperone montano ed armonizza le e nel palazzo Orsini di Tagliacozzo le impronte dell'arte toscana. Novello di San Lucano, a Napoli, ricopre di bugnati il palazzo Sanseverino - ora chiesa del Gesù nuovo - senza distinzione di piani, come nel palazzo Carafa di Maddaloni a Nido, offrendo imponenza nella facciata trionfale per la distesa delle sfaccettate bugne. I Della Robbia portano l'anima e l'eleganza dell'arte toscana nel sacrario di San Cataldo - navata destra - a Taranto col bassorilievo di una delicata e soave madonna, che tanto somiglia alla Vergine del Louvre. Francesco da Sebenico, suo figlio Giovanni e Giovanni da Corfù, seguendo le tradizioni dell'arte dalmata, che resta profondamente romanica, anche quando accetta gli elementi più graziosi dei trafori e degli archi acuti veneziani, inquadrano teorie di putti, di festoni, di testine fra nicchie e • forme romaniche, i fregi ogivali e le decorazioni più morbide e serene del rinascimento. " Il vecchio campanile - scrive G. B. Guarini - fisa, ancora, il compagno gemello della cattedrale di Matera, nella quale emigrò tanta parte degli altari, degli ornati, delle suppellettili della chiesa caveosana; guarda il mare di Taranto ove il cenobio ebbe diritto di pesca, e le cento contrade tributarie; contempla i ruderi solenni di un'epoca più remota, le tavole Palatine di Metaponto, e le sponde del Bradano e il " Guado Petroso", ove Ruggero Normanno stette minacciando di ..fronte alle schiere del Papa e dei Baroni, costretti ~ riconoscerlo duca di P!-1gliae di C~labria ". " E pare che gitti uno sguardo d1 sprezzo sui ruderi di cenobii ,posteriori ". E resta diritto, altero sulla obliata abbazia della Rinascenza dinar:izi ai templi peripteli immortali di Metapont~ ellenica ed al regno azzurro del classico Jonio. CONCETTOVALENTE Bi lio eca Gino Bianco

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