• -2- ' . ' . - I • E' una frase che si è ripetuta e che si ripete spesso, ed é legittima e significativa, quella per cui si dice indifferentementelingua d'Italia ~ lingua di Dante. Un tempo non isdegnavano anche gli uomini superiori di aggiungere subito che non si dovesse gia intendere che la .lingua d'Italia fosse nata da Dante, come Minerva dal cervello di ·Giove. Oggi sarebbe quasi pedantesco; tutti sappiamo che una lingua non nasce da un uomo ; anche a mettersi in parecchi, non riesce facile fabQricare nemmenoun W olapuk per intendersi all'ingrosso : figurarsi una lingua ricca, musicale, mirabile, come la nostra. E poi ci sono gli scrittori, e, per dirne uno, quel Ouittone d' Arezzo a cui Dante .ebbe poco ossequio, e che ha pure virtù di farci spesso .attenti alla sua parola, e un verso d'uni sua canzone: e l'onoratoanticouso romano . é un verso.che sarebbe degno di stare in uria delle magnifiche canzoni patriottiche del Petrarca. E il buon Jacopone da T-odi che ard-isce dire.·a papa -Bonifazio: ·quandola prima messa da te fu celebrata venneuna tenebriain tutta la ·contrata: in santo non rimase lumerauna appicciata, tal tempesta è leva~a, la 've tu stavi a dire. · mi pare che anche fra Iacopone si faccia intendere bene, e intona a Bonifazio VIII un preludio della musica terribile che seguirà per opera. di Dante. , Il quale po~, col .merito cfte riconosce al Guido Bolognese,ci fa intendere come e quanto fosse già viva la loquela d'ItaJia. - Dante, la lingua italiana la trovò, ma la lasciò mirabilmente arricchita e ·ampliata, addestrata a tutte le difficoltà,a tutte le espressioni, a tutte le perfezioni, consacrata in una delle più grand_i,vaste, armoniche co·ncezionj che mai siano uscite da mente umana~ Non é antico, anzi é recente un libro che ha ·per titolo : , Delleragioniper le qualiDante scrisse in italiano la Divina Commedia. ~ Sono trecento pagine circa, e ci sarà del buono, ma io non ho .mai.osato di sacrificarmi a leggerlo, e lo leggerò solo se costretto da qualche dovere, perchè mi pare che l'Autore, (che fu anche sottosegretario di stato all'Istruzione) abbia, diciamo casi, ingrandito una ingenuaquestione. V'è infatti dell'ingenuità a cercare le ragioni : la ragione è una sola, è intuitiva, . e si dice con poche parole. E' vero che ai tempi di· Dante, nonostante che si scrivessero già belli e sonori versi italiani, il concetto scolastico vigeva sempre che faceva tutta una Bibliot·eca Gino an cosa della poesia e del latino. ~ Dante. stess'? scriveva il suo latino, e, negli ultit:n• an!lt della sua· · vita, scrisse anche due carmi in versi latini francamente e volentieri ; sicché non si può escluder&che in qualche qiomento,, ma sarebbero. stati fugaci momenti, gli rassasse per la mente di sc~lvere in_ ~sametri classici la Divina, Commedia. Class1c1sarebbero stati per modo di dire : chi non sente nei latinisti· d'allora, Dante compreso, sotto la veste e tra le scorie del ·latino, chi non sente · o non vede trasparire il volgare che si muove che si agita, che preme ad uscire come pu'tcino che becca il guscio ? Non so se Dante se ne rese conto, ma certo lo sentl, e l'aquila ruppe i claustri ben costrutti, e un tempo dorati, ma ormai .logo~i e gua_s_tet,.~sci# al suo libero volo.,Quella stessa 1sp1raz1one che metteva nell'anima e n~l pensiero di Dante il suo poema, metteva sulla sua bocca la parola, ·l'unica parola che era capace di- ricevere il suo cuore, la · sua fantasia, la sua musica, e così la lingua italiana trionfò con Dante, e cosi Dante si può dire il padre della lingua italiana. · • Come l'avesse studiata e quanto l'amasse,, lo ,ragiona in pagine stupende del Convivio, , e sono r.agionigenerative ed accrescitive, come dice •il poet1 scolasticamente,ma le _espone. con grande facondia : e le ragioni sono tali che da esse si può argomentare il fuoco d'amore per la sua loquela, che eta in lui. Ma noi non abbiamo ·bisogno delle .ragioni né _accrescitive nè generative che il Convivio registra : noi abbiamo la Divina Commedia, e si inttnde bene~qual fosse l'incendio che ardeva in quell'anima ·e in quel cervello. Del resto gli studi che egli fece sulla· lingua sono consacrati nel De vulgari eloquentia, e per quanto le· sue idee siano mescolate ..a qualche utopia sono pur sempre idee grandi, e vi è forse più di vero che non si am-:-- metta comunemente. ·· .. . Non escludo quella sua teoria del volgare illustre, che non era in nessuna parte d'Italia, m~ era in tutte, e si contemperaya e faceva la lingua della nazione. Egli volle e consegui la gloria della lingua, (questa gloria della· - lingua é tina frase di Dante, ed é una gloria proprio sua). , : · Tutti ricordano la ·scéna dei superbi nel primo girone del Purgatorio, quando Dante , cammi~ava con Oderisi ; ha il rimorso della superbia, e lo confessa. Anch'egli. •va cur~o c~me l'altro superbo ,P~ntito, e parla, e Od~ risi che era g1a cosi altero di sè ed ora é:- modesto,_invece, e rende. lode ai successoriJ- • .... ...
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