Vita Nova - anno II - n. 2 - febbraio 1926

I .. I t .,. .... J / .. , • f \ J -50 - . - mo di penetrare intimamente in essa, e però fine Universale, il quale é ciò che noi propriala laicità semplicisticamente anticlericale . é mente chiamiamo divino. Guai se per un mo,- vuota, astratta, inconsistente, e di essa può mento noi pote!;slmocredere che la vita stata- . b n ridere e si ride la Chiesa. · ' · lefosse.transitoria,co;iv~nzionalelissa s'impone La laicità invece come è intesa dal Oen~ a noi come il nostro dovere, perçhè ha un tile é positiva, concreta, storica, e come tate potere assoluto,. perchè la spiritua!ità eh~ ·lo comprende nel suo processo la religione. . avviva é, essenzialmente religiosa, cioè dlvma. Talun_i di noi .possono meravigliarsi che Queste concetto incontia certamente obnel concetto di laicita si comprenda la religio- biezioni le quali svaniscono subite, se si conne eome un momento necessario della vita sideri che~'lo Stato é la celebrazione dello spirituale, laddove se ·noici riflettiamo un po', · spirito urna-no,e per questo si presenta come ci persuaderemo· che. una concezione decisa- un valore assoluto,· come ~n fine a sé stesso, ·mente storica della vita non può assoluta- che è quanto dire investita del"carattere reli- ,mente prescindere dai valori religiosi o, sen- gioso ·e divino. Ma c'è divino e divino : il · z'altro, .dalla religione. .. , primo è presente in noi, cioè nello .stesso _Eppuremolti no·n si sono ·meravigliati Stato, il secondo , è concepito come fuori di del concetto marxistico che .è un concetto noi, cioé trascendente. Di qui la distinzione storicistico, che in tanto noi possiamo avere ormai nota fra lo Stato confessionale e lo una nuova .classe dirigente, che è la classe Stato iaico. L'uno pone la religione come " del proletariato, in quanto il socialismo cerchi trascendente l'attività umana, l'altro pone ir di accrescere o-sviluppare lo stesso industria- .divino come storia, ·e quindi ceme svolgimenlismo borghese fino al grado massimo: Oi.ac- to umano. chè in quanto l'organismo borghese si esauri- · Pure entrambi realizzano la liber.tà, ben- ·sce può esserci l'avvento della dittatura del ·ché in modo diversissimo, giacché lo stesso proletariato. Noi certamente, non c'è bisogno Stato confessionale in tanto è tale in quanto di dirlo, non conveniamo in. questa veduta ha reso intrinseco a sé il divino e perciò reastorica del Marx, ma dobbiamo riconoscere lizza ,un atto di volont~ .che è la liberta. Nè che in essa è un nucleo ·di _verit~che consiste affermando questo, .noi, in fondo, annulliamo appunto nel ·principio~a cui accenna_vamopo- le differenze di uno Stato da un altro Stato. c'anzi, che, in tanto possiamo superare· una Una tale deduzione è illegittima,perchè dicenposizione determinata in quanto l'abbiamQvis- do che· il vero Stato è quello che ha presuta interamente. • ' sente in sè il divino, non intendiamo dire che Pertanto noi ·siamo· sul terreno storico codesto carattere abbia lo stesso valore e siquando diciamo che possiamo superare il mo- gnificato. Difatti la c9scienza moderna ha demento religioso allorché esso abbia fatto par- finitivamente superato il concetto di ·uno Stato te sostanziale della nostra v:ita spirituale. Ora che si ponga come strumento d_'una realtà se la religione è elemento importantissimo del- trascendente. Perciò il carattere religioso di· , 1 la storia, è naturale la conclusione che in • cui noi parliamo, è la manifestazione più venessun mo~ento é possibile scindere la vita ra, più profonda della storia umana•.Di qui statale dalla vita religiosa. · . deriva direttamente la differenza fondamentale Qualsiasi Stato ha una religione, anche che corre tra la Scuola confessionale e la · se. Ja religione che esso professa non abbia Scuola laica. La prima é statica e quindi si nè ·culto nè dogmi. Perchè lo Stato è Stato in presenta come negazione di ogni libertà, ladquanto svolge_la sua vita alla luce di un'idea dove la seconda è veramente celelirazione di ,, assoluta,· universale, la quale non può essere libertà, benché anche la prima a suo modo che l'idea del ·divino. - cerch1i di realizz-are una sua libertà, se in Che cosa· è il divino ? Esso, è stato tien fondo l'atto con cui noi ubbidiamo ad una · detto, è la stèssa- verita che non tramonta confe$sione o ad ~na religione, é un atto delmai, é lo stesso davere che s'impone a noi la nostra volonta. - cin forma categorica, imperativa. Se tale. é il Ma qui si pub··domandar.e: qual'è allora divino, lo Stato non può farne a meno, giac- •la differenza fra la Scuela 'confessionale e la .chè.lo Stato che pensi soltanto all'amministra~ Scuola lafea? La ,differenza c'é e profonda, ·zione o in generale alle cure economiche,non perché m~ntre la prima ad un certo punto _del é uno Stato, ma un'ombra di sè stesso. suo svolgimento si arresta. e diventa- tnfolleLo Stato ha ragione di essere, perchè ha rante, refrattaria atl ogni voce nuova, irrazi~ ~Jl~ sua funzione nettamente spiri~uale.Ma se nale, dispotica, la seconda invece intesa nella · -lo. Stato è , tale, esso non pub ne5n avere un .sua positività e concretezza, realizza fn piena . . t

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