Vita Nova - anno I - n. 10 - ottobre 1925

,,. VITA NOVA 5 tica, che il popolo greco fu un popolo artista e il romano un popolo conquistatore. Questo, · naturalmente, non è .da pigliare alla lettera: un grande poeta può esser anche, se bene in-grado minore, un uon10 di pensiero e d'azione, e ali' inverso; la dotta Germania fu capace di vincere la guerra del 1870, e la pratica America ebbe filosofi come l' Emerson e poeti come il Poe e il Whitman. · Ma accade sopra tutto - ed è quasi necessario che accada - che una nazione, per i suoi bisogni di vita, sia costretta, in certi momenti della sua storia, a irrigidire tutta la propria spiritualità verso un fine supremo, in uno sforzo concentrato e esclusivo per la difesa , della sua libertà, della sua ricchezza, della sua tradizione, della sua coltura. E in que' periodi sembra che le attività della razza siano ridotte a una sola, e che le altre si dileguino e muoiano. Tutte le volte che un popolo s'è dovuto preparare a una grande guerra o a una grande rivoluzione per conquistare, riconquistare e difendere i proprii diritti politici, la sua attività creatrice s'è improvvisamente oscurata. Du- . rante le guerre persiane, la Grecia non ebbe quasi arte; la quale in vece rifiorì meravigliosamente alla fine di quelle, con Pindaro, Saffo *** L'attuale generazione de' giovani, quella che ha fatto e condotto a termine gloriosamente la più grande· guerra che l'Italia abbia affrontata dopo il tempo di Roma, era nata a un dipresso nell'ultimo ventennio del secolo XIX, e già dalle nuove correnti della nostra coltura era stata sed0tta a gustare, più che l'elegante preziosismo d'una poesia complicata e sensuale, senza la luce interiore ·d'un alto interesse umano, gl' insegnamenti più austeri della scienza e della fìlosofìa. Anche prima della guerra, i giovani d' intelletto più sveglio, in luogo di sgomitolare sonetti e ballate, come al tempo del romanticismo, preferivano l'esercizio dell'erudizione o della critica psicologica; cominciavano a interrogare se stessi circa i problemi religiosi e morali; trascuravano la fantasia come una funzione in-feriore dello spirito; nell'opera d'arte non la bellezza cercavano, ma il valore di vita, non la forma, ·ma il conten·uto; erano torbidi, amari, disgustati, perplessi: non trovavano la loro via. Tali la guerra li colse, e li trasportò nel suo .vortice di fuoco e di sangue. La guerra! Prima di tutto quei giovani, o laureati di fresco o studenti, ebbero l' improvvisa coscienza d'una terribile responsabilità che l'ingrandiva a' loro stessi occhi, ma li faceva tremare. Pensieri che sino a quel giorno s'erano alzati e dissipati come fumacchi di nebbia nella loro coscienza, il dovere, la morte, Dio, acquistavano a un tratto la consistenza tangibile d'una realtà minacciosa e presente, davanti a cui bisognava risolversi. Occorreva non pensare più a madri, a spose, a sorelle, recidere le radici del sentimento, diventare ostinati, pazienti . e crudeli; non sillogizzare nè sognare, ma . agire: perchè così soltanto il combattente poteva, oltre che compiere e contemplare le orri&ili · cose che sono la guerra, sopportare principal- • ed i· tragici, Fidia e gli altri artisti minori. I Romani non pensarono a avere una letteratura che al tempo di Cesare, dopo aver conquistato il bacino del Mediterraneo. Dopo il periodo classico della letteratura tedesca, quando la Germania, stimolata da' prof etici insegnamenti del Fichte e consapevole de' nuovi destini, entrò nella vigilia spirituale della sua giusta guerra per l'unità, non ebbe più alcun poeta degno di considerazione, e non l'ebbe più nè pur dopo, mentre l'anima sua era tutta tésa al sogno della conquista mondiale. La Francia della rivoluzione e del primo Impero violento . ed eroico, non ebbe artisti, i quali vennero dopo, sotto i governi borghesi di Carlo X e di Luigi Filippo. L' Italia potè avere una magnifica primavera di bellezza nel Trecento e nel Cinquecento, mentre nessun serio interesse nazionale premeva gli spiriti; in vece la sua arte e la sua poesia non furon mai tanto bolse e triviali quanto dal 1840 al 1860, durante le guerre dell'lndipendenzà. - mente le lunghe ore di tedio esasperato nella trincea, spesso con l'acqua fino al collo, talora in mezzo a cadaveri rimasti insepolti. • Biblioteca Gino Bianco In tali condizioni era inevitabile che que' giovani, ripensando ali' attività culturale de' loro padri e de' loro maestri, la considerassero con un sogghigno d'atroce ironia. L'arte! la scienza! Ma avevan forse potuto impedire questo formidabile crollo di tutte le illusioni, di tutti i valori, •

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