Vita Nova - anno I - n. 9 - settembre 1925

VITA NOVA 7 trario moltissimo da temere delle offese provenienti dalla terra. Le grandi navi, ed anche, in proporzione, le piccole, sono oggetti delicati e costosi, che nessun capo avveduto ama arrischiare contro le batterie coperte delle fortifi_,, cazioni terrestri. La strapotenza offensiva delle corazzate in confronto delle difese costiere è perciò solo teorica. Tutti i bombardamenti eseguiti dal mare contro la terra durante l' ultimo conflitto si sono svolti su località disarmate: I 'intervento di poche batterie da costa o di pezzi di medio calibro trasportati da treni blindati . ha sempre prodotto il precipitoso allontanamento d'intere e poderose squadre. Ed è logico perchè non si getta volentieri un guscio d' acciaio del valore di diecine o di centinaia di milioni contro la roccia e il cemento armato. *** La difesa delle coste non interessa dunque direttamente la Marina militare, come crede il pregiudizio comune: l' interessa però indirettamente. E in che modo? Perchè in certi tratti speciali del territorio costiero nazionale si trovano le basi navali ossia quell'insieme di organizzazioni difensive, di rifugio e di rifornimento senza le quali le flotte più poderose non potrebbero agire. Ora, poichè le basi navali, di cui le moderne armate hanno bisogno, sono oltremodo vaste e complesse ed hanno un raggio d' influenza assai ampio, si può dire che scegliendo con geniale criterio quelle basi si viene a difendere automaticamente poco meno che l' intera distesa delle coste nazionali. La presenza combinata delle squadre e delle basi navali e le molteplici azioni che le prime possono svolgere appoggiandosi alle seconde, esercitano una influenza decisiva sulla situazione strategica ge_, nerale del paese e garantiscono l' integrità delle sue coste: s'intende, per quanto si può parlare di garanzia in cose di guerra dove la sicurezza assoluta non può esistere. Dando un' occhiata alla carta d' Italia si vede subito qttali sono le basi navali che la natura ha assegnato al nostro paese per corrispondere alle esigenze della sua politica mediterranea. Svalutato completamente l'Adriatico, che può ritenersi ormai un lago interno, facile a sorvegliarsi da Pola, Ancona e Brindisi con modesto impiego di siluranti e con l' attivo contributo Biblioteca Gino Bianco dell' idroaviazione, tutta la nostra attenzione deve concentrarsi sul Tirreno e sull' J onio: le due grandi finestre attraverso le quali le nostre energie navali si affacciano sul Mediterraneo, ma per le quali anche le armi avversarie possono protendersi e colpirci in malo modo. Il Tirreno nord_,occidentale non ha basi na_, vali propriamente dette in mano nostra. Se possedessimo la Corsica, esso sarebbe ampiamente protetto: non possedendola, dobbiamo ricorrere a ripieghi. Spezia è un ottimo punto d' ap_, poggio per azioni locali, che si presumono sufficienti a tener lontano il nemico. L' importantissimo golfo di Genova dovrà difendersi con mezzi proprii, da terra e da mare, sia per impedire che vengano danneggiati nostri centri indu_, striali, sia per coprire il fianco destro del nostro esercito, forse impegn&to_nel settore alpino adiacente. Navi sottili e sommergibili in buon numero dovranno rendere quello specchio d' acqua impraticabile al nemico: comunque in quel tratto la nostra azione resterà necessariamente difensiva. Il medio Tirreno è la nostra grande base offensiva verso il Mediterraneo sud-occidentale. Chiuso fra l' isola d' Elba, la Sardegna, la Sici_, lia e la penisola campano calabrese, il Tirreno centrale e meridionale è destinato a diventare il campo protetto d' esercitazione e di movimento delle nostre maggiori squadre. Il passo tra la Sardegna e l' isola d' Elba è facile a sbarrarsi; il canale di Piombino è virtualmente chiuso al nemico, come a sud lo stretto di Messina. Il passaggio fra Corsica e Sardegna non è facile per nessun avversario, anche se la Madda- , lena non ha più oggi quei privilegi di inespugnabilità che le erano altra volta riconosciuti : una doppia o tripla serie di campi minati chiuderà indubbiamente lo stretto di Bonifacio tanto a noi quanto ali' eventuale avversario. Resta la grande bocca del Tirreno, fra l' e- _stremità sud della Sardegna e quella ovest della Sicilia. Sono duecento miglia di mare aperto e profondo, che sembrano difficili a sorvegliare. Ma fortunatamente per noi, la Provvidenza ha disposto proprio sui fianchi di questa vasta imboccatura, due basi navali naturali veramente formidabili. A sud della Sardegna troviamo il golfo di Cagliari con l' annesso golfo di Palmas e la rada di S. Antioco, chiusa fra l' isola omo_,, nima e Carloforte: tutto questo insieme forma

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