Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

-.24 - --------------- storia, e cultura, e i porti e i · commeric·ie la vita economica della contrada, e che la rimanente zona occupata da sloveni e croati non è che campagna e borghi alpestri dove il progresso va assai più a rilento; anche,-.se voi pensate che di questi slavi il grosso appartiene agli sloveni (per non dire dei croati che valgono un poco di più), ad ,una gente la quale nel campo della cultura non può vantare neanche lontanissimamente una condizione pari alla nostra, perchè la lingua e la ·cultura italiana si chiamano col nome di Dante, e voi cercate invano nel popolo sloveno, se anche vogliamo concedergli che sia una nazionalità, il più misero nome che valga nel campo letterario, o nell'artistico, non· diremo quanto un Dante o un Raffaello, ma almeno un poeta eminente o un grande imbrattamuri, ma solo abbiamo della gente oggi modestamente colta e civile, una gente che · si fara, ma che non ha dato di sè ancora una storia di civiltà e di cultura che n1eritialcuna menzione, se pensate a tutto questo, dite, dite, in qu·este condizioni, con l'Italia vinci-- trice, come avremmo dovuto cedere i nostri · diritti ,a gente che fino a ieri apparteneva e seguiva fedelissimamente l'Austria nemica? Come avremmo dovuto rinunciare, per la considerazione di queste minori, di queste infime nazionalita insediate in terra nostra, rinunziare, dico, ad arrivare ad una frontiera che non solo era il desiderio ed il sogno di tutta una stirpe, e per la quale tanti, tanti dei nostri erano morti, ma che rappresentava l'unico possibile ampliamento sicuro dello Stato, l'unica difesa sicura per l'avvenire anche da questa parte ? Dovremmo parlare ancora, dovremmo dire una parola ben più cruda per quelli alleati nostri, che ci trattarono e tentarono di trattarci nel modo che abbiamo detto. Ma oggi voi sapete, che il trattato di Rapallo assegna pure all'Italia il confine delle Alpi Giulie fin sopra Fiume, e a questo dobbiamo fermarci, e godere della sicurezza e della integrità della patria finalmente ottenuta, ma non dimenticarci, no, per quale calvario siamo passati per arrivare a questo: non dimenticarci il calvario della pace e quello che i nostri amici hanno fatto perchè noi a questo non potessimo giungere. Ricordatelo, amici, e, se mai ·poteste dimenticarlo, ricordatevi di questo che io vi dirò o·ra, poichè dobbiamo trattare un ultimo punto ancora più grave, ed è quello che riguarda la Dalmazia. Noi, andiamo trattando della geografia politica d'Italia. Ma la Dalmazia è Italia, da un ' ,f Biblioteca Gino • 1anco - punto di vista geografico ? Sono qilestion! che si possono discutere e si può ~nche .arrivare a. conclusioni diverse. Se noi segu1a!110I.a cresta delle Alpi le Alpi, passata l'Istria, diventano parallel~ al mare ;. ~ob?ia~o dire che la Dalmazia è Italia, perche e dt qua da quelle Alpi, perchè prospetta al nost~o m~re? M~ sono poi ancora veramente Alpi . q~et m?nt1, o sono altra cosa ? Siamo ancora 1n Itaha o siamo nella pen.isola Balcanica ? R~almente è penisola balcanica, ma è una porzione della penisola cosi staccata dal resto, per quella barriera di montagne che le stà a tergo, che · essa può dirsi veramente una parte a sè, avvinta all'Italia cotne storia, come ideali, come tradizioni. Il paesaggio marittimo, e per la natura e per gli uomini, ha una fisonomia così poco balcanica, anzi così italiana, e c'è un taglio così netto tra questa Dalmazia e. i paesi dell'interno ai quali si arriva solo superando una difficile barriera di montagne, che possiamo dire sì che si tratta di un paese della Balcania, ma di un paese che ha una fisonomia assai più nostra che d'altri. Il discutere se essa sia o nori sia per ragioni di natura, un'appendice d'Italia, è dunque cosa perfettamente inutile. . · In realtà, nella discussione fatta durante la guerra e dopo, sulla attribuzione politica della Dalmazia a noi o ad altri, poteva cercarsi una base in un lavoro d'indagine simile a quello per la Venezia Giulia. E si è fatto questo lavoro, e si é verificato che vi erano nella Dalmazia 600.000 slavi e di fronte a questi appena 12000 italiani : questo almeno era il calcolo che risultava dai censimenti austriaci. Certo questi censimenti erano molto sospetti, ma chi li ha corretti basandosi su valutazioni alle quali si può dare il massimo credito, è arrivato a calcolare i parl~nti italia • no a 40000 od anche a 60000 ; non più. E supponiamo pure che sia cosi : la variazione della cifra degli italiani non toglte dunque il fatto che si tratta di una piccola minoranza. Quì la cosa va detta esplicitamente come è. Voi sapete che il patto di Londra, come aveva attribuito all'Italia la Venezia Giulia cosi aveva stabilito che una parte della DaÌmazia, con certi confini ben precisati, sarebbe stata il giorno della pace attribuita ali' Italia. V~i sapete, che questo territorio assegnato a not, fu _realmenteoccupato dalle armi nostre dopo la. vittoria, e fu tenuto da noi fino al trattato di Rapallo, dopo di che l'Italia lasciò quel ter~it?rio,.che passò allo Stato Jugoslavo : cosi l ltal1a abbandonò la Dalmazia intiera, tranne la città di Zara ed una piccola iso- •

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