Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

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• .. SOMMARIO Un Novelliere di scuola Carducciana. Arianna. La '' Malatestiana ''. Passa la dea. Wagner ad Àmalfi ed il .Parsifal. Il '' Ra01adan '' a Tunisi. La Sardegna nei canti di un poeta. La nostra po_litica coloniale : Giarabùb. ' , - SEBASTIANO SANI - GIUSEPPELIPP ARINI - MARIO TORTORA - PIERO OTTOLINI - ANGELO DI SALVIO - U. GOLOMBINI - SILVIO MOLENA - PIERO BERNASCONI Rassegne e Recensioni. - ETTORE-ROMAGNOLI - GAIANUS - GIORGIO PINI - ~ ZAPPI RECORDATI - G. M. SANGIORGI . . ' ELENCO DEI COLLABORA TORI BENITO MUSSOLINI ~ ALBINI GIUSEPPE - BELTRAMELLIANTONIO - BINAZZI BINO - BARBAGALLO . CORRADO - BIANCOLI ORESTE- BISTOLFI LEONARDO - BRUNATIGIUSEPPE - DE MORSIER FRANK - DA VERONAGUIDO - DE STEFANIALESSANDRO- DE MARTINOGASPARE - CARDELLI FERRUCCIO ·- ERRERACARLO - GOTTA SALVATC>RE- GUGLIELMINETTAI MALIA - GEMMASCIPIONE - GENTILE ... GIOVANNI 1 - GOVONI CORRADO - GIGLI LORENZO- GHERARDI GHERARDO - GAIANUS - GRANDI . _, . DINO - _IVALDIFILIPPO - _LIPPARINIGIUSEPPE - LEVI CESARE - LUCARINI OSTILIO - MORETTI· MARINO - MASI VINCENZO - MARTINI FAUSTO MARIA - NOSARI ADONE - NICCODEMI DARIO - OIETTI UGO - ORSINI LUIGI - OTTOLINI PIERO - PIRANDELLOLUIGI - PANZINIALFREDO - PICCOLI ~AL~NTINO - PENSUTI MARIO - PUCCINI MARIO - PINI GIORGIO ~ RUGGI LORENZO - PAOLIERI FERDINANDO - ROCCHI LORENZO - SARFATTI MARGHERITA - SANI SEBASTIANO - SANGIORGI I GIORGIOMARIA- SAITTA GIUSEPPE- SAPORI FRANCESCO- SERPIERIARRIGO - SUCHERT CURZIO - ' SORBELLIALBANO - TESTONI ALFREDO - TONI ALCEO - TERESAH VOLT - VITALI MARIO - VALORIALDO -. VALORI GINO -· VALLABREGACESARE - VARALDO ALESSANDRO - ZANGARINI CARLO - ZANELLI C. F. - A. ZAPPI .RECORDATI ILLUSTRATORI • BIGNAMI - BURATTINI - BURZI - CERVELLATI - DE CAROLIS - DUDOVICH - SCANDELLARI - TERZI - VELLANI - MARCHI - ECC• Per inserzionied abbonamenti dirigersi all'Amministrazionedella Rivista - Casa del Fascio, Via Manzoni 4, BolÒgna . I. si!nori lnser~ionisti. ~he ~on ri~eve~sero la copia della Ri'11istaloro spettante a titolo di giustificativo, possono 11ch1ederlaali Ammtnrstraztone dt Vita Nova - Ufficio di Pubblicità • Bologna, Casa del Fascio, anche con semplice cartolina portante le iniziali R. G. e ' ...

Un NoVelliere di scuola Carduc•ciélna Domenica 31 maggio[a Castel S. Pietro dell'Emilia non ancora abbastanza celebre per le sue acque salutari - inaugura un busto ad Adolfo Albertazzi, ' . mor.toor e un anno, quasi ali' improvviso, ancorchè il male da t~mpo lo rodesse dentro a poco a poco, accrescendone la naturale malinconia, un ' po troppo nera e un po' troppo solitaria che metteva I' ·uomo in contrasto con lo scrittore,. e tormentava l'uno a detrimento dell' altro. Di Adolfo Albertazzi, vivo, la critica si occupò con una parsimonia disonorevole; lui morto, i soliti necrologisti si degnarono di riconoscere che - lo scrittore era di buona lega e l' artista di squi- • • sito senllre. della gente modella i propri · gusti e le preferenze; La critica fa gran clamor di tube osannanti attorno a un nome ? e quel nome balzando dal nulla alla notorietà, si trascina dietro lo sciame dei lettori. C' è qualche altro scrittore, silenzioso, labo- · - rioso, austero, che pensa ali' arte con spirito di sacrificio e sacro fervor di fede ; e la critica dispensiera di fama, non se ne occupa, o se ne occupa con parsimonia di frasi ; e un tale scrittore fa fa- · tica a rompere il ghiaccio della pubblica indifferenza; lavora molto e ci fa legger poco ; studia, si affina, si rinnova, si innalza ogni giorno più verso la mèta del bello e del perfetto, ma se non ha altri argomenti di guada- - gno, dalla sua prosa non ricava quanto gli occorra • per vivere. f La solita vicenda del giusto e dell'ingiusto, che Le solite frasi fatte che indispettirono coloro i quali, conoscendo bene l'opera varia e· vasta del critico, dell' erudito e del novelliere, amavano e stimavano in lui, dovero- · sament~, uno dei più grandi. scrittori contemporanei, ed, assieme con ADOLFO ALBERTAZZI ripetendosi senza soluzione di continuità, ripropone alla coscienza dei più degni il solito pr9blema. E non v'è soluAlfredo Panzini, il più, · geniale tra quanti uscirono dalla Giosuè Carducci. .. inesausta scuola di Ma cotesta Italia nostra è uno strano· paese I Ha una singolare . pigrizia estetica, per la quale accetta i giudizi della critica ufficiale, senza controllo, e vi 1i accomoda beata, proprio per non far fatica e correggerli o a smentirli. Ci sono da noi quattro o cinque gran sacerdoti che pontificano da Roma o da Milano, o da dove volete voi, e sul verbo di , questi somministratori di sentenze apodittiche, il resto zione possibile. Ossia: la soluzione c' è ; affidata al tempo, alla famosa. onestà di questo galantuomo che di solito, arriva sempre troppo tardi a correggere gli errori degli uomini ; · ed a con• sentire i lauri della vittoria ai meritevoli. Cosi, o press' a poco, per Adolfo Albertazzi. Non che il· novelliere bolognese godesse di scarsa fama ; soltanto se n'era conquistata una inadeguata ai suoi meriti ; e questo per due ragioni capitali : una impu- . tabile ai critici pontificali ; I' altra alla intrinseca purezza della sua natura d' uomo e di scrittore. =- 3 - Bibl. oteca • 1no ano -

• .. ... L'uomo aborriva dal chiasso dalle esibizioni, dal traffico, insomma, e se ne stava tutto raccolto in se stesso, . compartendo il tempo tra la scuola e la sua casa campestre dove correva non appena avesse un po' di tempo libero ; lo scrittore era talmente provetto e probo che si faceva gustare e comprendere soltanto dal lettore - colto e bene educato alle maestrie ardue dello scrivere italiano ; quelle ·maestrie, intendo, che non muovono dall' istinto soltanto, ma sono il frutto di un lungo e vigile studio che lo scrittore fa di se stesso, .della sintassi' e dell' arte, in guisa da .forgiarsi uno strumento espressivo in tutto' rispondente ai moti del1' animo che detta ed ali' indole della lingua, ed al fine da conseguirne. Uno studio della prosa ~i Adolfo Albertazzi e dello stile cli lui dovrà pur esser fatto un giorno o r altro, quando, volendo parlare della modernità nostra, si debban~ anche indicare gli scrittori autentici che di essa furono gli artefici maggiori. · .Dimostrerà, quello studio, se fatto con la d_ovuta . perizia, .essere mirabile lo sforzo compiuto dal grande novelliere, per tradurre in uno stile di impronta personale il suo mondo fantastico : tanto più grande lo sforzo, e più ammirevoli i risultati, se si consideri che il nar~ ratore veniva dalla scuola del Carducci, la più lontana, e vorrei dire avversa, al componimento narrativo, pel quale il poeta maremmano dimostrò sempre la più irriducibile avversione. ' Nel suo lìbretto su Carducci professore, lo stesso Albertazzi ci dice in che consistesse e con quali modi il maestro esprimesse cotesta avversione alle .... • romanzer1e.... • Far · versi, era proibito come « portare in dosso pistole .corte » ; e le novelle « erano stracciate in faccia » a chi:osava presentarle come saggi di coni- • • pos1z1one. Ma gli anni delle fatiche scolastiche non li aveva ·. •vissuti inutilmente, sotto la guida cli un tanto maestro, ed usci dalla scuola con una preparazione soda e seria, meglio ancora, con la mente educata sì allo studio delle vecchie carte e de' codici oscuri, e dei testi da ricomporre, ma anche illuminata dalla luce di bellezza che il cantore di San Giusto largiva ai suoi discepoli con maschia co&cienza di poeta e di educatore. « Da nìe - diceva il Carducci ai discepoli non troppo· cose avrete imparate, ma io ho voluto ~ certo e sempre educarvi a questi concetti ; anteporre nella vita, spogliando i vecchi abiti di una società guasta, r essere al parere ; il dovere ~I piacere ; mirare .. - nelr arte, anzi alla semplicità che ali' artificio, anzi alla grazia che alla maniera, anzi alla forza che . alla pompa, anzi alla verità e alla giustizia che alla glona ». Ce n'era più che abbastanza per avviare su la buona strada u~ giovane d_i grande ingegno ; ma tra il sentimento naturale dell' Albertazzi e la morale del maestro c'era concordanza più perfetta che non tra le aspirazioni artistiche e la priltica letteraria e il magistero stilistico del Carducci. _Infatti, non si possono scrivere opere di fantasia con una prosa modellata sul « Discorso a Garibaldi » o, sia pur in tono minore, sulle « Ceneri e fa ville ,.. Ci vuole altro I Alla materia bisogna trovare la adeguat~ forma, il linguaggio più proprio. Come piegare il periodo classico carduccian~, alla ~arietà necessaria ed alla piana naturalezza del dire romanzesco e novelliero ? Alla soluzione di questo problema essenziale, punto d'arrivo e di partenza della sua arte, l' Albertazzi pervenne accostandosi ad Alessandro Manzoni. " L' istinto del narratore lo condusse alla fonte correttiva del nutrimento classico universitario, ed a quella • fonte egli si abbeverò con giudiziosa misura. In tale scelta è tutto l•animo dello scrittore : la .caratteristica di un talento cui la forma è mezzo, non 1 fine allo scrivere ; come una promessa anticip"a è il segno di quella originalità stilistica, ottenuta appunto con la fusione dello scolastico e dello sciolto uso della lingua, posseduta da lui, con tale costanza. Dal Carducci, egli tolse la robusta coordinazione e la icastica del periodo, l'ampiezza misurata e potente della sintassi ; dal Manzoni la varietà e la coloritura linguistica, e di tutto ciò fece il suo periodo personale, la sua prosa narrativa, bella e fresca, capricciosa talvolta, ma sempre monda e precisa, anche quando si pieghi a dir le cose più piccine, come in quelle novelle per bimbi che saranno, come fu detto, un po' troppo difficili, ma non per questo meno piacevoli. Quale ascesa dall' À1'e, alle ultime novelle, che Egli scrisse ormai ridotto allo stremo, e pur sempre agili e gaie come le prime. Giovani di una gioventù rivelatrice di "!n sano ed equilibrato temperamento di scrittore. Alla naturità del quale la letteratura straniera e la francese in ispecie non più come elemento correttivo ed ispiratore di poco giovamento. Di Maupassant si sente l' influsso diretto, ma non soverchiante in certi racconti un po' vivi e peccaminosi, " così come in A ve, la scuola del Bourget ammaestra il giovane esordiente. nel comporre solida e quadrata la - 4 -- iblio ca Gino s·anto ..

materia del romanzo e nel trattare con scrupolo descrittivo il dramma delle due coscienze che campeggiano nella narrazione. Rilievi e cenni illustrattivi, utili a tracciare in sintesi fugace il ritratto dello scrittore, ma di secondaria importanza se considerati come necessari alla sua originalità. Albertazzi può ripetere qualche motivo estetico udito fuori dalla sua terra e fuori dall'animo suo, ma non vi si indugia più di quanto gli convenga a definire meglio alcune voci della sua vena naturale che dentro gli gorgoglia, abbondante e serena e fresca d'ogni dono di primavera. · C' è tanto sole e tanta luce nelle sue novelle anche nelle più melanconiche, cui l'amaro di un pessimismo •pieno di buon senso, è come la nota di pedale tracciata in un brano musicale orchestrato con tutte le risorse artistiche anche in quella Faina - autentico capolavoro - che è una tragedia racchiusa in poche pagine lievi di tocco e sapientemente colorite. Nè r abbondanza fu per Albertazzi r equivalente della felicità. Ha scritto per trent'anni di seguito, innamorato deHa sua arte, fedele ai precetti del maestro, scegliendo, manzonianamente, la materia dell'arte con criterio realistico; più ricco di fantasia che di inventiva ma sempre gran signore della forma e del linguaggio, - traducendo in una prosa limpida e trasparente le vicende e le creature immaginate come in sogno, o che tornasse stanco dalla scuola, o con più intimo raccoglimento, passeggiando, quand' era a Castello, sempre solo ed assorto, lungo le rive del Sillaro nativo. Un anno fa la penna del novelliere si spezzò per sempre ; e queste oneste onoranze anniversarie che a lui si preparano avranno in Giu ... seppe Albini il più degno dei celebratori. Non sarà una festa ornata dalla consueta rettorica ufficiale, ma un rito celebrato n.el nome dell' art e e della patria con severa umiltà. SEBASTIANO SANI PROF. GIUSEPPE ALBINI. ORATORE UFFICIALE , -5iblio eca Gino Bianco I

-· 8 ·bl.iotecaGi • . ARIANNA I. ~ . Sopra la soglia dorata nell'ombra dei cupi cipressi - stendesi immenso al di là in riva del· mare sonante il Labirinto, e forte si sente la belva mugghiare -~ giace Arianna. Attende. La notte è nel colmo oramai. Buio e silenzio. Le stelle che palpitan fredde ne l' alto, sembrano irridere l' ansia che sale dal cuor de la vergine e si diffonde a le chiome degli alberi silenziosi • e fa tacer gli usignuoli nei folti boschetti di mirti, I mentre la dea taciturna s• indugia nel bianco levante, timida anch'essa. Non dorme nel seno d' Endimione ~ Mormora il mare da lungi ; un brivido scuote i cespugli ; buio e silenzio. Il cuore solingo non cede a l' affanno. Ora l' Eroe vaga cautamente le vie perigliose, lento s• aggira in mille segreti rivolgimenti ; sempre più presso è il muggito del mostro che un dì Pasifàe, ahi, generò dal torello, furente di atroce lussuria. · Giace Arianna. Non teme per lui il conteso ritorno, ·nè pei chiusi meandri si perda il fatai giovinetto. Teme la Morte. Non ha che un corto pugnale - lo diede ella col filo, celatamente ; ed il mostro è più forte. I , , ... 18 CO .. • •

,r . ' .. .. I · II. · - che mille· uomini in campo. Saprà dominarlo l'Eroe • cui per le guance rosate la prima pelurie fiorisce e da le glauche pupille si effonde si puro il sorriso, onde, pensandolo ancora, le par di sentirsi morire ? J Morte od Amo~e. La notte è colma ; I' istante è vicino. L'ora tremenda si appressa, che d~ciderà la tua sorte, figlia di Pasifàe. Il mostro non è tuo ·fratello? · Ma dalla Morte soltanto, per te può sbocciare l'Amore. Quando T eseQ vincitore uscirà dal dedàleo rècinto, • ed il suo volto eroico splenderà ne la notte profonda, • tu. su la soglia d'oro darai le tue braccia al suo collo, . · perch' ei ti prenda ..e .ti. domi, te pure, nel rosso tuo sangue. P~i fuggi~ai con lui pel mare sonoro, ·e la nave preda del vento errerà veloce per l' onde spumanti. · Illusione I Non sai che cosa ti attende domani? Solo il destino conosce l' oscuro voler d_egli Eroi. Ecco : il silenzio orrendo si squarcia. Oh, atroce muggito ! Sangue gorgoglia per entro la strozza fenduta dal ferro• Sù, rompi i veli, discingi la yona ! E distenditi lunga, , pronta alla gioia suprema sotto l' arco immenso dei cieli. GIUSEPPE LIPP ARINI . Bi • - \ \ •• l!t . . •

' LA '' MALATESTIANA '' :a:a=:=u:..:s.zm::cmc .. m CESENA - LA ROCCA MALATESTIANA Di quella pittoregca zona della Cesena del quattrocento, formata dal monastero dei frati conventuali, con la chiesa di San Francesco, innalzata nell' area dell' odierna Piazza Bufalini - della qual chiesa si vede ancor oggi l' abside, rovinato e scrostato dal tempo - ; coi porticati svelti, che cingevano tutt' intorno i due cortili aperti ai lati della costruzione centrale : il refettorio, ampia sala a due navate dalle pareti di affreschi rappresentanti scene sacre ; coi giardini e gli orti silenziosi e cupi ; coi sepolcreti mesti e severi, non rimane che l' edificio della biblioteca malatestiana, quantunque anch'esso sia stato trasformato e, purtroppo, adattato ai bisogni dei tempi posteriori. ' E la « Malatestiana » una delle più tipiche costruzioni del quattrocento: del periodo dei principi mecenati, in cui vediamo il sorgere di librerie preziose e il fiorire degli studi umanistici, che si sviluppano di pari passo con la « Rinascenza » nelle arti. Di quel secolo che è testimone della magnificenza di Cosimo de' Medici nella capitale Toscana ed in Romagna della grandezza dei Malatesta : dinastia tra le più belle d' Italia, famiglia di guerrieri e di uomini di governo, di poeti e di santi ; che avrà la ventura di assistere più tardi ali' innalzarsi del palazzo del duca Federico in Urbino, dove converrà la parte più eletta del pensiero e dell' arte di quell' epoca. Quando Malatesta Novello tornò nel 1447 a Cesena, che egli stesso aveva munito di fortificazioni più ampie, con la moglie donna Violante da Montefeltro e col medico Giovanni Marco da Rimini, i francescani pensavano di costruirsi una biblioteca. Ma, bisognosi d' aiuto, si rivolsero al principe munifico, il quale affidò la costruzione dell' edificio a Matteo N uti, che pochi anni dopo dovrà ideare in Cesena la nuova Rocca sulle rovine di quella esistente fin dal mille. Ed ancora, alla sua morte, Maletesta Novello lasciò alla biblioteca i codici, che aveva raccolto e fatto miniare e una rendita annua di duecento ducati d'oro, perchè servissero alla manutenzione dei libri e della fabbrica, destinando pur~ una somma come stipendio -- 8 - Biblioteca Gino Bianco

fisso al maestro che..doveva ·tenere aperta una scuola nel convento. · .. .. T aie scuola fu-mantenùta dai frati sinò · alla prima. . . . soppressione delle · corporazioni religiQse, e-nel ·1 798 si I • pensò di adibire. la « Malatéstiana » a ca-serma per le truppe del Bonaparte, durante la sped~zi9~ein Italia! ... - ~ . ' . . **·* . "' Dalla facciata interna,-rimasta quasi intatta; si può facilmente. ricostruire. quello che fu il. vèro aspetto esteriore ·ilell' edificio, prima che fosse .cof'erto dalla nuova fabbrica, destinata ora alla biblioteca comunale. Precedeva la « Malatestiana » uria · sala a due , I navate, dello ·stesso stile di ~q~lla del refettorio; dalla quale si _saliva per m~zzo•di due scale laterali, · che mettevano in un picc~lo atrio coperto, poggiante sulla facciata del Nuti. _ . . . . Un, frontale sempl~ce·e severo,. di schietto sapore quattrocentesco; :nel cui frontone triangolare è scolpito l' elefante malatestiano, racchiude ·.}'iò~tto della porta gotica di acero·: ·operJ mirabile di ·Cristoforo·di S.~Giovanni in Persiceto, co motto « Elephans indus non. hunet culius • e due festoncini iloeclassici, aggiunti in . epoca posteriore. Sopra il portale, .in un alto rilievo di marmo, domina il solito elefante, segno di potenza militare, circondato dalla cornice con gli stemmi dei . Malatesta. Ai lati due svelte aperture ad arco tondo e sotto le spie a rettangolo; da cui i frati bibliotecari potevano scorgere ciò che avveniva ali' estero.o,complei:- tando l'aspetto di tempio di ·questa facciata austera. 6# La sala ·della biblioteca è divisa in· tre n~vate: con la volta a botte, quella centrale, più alta e stretta che serve di corridoio d' accesso ai plutei e la volta a crocera quelle laterali, più ampief. basse, poggianti. su capitelli di marmo bianco, sostenuti verso le pareti - La fama della biblioteca sorpassò in breve la cerchia angusta delle città vicine, e ·parecchi studiosi furono attratti dalla importanza delle opere ivi raccolte. Flavio Biondo, umanista e storico forlivese così scrive della . · « .Malatestiana » : « La città di .Cesena, che possiede un vecchiò nome, è governata ora da Malar~~t~Novel19, · dotto di lettere e di storie e da lui è stata arricchita • · · 'di una biblioteca, che .può figurare tra , le ~igliori .. d'Italia ·». Ed è invero·la quarta per antichitil, essendo state-fondate prima di .essa soltanto·la Biblioteca Vati- . cana nel 1411, quella Universitaria dr Torino nel 1436 e _quelladi Firenze, · che verrà poi chiamata << LaJDentiana » nel 144~. Annibal· Caro in u~•arguta lettera dice ali' amico Paolo Manuzio, che s'era rinchiuso pér studiar~ alla « Malatestiana »: « ·Ma che ·beffe s6il queste ~he ci andate faceJido, messer Paéi;; a seppel~ lirvi bello e vivo ?. . . lo ·sò ora, che siete stat<:a>guisa di. quei .grandi erQi a domare i Cerberi, . le .Chimère ~ gli altri mostri della lingua latina, per i~m~rtalarvi D0'1 -per morire... intendo che avrete trovate ir.i·. qu~lla libreria di Cesena ·cose mirabili, mi sarà .caro inten- , dere sopra quali autori ». ·Tra i codici, custoditi. tra i « plutei » di acero, elegantissimi e ben proporzionati, quellò che più è ricercato come opera d'arte è il « De Civilati Dei J) di Sant' Agostino; Ma nòn di minor interesse è il « De Consolatione Philosophiae » di Severino Boazio: Nella prima iniziale del testo è miniata la filosofiain •lòtta con le muse per schiacciarle e rimaner sola, vera consolatr-icedello sfortunato ministro di Teodorico..Vi . . sono poi ~n « Demostene » del sec. XIV - prendo · così a caso - acquistato a Costantinopoli da Ema-- nuele ·Crysolone con le annotazioni scritte· da lui stesso, un « De republica ». di Platone, le « Istituzioni », le « Costituzioni A ulenliche » e le « Pandette » di· Giu- ,, da mezze colonnine murali che scendono fi~oal pavi- .. mento. La navata centrale invece poggia su.una doppia· . 61a di colonne striate, dai c~pitelli composti, graziosi stiniano, il « De jocis et seriis » di Francesco Filelfo, dedicato dall'autore a Malatesta Novello e altre op_ere interessanti di- filosofia, di letteratura e di medicina da e voii e dalle basi eleganti e leggere, che, si dice, fossero tagliate nel marmo di Montecodruzzo, -uno dei caitelli di confine dei ·feudi' Malatestian'i,· in ·cui -·la . . . ~ leggenda vuole si sia rifugiato -~Gianciatto, d~po aver uccisi Paolo e Francesc:a. In conispondenza ad ogni c~lonna è ._fissatanel pavimento d~lla navata ·centrale ..u. na lapi~e qu~drangolare ·di marmo, cori le iniziali del ~mecenate-,e suita parete di fondo si apre un occhio· circolare con cornice -lobata, c;he p~rta tra .un-lobo..e l' altro .t.erminanti ~ in graziosi capitellini, i segni. dei :Malatesta. . ,. ' . raggiungere il numero complessivo di trecentonovan- ,; tolto volumi. \ · .A. questi trecentonovantotto codici, di cui centosedici raccolti dal .Malatesta, centodiciannove lasciati dal medico Giovanni Marco da Rimini, centonove acquista~i forse in seguito dai frati conventuali, che - qui -ne avevano raccolto una cinquantina prima· della ;.costruzione della bil>lioteca, ed .una decina ·lasciati da • Nicolò Masini di Cesena; bisogna aggiungere i sette dei diciotto ..corali che il cardinale Bessarione aveva commesso per farne dono ad una chiesa di Costanti- _·9 - ■ e a 1no ne • ' •

' CESENA - VEDUTA ESTERNA DELLA MALATESTIANA CESENA - IL CORTILE DI S. FRANCESCO Biblioteca Gino Bianco

BIBLIOTECA MALATESTIANA - INTERNO BIBLIOTECA MALATESTIANA - I PLUTEI DI ACERO Biblioteca Gino Bianco

nopoli e che, venuti .non si sà come, in proprietà dei_ M-alatesta, per essere stata Bisanzio .nel 1434 occupata dai Turchi, .furo~o assegnati alla chiesa del1' osservanza dj Cesena, ' costruita p~r munificenza di donna Violante. Il sole entra_ per in una di quelle graziose fi- ··. nestre a asesto acuto, che s'aprono tutt'intorno lungo le pareti tratte sul «pluteo » che mi sta dinànzi, facendone sorridere r acero color d'oro . e le scacchiere d'oro dei Malatesta. .. Apro un corale. La . . ' . prima pagn~a e tutta co- ~'-chiti con le caratteristiche dei mosaici e le - delle vesti dure e simmetriche. Cosi via, via, mj • • .ture di epoche diverse, stili· e concez1on1 e tem~. • • • • · • . menti opposti m1 s1 a • I . lano alla mente. Rivedo i frati rarsi silenziosi tra i « p tei » ò chini a. miniar codici ; opera di vite · tere, e rivedo gli studi ricercare tra quei cod' i segreti « mirabili » classici. E la calma , quél verde tenue così b ritoccato da Gazzoni da Cecchini mi entra n • • • cuore e m1. nemp1e dolcezza ; mi fa maggio menre sentire 1• austeri dello studi.o in quelle n vate raccolte e mi pon dinanzi con più strido~ la semplicità ieratica dell « Malatestiana» di front alla decorazione neoclas sica della sala che pr cede : della « Piana » perta di .miniature ; magnifiche c~mposizioni ar-: · chìtettoniche del cinquecento, con statue di santi. tra le colonne policrome ed. i capitelli di bronzo, .. ricchi e fioriti con finezza; sfondi azzurri e rossi ; delicati vasi di fiori ; e guerrieri ; ed angeli ; e sacerdoti · oranti ; : e visi . - di madonne, soffuse di . dolcezza nel casto alone BIBLIOTECA MALATESTIANA - PAGINA DI UN CODICE Ed imagino, ancor oppresso dalla decora, zione della « Piana » di sanità!. Più sopra,. racchiusa nella lettera iniziale del canto, la scena dell' adorazione dei Re Magi ; non più nella grotta, ma all'·ape~to, in un paesaggio verde: .i monti scoscesi e rocche aguzze, dipinte lontane sulle vette . . ed il cielo azzurro cupo ed opac() ; quasi che un senso di timore avesse pesato sulla fantc1:sia dell'artista, dinanzi alla grandiosità del tema, ·che lui, colle deboli forze della sua arte, si acçingeva a colorire. Poi, in .un testo greco, una_ scena bizantina: Il re, seduto sul trono, riceve l ! omàggio dei vassalli stec- ·-- come stonerebbe se, i .vece dell'occhio circolar~, che s'apre con si ~ell grazia, nella parete di fondo fosse dipinta una simbo lica minerva neoclassica, coi panneggiamenti pompos delle vesti ed accanto il torchio, il gloh~, i compassi, le cataste di libri e, sopra, nello sfondo, i medaglioni di Leonardo, di Manuzio, di Castaldi e di Cristoforo Colombo·: proprio come si vede nelle botteghe buie ·e disordinate dei rivenditori di stampe vecchie, nei 'quartieri ebrei. . MARIO TORTO RA , - 12 - Biblioteca Gino Bianco

• . ' .. BIBLIOTECA MALATESTIANA - PAGINA DI MESSALE (SECOLO XIV) Biblioteca Gino Bianco

( i .,.. 1: . ,•: - Leggi, leggi, Erminia... ecco qui... in terza colonna, quasi a metà: « Notizie musicali. La nuova opera di Mascagni ». No, più sotto... ec~o. Ah, si : « Un valzer che vale dei milioni » • - Leggi forte, leggi forte. - « In questi giorni, la Case Editrice Fletscher, solennizava il venticinquesimo anniversario d~lla pubblicazione di Valse nuancée, la squisita ed ormai popolare composizione dél celebre... ». Hai sentito ? Celebre I ed è il Figaro che lo spampa I ' · - Ma lasciami leggere... Senti, senti. « E passato un quarto di secolo dal giorno in cui il Bernieux entrava con le scarpe rotte, il solino di carta e i guanti bucati nei già lussuosi uffici della Casa Fletscher... ». - Eh, eh, sbaglia ! I guanti non erano bucati. Non ne avevo più. Li avevo consumati la sera prima, per stendere . il lucido nero sulla pelle gialla delle scarpe. -· .••· rotte. - Qyello si: ma non si poteva vedere .... Nella suola c'era un buco così grosso che mi metteva in _. comunicazione diretta col lastricato... Pensa : l' asfalto del marciapiede d'estate I Ma io ritagliavo bravamente delle sottosuole di cartòne e toglievo la comunicazione. Guard,a I Mi ricordo che con tutto questo ero quasi elegante. Sei sempre stato un beli' uomo. - Va avanti, va avanti. Qyello che vi si dice lo so a memoria, ma mi fa piacere sentirmelo ripetere. l ' ... • I « Aveva un rotolo di ,carta sotto il braccio lo stomaco ·vuoto. Fu ric~vuto dal Maestro Blanch allora Direttore artistico ed incaricato d'affari del Ditta ... » t I _- Buono, quello I t - « La prima accoglienza non hi davvero lusi ghiera per il giovane implorante •.. » - Implorante poi ... - « Ma la sua faccia consunta dall' appetito lunga scadenza intenerì il vecchio Blanchet, che ~ si può dirlo senza mancar di rispetto alla sua memori ' . non era un conoscitore... » - Ah, noi I - « Guardò alla musica: un valzer, la 1'a/s nuancée. Abbozzò una smorfia di degnazione e mi11 nelle mani· dell'autore un luigi d'oro ... » - - Venti franchi, quel cane I ,, - « Un altro nei panni del Bernieu~ sareb~ saltato tanto alto. C' era di che sfamarsi per una sét • t1mana... » 1 - Anche di più, con quella economia. - Si, è vero, sei sempre stato un ~omo che s; fare i suoi conti. • - Mai debiti, io. Ecco il segreto per arricchire - · « Ma il Bernieux, intascando il danaro... » - Qyello sì, quello c' era intanto I • - « ••• ebbe la disinvoltura, inaudita per allora di chiedere: E di percentuale, quanto~ ... » - Eh, per un, novellino I ' - 14 - iblioteca Gino Bianco

.. - « ••• Il vecchio Blanchet · guardò ~o sfrontate;, con aria canzonatori•, e come per. burlarsi di lui, lanciò in una risata : un centesimo la c;opia ». - Accettai, accettai. - « ••• L' ardito era di. facile accontentaturai. Accettò : e. due righe di c6ntratto furono stese, nel quale i venti franchi furono notati come anticipo dà detrarsi dai futuri diritti I~..• 1 . - E il vecchio ghignava I credeva di avermela fatta I • i -- - « ••• Il vecchio Blanèhèt sorridendo : Fra sei mesi liquideremo : verrète a portarmi diciannove lire e novantanove centesimi I... » • t - Me lo ricordo ancora : non avremo venduto che una copia. Qyella che avrete comperata voi. - « ••• Sei 'mesi dopo l'autore intascava seimila e seicento franchi. A tutt'oggi. Valse nuancée parole e musica di Humbert Bernieux ha reso ali' autore~ esclusi i diritti di riproduzione, la bellezza di quattrocentomila franchi, ·corrispondenti ad un numero di .copie assolutamente sbalorditivo : quaranta milio._i I ». - E dopo ·quel valzer ne ho scritto altri settantadue, e venti romanze, e· dieci minuetti, e tutti hanno avuto un successo straordinario... - E ci hanno arricchiti I - E~, non è mica brutta la vita I , E i due felici si ·guard~rono sorridendo : lei ancora piacente nell'opulenza un po' grave dellé forme, lui sempre azzimato, profumato, elegante, ·coi baffi neri e la barba brizzolata, tagliata quadra. Sorrideva. Aveva ben ragione di sorridere I EccQ un uòmo che non aveva mai preso ·ai fronte la vita e non ne era rimasto schiacciato. Qyesta ·è la vera, la buona 61oso6a I E lo disse alla moglie che approvò energicamente. · - La valse nuancée I E chi non lo èonosce adesso I Tutti gli ·organi di Barberia ne hanno riempito le 1trade ed i sobborghi ... - E ancora dopo venticique anni, nei crocivia, quando la suonano, le copie si fermano e ballano ... - Mi mi... la mi do re... do mi... la... • --- ..•.La sol.•• fa mi fa mi..• la· do... mi... - E quelle parole I..• così semplici I - E cosi profonde I - Perchè non hai scritto serppre tu stesso le parole per tutti i tuoi valzer e le tue romanze ~ . - Ah I Qyello è un segreto... E si versò adagio · adagio con mistero un bicchiere di quel vino sciropposo e biondo che soleva regalani ogni dopo pranzo. - Dimmelo~ Umberto: A me lo puoi dire I 6nse di implorare la moglie, porgendo il proprio bic- . chiere per partecipare della liberalità del marito. .E il marito si lasciò andare a confessare, compia- , cendosi forse ·della propria buona scelta tànto da dimepticare i~ dolore della rinnegata paternità, che le parole erano qovute ad un suo ex compagno di Conservatorio : un bel tipo, pieno di talento magari; ma . . cosi strambo, che ·non era neppure riuscito a strappare il suo diploma. Versi fatti per ischerzo, sul tavolino di marmo del caffe, e poi lasciati lì, da q~el pezzente gran signore che sprecava l'ingegno come. i denari ... e che lui, Umberto, s'era ricopiati ed aveva musicati: per conto suo... Poi, qualche anno dopo, quando si · era presentato ai Fletscher, tutto, musica e poesia era passato sotto il suo nome... Non poteva lamentarsene il suo compagno ·Ranier~ ·~ A proposito, chissà dove· sarà mai adesso ~ - Aveva fatto fare il giro del mondo a questi pochi versi scritti sul tavolino del . . ' caffè, lui, Bernieux, il celebre Bemieux I - Anche '. il Figaro lo aveva chiamato celebre. - Ma chi sa mai dove sarà quel pazzo ~ . . E nell' ultimo sorso .di vin santo, il grande compositore di valzer mondiali .ciòndolava il capo e si appisolava. / *** ~ La consorte fedele lo scosse, prima che il sonno, quel sonno pericoloso del post-prandium, lo cogli~sse. - Va a fare un giretto. Hai ·quella corrispon- - denza da mettere alla pòsta : passa da Florian e to~na per le dieci. . ~ Tu non esci~ - sbadigliò ·r altro uri pò' riluttante. -+- Sono stanca stasera... domani abbiamo corvée ; Va tu.~ .... E il felice celebre uomo mise· la pelliccia, si calcò .il cappello un po' di traverso sugli occhi, per civet- , teria, s • incastrò nell' orbita la caramella e discese. Fuori faceva UIJ tempo gelido e bellissimo.. Il cielo sembrava un crivello d' oro verde e nelle strade .era un pulviscolo d' oro giallo, tutta la luce del)~ vetrine offrentesi alla cupidigia ed alla vanità. Passeggiò un poco a caso quasi ebbr~ di compiacimento per quella sua vita che gli pareva così utile e cosi gloriosa al ricordo, fischiettando il motivo della sua Valse nuancée. Aveva ben ragione di esser lieto. ·Era un vincitore, lui, checchè gli invidiosi - i vinti - gli mormorassero dietro le spali~ e gli facessero - 15 - ·bliote a Gino • 1a e - -

... Bibliotec Gino Bianco • comprendere, nei complimenti a intonazioni ironiche, negli « illustre >> che gli prodigavano quando. egli compariva. Mormorassero, ridessero pure. Egli aveva la sua bella casa, la sua ricchezza incontestabile, la sua automobile pronta, eà aveva anche saputo conservarsi quella sicura lietezza di vita che gli permetteva di sentirsi libero ad ogni ora dalla stessa schiavitù della sua ricchezza. Un mediocre, perchè aveva saputo intendere e penetrare nell' arte del suo tempo, quella che piace e commuove e seduce e rende quattrini ? Ma dove sono questi genii ? A crepar di fame. Bella intelligenza I Lui, già, ne aveva conosciuti. Forse li circonda u~• aureola, solo perchè non hanno prodotto nulla e la critica non può azzannare gli assenti ... , Del resto, non aveva ragione di lamentarsi. Dopo le prime facili vittorie sul buon pubblico profano, il vero, il solo in fondo, che giudichi col cuore - e la musica è tutta sentimento - dopo le guerricciole degli incompresi - meglio così : un artista non è qualcuno se gli altri non gli sono addosso con le unghie e con la bava - veniva adesso nel venticinquesimo della sua Valse nuancée la consacrazione ufficiale. Egli sapeva di figurare in un certo elenco che il Ministro delle Belle Arti avrebbe presentato a giorni al Presidente della Repubblica. E passeggiando così, il naso al cielo, il dominio di Qyello lassù, gli pareva di esser lui il Dominatore , del mondo di quaggiù ... *** Qyand' ecco, sopra quel naso di dominatore, una voce roca, scherzando un poco nella risolutezza quasi minacciosa dell' accento, gli gettò poche, ma chiare parole. - Ehi, borghese, ho un certo appetito ! Girò la testa per guardare. Il lungo perticone che si chinava su di lui aveva una strana faccia sorridente negli occhietti azzurri. Un cappello molto stretto per la gran testa ricciuta, e due meravigliose file di denti bianchissimi, fra una barbaccia nerissmia ed incolta . - 16 -

L' a·postrofe, così improvvisa e così inusitata di fonna, non mancò .di stupire il Bemieux. Per quel mendicante di nuovo genere, non gli pareva possibile sbrigarsi con il modesto ·obolo consueto per la poveraglia d'ogni di : e già col pollice e I' indice destro nel taschino del panciotto stava cercando una moneta di meno vile metallo, quando gli venne il pensiero di guardare tutto per intero · la figura del questuante. Attaccato a quella testa, c• era un corpo così lungo, così dinoccolato, così strano, da non aver l' uguale in tutto il mondo, e .quel corpo così lungo, co~ì dinoccolato, aveva un giorno appartenuto al Ranier. La faccia no ; almeno non pareva, ma data la poca probabilità di un mutamento di una testa sopra un. individuo, il Bemieux poteva anche ammettere un brutto scherzo della memoria o del tempo. - Renier~I - E tu, chi sei~ ,. L' oftesa era un po' grave. Che egli non· riconoscesse Ranier nella faccia di Ranier, passi. Per quel- )' ignoto era già molto che egli ne ricordasse le gambe. Ma i tratti di ·Bernieux erano mondiali. E con uno sforzo si nomò. L'altro non ebbe nemmeno un grido di ammirazione o di gioia per l'altro onore toccatogli. - Tanto meglio : allora conducimi a casa tua e dammi da mangiare. E Bemieux, un po' incuriosito, un po' seccato, un po' lieto di mostrare tutta la propria felice ricchezza, fece dietro front, e tornò con Ranier al proprio villino. - Sai, ho moglie. -- gli aveva, detto cammin facendo nelle poche paròl~ scambi~te con lui~ - Bella bestialità - aveva risposto secco secco · ..Ranier. E l'altro s'era sentito morire sulle· labbra l'apologia della sua fedele compagna. *** _Ora entrano in casa e Bernieu~ pr~senta l'amico alla consorte, Questa arricciò il naso -~n pochino. Senza. essere stracciato nè sudicio, ·quel perticone ~on aveva certo l'aria di un gran signore. Ma poi pensò ai versi della Valse nuancée e le parve di dovergli I' obbligo di un piatto di buona cera. Oltre al quale, dietro un cenno del marito, ed un « naturalmente » dell'ospite, gli fece porre dinanzi i non scarsi e non disprezzabili resti del pranzetto di un'ora prima. Il Ranier mangiò -con grande appetito, ma senza avidità; con sicurezza, come ee tutto quanto gli si - ·17 lioteca Gino ■ 1anco offriva gli venisse di diritto, ma senza spavaldetia. E la conversazione strana ed impacciata sulle prime, . . . . ' ' s 1ntrecc10 cosi: T Ah, tu abiti qui ? . . Già, è una. casett~ che ho éomperato. I Accidenti ai milionari : io non ci, potrei stare. Perchè? - arrischiò la signora. Uhm, hum I - rispose Ranier annusando -_ - non amo il chiuso... E tutti questi quattrini dove li hai rubati? · .. . Qui la signora si offese per davvero. Non rubava, no, suo marito. Era un compositore celebre e ·ricercatissimo. Non aveva che da mettersi al pianoforte. Ra- . nier cambiò tattica. Ah già, non ricordava I E qui complimenti, congratulazioni; così ~elliflui e così iperbolici da lasciare in Bernieux il ·dubbio - oh, il dubbio appena - d' una canzonatura. Ma I' altro conti"- nuava imperterrito con tanta semplicità e· con tanta eloquenza che il Bernieux riconobbe di essersi ingannato e rintuzzò, ma con seria· modesta, ·gli elogi soverchi pel ·suo merito. Sì, non ,negava, un certo ingegno .. ~ dell' ispirazione... ma insomma, era troppo.: ,Ranier esagerava. E I' altro a ribattere,· a rincarare la dose, e a fischiettare anzi qualcuna ·èlelle arie' vincitrici del suo celebre compagno e a ricordare · Va /se nuancé e la poesia : ~ Così ispirata - soggiungeva, mostrando · di non ricordare di esserne I' involontario autore e di prendere sul serio la paternità di Bernieux... così bene, che questi stimò opportuno di disillùderlo. Ma ~ strano I - c'era come una nascosta iroQia anche in quelle note, come già nelle parole I · Bernieux vi si trovava a disagio: la moglie no, che cominciava a trovare simpatico quell' ammiratore· di suo marito e lo seguiva con. interessamento. *** Intanto i non rari e generosi sorsi di ·quell' ottimo Médoc che il prodigo Bernieux aveva sacrificato ,alla propria vanità, cominciavano ad agire sul Renier. A-Ila sua burbanza insolente, al suo scherno inelli6uo succedeva a poco. a poco un certo abbandono affettuoso. Qualche cosa di caldo gli scendeva al cuore dopa di. essergli passato per la gola. Interrogato dall'ospite, si· lasciò andare a parlare di sè, della · sua bellissima orribile vita di libertà, signore e beffatore di ·quanti . gli sfioravano il gomito e lo impolveravano del loro:. orpello, beffatore del proprio ingegno anche, cui cedeva •

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