I - ·23 - .. m~ttere che in quanto agiamo noi non possiamo agire se non seguendo una legge o una regola;- ma altro è la legge individuale, che è propria dell'arbitrio di ciascuno di noi, altro è la legge che risponde al ritmo universale della nostra umanità, o della nostra spiritualità.· Onde noi siamo liberi se agiamo sotto l'impero di una legge o di una norma che abbia un carattere universale. Solo a tal patto, la nostra azione si può chiamare morale, etica. Cosi si può convellere un altro gravissimo preconcetto circa la natura della libertà. Si dice che la libertà esclude da sè l'autorità ; ma l' autorità che cosa è in fondo·? L'autorità è la necessità stessa della libertà ; difatti noi siamo uomini in quanto agiamo, · anzi in quanto non possiamo non agtre. Si, noi non possiamo non agire se vogliamo essere veramente uomini, perchè il nostro essere è tale che non si può concepire altri.menti che come attività. Noi siamo liberi di determinarci per questa o per quell' altra azione, ma noi dobbiamo assolutamente agire: agere necesse est. Ora, se è necessario agire, vuol dire che nella stessa libertà c' è un principio necessariai:nente agente. Questo principio necessario, chiamatelo com,e volete, è. qualche cosa che s'impone a noi, è il cosid_ettoprincipio di autorità. L'autorità non. è qualche cosa fuori dello spirito umano, ma è la necessità stessa dello spirito umano, nè maggiore importanza ha quell'altro sofisma che corre per i giornali, che la libertà sia l'assenza di ogni violen- _za.Comunemente si ritiene che la violenza è ·10 snaturamento della libertà, perchè essa mira all'utile. Ma c'è violenza e violenza. C'è la violenza brutale che è materiale, e quindi antispirituale, ma c'è la violenza che è costitui-· ta dallo stesso vigore spirituale. Se noi concepiamo lo spirito come qualche cosa di idillico, di riposante q di contemplativo, alJora dobbiamo escludere qualsiasi concetto della violenza, ma se lo spirito, come dicevo poc'anzi, è attività, allora l' attività denota una modificazione continua della realtà. Noi, in quanto uomini, siamo essenzial- · mente violenti : violenti contro la natura che modifichiamo a nostro piacimento (e non per nulla siamo chiàmati i signori della natura) : violenti, in quanto da uno stato di coscienza passiamo ad un altro stato di coscienza. Perchè se di volta in volta noi non frantumassimo l'edificio che abbiamo costruito in un determinato momento, che cosa sarebbe Biblioteca • I a . mai la vita spirituale ?· Essa è tale perchè si rinnova, ma il rinnovamento importa una continua dilacerazione de) nostro spirito, la quale non è che una violenza che noi facciamo a noi, ed anche agli altri. Anche lo stesso e:-. ducatore che cerca di sviluppare la spir.itualità dei propri alunni, non può non esercitare una violenza su di essi, giacchè se l'educatore fosse, come si dice, rispettoso dell' individualita ·dell'alunno, l'alunno resterebbe libero, si, - ma selvaggio. L'alunno come alunno è natura, è soggetto immediato che può svilupparsi e migliorarsi, se la nostra azione cerca di intorbidarlo. Noi come educatori dobbiamo saper inserire nell'animo dell' educando tina inquietudine: questa_inquietudine è una specie di violenza. · Del resto, la violenza non è quel mostro. che tanti hanno descritto. Essa ha anche un'o-, rigine cristiana. Non è detto forse nel Van-' gelo che soltanto i violenti rapiscono il regno dei cieli? Dunque c'e un concetto sano della ~ violenza, ed· è quella che è sostenuta, alimentata dal vigore spirituale, cioè la violenza che è moralità, eticità, senz'altro. . , Quindi lo Stato, in quanto usa della violenza, non è fuori dalle leggi comuni, non è un violentatore della libertà individuale, anzi egli fa bene per conservare il proprio organismo e la propria autorità a servirsi della vio- .. lenza. Ma, purtroppo, nei paesi latini, çome l'Italia, la Francia, la Spagna, siamo indotti a considerare con una specie di sentimentalismo il delitto politico, .tanto è vero che siamo indulgentissimi contro coloro che h~nno commesso dei delitti politici, cioè dei delitti contro lo Stato, laddove essi come quelli che minacciano la sicurezza, la salvezza dello Stato, dovrebbero essere trattati alla stessa tregua del delitto comune. Ma, ripeto, noi latini siamo dei popoli sentimentali e quindi individualisti, e come tali crediamo sia lecito che l'individuo possa erigersi come universalità e ribellarsi allo Stato,. che è il più grosso sproposito che si possa immaginare. . Non è l'individuo come individuo che si può erigere contro lo Stato, perché l'individuo come individuo in quanto si ribella allo Stato, deve essere senz'altro spezzato, ma, se mai, è una universalità maggio1eche può scompaginare l'universalità resasi caduca, transitoria, e quindi inutile. Questo concetto ha smarrito il falso liberalismo. Dico il falso liberalismo che ha le sue origini da quella semifilosofia o semipolitica che sorge nel secolo dell' enci- , • • .J
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