Vita Nova - anno I - n. 4 - 15 maggio 1925

. , .... . ' . . I • ~ 26 - I - mania), parve a tutti di aver raggiunto il culmine della perfezione, parve che tutto que- . sto grande lavoro avesse portato il frutto, lun-~ gamente aspettato, definitivo. Eppure sono sorte e van sorgendo tuttora 'delle altre idealità che ritornano al concetto primiero, al concetto universale; non è una ' divagazione, questa· è una app,icazione di un corso di storia politica. Fin dal principio del secolo XIX vediamo sorgere o 1elle idealità o delle ferme di fond_o economico, le· quali stringono insieme persone di diverse nazioni. Prima si presentano la democrazia e il socialismo che hanno cospicui , scrittori in Francia e in Germania. Oltre a queste idee che si svolgono specialmente nel campo economico, ci sono altre . idealità che si riferiscono più specialmente alle . anime, a quel senso cioè di bontà che ·deve essere in ogni anima umana; ed è l'idea di Mazzini. . Mazzini sentiva la patria, ma, colla patria e nella patria senti va anche l'universalità, non nel concetto astratto e freddo del suo contemporaneo Marx, ma sotto la forma di amore. A queste forme di concezione universale altre seguiranno. Ma prima non c'era stato Napole·one, il quale parte esso pure da un concetto universale, tenta il grande impero, la monarchia europea? Ha egli concetti chrari ? Ha una linea costrQttiva? Forse non l'ha, perché ad ogni momento.i suoi piani sono cambiati. Ma non si fa nulla senza che l'anima sia mossa da qualche cosa, e non si crea mai tutto. Molto c'è della creazione in un uomo di fervid1 0 ingegno come Napoleone, ma c'è nell'aria, a beneficio suo, fa vaga sensazione di quel concetto universale che era stato per tanti secoli lasciato da parte. Le manifestazioni dell'universalità sono della più varia natura. La tendenza della Germania a voler predominare in Europa e oltre, non è un'altra evidente aspirazione di univer- , salità? E la preponderanza che può avvenire domani, o degli Stati Uniti d'America, o della , razza gialla col Giappone, o del più grande centro di popoli che è quello della Cina, non costituiscono altre probabilità che questo concetto universale può rinascere ? romano impero dovette c~dere. E'. vero che ci sono, e sono: il modo dt success10~~' la debolezza dei successori, e una terza ptu graye _e . più forte delle altre, la differe~za. ~elle shrp1, che erano tre : Franchi, latino-1taltc1e Germanici. Tanto è vero che immediatament: dop~ la caduta del Sacro Romano Impero, t regni che si formano sono tre: quello dei Franchi, il. Regno d'Italia e quello della Germania. Roma ebbe un concetto altissimo dello stato unitario non vi fu mai uno stato così complesso e ~osi unito come quello di Rama; per modo che lo stato è sempre lo stesso anche mutando i governanti: dominatore assoluto ed ha una sua vP.ra maestà. Invece Carlo Magno e il suo impero dovettero subire la tradi~ione • barbarica dei Franchi. Di tutte le varie famiglie germaniche che erano discese o che stavano ai confini del rifatto Sacro Romano Impero, non si fece uno stato con esistenza propria, , ma l'impero esistette in quanto fu costruito da u'n uomo; e quell'uomo e le prerogative dello stato erano la stessa cosa. Tanto è vero questo, che se il sov(ano aveva più figli, ·questi figli dovevano succedere in parti uguali, perchè lo stato era come un diretto possesso del signore. . Ora queste successioni dovevano evidentemente portare ad una condizione di disgregazione, di _minore resistenza. Quando poi capitò a Lodovico di dover rifare la divisione dello .st_ato (aveva ripreso moglie e da questa aveva avuto un quarto· figlio), i figli già in possesso della loro parte, non vollero cedere, ed avvennero lotte gravissime che cessarono un momento col trattato di Verdun dell'843, ma che poi continuarono immediatamente dopo, fino a che Carlo il Grosso, ultimo sovrano Carolingio, fu definitivamente cacciato dal dominio, e tutti coloro ch·e avevano avuto benefici e terreni riuscirono, finalmente ad avere un dominio particolare, e ad ammin'istrarlo per conto proprio. . Noi sappiamo che la giustizia !n quel tempo ~veva ~elle forme molto semplici e molto d1sugµah, e che non esistevano eserciti stanziali. C'è qualche centinaio di uomini che fanno parte del gran treno della corte ma non Posson derivare o dall'ambizione, o dal • ricordo, o dalla forza, o dalla gloria: sono , proplemi che vengono spontanei a considerare la situazione che trovasi alla metà del secolo IX. L'impero Carolino dovette, in brevi decine · d'anni, miseramente finire. Ma, diranno molti, noi sappiamo le cause per le quali il ~acro c:è un vero esercito. Ci sono dei soÌdati che st raccolgono tutte le volte ch\! occorre mett~re a posto. un sovrano ai confini, o quando sia necessario. fare una spedizione, ecc. . In caso .d1 guerra si ricorreva a queste tr_eforze : a1 feudatari che avevano l' obbligo dt dafe un ~erto numero di soldati in rapporto_al_el stensione del loro territorio ed alle fam1gl1eche lo abitavan~ ; alle persone disoccu- • ' • Bibliot ca • 1no • 1anco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==