' l "' . Tutt'altra tempra, convinto e fedele dominatore del marmo si riafferma Adolfo Wildt, .nella grande maschera cesarea di Benito Mussolini, le cui linee perfette, viste da vicino, non sembrano già scolpite • nel marmo, ma per via di carezze religiosamente tratte dall'avorio. , , _Tornato dall'Inghilterra, Eleuterio Riccardi si ripre ... senta in questo medesimo pa}azzo, dove già espose i suoi dipinti vangoghiani, con sculture maschie e sensibili, dai volumi pieni, dalle ardite squadrature, segnate d' una sicura individualità in pieno e crescente sviluppo. Così pure la 1èsta del f anle morente di Domenico Rambelli chiarisce ancor meglio la singolare, vigorosa ·personalità di ,questo plastico inquieto e solitario, dominato da pensieri e propositi di grandezza. *** Altri scultori, come Canevari, Messina e Drei, Cataldi e d'Antino, si presentano con distinti aspetti · e provano la versatilità progressi va del loro talento. La mostra individuale di Arturo Martini presenta un artista studioso, il quale storicamente chiede d' in... serire I' opera propria fra quelle anonime di secoli lontani. I suoi frammenti ad altorilievo di Una storia d" amore hanno facce d'ingenuità e di malizia, che paion guardarsi spesso, interrogarsi a vicenda senza comprendersi. Alcune di queste scene si vedono com~ poste come se dovessero poi venir tradotte nel legno. Altre comunicano degli effetti puramente pittorici. La rustica, primitiva pienezza di certe teste, tormentate da continue asimetrie, ci riconduce alle rozze sculture etrusche dell'età arcaica, ai gruppi di figure sacre che adornano in modo severo le Cattedrali romaniche. Tra ' incroci di linee e di forme arcaicizzanti guizzano motivi di movimento meno re~oti, tentativi d'esprimere con .. infantili rinunzie e forme assai enfiate un' individuità ansiosa di parole proprie. Ma I' opera più meditata del Martini, fiorita da un sentimento armonioso, è forse ·Ofelia, dove la morbida figura, aggettata con grazia su un fondo ovale, accostandosi a certe statue funerarie del primo Quattrocento, sembra indicarci un artista incamminato a forme scioIte dai legami della storia, soggette ai comandi delr arte in diretta comunione con la natura. Due raccolt~ di medaglie, tra le quali ce ne sono di Wildt e T rentacoste, di Bistolfi e Prini, di Minerbi e Morbiducci, di Brozzi e di ·l\1istruzzi; di Andreotti e Maraini, giov~ a richiamar l' attenzione della critica e del pubblico ~opra un• arte che meriterebb~ miglior fortuna. A questa prima scelta, potranno seguir.ne altre più oculate e complete. Nè sarà per mancare ad esse il mio plauso sincero. Le Biennali d' arte, nate sulla laguna veneta, e di là propagatesi in altri centri d' Italia, . hanno diment~... cato l' architettura. T aie ostinato oblio è tanto più strano se si pensa che nessu~a forma d'arte plas.tica o decorativa troverà mai il suo ufficio e il suo posto al di fuori d'appropriate linee architettoniche. Il ritorno a queste elementari leggi della realtà . ' . artistica inserita nella nostra esistenza e annunziato ormai dalle esposizioni d'arte applicata. Comunque, nella Terza Biennale romana s' è fatto posto ad una sezione d' architettura. Sono sobriamente disposti per le pareti progetti e piani dovuti ad artisti di varia scuola, da Giovannoni a Bazzani, da Basile al Cirilli. Tra i più moderni prendono posto il Fichera e Piacentini, Fasolo e Del Debbio ; Alessandro Limongelli, il più romano di tutti. Questi ultimi rivelano delle personalità indagatrici, da Ile quali possiamo attendere un risveglio benefico e onorevole per la nostra architettura. Un' esposizione meno ristretta, aperta ad artisti delle varie regioni d' Italia, nella quale siano più mostrati i profitti che si vanno ·ottenendo nelle Scuole dai giovanissimi, potrà raggiungere un'utilità. più ampia ·e immediata. Fra le stoffe stampate e dorate del Fortuny, sulle quali si riflette la fragile lucentezza dei· vetri soffiati muranesi di Cappellini e V enini, accanto a una folta sezione di bianco e nero, la nostra attenzione vorrebbe manifestarsi più viva per la mostra d'arte sacra che · gli organizzatori della Biennale hanno allestito a Roma in quest' anno giubilare. Ma è ormai lontano il tempo nei quali gli artisti, sprem~ndo il cuore dell~masse, manifestavano ne.Ile immagini dei Santi le cose miracolose operale in virtù della santa fede. Estraneo alla divinità, il nostro popolo ha perduto quel lume di stella che I~ guidava dalla terra al cielo: Le. manifestazioni d' u.O.a: rte davvero religiosa si vanno facendo d' anno in anno più scarse, più misere. Elevarsi alle idee sopranaturali è fatica insopportabile allo spirito infiacchito e annebbiato dei più. . Mentre sono da lodare gli .sforzi di coloro che vollero aperta anche questa gara, mancano quasi affatto le opere capaci di metterci in diretta comunione con 3S . . • 1no • 1anc . • • ...
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