il povero ·zio, il quale sarebbe stato figliuolo ~i primo letto di quel nonno di cui si conservavano come reliquie sacre, lo spadino e la parrucca di quando andava « a corte » da Canapone. Anche lui, codesto terribile cacciatore che ammazzava cinque seicento uccelli al capanno, era defunto da un bel pezzo, ma ci rimaneva sua moglie, e per conseguenza mia zia, la quale non s' era più mossa, dopo la morte del marito, dalla Villa di Santo Romolo dove egli era sepolto nella cappella di famiglia. Avevo, allora, una dozzina d' anni e sono quindi, in ·grado di ricordarmene benissimo. Un bel giorno la mamma mi portò lassù, e mi pare ancora di rivedere quel lembo di mondo scomparso come se mi fosse davanti. Il sole d'ottobre colava tiepido fra gli allori potati a disegno di un bosch~tto settecentesco, e aveva sulla ghiaia color d'oro la stessa trasparenza del miele che, -- 17 Biblioteca Gino Bianco • da tutte le parti, api dai riflessi amaranto s'affaticano a succhiare dai quadrati di crisantemi gialli, rossi, bianchi e turchini che ~stellavano le due aiuole del giardinetto, divise da una minuscol~ vasca rotonda con poca acqua, verde e immobile, in cui tentava spec-- chiarsi invano. un Narciso di terracotta in calzon corti e cravatta a gaie, senza naso. La zia Elvira, circondata dalla sua corte, era a godersi gli ultimi residui l della buona stagione sotto il berceau e la corte consisteva nelle sue quattro figliole e in una donna di servizio, vecchia decrepita, che lei chiamava la « ra- . gazz1na ». ~ando s'arrivò, verso mezzogiorno, la zia s'era alzata d'allora, secondo la consuetudine presa dopo la morte del marito, perchè, quando era vivo lui codesta gente d'altri tempi, che si mangiava rendita e patrimonio senza voler pensare ad altro, aveva abitudini anche più comode. Lo zio si levava alle cinque ..
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