Vita Nova - anno I - n. 4 - 15 maggio 1925

venne venti anni dopo: e salì a salutare il mae-- stro dell& nuova Italia, l'erede del suo pensiero, l'invocato liberatore, il condottiero della gio-- ventù che aveva vinta I a guerra : Benito Mussolini. La marcia al Car- • dello, non fu soltanto una apoteosi. E come dovettero fremere d'orgoglio final-- mente, le ossa del grande morto, a udir la terra che le copriva, sonante LA PARTENZA DI S. E. FEDERZONI DA RIOLO sotto il tallone della milizia che aveva salvata Oriani dalle moltitudini vocianti, dietro il rumore verbale e le spume oratorie di Enrico Ferri, antesignano e menestrello della più stupida eloquenza follaiola? Come poteva intendere, l'Italia d'allora, il monito racchiuso nelle pagine della Lolla Politica, se era per-- duto ogni decoro nazionale, se nel gioco delle cupidigie prorompenti dal basso, parve suprema abilità di governo, umiliare fin la corona, dinnanzi alle piazze esagitate da esperti e vigliachissirni demagoghi? E quando la Ri'volta Ideale suonò la diana della riscossa, neppur uno si voltò ad ascoltare, tranne quei pochi che, già da tempo, nel solco tracciato dal maestro, andavan spargendo il seme della resurrezione. I tempi non erano maturi, e l' Oriani, pre-- sentendo la gloria futura, si rassegnava ad un destino terribile con animo di profeta. lo sono nato troppo presto, diceva, e dopo morto aspetto la mia rivendicazione. l' Italia. , La sua Italia, quella eh' egli aveva preconizzata grande nel sacrificio e nell' eroismo, consapevole del proprio destino, fiera delle origini e delle virtù proprie, decisa a tutto osare per avere tutto, pronta, alacre, giovane sopratutto, e salva d'ogni male politico, temprata al calor bianco di quella virtù civica che, sola, può fare di un popolo sano e forte, un popolo glorioso e battagliero. Il ventisei aprile 1925, tornammo al Cardello, per La rivendicazione ARRIVO DI S. E. FEDERZONI AL CEPPO DEL CARDELLO -6Biblioteca Gino Bianco ..

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