Vita Nova - anno I - n. 3 - 15 aprile 1925

alzati dunque ». Ma io non posso alzarmi. Il fragore delle bombe che scoppiano mi sfoga tutto alle orecchie ; ed io penso : « Come mai· sono venuto a morire quassù ? Un fronte così calmo, un maggiore che mi vuol bene ; e sono venuto propri~ su questo cocuzzolo I ». Ma i • miei soldati, ecco rinculano : mi sono addosso, cercano, atterriti, di ~arrampiccarsi sul· parapetto che la notte abbiamo scavalcato. « Dove vanno? ,., mi domando. Uno si china su di me, il mio attendente. « È ferito? ». « Non lo so se sono ferito. Ma guarda, guarda », e accenno al pugnale insanguinato. « Presto I - Urla il sergente -. Li abbiamo alle spalle, ormai ». Sento Bi lioteca G·no Bianco che mi alzano quasi di peso, I' attendente e lui ; e siamo fuori dalla trincea. « La nostra salvezza è nelle gambe ! - dice il sergente : - e attenti dove mettiamo i piedi ». Ora capisco tutto: abbiamo abbandonato la posizione, fuggiamo. Nella fuga, fui raggiunto da una pallottola: ed era eccomi qui. Mi guardava, interrogante e- febbrile : - Che dici? - Mi pare naturalissimo - risposi - . Tu sei stato felice, in un primo momento, che il maggiore avesse scelto proprio te per una tale impresa ;!e solo più tardi, quando l'accensione del primo momento si 27 - •

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