Vita Nova - anno I - n. 3 - 15 aprile 1925

• Vederla ed arrivare sul piazzale della chiesa è questione di pochi minuti, tanto l'auriga in iscafandro, scarmigliato e ridente, ha accelerata la velocità della sua macchina potente e sicura. Chi non è mai stato a Pomposa non sa che sia la melanconia del passato, espressa da un edificio corroso dal tempo. Nessun altro monumento d' Italia, tranne quelli romani, della via Appia, è come que- • nella prima e più lontanta, giacchè par ~erto ormai che al posto della Badia eh' oggi ancor s1 vede, nel VI secolo, sorgesse una piccola, umile chiesuola, costruita da chissà quali mani pietose, su di una delle poche isole che emergevano nel delta tra il Po di Volano e il Po di Goro. Qui dove tra mare e fiume, non v' eran che poveri ' . e brevi lembi di terra scoperta, non avra vissuto certo BIFORE DEL PALAZZOlDELLA RAGIONE sto, solitario, e silenzioso. Nessun silenzio è paragonabile a questo, così lontano, cosi abbandonato, e così stanco. Pare che le moli si . reggano come per un orgoglio superstite dell'antica gloria. Quanti secoli conta la Badia ? È vano - dice nel suo stile robusto e succoso, il il mio amico Agnelli, dotto e geniale illustratore della antichità ferrarese - , è vano, chiedere alla erudizione degli antichi le notizie prime del monastero. Si perdono in quella che, a torto, dai romantici ricostruttori di trapassate istorie, fu chiamata la notte barbarica ; ma se si deve credere ai documenti più certi, non Biblioteca Gino Bianco 14 nè plebe rurale, nè predoni davvero: forse capanne di pescatori, o rifugi di seivatica gente, di servi fuggiaschi, per modo che è lecito inferirne che la chiesa fosse piuttosto un eremo che una parrocchia. Dice ancora Agnelli: « tre secoli di fede rafforzata dalla paurosa irruenza dei barbari, tramutarono quell'eremo in una badia » ; ed in queste poche parole è pur tracciato - sintesi troppo rapida e pittoresca - il martirio delle patrie contrade e della gente nostra, perseguitata senza tregua da continue sciagure. La fantasia può facilmente vedere nel tempo gli esodi disperati e le fughe precipitose su' chiatte e barche per le vie fluviali e per le sterminate paludi

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