Vita Nova - anno I - n. 3 - 15 aprile 1925

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I .. ·AssociazNioanzeioFne. rrovieri CassNaazion·a.flerrovieri Ente Morale per la Previdenza ed il Mutuo Soccorso Società Anonima Coop. di Credito a Capitale illimitato . . Sedi riunite in BOLOGNA,. Via dei Milie, 23 e.Via Rizzoli: 20 ()?al. proprio)· Telefoni 7-29 e 13-25 . . . \ . -------SUCCURSALI (con servizio biglietti ferroviari e marittimi):- · .... ' Ancona - Cors~ Vittorio Emanuele 20 - Casalmonferrato - Via Roma - Ferrara • Piazza Commer_cio, 3-5 - Foggia - Corso Vittorio Emanuele, 3 5 _:_ Genova - Piazza De Ferrari (Pronao Teatro Carlo Felice) e Piazz~ dell'Annunziata - , Livorno - Piazza Vittorio Emanuele, 2 - Mantova - Via Cesare Battisti (locali vecchia Posta) - Modena - Piazzetta delle ~va - : Rimini - Via Gambalunga ( angolo Via Cavalieri) - Roma - Via Terme, 44 - Savona • Via Paleocapa, 27 - Tonno • 1 I 1 Galleria Nazionale, Via .Roma, 28. , __; RAPPRESENTANZE: In tutti i centri ferroviari d'Italia · Situazione al 28 febbraio 1925 45° Anno di Esercizio · ~ - Patrimonio • • • • • • • • • . . • L. 9J 98 667,52 Valori di proprietà • • . • • • • . • . >> 1.511.302,94 Depositi presso Istituti • • • I • . . • . • » 7.003.099,76 Contributi dei Soci {Anno 1925) ai fondi assicurativi » 371.078,71 Assicurazioni pagate nell'Anno 1925 • • Eccedenza delle Entrate sulle Spese • . Fondo di Previdenza del Personale • • • TOTALE sussidi pagati a soci e famiglie Somme assicurate ai Soci . . . . . . Risparmi distribuiti agli Assicurati • . . p. I Sindaci M. GIACHI p. Il Presidente D. CHILOSI . . • » 201.375,71 • . » 181.177,47 • . » 960.146,20 . . -L. 9.980.319,71 • . > 26.891.603,66 . . • 773.862,25 Il Dirttlore Generale F. BALLARINI ASSICURAZIONI: Malattia ~ Vecchiaia - Decesso - Somme pagabili a tempo determinato. ASSISTENZA SOCIALE: Borsedi-Studioe premidi profitto - Cure· marine·e montane - Doti - Sussidi speciali - Viaggi d' ist~uzione. \ Situazione al 28 febbraio Ì925 . 37° Anno di Esercizio . Capitale versato e riserve . • • • • • • L. 1.534.134.35 Contanti e disponibilità presso Istituti di emissione > 2.192.278, 16 · PortafogJio (B. Tesoro e Mutui garanliti daÌlo Stato) . . . . . . . • . . . . > 17.229.276,46 Valori • • . . . . . . . . . . . > 3.057.104,82 I Corrispondenti . . . . . . . . . . • » 6.406.731,70 Depositi fiduciari . . . . . . -- . . . . • 23.046.922,38 Valori in deposito . . . . . . . . . . > 5.987.204,60 Utile netto dell' Esercizio . . . • . . . » 22.692.97 , . TOTALE somme ricevute in deposito a risparmio L. 295.561.699,32 TOTALE somme investite in operazioni di credito » 472 639.513,04 "' fJ. I Sindaci p. Il Presidente Il Direttore Generale M. GIACHI D. CHILOSI F. -BALLARINI ·TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA Saggi d' interesse sui ~epositi Libretti a risparmio • . . . . • · · 3 50 O/ • • • • • • • , o 'Buoni Fruttiferi. a 6 mesi 4,50 - 9 mesi 4,75 a I2 mesi . 5 - O/ 0 Società di Mutuo Soccorso, Cooperative e Soci. . . . 5 - o/ 0 Conti correnti disponibili con chèques . . . . . . . 3,25 o/ 0 Emissioneimmediatae gratuita di Assegni BANCA D' ITALIA E BANCO DI NAPOLI, <>N<>RIFIOENZE Esposizione Nazionale di Torino, 1884: J\1edaglia di Bronzo - Esposizione Emiliana di Boloona 1888. DipÌ m d. B E .. N. I d"PJ 1892 o· I p . d·r 2'"0 E .. e. • o a I enemerenza E !pos~z~oneUaz!onae 1 •d. aper'?~• 1900 : M,podma 1 ~ dr~m 0 10 1 1reEsJ :-:- sp 1 011z1on~Nazionale di Torino, J 898: Diploma d' Onore e Medaglia spos1z1one n1versae I anga, : e ag 1a ro - po11z1one nternaz,onale di Milano 1906• Gran Pr"x M d 1· ·d• A • • . , e e ag aa rgento -Concorso fra le Società di Mutuo Soccorso del Reg?o i?detto dal Minist~ro. d'Agricoltura, Industria e Commercio nell'anno 1890 . Medaglia d Argento e premio 1n denaro - Concorso fra le Società di_M.utuo Soccorso del Regao indetto dal Ministero d' Agricoltura, Industria e Com · Il' 1903 M d 1. d' O · · · . B merc10 ne anno e ag 1a ro 1shtu1taper I enemeriti della Previdenza - DIPLOMI BENEMERENZA: Società Mutuo Soccorso Orefici ed Affini, 1914 - Croce Rossa Italiana, 1916 , Bib iotec Gin Bi neo

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, ANNO I. Numero3 1 5 APRILE 1925 PREZZO LIRE 3,~o - C. C. P. • PubbliCazionqellindicinaleil.lustratadell'UniversitàFascistadi Bologna ABBONAMENTO ANNUO LIRE 60 - \ \ I' FONDATORE: LEANDRO ARPINA TI DIREZIONE E AMMINISTR. - CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI, 4 - TELEF. 4-52 •. ,- EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO . . DI BOLOGNA .:,, VIA, MA·NZONI, NUM. 4 . • I ' I • " Bibliot~c Gino Sian o NUMERO SEPARATO LIRE 3,50 •

\ ,. ·soMMARIO Sacrificio di sangue vittorioso. La · riforDla istituzionale. • Il Convegno culturale del F ascis1no. La Badia di Po01posa. La leggenda di '' Don Giovanni ~'. L'altro io . . La tomba del Cardello. '' VITA NOVA ,, - S. P• - LORENZO ROCCHI SEBASTIANO. -SANI MARIO PENSUTI MARIO PUCCINI GIUSEPPE SILVI Casalecèhio-Polonia. -- c. F. ZANELLI La 111orte del maggior. pittore italiano: Arniando Spadini-. - NINO LORICA Rassegne e Recensioni. --- S. SANI - COVIELLO - GIORGIO PINI - A. ZAPPI RECORDATI ·- G. M. SANGIORGI - ROUTIER ' ELENCO DEI COLLABORA TORI BENITO MUSSOLINI - ALBINI GIUSEPPE - BELTRAMELLIANTONIO - BINAZZI BINO - BARBAGALLO CORRADO - BIANCOLI ORESTE - BISTOLFI LEONARDO - BRUNATI GIUSEPPE - DE MORSIER FRANK . - DA VERONA GUIDO - DE STEFANIALESSANDRO - DE MARTINO GASPARE - CARDELLI FERRUCCIO - ERRERA CARLO - GOTTA SALVATORE - GUGLIELMINETTIAMALIA - GEMMA SCIPIONE - GENTILE GIOVANNI - GOVONI CORRADO - GIGLI LORENZO - GHERARDI GHERARDO - GAIANUS ·- GRANDI DINO - IVALDI FILIPPO - LIPPARINI GIUSEPPE - LEVI CESARE - LUCARINI OSTILIO - MORETTI MARINO - MA~I VINCENZO-- MARTINI FAUSTO MARIA .- NOSARI ADONE - NICCODEMI DARIO - . . OIETTI UGO - ORSINI LUIGI - OTTOLINI PIERO - PIRANDELLO LUIGI - PANZINI ALFREDO - PICCOLI VALENTINO - PENSUTl MARIO - PUCCINI MARIO - PINI GIORIO - RUGGI LORENZO - p AOLIERI . FERDINANDO - ROCCHI LORENZO - ,SARFATTI MARGHERITA - SANI SEBASTIANO - SANGIORGI . . GIORGIO MARIA - SAirT A GIUSEPPE - SAPORI FRANCESCO - SERPIERI ARRIGO - SUCHERT CURZIO - \ . SORBELLI ALBANO - TESTONI ALFREDO - TONI ALCEO - TERESAH VOLT - VITALI MARIO - VALORI ALDO - VALORI ·GINO - VALLABREGA CESARE - VARALDO ALESSANDRO - ZANGARINI CARLO - ZANELLI C. F. - A. ZAPPI RECORDATI ILLUSTRATORI BIGNAMI - BURATTINI - BURZI - CERVELLATI - DE CAROLIS - DUDOVICH - SCANDELLARI - TERZI ·- VELLANI - MARCHI - ECC. Per inserzioni ed abbonamenti dirigersi ali' ~mministrazione della Rivista - Casa del Fascio, Via Manzoni 4, Bologna \ Biblioteca Gino Bi neo

I Sacrificio di· sangue • • v1ttor10s0 Mentre scriviamo si svolge ancora innanzi a noi • la superba visione del funerale con cui tutta Bologna ha salutato commossa la salma di LEO MONGARDI, il ferroviere fascista assassinato nella notte da coloro che dietro l'antifascismo nascondono l'odio contro la Patria. Bologna ha celebrato oggi Mongardi come ieri celebrò Giulio Giordani, ammonendo chiunque si rifiutasse ancora di crederlo · che il Fascismo ha un destino invincibile, che il sacrificio dei suoi martiri è sacrificio di sangue vittorioso, che qualunque azione di forza esercitata contro di lui vale soltanto a rinsaldarne le file e a sublimarne l' Idea. Ma l'odio è cieco. Quanto più è ingiusto e forsennato, tanto più col- • • pisce a vuoto, pur ostinandosi a colpire. Il delitto della Bolognina: ha la tipica marca del sovversivismo be stiale, rivela tutta intera I'anima di chi lo ha compiuto .. Non fu certo la esplosione subitanea che sopra il cozzo di due passioni . ' 1n contrasto ; non puo • • Le parole scambiatesi dagli assasini nella fuga, quando da pochi secondi. la vittima giaceva al suolo esalando I' ultimo sospiro, furono forse queste : (( glie l'abbiamo /atta » e non al povero Mongardi soltanto, ma al fascismo ; perchè secondo la cecità idiota di" cotesti cannibale, senza cuore, senza patria, senza Dio, si distrugge il Fascismo uccidendo qualcuno dei suoi gregari, lo si rovina e sospinge verso I' ana basi abbattendo di notte uno dei suoi militi più zelanti. Cecità idiota, ma non del tutto spontanea. C'è il riflesso di una credulità che deriva da più alte sfere, che non siano le consuete bettole dei trivi e delle cantine politiche; ' . e pero con tutta ragione il Popolo d' Italia, con la penna severa e giusta del suo direttore, scriveva, commentando e lacrimando la morte del nostro amico e fratello di (~de : « non esitiamo ad affermare che, responsa- ~ili della ripresa crimi- • • nosa sovversiva, sono 1 . essere 1nnessuna maniera LEO MONGARDI signori dell' Avventino . che, attraverso alle diverse fasi di ubbie, di illugiustificato : neanche con la cecità del proselitismo politico, giacchè questo presup~ pone una morale, una fede, mentre gli assassini di Mongardi appartengano a quelle basse, infime sfere sociali, che odiano soltanto, e per odio ammazzano, secondo il metodo ad essi insegnato, nella conventicola comunista. La specifica mentalità di cotesti rifiuti della vita civile, che si raccolgano clandestinamente attorno alla bandiera del dissolvimento sociale, è appunto questa, ·di odiare, con la violenza del , bruto, con la f eJina ferocia che non soffre il sole, ma ha bisogno delle tenebre, pe1 compiere l' atto criminoso con la presunta certezza della impunità. sioni, di delusioni, sono giunti alla fase ultima che è quella tipica della disperazione. Tolti dal vertice delle loro speranze col discorso del 3 gennaio, essi avevano confidato, dopo un periodo di stasi, nell' o'pera debilitante de.I male. La forzata assenza del Presidente aveva infatti inspirato una fioritura di speranze avventiniane. La gran- ' diosa manifestazione del 22 marzo in piazza Colonna, l'annuncio della primavera e del bello inevitabile, stroncarono nettamente i piani diabolici dei nostri • avversari ». Il discorso del Presidente al Senato, la sua assunzione del Ministero della Guerra, dettero l' ultimo -3Bibli teca Gino • 1anco

crollo alle illusioni; e tramutaron·o le rosee speranze nella più nera... convinzione che, ormai, mancando la possibilità di veder barcollare il colosso, tanto valeva tentare di sotto mano una riscossa a fondo. E così il solito comitato segreto, preposto alla truce e ridicola bisogna, fece stampare alla macchia gli opuscoli che furon visti in giro nei giorni , passati, ed i manifestini che a Bologna ed altrove, i . sicari notturni, appiccicarono sui muri delle case cittadine. Follia e triste destino degli autori impotenti. Nel breve spazio di sei anni,· da quando il Fascismo è nato I come un unico frutto positivo dai fiori vermigli della guerra, contro di lui ~utto fu tentàto inutilmente. Ma la esperienza di questa inutilità non può insegnare nulla a chi vive nella nostalgia del peggiore passato e nel. buio della ·inèomprensione più ·sorda ai richiami squillanti della giovinèzza che crea la nuova storia. Loro, impotenti, pensano di assassinarci, noi, trionfanti, vorremmo soltanto compatirli se non sentissimo invece tutta la crudeltà immorale e antinazionale di questi delitti che colpiscono i nostri migliori, come se i fascisti fossero fatti di spregievole carne da macello e non fossero invece i cittadini eletti_ che, nell'esercizio quotidiano della milizia politica provano di riconoscere dei doveri verso lo Stato oltre i doveri • • comuni verso se stessi. ~ ' Il fascista è il cittadino futuro ·d' Italia, l' uomo nuovo che accetta volontariamente una disciplina che I • altri ,non riconoscono ancora, e perciò è necessario che il governo senta il dovere di difendere :nei _fascisti i militi dello Stato Nazionale, e di punire negli anti- , fascisti i suoi naturali nemici. I [7:;] T aie è il pensiero, chiaramente espresso dal. Segretario del Partito, Roberto Farinacci, in u'n articolo tutto vibrante di dolore e di nobilissima collera. Avanti dunque, nel nome ddi · nostri caduti. Nel nome di Leo Mongardi si prosegua la marcia che non non può essere liberale senza contraddirsi. Infatti c' è ormai una formula che ha tutto il f valore di un postulato dinamico : quella che pro- . r~mpe dalla coscienza stessa del fascismo : o si ab- , Bubliotèca Gino • 1 neo batte lo, stato liberale, o si segnerà il passo all' ultima cima da conquistare, ed il fascismo avrà fallito il proprio scopo. I teorici del movimento si sono tuffati nella spe· culazione filosofica crede~do che le verità politiche possano elaborarsi nei silenzi della metafisica, mentre è certo che la politica desume la legge, della propria originalità dalla passione . che illumina' i fatti e la realtà concreta. ., I Quale significato «;1vrebbe il fascismo se ritenesse di avere esaurito ieri il proprio compito con la con· quista del potere~ La marcia su Roma sarebbe stata adunque una . passeggiata autunnale, non lo slancio verso una mèta ideale di cui il Governo può essere il trampolino, non il punto di arrivo. E a dir questo non ci muove una irrequieta volontà di trasformazioni puramente formali, quel fervore indefinibile che è proprio dei periodi di crisi preparatorie e degli uomini più impazienti che decisi. Ci muòve la più serena e fredda considerazione del fenomeno storico di cui ·il fascismo è il germe vitale. Un movimento sociale non si sublima nel sangue per delle finalità contingenti. Non si muore a migliaia non si getta la vita, così come un fiore alla donna • • amata, per seguire un capo, se questo capo non impersona una idea più grande del suo stesso genio; non ci si slancia con tanto entusiasmo verso l' avve• , nire, se in alto non risplenda la fiamma dell' ideale. Si accusa il fascismo di violenza, ma in verità il fascism~ è troppo poco violento ; lo si accusa di liberticidio, ma in verità la sua unica debolezza stà nell'essere troppo buono Gli oppositori lo sanno benissimo e ne approffittano vilmente. Hanno_ tentato il diversivo della campagna morale e, siccome non sono riusciti, tornano al sistema primitivo e selvaggio dell' agguato omicida. Così il cerchio si chiude attraverso le tappe di obbrobriosi delitti· cui il fascismo soggiace p~r istinto della sua missione redentrice. Quando il calice sarà colmo ciascuno avrà quello che si merita. f « V/TA NOVA >► • '- . ., I 4t

• . LA R'IFORMA · ISTITUZIONALE Le notizie apparse sui giornali, e le conseguenti discussioni, tolgono a noi, il dovere di fare un po'' di cronaca dei fatti. Ormai\« aleajactcr est ~ e la riforma istituzionale in Italia, ha fatto il primo passo. Il primo, e non ai esagera dicendo, il più importante. Il riconoscimento giuridico dei sind~cati, porta come conseguenza ultima la fine del regime parlamentare così come l'abbiamo ereditato dalla rivoluzione francese. · Lo stato liberale, cioè l' antistato per eccellenza, riceve un colpo che gli va dritto al cuore, e lo ferisce proprio là dove nessun sofisma può fargli da valido usbergo : e d' altra parte non sarebbe possibile nemmeno parlare ,di avyento dello stato fascista, nella sua f~rma integrale, senza creare •i quadri delle forze pro-· duttive, che son~ 'quelle che contano, le sole che rappresentano, bella loro totalità, la vita complessa ed unica della nazione. ' Il problema sindacale, però non si può risolvere sul terreno politico, intendendo per esso, l'odierno costume dei ludi cartacei elettorali; e questo· perchè il sindacato è. r antitesi del partito. I Oggi la politica è affidata ai cosiddetti rappresentanti. della nazione, donde deriva · che, .per fare il • rappresentante della nazione basta aver.e. un partito che vi elegge. Domani sarà tutto il rovescio. I partiti dovranno sparire, per lasciare il posto alle categorie di produzione. Ed il· trapasso, le sostituzioni sono nella logica stessa della nostra struttura ecc;,nomica. A_ fugare equivoci di interpretazione, bisogna dire che, rigettata come antisociale la tesi .marxista del determinismo economico, ii . attribuisce all'economia, la stessa funzione, rispetto alla nazione che il cQrpo ha rispetto ali' anima. Senza il cqrpo non vi potrebbe· ; essere vita umana: ma senza anima vi è solo vita bestiale. I valori che contano al primo piano, come forze di elevazione e di progresso, sono i valori spirituali. Gli altri -sono necessari soltanto come elementi subor- . dinati a quelli, e da quelli, ripetono, non da sè stessi in forma autonoma e libera, la loro eflìcenza. E.eco perchè, pur nella riconosciuta, univocità dei' fini nazionali, il concetto monopolistico avventato da· Edmondo Rosaoni, meritava la - ingloriosa fine che ha fatto. ·Rossoni, ha sostenuto in un primo tempo, una tesi errata, ed anti sindacalista, giacchè è fuor di dubbio che il monopolio significa coscrizione, e lo stato non può rigettare dal proprio seno se non quelle forze soltanto che non operano dentro ,_)'orbita nazionale. A tutte le altre, come la Chiesa fa delle sue comunità religio1e, per esempio, deve riconoscere un diritto elementare di auton~mia, senza la quale non sarebbe . possibile creare, , dalla funzione di ognij aggregato, l' ecclesia universale ed unica. . . L'esempio ha valore di argomentazione, tanto più se si consideri la formala escogitata dai diciotto, per definire il carattere del nuovo istituto, che col riconoscimento giuridico dei sindacati, si ·formerà, tra breve in Italia. Dicevamo prima che il regime liberale ha ricevuto un :colpo dritto. e poderoso, e giova rallegrarsene auspicando i più succosi frutti a quest'opera di rinnovamento nazionale. .,, Abbandonati a sè stessi, i sindacati vanno fatalmente alla deriva. Per la loro struttura e pei fini che con. tutta facilità si identificano con vitt~fie materiali, spesso antieconomiche nei rapporti con il bene della comunità, essi, anzichè una forza, a lungo ·andare possono diventare un pericolo. Non c'è eloquenz~· di propagandista che basti da sola a comandare sacrifici e doveri alla massa amorfa ed egoista, quale il regime liberale ha educata in più che ce.nt' anni di libertà... liberticide ed antistoriche. . . . Soltanto lo stato •può contenerle, con la propria sovranità indiscutibile cui tutti debbano inchinarsi a • servire. Solo lo stato può disciplinare le masse, qualunque sia il numero e la loro specifica attività, ma· per raggiungere un tale s'copo bisogna che lo stato crei ·gli organi necessari. I liberali si valevano· dei carabinieri per tutelare agnosticamente i diritti di tutti - quindi di nessuno -, ' il fascismo, superando conce~ioni e metodi, per lunga esperienza dimostratisi deleteri alla nazione, c~ea, la personalità . giuridica dei sindacati e distrugge if così detto cittadino, perchè I' unità vera dell' aggregato sociale è costituita dalla indivi9ualitÀ del produttore. Di qui tutta la gamma dei valori che si esplicano sulla scala sociale, dai più bassi gradini ai più alti ; di qui quella eticità nuova .,che, subentrando alla vecchia, ormai vuota· di senso, crea la forza dello stato, nella coscienza ilon delle masse come tali, ma dell' individuo come elemento base dell' edifiçio nazionale. Siamo finalmente alla prassi fascista, e per arri- . varei non ci voleva meno della ferrea volontà del duce ; non· meno del suo chiaroveggente imperio intellettuale sull' Italia rinata da Vittorio Veneto. Non ci fermeremo certo a questo primo passo. ·La meta è forse più vicina di quel che si pensa, ma per raggiungerla conviene mantenere intatta la disciplina, e serrare sempre più le fila. Domani, quando tutto sarà compiuto, eèl i nemici non potranno più nuocere, nonchè a noi, ma all'Italia, domani soltanto ci r~iposeremo. s. p. I• -5- • Biblioteca Gino ■ I 1an o I

Il convegno culturale del Fascis010 Il primo convegno culturale del fascismo ha segnato nella storia politica del nostro movimento una pagina incancellabile, provocando contemporaneamente nel campo del pensiero e degli studi una eco vasta e profonda. La stessa stampa di opposizione, nella impossibilità di ignorare l' avvenimento, vi ha dedicato commenti polemici acidi osi e vuoti, attraverso i quali, suo malgrado, è stata costretta a rilevarne e farne rilevare l'importanza enorme che essa ha avuto nel campo culturale. E se . . . qui non ct spiacesse spendere parole in inutili polemiche, vorremmo fare notare ai vari pensatori senza idee, agli eruditi senza inteli etto e è rinascita, è ardimento, è ripresa di attività e di vita della nostra razza, che sente nelle ·fibre tutta la potenza e la gloria della propria origine, contro gli ideali umanitaristici, universali, democratici, antieroici di questo trascorso periodo di decadenza: Pensiero e azi'>ne, è il motto spiegato del ~fascismo trionfante. Il nostro convegno ha detto che il fascismo . è lo spirito latino, romano che irrompe violento, come cosa in vano compressa, sbarazzandosi di tutto lo sterile, di tutto l' inutile, di tutta la fiacchezza passata , di tutta la vana accademia retorica, di tutto il pedantismo professiorale, di tutto il freddo erudizionalismo formale, di tutto quello che non è nostro e cioè non è caldo, vibrante, sentito, geniale ed artistico per compiere tra gli ostacoli e gli odi degli ambiziosi, degli in- _ coscienti, degli incapaci senza sensibilità di coscienza, a qualche filosofo pedante e sterile, a qualche storico mancato, a tutta, insomma, quella falsa schiera di intellettualoidi senza genio e senza spirito che dall'Olimpo ridicolo della loro presunzione ignorante, hanno sfogato sul Prof. UMBERTO PUPPINI - Sindaco di Bologna la sua rivoluzione, che è rivoluzione di spiriti e fascismo la loro bile di mezzi uomini impotenti e malati di cervello e di corpo; vorremmo fare notare a questi agnostici per partito preso l'affermazione decisa dei principi filosofici, dottrinali, artistici, fatta al Congresso, dai quali trae la sua origine e per agitare i quali oggi lotta questo magnifico movimento di rinascita latina. Non è più concesso, signori, se non a chi prof essa il falso come elemento della propria ragione di esistenza, ignorare oggi la vera essenza · squisitamente spirituale del nostro movimento. e continuare a giudicarlo con leggerezza e superficialità un agglomerato di violenti senza cervello. No I Il fascismo di idee nel campo della politica e dell'arte, che è la rivolta contro il passato oscuro e servile della meravigliosa gente italica, eh e rivive in tutta la estensione del suo spirito conquistatore, risoluto, agile, audace la gloria imperiale della stirpe. Scienziati, filosofi, letterati, artisti, magnifica raccolta delle più belle menti che oggi vanti e illustri il nostro paese ; uomini di cervello genia le e di vasta e profonda cultura, che agitano nel proprio campo il pensiero e l' animo nostro innovatore, hanno espresso a questo convegno la enorme potenza immateriata del fascismo, che è il fermento della più pura, della più alta, della più nobile passione italica. -6Biblioteca Gino Bianco ..

Da Gentile a Marinetti, tutte questi menti disparate e tormentate o dagli studi delle più severe e pazienti discipline, o dalle più ardite aspirazioni si protendono, si avvicinano, si fondono oggi in una super ba armonia che tutto in sè racchiude, e che tutte queste concezioni esprime : Il fascismo. Il fascismo che è il pensiero, il genio, la passione, !l palpito vivente, l' Italia che nuova, trionfalmente passa per dare ancora insegnamenti di grandezza e di luce al mondo. Il convegno bolognese non poteva essere più f ruttuoso. Le deliberazioni in merito ai più vitali problemi che si agitano nel campo del pensiero e dell' arte ; deliberazioni che dovranno servire di indirizzo alle azioni che il fascismo dovrà sviluppare, sono qualcosa di convincente che determi- • nano una precisa corrente alla rinascita del pensiero originario italiano. Prima e più notevole fra tutte è la progettata costituzione della Università fascista. Questa geniale iniziativa di Leandro Arpinati è la più confortevole e la più importante, specie dal punto di vista rivoluzionario. t Essa deve preparare e forPer cui direi che piuttosto che della cultura del fascismo noi ci dovremmo oggi interessare del fascismo della cultura. Giustamente abbiamo detto che i fascisti debbono armare la loro fede, la loro volontà di una istruzione che è necessaria a risolvere il problema della vita. La nostra classe dirigente deve ancora in gran parte formarsi, deve essere formata mediante la diffusione della cultura, mediante lo studio dei problemi moderni di quella scuola che abbiamo istituito e siamo lieti di aver istituito per la volgarizzazione di alcun nozioni, per lo studio di alcuni problemi che costituiscono la tecnica della vita sociale, che il fascismo vuole dominare. e· è l'altro concetto, secondo il quale la cultura non deve essere materia che si travasa da mente a mente, ma deve investire di sè, deve illuminare tutta quanta l' intelligenza degli uomini che vogliono partecipare attivamente alla vita moderna. . Bene ha detto l' amico Arpinati: noi vogliamo l'università fascista. Ce ne sono tante universttà in Italia, abbiamo sentito rammentare che ce ne sono troppe delle univer- , sità in Italia, dal punto di , · vista tecnico della scienza mare la classe dirigente di S. E. GIOVANNI GENTILE e della cultura in quanto la cultura e la scienza si domani, non già attraverso a quelle università che considerano la cultura e la scienza uguale per tutti, ma attraverso un organismo nostro. E deve, non solo preparare degli uomini capaci e culturalmente ali' altezza del loro compito, ma dare ad essi uomini una cultura fascista, cioè permeata dallo spirito e dalla passione fascista. A tale proposito Giovanni Gentile si è così espresso : « lo mi ero proposto di par lare in un convegno di studiosi, di intellettuali che non soffocarono in sè l'antico germe dell'intellettualismo che è germe malefico di tutte le letterature di tutte le scuole, ma è germe malefico profondamente radicato dentro l' animo italiano. lo dico che mi ero proposto di parlare subito appunto su questo aspetto della cultura fascista », -7 Bibliot. ca Gino Bianco • . considerino attivamente come quella scienza che è ugual~ per tutti, come appunto essa si deve considerare la tecnica della intelligenza, la tecnica dell' attività umana. I L' Università che ci dà la scienza astratta è uni- , versale e buona per tutti, ci dà sempre poco : nella università vivono degli uomini, ci vive una scienza che ha un particolare carattere : ne avrà uno che a mala pena si potrà distinguere nelle scienze matematiche, nelle scienze naturali, ma ne avrà uno ben marcato che si impone alla attenzione di tutti quando da queste scienze, più o meno astratte, delle quali si parla, si occupa di quelle scienze che veramente interessano r uomo, che si appigliano alla sua vita, che si praticano nel suo cuore : le scienze morali. Per la I •

BALBINO GIULIANO L' ORATORE UFFICIALE DEL CONVEGNO LEANDRO ARPINA TI FONDATORE DELL'UNIVERSITÀ FASCISTA ARNALDO MUSSOLINI E IL SEN. GIUV ANNI GENTILE SI AVVIANO AL TEATRO COMUNALE Biblioteca Gino Bianco .. '

• DINO GRANDI SOTTOSEGRETARIO AGLI INTERNI FRANCO CIARLANTINI ORGANIZZATORE DEL CONVEGNO GLI ON. MANARESI - CIARLANTINI - ARPlNATI DI RITORNO DALLA CERIMONIA INAUGURALE Biblio eca Gino Bianco

I scienza morale questo astratto concetto di una scienza che sia uguale per tutti è un assurdo. Ognuno ha la sua scienza con la sua fede religiosa, con la sua fede politica, con la sua concezione della vita, con un concetto del mondo che è il suo mondo, come l'uomo che ha un cuore, un'anima, una strada innanzi a se che è la sola strada in cui egli consente di camminare, in cui può camminare durante la sua vita. Noi siamo fascisti e sentiamo la necessità di avere delle scienze morali che stano le nostre scienze morali, animate dal nostro spirito ; scienze rinnovate alla sorgente, rinfret I te a fare tra i diversi indirizzi attraverso tato na ura men . 1. 1.b nte si svolge la libera attività dello 1 qua 1 1 erame spirito. _ . . . . Questo è quello di cm noi abbiamo bisogno ,. , Nel campo dell'arte sono state prese deliberazioni di enorme importanza. La istituzione èlella Camera delle Arti che deve tutelare gli interessi morali e mat~riali degli artisti; l' invocata espansione della produzione intellettuale italiana ; la valorizzazione della arte nostra; la istituzione di centri culturali italiani • fra i nostri connazionali ali' estero, sono tutte maniGIUSEPPE BRUNA TTI F. T. MARINETTI ANTONIO BELTRAMELLI scate, rinvigorite, ringiovanite, rifatte alla sorgente pura della nostra fede. . Noi perciò dobbiamo fare l'Università fascista, che non sia fasci sta perchè sta in questa magnifica sede che l' amico Arpinati ha approntato alla vita dello spirito fascista ; perchè vi insegnino professori che abbiano tutti la loro brava tessera, che aspirino più o meno tutti, a breve o a lunga scadenza di andare in Parlamento o in Senato, ma che siano fascisti nell'animo, che questa loro fede, che queste loro idealità, questo loro modo di concepire tutta la vita e di tutto il mondo, sia l' aria stessa che essi respirano, sia la loro stessa natura, sia la loro mentalità la quale necessariamente perciò si dovrà rispecchiare in tutte le loro concezioni, in tutte le loro tendenze, in tutte le loro dottrine nella scelta che ogni uomo che pensa è por· Biblioteca Gino Bianco festazioni che fanno rilevare l' interesse che il convegno culturale ha inteso rivolgere agli artisti e alla arte italiana. « Noi siamo - ha detto Marinetti in proposito I - la generazione dei costruttori che col lavoro e con la disciplina del braccio .e intellettuale vogliono raggiungere il punto estremo, la meta agognata della grandezza della nazione di domani, la quale sarà la nazione di tutti i produttori e non dei parassiti. « Il fascismo dunque deve escludere ogni pedan~ teria, ogni erudizione, ogni culturalismo rancido. Possiede in sè un vigore inesauribile. Ha già inventato, inventerà, deve inventare. Tutto l'appoggio· dunque ali' arte ed agli artisti. La questione economica del dopo guerra opprime tutte le classi sociali, ma schiac~ eia e uccide gli artisti. Intervenga dunque il governo 10 -

ARNALDO MUSSOLINI L• on. BOTTAl direttore dell' e Epoca » L'on. EZlO MARIA GRAY abbia compreso che gli artisti non debbono più oltre essere, come sono sempre stati, considerati nessuno, ma debbono invece trovare in chi governa la nazione tut!i I fascista. Propongo subito l' istituzione di una grande Camera delle Arti che riunisca tutti gli artisti creatori più rappresentativi d' Italia, poeti, pittori, scultori, architetti, musicisti. Questa Camera ser·virà anzitutto ad attirare le migliori forze d'Italia verso le Arti. In questa grande Camera delle Alpi si getteranno subito le basi di quella banca degli artisti creatori ideata dai pittore futurista Prampolini e che noi vagheggiamo da molto tempo. « Noi l' avremmo già realizzata se non imperasse l' idea che gli artisti debbono nutrirsi di musica, di stelle e di debiti. l pittori e gli scultori sono oggi ridotti alla fame. Occorre una banca che anticipi l'indispensabile denaro per calmare le furie di una padrona di casa, di un fornaio, di un mercante di colori, ecc. ». Ecco quello che Marinetti ha proposto per lo sviluppo dell'arte, che il Convegno ha accolto con vivissimo consenso, dimostrando come il fascismo abbia pienamente compreso l' importanza che ha l'arte nella valorizzazione del nostro paese; abbia compreso che chi crea qualche cosa di artistico lascia nei secoli la traccia più tangibile della potenza e della gloria della propria stirpe; gli appoggi e le assistenze indispensabili perchè possono, senza eccessive preoccupazioni economiche, liberamente produrre e tradurre in atto la concezione del loro spirito geniale. Questo attraverso il Convegno ha espresso il fascismo, che è prima di tutto, nonostante l' incomprensione e la mala fede degli avversari, un movimento di idee. Per il teatro sono stati approvati due importantissimi ordini del giorno presentati da Sebastiano Sani che dicono che bisogna maggiormente fare conoscere fra noi e ali' estero il teatro nazionale. 11 - Bibliot ca Gino Bi neo

,, È necessario fare capire al pubblico che ·ci sono • in ltaJia produzioni teatrali essenzialmente nostre, ·di grande valore, che bisogna cominciare a fare conoscere, per finire una buona volta di glorificare tutto quello che sa di straniero ·e che oggi purtroppo trova il consenso del nostro pubblico, nonostante esso sia per concezione e per spirito al ,di fuori e contro alla nostra anima latina. . Basta con il denigrare quello che è italiano. Il fascismo vuole dare ad ogni manifestazione artistica la sua v~ra importanza e -la sua spiccata caratteristica prima di tutto italiana, perchè I' Italia per bellezza geniale e creativa può insegnare ancpra a tutto il mondo. I - • Altre importanti deliberazioni sono state prese in merito ali' Artigianato, ai problemi geografici e coloniali e per altre proposte di minore importanza. Il Convegno è· terminato con un magnifico discorso di Giovanni Gentile che con larga e profonda sintesi ha riassunto tutto il lavoro compiuto. illustrando magistralmente il significato nazionale delle deliberazioni prese. · Suggello migliore non poteva avere questa riunione . E Franco Ciarlantini può essere orgoglioso della riuscita del Convegn~, che egli ha voluto, che ha insegnato all' Italia immemore, e ali' estero che non v~ol sapere, quanta possibilità di forza spirituale abbia il fascismo. LORENZO ROCCHI • ETTORE ROMAGNOLI I , • - 12 - iblioteca Gino ■ 1anco

... L A ·B A~ D I A D I POMPOSA. Un sole sfolgorante! Una di quelle giornate limpide e tranquille, nelle quali pare che la campagna ferrarese si spogli della sua malinconia da gran signora stanca d'ogni --dovizia, per rivestirsi di una festività se~ena e pur sempre raccolta, e la natura disdegni, anche I niato. A un tratto, si stringono attorno a·d un ragazzo solo che, per sfuggire alla cattura, spicca un salto e si tuffa nell'acqua. È appena tornato a ga~la che gli altri, a due a tre, a cinque alla volta, come le rane, saltano nel canale e lo inseguono . IL PIAZZALE DELLA BADIA nel trionfo del sole, la pompa della propria ricchezza. L'automobile che ci porta, nel viaggio meravi-. glioso, fa una prima sosta a Codigoro. Il paese è tutto allineato lungo le sponde del Volano, dalle acque verdastre, che si allargano qui in un bacino d' approdo e di carico ingombro di barconi attaccati alla riva, sui quali vi è gran lavoro di _facchini e di barcaioli. Due o tre di essi, ormai carichi, sciolgono le corde, e si accingono a risalire il corso dell' acqua, andando verso Ferrara. Altri, in fila, entrano dalla parte opposta così lenti, che par quasi non si muovano~ Per tutto il bacino è un barbaglio di luce. Sulla riva, mentre i barcaioli si danno la voce, una nidiata di ragazzi corre, strilla, ride, fa un chiasso indemoLo scoppio del motore che si rimette in moto, copre le grida di chi fugge e di chi insegue nuotando disperatamente ; poi. la macchina romba via con -un balzo, volta tra un ridotto di case per un vicolo tortuoso, ed è in aperta campagna. Si corre a novanta ali' ora. · L' ebrezza della velocità entusiasma il guidatore, che governa il volante con una spavalderia incompa- -rabile, ma per nostra fortuna, anche con una rara sicurezza d'occhio e di mano. Oltre le siepi si vedono i campi, gli alberi, le case che fuggono come travolti dalla nostra corsa vertiginosa. Così per mezz'ora. In fine ecco disegnarsi ali' orizzonte lontano in mezzo alla radura sterminata la Badia illustre. - 13 - Biblioteca Gino Bianco

• Vederla ed arrivare sul piazzale della chiesa è questione di pochi minuti, tanto l'auriga in iscafandro, scarmigliato e ridente, ha accelerata la velocità della sua macchina potente e sicura. Chi non è mai stato a Pomposa non sa che sia la melanconia del passato, espressa da un edificio corroso dal tempo. Nessun altro monumento d' Italia, tranne quelli romani, della via Appia, è come que- • nella prima e più lontanta, giacchè par ~erto ormai che al posto della Badia eh' oggi ancor s1 vede, nel VI secolo, sorgesse una piccola, umile chiesuola, costruita da chissà quali mani pietose, su di una delle poche isole che emergevano nel delta tra il Po di Volano e il Po di Goro. Qui dove tra mare e fiume, non v' eran che poveri ' . e brevi lembi di terra scoperta, non avra vissuto certo BIFORE DEL PALAZZOlDELLA RAGIONE sto, solitario, e silenzioso. Nessun silenzio è paragonabile a questo, così lontano, cosi abbandonato, e così stanco. Pare che le moli si . reggano come per un orgoglio superstite dell'antica gloria. Quanti secoli conta la Badia ? È vano - dice nel suo stile robusto e succoso, il il mio amico Agnelli, dotto e geniale illustratore della antichità ferrarese - , è vano, chiedere alla erudizione degli antichi le notizie prime del monastero. Si perdono in quella che, a torto, dai romantici ricostruttori di trapassate istorie, fu chiamata la notte barbarica ; ma se si deve credere ai documenti più certi, non Biblioteca Gino Bianco 14 nè plebe rurale, nè predoni davvero: forse capanne di pescatori, o rifugi di seivatica gente, di servi fuggiaschi, per modo che è lecito inferirne che la chiesa fosse piuttosto un eremo che una parrocchia. Dice ancora Agnelli: « tre secoli di fede rafforzata dalla paurosa irruenza dei barbari, tramutarono quell'eremo in una badia » ; ed in queste poche parole è pur tracciato - sintesi troppo rapida e pittoresca - il martirio delle patrie contrade e della gente nostra, perseguitata senza tregua da continue sciagure. La fantasia può facilmente vedere nel tempo gli esodi disperati e le fughe precipitose su' chiatte e barche per le vie fluviali e per le sterminate paludi

che dalla terra ferma, e dalle più grandi isole indifese conducevano verso il mare. Le fortune di Pomposa - vogliamo chiamarle così con un vocabolo di grammatica - sono adunque ~ollegate alle vicende storiche del territorio ferrarese e di Ferrara, circoscritte che siano, secondo l' accertamento di dati irrefutabili. Ma pur volendo raccogliere a scopo illustrativo il materiale storico che più particolarmente riguarda il fiorire della Badia - scarso . . ' 1n ver1ta e non sempre assolutamente genuino-, che altro farei io se non ripetere il già noto? Scomparso sciaguratamente l' archivio, da Ferrara, e di tal danno irreparabile va dato premio di gratitudine ai repubblicani predatori del primo Console, mancò ogni terreno di indagine; l' inedito non si saprebbe dove trovarlo. Ma quello che si conosce, basta a narrarci storie gloriosi e fasti spirituali che arricchiscono con documenti indelebili il patrimonio dell' arte e della sapienza italiana. Vide la remota chiesa verso l' 87 4, la Badia, spersa fra la laguna e il Po, aveva nome di luogo celebrato· se non ancora famoso, e ne sancisce ufficialmente la in:iportanza. E quale dovette essere la forza espansiva dei cenobiti nel morale e nel materiale, se poterono ottenere da Ottone III il diploma di immunità, alto segno della stima imperiale, che dava ad essi ed alla Badia: il carattere di comunità anche politica; e quale credito, a prova di opere umane e di fede benefattrice, dovettéro acquistare nel tempo ininterrottamente, con progressione continua , da giungere, i monaci, ad estendere il loro dominio fino su terre alle rive dell'Adige, se pontefici, principi e signori, dettero loro particolari, e spesso copiose prove di benevolenza, con doni e privilegi di ogni specie. Gli albori e il meriggio di tante fortune si annunziano e grandeggiano dal principiar della lotta tra papato ed impero, al trionfo delle signorie, dopo la epica lotta dei comuni. T ramontano ~ irreparabilmente proprio a mezzo del sec. XVI, poichè nel 1 550, per decreto di Innocenzo X, tutti i monaci si trasferirono a Ferrara. il declinare della potenza longobarda, e vide sorgere quella dei Franchi, mentre Venezia, scossa la signo- . ria dei Greci, rinsalda va il LUCA- SIGNORELLI - RITRATTO DI DANTE L'esodo, .,che fu come proprio dominio sulla laguna, fronteggiando i barbari che s' abbattevano contro i baluardi della sua libertà dogale, dal monte venissero o dal piano. In mezzo al cozzo di tante armi, mentre la contesa degli . invasori si frantumava, dopo la morte di Carlomagno, in dissensi e rivalità marchionali feroci dove, il romitaggio crebbe a poco a poco e divenne cenobio, meglio garantendo sicurtà e rifugio agli inermi, ai reietti, ai perseguitati. Per le isole boscose della miglior plaga padana, sorgevano intanto piccole comunità di coloni laboriosi e devoti che, per fede e per ausilio, si posero sotto la protezione degli eremiti pomposiani accrescendone la signoria e l'autorità. La lettera di papa Giovanni VIII, ali' imperatore Ludovico II, prova che un esilio, lasciò mesta per sempre e solitaria la Badia, in mezzo alle acque divenute inospitali pel crescer delle paludi miasmatiche, alla mercè del mare e del Po, che con successivi interramenti aveva modificata e corrotta in gran parte la già tranquilla e salubre dimora. Non più dall'alto del campanile maestoso i naviganti videro lucere il faro acceso ogni notte, per tanti secoli, a loro guida e conforto ; non più sulle acque lacustri e sul mare echeggiò la voce sacra della campana ! Tutto era tornato come nei tempi remoti : una solitudine triste ; e Pomposa grandeggiando su tanta natura inerte ed abbandonata, non fu più che un monumento alla mercè del tempo. Quasi degno di un canto dantesco, ma il poeta - 15 - Biblioteca Gino Bianco

• che qui sostò, di ritorno da una ambascieria ravennate . ai dogi -della Serenissima, sentì i primi sintomi aggravati del male che doveva ucciderlo a Ravenna. Il ricordo di Dante suggella con più alta poesia, tutta la storia della Badia, che Giotto istoriò, e Guido Monaco fece risonare delle sue melodie, misurate proprio a Pomposa per la prima volta, coi sistemi delle sette note. Vuole la leggenda che Federico Barbarossa ceril campanile senza voce, s• abbassano lambendo in fuga rettilinea il tetto della chie~a, f_uggon. lont~no, poi tornano come a un richiamo m1stenoso. La chiesa ci guarda con le tre arcate del suo basso avancorpo, in f~ndo al quale, la porta spalàncata come se non avesse mai avuto battenti, lascia vedere, in una specie di crepuscolo che scende dall' alto, l' altar maggiore, dal quale si staccano due file di panche nere, che PRATO INTERNO~DELLA JBADIA casse quivi treguat alle barbare fatiche delle sue guerre contro i comuni -d' Italia, come già vi aveva trovato pace Bernardo padr~ di Matilde di Canossa, e la storia vuole che i cavalieri crociati chiedessero allo abate di Pomposa la benedizione augurale prima di avviarsi alla conquista di Terra Santa. Leggenda e storia si fondono insieme nella nostra riverenza ; ed in cospetto dei ruderi di quello che fu uno dei più gloriosi conventi del mondo, il nostro . . cuore palpita di italico orgoglio, anche se l' anima si vela di mestizia. Dinnanzi a noi, ora, la Badia nereggia nel sole folgorante. Voli di rondini, cerchiano vertiginosamente paion due braccia lunghe "e spettrali, nel vuoto. Non un canto d' intorno~; non un suono di cosa viva per la campagna I Nulla osa turbare il silenzio del claustro insigne, cui l' incuria deplorevole degli uomini, ha fatto più ingiurie della edace inclemenza del tempo. Per anni ed anni Pomposa fu ignorata dall'alta sapienza moderatrice delle italiche bellezze monumentali che covava a Roma, nel palazzo della Minerva, i suoi decreti restauratori, e per anni ed anni Pomposa restò indifesa contro tutti i danni del clima. inclemente per eccesso di umidità salmastra, e contro la ignoranza trafficosa. Basti dire che il palazzo della - 16 - Biblioteca Gino Bianco ..

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