Vita Nova - anno I - n. 2 - 31 marzo 1925

E che dire dei Ricordi bolognesi di Corrado Ricci? Col suo stile terso e pur tanto colorito, il Ricci si intrattiene. sui cenacoli culturali : Carducci, Luigi Serra, Giuseppe Martucci, Alfonso Rubbiani, Olindo Guerrini sono qui presi dal vero ; come dal vero sono presi gli altrii tipi: soltanto che lo scrittore-art~st~, con una lieve voluta caricatura le riesce a darci guadretti scintillanti d'humour. · · Antonio Pandolfìn}-Barberi, con I~ sua 1'eroe indiavolata, ha voluto parlarci di Faggiolino, il popolano e popo- "' lare burattino. ' . Oreste Trebbi, invece, spinge lo sguardo lontano. Non è cronaca contemporanea la sua, è storia ; ma storia autentica e brillante. Egli ci trasporta nella sontuosa villa della ·bellissima Martinetti, nata contessa Rossi di Logo . e ci narra di amori di Antonio Canova per la gentildonna e delr ammirazione· da. essa destata in Byron, Ugo ~ oscolo, Giacomo Leopardi, nel re Luigi di Baviera, ecc. Nè meno interessante è la rievocazione della rappresentazione del· Mefistofele, dopo ia caduta a Milano. Dovè lottare e non poco. Lo stesso Enrico Panzacchi si opponeva per molte ragioni, non ultima delle quali era quella che non convenisse far credere che Bologna avesse uno stomaco di struzzo da digeri.re una opera condannata irreparabilmente e senza speranza di _appello. La vinse il Salina. La sera dello spettacolo il maestro Usiglio, un po' pallido e convulso, salì sul suo scanno e la superba- pagina del prologo fu accolta da nutritissimi applausi. « Al primo atto - ricorda Oreste Trebbi -:- in diversi momenti, e specialmente dopo l'aria: Dai campi, dai prati, che Italo Campanini cantò con grande dolcezza, vi furono segni manifesti di cordiale accoglienza. La canzone di· Mefistofele invece pur eseguita con bellà. foga dal basso Romano Nannetti, suscitò un semplice tentativo di approvazione subito represso da quelli che si erano recati al teatro. con la speranza di assistere ad un fiasco... Un movimento di simpatica aspettativa si ebbe al secondo atto dalla comparsa di Erminia Borghi Mano in veste di Margherita e il piacevole e vivace quartetto a cui diedero vità con r eletta artista, il Campanini, il Nannetti, e Antonietta Mazzucco, entusiaamò il pubblico che ne chiese ed • ottenne -fa replica, ma il quadro del Sabba romantico, raffreddò ad un tratto gli entusiasmi e l'atto si chiuse fra il silenzio generale ... ». Poi man mano il pubblico cominciò ·ad apprezzare l'opera, gettò ogni prevenzione, ed all' epilogo scoppiò l'applauso ... Arrigo Boito dovè presentarsi ventuna volta durante la rapprese~tazione I Specialissimo valore hanno le pagine sul primo sog- . giorno della Malibran a Bologna. Qui il Trebbi non è stato solo il ricercatore paziente. Egli ha corretto errori, fugato leggende, ristabilendo la verità storica. Così dopo aver tracciata la vita della celebre cantante fin dai suoi - primi anni, ci fa assistere ai suoi trionfi ed ai suoi dolori. I Pe·r sfuggire la crudeltà paterna. sposa il quarantacinquenne Francesco ·Eugenio Malibran, banchiere francese da tempo stabilitosi a New York. Ma presto il marito fallì dopo averle consumata la dote. Allora si separò e tornò a Parigi ove entusiasmò al punto che il Teatro italiano la scritturò per 50· mi-la lire! E debuttò nella Semiramide del Rossini. Fu un trionfo. Dovè recarsi a Londrat a Bruxelles sempre accolta c9n fervorosa am·mirazione. Ma non era ancora stata in Italia. fu nel 1831, malgrado le tristi vicende politiche, che un impresario bo}ognese l' invitò. Maria Malibran era stanca e declinò l'invito. Dopo un anno eccola improvvisamente a Bologna. Perchè improvvisamente? Ecco : l'arte l'aveva talmente presa che la diva bellissima aveva rifiutato gli omaggi di tutti gli uomini . della migliore società francese. Nel Belgio conobbe il nihilista Carlo De Bèriot, e l'affinità del sentimento artistico si convertì in amore. Divenne madre. Ciò raffreddò gli entusiasmi. Si ritirò àllora in un albergo, in silenzfo. Prossima a dare alla luce il secondo figlio, fuggì dalla ' capitale francese, ma temendo una simile accoglienza anche , nel Belgio, il 5 giugno 1832 era a Bologna ad impegnars per l'autunno con due impresari che avevano · assunta I gestione del nostro Comunale. , La sera del 13 ottobre debuttò al Comunale con lé Gdzza ladra. Però il pubblico si meravigliò per i suo . meriti indiscussi, ma si scisse nel giudizio. Nelle sere sue eessive trionfò ; e ovazioni frenetiche si ebbe nei. Capule e Montecchi del Bellini. Bologna se la disputava, no viveva che per la Malibrau: Ma poichè da Pietro Aretin in poi, di maligni è pieno il mondo, non mancaro atir-e volgari contro di lei. C' era in questa lotta lo za pino di un impresario milanese che s'era visto manda . a monte una scrittura ... ' Un gustoso capitolo_è quello riguardante i tentativi volo ; nè meno interessante è quello dove Oreste Tre -rintraccia le origini degli addobbi. ç, anche lui, come Sani, termina il suo bel libro col ricordo del caffè e · Pavaglione ove s'intratteneva talvolta il Carducci con · suoi fidi ; ma, a differenza del Sani, conclude allegrame1 1 na ::· ando alcuni pesci di aprile carducciani. L'uno pare factsse Edoardo Scarfoglio, inviando e facendo pubblic su ( ronaca bizantina di Angelo Sommaruga una splend irica ispirata e sdegnosa. firmata: Giosuè Carducci; qu ,le ne rise nel Don Chisciotte di Bologna, concluden,. I « o ~ • • E che il mio modo di scrivere s' accosti a q dell'ignoto autore, me lo fa pensare questo: che ari miei vecchi hanno morso ali' amo del pene ; del q essi ed altri mi hanno scritto cose di fuoco, in ben in male. Del bene ne fo un regalo ali' ignoto, che fu, c t direbbe Dante (teniamoci alti) così bona 3imia della arte. Il male lo piglio per me... ». t DANTE MAN 36 - Bibliote a Gino Biancò

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