Vita Nova - anno I - n. 2 - 31 marzo 1925

gine, tra i rottami umani. Il culto della sincerità e della chiarezza fu in lui la più forte d'ogni personale· rancore contro il destino, e la sua opera saporosa è . una sfida d' uomo di gusto. Contro il destino egli reagì così, creando dalla sua sedia di malato il burlesco e agendo in pieno pedantismo, in favore del senso dell'ordine e della misura. Un psicologo e uri realista di prim' ordine, e un delizioso pittore di costumi, che attingendo al fondo popolare arricchisce la lingua del tempo !d' una quantità di espressioni pittoresche e geniali. Quanto devono gli scrittori di poi all' autore del Roman Comique e al creatore del « lever de rideau ? » Tutta, l' opera di Scarron conta nella inemoria di Moliére: si confrontino le Précieuses e il Misanlhrope con l' Hérilier ridicule, l' Avare col Chatiment de l' avarice, Tartufe con gli Hjpocrites. Il suo arguto e chiaccherone Jodelet è il capostipite dei servi bricconi d' ogni tempo, e lo zio d' America compare per la prima volta sul teatro nel suo H éritier. Ma dove questo maestro del riso palesa la genuina natura della sua gaiezza, che diventa parodia nel . travestimento virgiliano, e satira nella Mazarinade, è nel Roman comique, opera della sua giovinezza felice, sebbene la prima ~ parte uscisse nel 1658, con una punta di patetico e di generosità. Il Roman comique, documento unico dei co91:umi provinciali del Seicento, si riattacca .agli episodi della vita gioconda di Scarron giovine a Le Mans, patria dei capponi. Deliziosi banchetti, devotamente consumati in quell'angolo di provincia, tra epicurei degni · di poema,. e fanciulle tenere e delicate come le carni· del grasso volatile I Fu probabilmente ali' uscita da una casa ospitale che Scarron vide apparire nell'ombra del crepuscolo, il carro di T espi recante una piramide di valigie e di pacchi sulla cui sommità era issata una donzella in un curioso abbigliamento .tra villereccio e cittadino. I nomadi recavano alla provincia il dono dell'illusione e della vita. E Scarron li prese come gli erano apparsi e li trasportò vivi nel Roman: Angelica, La Rancure, Leandro, Floridoro, Destin, il poeta Roquebrune, « il più incorreggibile presuntuoso I che fosse mai venuto dalle rive della Garonna ». Costui era nobile, e s' era aggregato di sua iniziativa alla compagnia perchè innamorato d'una delle attrici (a questo punto è inutile avvertire quanto debba al Roman comique il Fracasse di Gautier) ma era così discreto, che nessuno aveva potuto scoprire quale delle due donne f asse l' oggetto dei suoi infuocati sospiri di gentiluomo poeta. Il bel Destin, dal canto suo, fa gran colpo su una matura signora del luogo, Madame Bouvillon, la quale « trés succulente commes toutes les femmes ragotes », predilige i giovincelli. La scena della seduzione da parte della matrona è d'una comicità irresistibile, e finisce con una crisi di sensualità rientrata. Altri personaggi dell' ambiente provin- . ciale entrano nel Roman del quale i biografi di Scarron danno facilmente la chi ave ; e la lettura apre· sulla società secentesca . del Maine singolari orizzonti; la presentazione dei tipi caratteristici della regione è una pittura di costumi d'una nitidezza spesso crudele, mentre gli episodi della vita dei comici sviluppano le osservazioni che Scarron aveva avuto campo di fare durante le sue frequenti e transitorie alleanze con lè compagnie · di passaggio, delle quali la originale « troupe » di Angelica è la felicissima sintesi. Nel Roman, per la prima volta, la pittura di costumi, fa le sue prove con l' ausilio d'una vivacità d'espressione della quale avanti Scarron non ci sono • esempi. LORENZO GIGLI - 13 - Bibli teca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==