Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

, , , , I avrebbe bruciato· così volentieni o vivo o morto. Ma la stessa sua fed~ è di natura tak che lo porta a voler ~- sere puro come stella in cielo, e le ire e le ram1 pogne che i disordini dei Pontefìc,i o della Chiesa in genere destano in lui o_provocano da lui, sono delle più terribili che mai poeta abbia pronunciato. Il che non vuol dire che Dante sia un precursore della riforma. Dante è un amm:iiratore d~ll' abate Gioacchino, · di San Pier Damia,no, di San Francesco; IYante è per la - . . purificazione, per la correzione, non per la riforma, o solo è per quelle riforme che, secondo l'indole italiana, non ,, , hanno mai niente di caotico. Del resto un cattolicesimo singolare suo, tra di poeta, di .pensatore e di cristiano, lo porta ad abbracciare i_lpas- . . . sato e l'avvenire: Dante non è di quei grandi, qu~li ogni . . tanto si vedono, che amano di isolarsi nei secoli. Dante, tanta .ne conosce· della storia dell'umanità, tijnta ne ab- . . braccia. La storia greca e la storia di Roma non è a dire quanto sian care al suo cuore. 'Tutti sanno cht: nel limbo egli volle il saluto di Omero, e volle essere preso per - mano da Virgilio, mica solo nell'Inferno, ma arche al cospetto delle genérazioni venture, e così per merito di Dante V,irgilio, ·che ~ra già ~tato due volte poeta, dell'agro e delI. armi, d,iventa poeta la terza volta~ e ritorna a-,figurare nel poema dell'anima che sa la storia e che vuole l'immortalità. Vi sono. alcune terzine semplicissime che tutti' sanno al principio del poema dantesco..!che giova ricordare per il prof~ndo signific~to loro, che credo a molti sfugga. Quando Virgilio ha proposto a Dante di accompagnarlo per il difficile cammino che lo ,deve condurré · é!lla salute, Dante ha un momento dii esitazione e dice: I Paeta che mi guidi, guarda la mia virtù s' ella è possente, prima eh· à r alto passo tu mi fidi. ·r u dici che di Silvio lo parente, corruttibile ancora, ad immortale secoìo andò, e fu sensibilmente. Però se l'avversario d'ogni male cortese i fu, pensando l'alto effello . di• uscir dovea di lui e 'I chi e ') quale. non pare. indegno ad uomo d'intelletto; ~ eh' ei fu dell'alma Roma e di suo impero ne l'empireo ciel per padre eletto: la quale e 'I .quale, a voler dir lo vero, fur stahilit i per lo loco santo u• siede il successor del maggior Piero. Per questa andata onde li dai tu vanto, intese cose che furon cagione di sua vittoria e del papale ammanto. Andovvi poi lo Vas d'elezione, per recarne conforto a quella fede eh• è principio a la via di salvazione. Ma io perchè venirvi ) o chi 'I concede? lo non Enea, io non Paolo sono: n,e degno a ciò nè i·o nè altri crede. ' r , Terzine sem-plicissime, ·che per altro comprendono tutto il concetto amplissimo eh~ della storia ha Dante. Que~ti versi per me valgono la magnificenza del discorso del Bossuiet sulla Storia. Universale, e del resto l'una e gli altri h~~no quale principio eh; spiega tutta la storia universale:· la provvidenza che govem.a il mondo. ' Biblioteca Gino Bian o I Ma qui due cose sono da osservare: prima di tutto questa : Dante, secondo il suo modo, ha qui accennato quali sono stati i ·germi d~lla sua invenzio~e, della sua creazione: è chiaro qui,. per chi legge in Da3te piu!tosto attentamente, che vuol dire comé non già in altra visione del medio ·evo, ma l'ispirazione vada ricercata, nell'Eneide di Virgilio e nel rapimento di S. Paolo. Il concetto dantesco, che fa coesistere, ma ciascuna al suo posto, ·1e due grandi, solenni autorità, nelle quali egÌi metteva la salÙte del genere umano nel mondo, fa intendere come Dante possa essere il creatore di que.;.to j poema· che è i,nsie.mecosì romano e così_cristiano. Di Dante e del suo poema ,può avverarsi che si senta ~ . dire e dalla fede e dalla patria: Dante è nostrp; e viene una terza e dice: Dante è mio. Questa è la poesia, e questa permette a Dante, per esempio, quel ndn condannare mai ' . all'inferno, tranne che non ·siano rei confessi, i grandi uom1n1 e. i grandi scrittori dell'antichità. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Mazzini propugnava di erigere a Dante un monu- , mento, e di scrive·rci sopra: Al poeta ..dell'unità nazionale la patria degna di lui. lo ricordo quando, nel 1915, stanno per essere du-:! lustri, quella notte sul 24 maggio fuinm1~ in parecchi a . ' passarla i1 nsonni, e sentimmo dei rombi lontani, e la mat- . ' tina dopo ci spiegaroi:i,o come fossc un primo assalto dei né.miei a Porto Corsini. lo pensai, e osai a.nche dirlo: Oh, i nemici svegldano un grande testimonio, svegliano il nume tutelare d'Italia! E durante quel triennio più volte mi accadd~ di pensare il simigliante, qùando· per esempio strumenti terribili di distruzione cadevano nel cuore di Ravenna, e se avessero risposto alle intenzioni di chi li lanciava, nel luogo del sepoléro. di Dante no; resterebbe che il vestigio d'un sacrilegio. Il triennio· passò, e a dirlo si fa presto. Il grave, il . lungo trien~o passò, e venne la vittoria, e a me parve ~he l'Italia fosse_in realtà degna di lui. Non era vero; ci volle un altro triennio, del quale triennio qualche momento dc• più tristi ricordo anch'. io. Ma alla fine di quello, nel settembre del 21, si vide l'omaggio alla tom~a _di Dante della migliore gioventù italiana, si videro unite le corone· dell'armata e dell'esercito, e a me parve di vedere scritto. su esse: Al poeta d~ll'unità nazionale la 1>r..tria degna di lui. Ma non era vero, tranne per i soldaiti: ci volle anche qualche altra cosa, e molti di voi lo sanno meglio di me: io so soltanto questo, ed amo e spero e credo questo: eh~ l'Italia, per la volontà concorde dei migliori·, pèr l' operélt generosa della gioventù, prode e saggia, l'ltali:1 pròceda a. - essere in tutto degna di Lui, del suo divino poet:1 e profeta .. G1u SEPPE• ALBINJ Dalla conferenza su Dante Alighieri tenuta la sera del 16 Cen"' naio all'Università Fascista. (Noie ~ienografiche). ..

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