Vita fraterna - anno IV - n. 7-8 - 15-30 aprile 1920

Anno IV, N. 7-8 - J5-30 Aprile J920 Conto corr, colla Posta VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE La critica della pace - Il C<?ngresso per il Rinnovamento Nazionale - A Catanzaro Marina - I problemi dell'agricoltura siciliana nel pensiero di Paolo Balsamo Bibliogrufia - Conversazione. ABBONAMENTI .... Ordin_ari Italia L. IO.- Estero L. 20.- SostenitoJ·i ,, ,, 25. -- ,, ,, 3o. - Gli abbonamenti sono solamente anm:i. Numero separato L. o. So - Arretrato L. I. - Questo numero (doppio) costa L. I Esce il 15 e il 30 d' ogni mese. DlREZìONE e AMMJNJSTRAZlONE Via f;pig:i, N. 25, Milano - Telefono: G1-16 Biblioteca G,ino Bianco

. r ,, -. .... ,. : . ' :B1blioteèaGin.o Bianco,·, "- • • ') - ,, - . 'I' , -

Milue - AnnoIV. 15-30 Aprile 1920 - N. 7-8 VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE Abban. annuo ordinario l. 10 Abbon. annuo sosbmltore L •s La critica della pace Un codlitto di Filosofie Politiche L?. nuova pace - non ancora completa - ha già attratto una legione di critici in tutti i paesi; ma è assai dubbio se tra i tanti volumi già pubblicati ve ne siano due altrettanto profondi quanto quello del Keynes sulle Co11segu.e11ze ec01wmiclie deUa pace (Macmillan, 1919), e quello di Lord Eustace Percy sulle Responsa.bi»ità della Lega. (Hodder e Stoughton, 1920). Entrambi gli autori sono stati addetti allà Lega.zione Britannica a Parigi, e hanno potuto seguire davvicino il laborioso processo della crçazione del mondo; il primo è un economista, il secondo uno storico e un pensatore politico. Il primo è eccellente sopratutto nella diagnosi delle conseguenze economiche della pace, n~l mostrare non solo gli errori commessi, ma ancora, passo per passo, le alternative trascurate e i modi di riparare il misfatto e l'interesse universale ad' aiutar la Germania a restaurarsi economicamente; ., ma nel Iato politico è assai debole. L'autore ,è di coloro che sono troppo inclini a trascurare il fatto .che gli uomini di Stato dei prif!cipali paesi belligeranti ebbero la :fiducia dei loro paesi, ne rispecchiarono i difetti e le qualità, e spesso cedettero ai lor-0 difetti contro il proprio giudizio personale per preoccupazioni parlamentati ed elettorali; egli è troppo incline a sopravalutare il fattore personale; egli è un ultra Wilsoniano, che s'attendeva il millennio e -che spffre di acuto disinganno ·e non tralascia occasione di vendicarsene. Il Percy è di ben altra tempra. Anèh'egli condanna e rimpiange molte cose, ma cerca sopratutto capire e spiegare, ed essendo sopratutto un politico, è, a parer nostro, un BibliotecaGino Bianco

122 VITA FRATERNA ottimo complemento correttivo del volume del Keynes. I due vanno d'accordo· neli'augurare una non lontana revisione della pace, nel ritenere inevitabile e oenefica la Lega delle Nazioni, e nel • ritenei.e che a Versailles e Saint Gerrnain troppo siasi ceduto al nazionalismo francese e continentale in genere, e a preoccupazioni di sicurezza più che di inter,esse comt1ne a una vera pace. Ma la diagnosi del Percy è assai più serena ed obbiettiva, specie nel mettere in luce le grandi forze storiche cli cui gli uomini di Stato a Parigi furono gli strumenti più che essi stessi non ·sapessero-. Onc\'è che preferiamo analizzare il suo volume, tanto più che quello del Keynes è già stato in Italia ampiamente recensito, e, in massima, non fa che confermare autorevolmente molte crihche, che del resto erano già sul labbro di -ogni •pers"Ona ct1i la vittoria non abbia ·dato al cervello. * * * 11 Percy inizia il suo vo urne col chiedersi se gli Stati Uniti e l'Inghi•lterra capilscono J.a oon.seguenza del,l'avere porita,to l'Europa continentale, pur reluttante e dubitosa, ad accettare l'idea della Lega delle Nazioni, e la funzione e le 1·esponsabilità che con ciò Stati Uniti e Inghilterra si sono. assunte. Il Percy osserva che tutta la storia degli Stati Uniti ba teso a renderli at;che più insulari che l'Inghilterra e ri'fuggenti da responsabilità nel resto del mondo, e che non v'è fondamento alcuno per l'idea, diffusa in InghiJ.terra, specie tra i radicali e i 1abouristi, ·che l'avvenrto a!l potere della borghiesia nel 1832 segnlt, una rottura tra la politica estera dei secoli precedenti fatta dalla . gentry, e -quella della democra,zia. Noi vediamo sotto i nostri occhi rip·etersi quel che è avvenuto ripetutamente nei secoli scorsi: l'Inghilterra interviene in Europa a rimuovere una minaccia per poi ·ritirarsi frettolosamente nel suo guscio, disarmando prima del tempo, e a:bclicamdo a responsabilità assu111tesi intervenendo. I1 Per~y mostra facilmente quanto sia infondata la leggenda che l'Inghilterra abbia disseminato dissidi su) Continente per approfittarne, a spese di tutti, pur essendo- vero che· tali dissidi giovarono alla sua causa: Filippo II, Luigi XIV, Napoleone e Bismarck non furono made in Engla1iid; ma è vero che l'Inghilterra, rimossa la minaccia, ora come nel passato, in om~ggio a preoccupazioni interne e d'oltremare, nella sua politica europea cede più a questa che alla considerazione delle varie questioni nel loro merito; e precisamente perchè si sente indifferente a tante questioni BibliotecaGino Bianco

VJll'A FitATEltNA continentali, col cercar di assestarle con un colpo al cerch:o e l'altro alla botte, e quindi anche col frenare i propri amici, facilmente crea l'impre sione che tradi ca, e ciò senza rendersene menomamente conto. L'avyento alla dem'ocrazia ha anzi inten :i:ficato •questa propen ione. Una dina tia ed una ari tocrazia militare non possono sostenere il proprio prestigio che mediante nuove imprese d'espansione; una democrazia, pel _olo fatto che u a lo tata a mio-Jiorare le c.ondizioni interne di vita, risente 1a politica estera come una intrusione. on a caso ,coloro - i .naidi.e-alei i labour.isti - che ,p'iù strillano per la Lega delle azioni, che più t:I:illarono a favore della· Armenia, della Polonia del Belgio, della Finlandia, dell E tonia, ecc.. sono tra i più impazienti di mobilitare e di armare, ra j più cocciuti a credere che per favo!ir la libertà del mondo basta 1a ciair fare, e· starsene a ca a, merita: dosi ozei le filippiche . che Mazzinl ed Elisabetta Browning già d"re ero al neutrali-mo òella scuola di Manchester.· Ciò posto, il Percy si chiede: è possibile voler sul serio la Lega delle azioni e non con iderar la politica internazionale come la prima respons~bilità del Pae e . E' po sibile volere a un tempo il controllo internazionale degli intere i economici e non volere una burocrazia internazionale? E' P?S ibile voler la Le~a e continuare a vedere nella politica e~tera uno fra i tanti oggetti di conte a fra due o più partiti domestici o-areg!rianti pel potere_ E" pos ibi,e parlare di respon abilità ver o il mondo e continuare a far parte - a e stessi . Il Percy vede nell incoscienza di questa alternàtiva, e tielle incoerenze ed, o cillazioni che ne nascono, e che all'e tero paiono ipocrisia e perfidia, una delle mao-giori cause di difetto nella Conferenza di Parigi e nella Pace, una causa radicata nella te sa imperfezione delle i tituzioni rappresentative e nelle gar-e dei parti!'.!, e da -e e alimentate. Mà questa causa non è ancora la più profonda. La più profonda è nella coesistenza nello spirito. dei popoli e dei loro rapj)re entanti a iPario-i, inclusi i delegati ino-lesi, di due opposte tendenze e filo ofie politiche,· nate da oppo ti viluppi torici. La filosofia po itica che domina sul Continente europeo e -che ha d minato Wilson e, almeno alla uperficie, gli uomini di tata inglesi, è quella che il Percy chiama « la .filosofia della emancipazione» - è la filosofia nats1- dal fallimento a tradursi in realtà del sogno di Dante di un'unica Respublica. Chri.stia,ia, avente una coscienza e un fine comune rappresentati dalla Chiesa, anima aBibliotecaGino Bianco

• 124 VITA FRATERNA vente a corpo politico l'Impero, sintesi del mon<lo-clàssico e della cristianità: è da tal fallimento che sono nati i vari moti centrifughi pei diritti' dell'individuo, per gli scismi, per -l'indipendenza del!,~ Nazioni, ecc. La Riforma; con la moltiplicazione delle setter la secessione amerìcana con la Dichiarazio-ne d'indipendenza, la rivoluzione francese con i principii dell'89, ·Ja rivoluzione russa col principio d'autodecisione, la Pace del 1919 con la sua moltiplicazione di repubblichette e riuovi staterelli in Europa ed in As:a, sono altrettante tap·pe nella marcia di questa filosofia della ..... disintegrazione, sulla quale, cot,:ne ben videro Hegel e Mazzini,. nessuna nuova Autorità puq àssidersi. La logica di questa filosofia è l'atomismo, -.l'anarchia, la balcanizzazione; una Autorità non può assidersi che su di interessi comuni, e questa filosofia - la filo-sofia dello scisma, del· separatismo, dell'autodecisione - nega che alcu'no sia stretto ad alcun altro da doveri ch'egli non possa rescindere. La seconda filosofia è quella che ii Percy chiama « èomMl,Qnwealth,'an,d Union », ed ha a su.e tappe Mii ton, Burke e Lincoln, ed è la toiwnwre d'esprib politica inglese, in conseguenza di tutta la storia britannica dalla Conquista Normanna in poi_ Lo ·spirito inglese, come il romano, è stato sopratutfo assorbito e plasmato dallo sforzo di govertiMe, di superare la difficoltà che gli uomini pro-vano a cooperare e a vivere tranquillamente gli uni accanto degli altri, e così è arrivato a una filosofia· di, governo che •hasa T Autorità sull'esistt!nza di doveri irrescindibili tra uomo e uomo, sull'esistenza di interessi comuni, sulla ·possibilità sempre - esistente di trovare un punto di vista superio•re a ogni divergenza e radicato nella comune umanità. E' una filosofia che, in un certo senso, ignora il cosidetto ,principio di nazionalità., perchè non è più obiettivo e valido che quello di tribù e di clan; e che d'altra parte lo- include' iJ.'..lsè e lo supera perchè fa risiedere la capacita politica nel senso di responsabilità che un uomo, non importa di. qual razza o nazione, ha verso un altro. E' una filosofia, quindi, che nega il diritto di secessione, come fece Lincoln, perchè vede in esso il diritto di negarè 'il proprio dovere verso altri. E' una filosofia che fa dell'indipendenza nazionale l'ultimo rifugio <legli oppressi-, non la norma suprema della politica internazionale; una necessità chirurgica, non un processo d'igiene. · Nella misura in cui l'In_ghilterra non è stata all'altezza Ji questa filosofia, si è avuta la secessione americana, si ,è avuta la questione irlandèse, puliulano qua e là ·agitazioni separatiste; ma. nella mi'sura ilri cui queste sono solo l'eccezione o SOl1J rimedfa,te,. .BibliotecaGino Bianco

VITA F:RAT"l:ltNA tale filosofia è a fondo <lel suo ucce so. -Ora il Percy trova che la -ca'tlsa ma ima ,çlel carattere insoddi facente della Pace él 1919 è ,che es a è un comprome so tra la filosofia del emancipazione e .quella del.la sintesi po1itica. Da un lat-o gl'i, uomini di Stato · glesi, ,gulidati rlal 10110 istinto pratico e torico, erano tinti=amente avversi alla moiltipLicazione di •nuovi statere1li mdii/pendenti d'i popoli a cui gli Imperi europei sfa3ciati rendevano a1meno vantaggi economi1e,i ingenti, ass'icnmi,n<fo ampia. libertà <li traffici più che n'On 1a po ibile tna i ,pi-eco· Stati; per di r,iù e si vedevano benissimo il pericolo di crear nuove fonti. -di guerre col crear staterelli economicamen!te non :ahbatsanza lbastevoli a sè tes i; essi sarebbero piutto to tati favorevoli a conservare 'O a creare nuove grandi compaginlr plurina?Jiona1'.i . ba e federale. ·Ma dall altro lato 1a filo ofia -politica deùl'emancipazione e ddla disintegrazione non solo era troppo prevalent,c ul Con mente ~ in America nonostante Lirrllooln!), ma era stata troppo ·rreflessivamentè adot ata _pur dagJ>i uomini -cli Stat-0 ilng1e i, da Gla<futone a L oyd George e prev'ale t'Uttora fra i liberalfi ,ed è una ,causa della 1oro ,cri i. Essi 110n ebbero i11èl',intulito nè il cona,ggno di es er fed''eli a1l'i into deUa loro tradiziooe st-0rica che è tradi,zione di smtesi politica, e .si I.a ciarono impigliare mille ··ormole del' liberali mo nazionalistioo del secolo XIX id'or.igme ,continentale, ate <la un pr-0cesso secolare di cLisrintegrazi0111eper ,effetto del fallii.mento :imperiale romano, -cui ora 'aggirum e il fallimento ,de.i tre imperi europei, a ·,drvieniire re compagini fooera,li plurinazionali. Il Per<:y trova che è una vera cata rrofe che l'Inghilterra abbia avuto un Lloyd George mveoe d. '1.lI1 Liincoln. D'altra par.te, 'Ilella misura 'in cui la filosofia :P<>1'iticaintetica che imconsci:aimente presiedette fin qui al .succes o anglo-sa sone, riuscì a farsi accettare, e a portò alila Leo-a delle ~ azioni, che riesce ostica sul Continente precisamente perchè esprime una tendenza in .antitesi co'i nazional mi nati .dalla <ilis.i.ntegrazione d-ell'Irrnpeiro Romano e di quell" che cercarono sostituirglisi, <:Ìa'- scuno dei ,quali na:zi!Onalismi trova .ne11a .perpetuazione de11a mo1tipliaità sùatale l'opportun'hl:à di prosperare applicando 1a mas ima romana del « divide et impera>. Il Percy si chiede: Vorrà l'Jn,- ghilterr.a, saprà eSISa continua'Ile questo sforzo costruttivo, facilitando ogmi sforzo d'union'e ul1 Continente? O, come nel passato, dopo gittato più d'UJI buon germe, albdicherà alla funzione torica -che l'ora le adld!ita, 1a funzione d,i applicare il suo istinto sintetico a favorirne lo sviluppo lin Eumpa, ove onvi gruppi etnici affini <la amalgamare? Vorrà essa ripre'Ildere - 1m1tatis 111utandis - il Biblioteca Gino Bianco

126 VITA ERAl'ERNA sogno dli Dante; ricon<lu.C'endo l'Europa sul sen,ti,ero dreUa tr.adizion,e ,classica, donde l'idea <l 1 ella Commonweçilth è ·derivata? Sa'-- rebbe troppo idlire che ,i,lP.ercy s~ai·fiducioso. Egli nion ,esita a <l:in:i, a un •Certo p,u:nto, ohe, ~n uin certo 1senso, ·,l'Europa è ,più lon,tana d'alla vera ,pace or.a .che nel secolo ·xnI. Ma egli non dispera, e ad ogn.r modo tncrva che •il processo richi,ed,e una s:inte:sii:n:0n solo p,oliti,ca, ma an1,che •OC'Onomi1ca e neligiosa, u,n ritorno ,alla dlevòzì,one, a un .ideale comu111·edli vita, di cui ognuno si .senita :pala,- di,IlJO. E sopratutto d trova ,che ,!,e istituzionir democrati.c.he ri,chi•e- <looo radJi.cali ri,forme; noa1•poco ,del nostro d:ilsaigì,ovien da ciJÒ• che ,esse hia,nno fatto i[ Jo.ro tempo e non si sa che c:o a porre :a-1 !.oro p,osto. Il sovi1ettismo è un sin1tomo ed un c011!ato per .sostituì rie, mai no,ru è ).a sol11.1zione.· Senond~è l'apt.iico.Jo è ,già lungo, e ,),e co:se g.1a ,dette devon ba'- stare a convin 1cere i•l Jiettore della profond1t1tà •ed •ori,gliinJal1i:dtàell'opera del Per,cy. Angelo Crespi. Il Congressò per il Rinnovamento Nazionale Il Consiglio e'siecutivo della Le:ga Democratka e il Comitato Ordinato,re del Comvejg100 di rinno,va,mento si ,sono riuniiti• per d:ecidere dell'o.p- [P>Ortunità di abbinare la data <l-el Convegno con quella ,del CongreJso della Società delle Nazioni,. che si berrà in Roma ,nei ,primi giorni di giugno (s al 9 giugno). P,o,iichè molit:i ,soci e aderenti hanno manif~stato il desiderio di tale abbinamento, dov,endo partecipare ai lavo,ri dell'una e dell'altra- riunione, il Consi.glio, direttivo e il Comitato ordinatore hanno deliberato di tenepe il Convegno nei tre gi•orni precedenti al Congresso, della Lega deU-e Na.zioni, · Entro il mese saran,no ,distrhbuite tutt,e le relazioni a tutti i soci e ?.derenti. Frattanto, esse vengono ,pubblican,dosi nei ,giornali ami-ci. Il Comitato ordinatore ha aV\U.tOnotizi-a di ,di,scussioni prnficue di vari gmppi suUte sinigole relazioni. E' OWJOrtuno ,che tutti' i grup,pi, tutti i soci della Leig:a e -gli aderenti al Convegno pr,o,muovano ,riu,nioni •per queste- utilissime discussioni pre1iiiniinari. Le aidesioni ,co.ntinuano a pervenire alfa sede del Comitato (Via 3 N overnbre, 1 54, Roma). Si invitano nuovamente i soci e irli aderenti che , ìnterv,erranno di persona a comunicare in tempo il loro nome al Comitato, perchè possano provvedersi alloggi in numero adeguato. SibliotecaGino Bianco

• VITA FRATERNA I27 A Catanzaro Marina • Catanzaro marina! .... E qui, quanto ci toccherà attendere? Come si vi•a,ggia nell'i,gn<?to su ,que to ver ante jonio. Pare Uli e l'avventuroso rv ab:bia impresso il! suo fato. Abbiamo <lovuto lasciare tilo .alle ,quattro, chè I automobile pu!bblico noni funzionava. lii com:es ionario - un ienore tito1ato del luogo - ha -cneduto bene di vendere la benzina a dei privati: i•l pubblico· è co ì obtlligato a mi urare pa _o a pas o i 16 chil. metri di rot.aibile fi!llo a Monasterace. - Un •bel ervizio ! - commentava il mio compagno-dall'alto d' u:n carretto mi!litare, su •cd ci iaveva IP·eto amente i sati un te- . ne-nte - un bel ervizio davvero! Dodici mila lire di ovvenzione dallo Sfato; duemila lire <lai Comuni interessati; e i viag.giatori a :pi-edlii ! · - :I'utto co ì dallle par.ti ostre. E quel che c' è voluto per ottenere la sov:vienzione gover.nativa ! - Quando non mangia 1t guverno, mangiamt issi ( e i) elica bene, tene-nte ?..... Ah! ... Ah!. ... Il ca-viaililotirava a fatica il for e carico: eravamo in cinque in equiliibrio •sulle ca.s e. - A-ah !.... E ili oeri'stiani sa-crifiçati sempri..... andiamo!! ... Ah! .... Aah !..... Davanti a noi, dietro le siepi di tamerici, il crepuscolo monva ul mare. E urna gra.nde amarezza era nei cuori, ne11e pietre, nelle luci. + + + Catamzaro marina ! Fermo u,n'om'hra, che dondola l1Il! fanale: A che ora riparte il treno per Metaponto? AJ tocco e mezzo. Sono Je .ilove e -quaranta: qua,ttro ore . che benedizione ! • QUJaittro ore, i,n orario; ma ci sono Oe facoltatirve - l' impiegato ride; - ieri il ,diretto è arrivato aJie tre e minuti : T altro ieri a!He quattro: nessuno sapi veramente quand .arriva ..... E l' ombra s' allontana con la sua uce oscillante. Tre, quattro ore di ritardo: <:ose nonnalltl, di tutti i giorni. BiblibtecaGino Bianco

128 Qual fisonormal puiò mai avere un popolo, che foggia il suo spirito, J.e sue e111ergie,i:n ,questa cronica anarchiiai? In alto ile stelle ,sciinti11a,noignare, ·indiifferènti: ohe veleno [lei nostro •Sa'.ngue,1I1,ellanostra giovinezza ! Prendo ili mio amico 'Per il rbradcio: - V~diaimo se possiamo trovare q,uaJ~checosa àl ri'stora111,tie. + + + Un giovanotto - anelli a~le maJnÌi,si,g;aretta in bocca, cappeUo m testa - è tal •banco. - C'è .nl11!lada mangiaire? - Nulla. ' Come uu!Ua? I - Tutto term~ato. - Ma un pezzo di pan~, di ,cioccolatto,, llln •aran,cio? - Nuala: · COllll ,tutti ,questi ritaroi ,e ,perdite di ,coi111cidenza,.il .ristora,nte a sera ,è sempre svaJ!igiato. - E perchè non vi rifornite meglio? - E se ,il gotVerno non ci rifomiisce? Se la iprenda ,col governo !..... - Ma, per Ba,cco ! delle scatoJ.ette di sardine, de!l c_ioccolatto, delle conserve, potreste bene tenert11e. Quesfè iinfingardaggi:ne, non governo. Il ,gitcxvanemi gua,rda' mera vig;liiato: e' è quaJlcun,o qt11aiggiù che perde hl teIIl[)O ad irritairsi? - Se volete dei iilq,uori:,vii posso servi,r,e. Altro, ,ni,ente. + + + Ci sediamo stizziti 'III1 un angolo, st11llenostr,e valigie. Lei qua?. - Mi vdlto al •suono <li una voce conosciiuta. - Oh, dottof'e, come sta? A-tl!che,lei aittende iii treno? - Sì, qu1e!H:oper Na:p,oli, da ·sei ore. C'è da far. perdepe l!Ja piazie,p.za ai santi. Due occhi ,intelligenti mi guardaino ridendo: - Ci vuole il suo ,coraggio per tornare i111queste disgraziat,e terre. M·i. creda:: non e' è nul1la, nullia da fare: i'! male è trop.po •gmnde: ci: vuole .ili cafacliisma. 'E sarebbe :bastato •che ,spendessero 1 per noi quelfo che , si è speso in un sol e\iom,o ,di guerra. Ma il aattacHsma verrà. BaiBibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA l-er,emo tutti allora. E :non sarò io .a !Piangerne. Sa, la guerra rm •ha insegnano 'a odiar.e i 'IlOtri: cari fratelli del nord. - Ma come? - Sicuro. Non è ragionevole: ma. -è -eosì. Troppo belle, roppo ri.ache, troppo privilegiate quelle terre! Tutti i comuni, tutte le fraz:ioni di camuni, -coll-egatli fra loro da belle e nnnpie strade; e· noi ore e are di mullo. iGome :non misurare l' abbandono, -in cui siamo la,sciati? Ci dicono: è colpa vostra: non vi movet-e. E si si.- g:n,ore. Ma è cdl,pa. esser malati? Noi iamo come dei c.ac.hettici, come d-ei malaridi. E' inutile dirci: correte lavorate. Bis· gna pri ... ma, guari,rci. C è questa vollontà? Me lo dica Lei. A morire ci !ta'Jlllo insegnato. Ma a vivere? Sarà irragionevole; ma sapesse che odio fermenta qui cfuntrò ! Un fischio, un rumore di treno in arriv-0 ,e' mterrompe. I viaggiatori si precipitano : il dlottore mi stri:nge in fretta la mano. Il mio amico mi guarda stupito: Via! non, è permesso; - e souote la testa: - -povera + + + Il ristorante s1 e sfollato: il proprietario grida con v-oc-e carica d' imperio: Signori, sii ohiude, sii chiude. Bene, ci, eacciano via: a'Ildiamo nella sala d' a petto. - Non si può : chiuisa per riparazioni. - Ma eOITiechiusa? Si fa aiprire, se è .chiusa! P ...., non m1 far ,bestemmiare. O· ohe s' ha da passar la notte a!ll' aperto? - ·Ti meravigli? E' la quarta volta che mi ,capita in una settimana. Da ehe vi sono stam aliloggiati i soldati, le sale 'SOno ri1maste •sempre chiuse. /Che cosa ci vuoi fare? Ho pr-0t-estato in... vano. Su, su, inutile ar-rabbiarsii quaggiù. Senti il buon puzzo di sansa, -che appesta la notte! .Sono le <llieci e mezzo. Abbiamo per lo meno tre ore d~ questa -gioia. - E l1e sigarette che non si trovano, - borbotta irritato il mio ,comp¾ono, trascinanrlo sul mar-cicapiede le sue valigie. - E queste dove le lasciamo? - Dove credi, tanto! r , Guardo in un desiderio -confuso di Eber.azione il gra:ide tellato tr-emamte al soffio del vento invernale. Quanta aTmonia in alto, quanta disarmolllia quaggiù. Alcune· grosse nuvole s' acca.1cano ad occidente - ,ba:sta tlie non ,pfova ! - e mi riconducono alla memoria i versi, che •scandivo di mala voglia in isa.:ola: < Gli BibliotecaGino Bianco

130 VITA FRATERNA astri camminavano, Zeus assembratore di nuvole so1l-evò.un vento fur-i.oso ·in terribi,le raffi.ca, e coprì di nembi e terra e mare tutt' insieme: dal c1-el-ocadevru fa notte'>. + + + Ora s;::a11idiarnole ore delfa notte - in su, in giù - lungo il mardapiede umido, ove vagano - il bavero a,lzato, il sigaro acceso - altre anime in pena. Le varie porte degli uffici della sta~ zion,e sono enmetitcaimente chiuse: dlail Capo ali' ultimo mainovaJ.e devono tutti, do;·mir,e: solo la porta d1 uscita, ,ohe immette in un piccolo cor.rid:oio, ogni tanto ,s' aipre per -lasci,a•rpas:sar,e uu' ombm, sdoni d,i :v-oci -c-oofose. · A mezzanotte la pioggia comincÌlai a cadere fine fine con una <U!ll;i/formitàpreoccupante. - O questi bambirui: dove :an,dra:n1110? Una decina di ragazzetti sui dodi;ci a11J!l,i:con dei li1bri sotto i,l bra-ccio· - :akU!!1;i: coo deHe -sigar-ett,e accese - s,ono ·sbll'cati dia d'ietr-0 la stazionei, discute111do fra loro •sottoyoce e ride:nldo. Gi avviciniamo ii111C'uriositi:- Dove .andate a quest'ora? - A sctllOla - risponde il più grande sgar:J:ntamente, quas:i a.d impedire nostr-e ulLteriori, dcimande. Ma .i,J c:aso è troppo eiccezionale: - A scuola, a quest' ora? - La scuola l' aibbilamo la mattilna - •spiega un altro; - ma siooome il t!'e1110pa-rte s-empre con ritardo, e i'l professore non -ci ri'<::ev,epiù, così saliamo a ,quest'ora. - E dlove dormit,e? - Nu poco pe banda -:- salta •su !i,Jpiù p~ccino: - a ccasa dop·pu la scola: e poi, quand' arrivamu a Catanzaro-Sala, nta la .sala d' aspettu a la matina. - E che •s•cuola fate? - La. .prima tecniica. - Povere creatu.re ! Ma ,i ragazzt non semibraruo cosci,enti dlel nostro dolor.oso stupore: S01110 seccati della nosha interruzione, e ·ci voltano J,e spalle, sempre <liis-correrudosbt.tovoc.ç e .ridendo. · Il mio ami-ca ,es.p!Lode:-· Sai -che ,cosa penso io? -Che farei meglio a ritornarmene lassù. O ,ohe vuoi fare qui:? - Quainte illuskmi ! Quasi dò raigi-q,ne al tuo dottore. Non vedli ,ohe nulla cammina per 11 suo verso? Siamo ·ll!l1 gran popolo, va ..... E quei tangheri, che parlano di aiqu.ile romane e di 'leoni ,di San Marco: Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATEllNA vorrei 1egairli qui -per una settimana intera, a morir .di vergogna, se ,sono italiani. - Ehii ! comincia a -piovere sul seno: me tiamo almeno in sadvo le valigie. + + + Apro 'I' unica porta vivente: un soffio d' ari:a calda ,e terribilmeme viziata 1ei {Penetra ,nellg. bocca e nelle nari. Lo stretto andito, reso ancor più angusto da un tozzo a.nmadio e da un altro mobile indefinibile, è gremito di gente. Davanti alla porta· marinai .e soldani sono sdraiati a terra, fucendosi vi-cendevolmente -cuscino del propr-io corpo: nel muovePsi per lasciar-ci passare, .esalano un acre aroma di: aranci, di talbacco, <l'i carni non lavate. - Entrano, entrano ..... - borbotta -qualcuno; - ·nei su1mu i letti pi tutti: paga 1t gtwernu ! Più in IJ.à un muc-chio diodonne, a10covacciate ,e dormenti sui loro sa:cchi ,pieni : qualche contadmo: visi di povera umamtà abituata al trattamento del gregge. ·Non sa.ippilamodove poggiare 1 ,piedi. - Montiamo qua:ssù - mi suggerisce il mio a:mico, fennandÒsi davanni a quel mobile -Ìald'efinibile, che non è 11n .armadio e neppure un.a S1Criv-aniia, -e • presenta 'U.n piano inclin~to su cui, è a,ssai difficile star fenni. - S<lruccioJ.eremo..... Prova, su, op .......• Con i' .aiuto delle valigie ci a-ppollaiamo lì; in -alto, poggiando la -schiena stanca al muro. Di fianco -il grosso armadio tutto macchiaito di calce e coperto di ragnatele - quante pratiche racchiuderà ! - ci protegge con la sua ombra. Ah ! poter riposare ! <ohestanchezza nelle ossa e nell' anima ..... + + + - Pircliì? - continua un èonta:dino li v1cmo che :aveva interrotto iJ1 suo discors'O per ,guairdare a •bocca aperta a nostra ginnastica - pire/ii 11-01i si senti sirnr11. Lu 111tlitisa.piri?.... Duo ò111i11i avi (tiene) di notti, sempre a. la porta: e dù:u (la malilo callosa s· a:gi,ta nell'aria mina,cciosa) rn (che) veranumti 1um si l1t 111eritcri-ssi?? Tenfri t11.tt1tmt p,aisi in rivofazioni rn li sztrdati! U troppu è tropp1,, sigmtrimt me1t. .Chiddu eh' è gi11st1t è gi11st1,,e tni ea.ec-iutantu di cappedd1t. Ma fi troppu è troppu, · diezt bomt? - Ma l' autorità non è intervenuta? - r.iprende il ·suo interB blioteca Gino Bianco

ì32 VITA 1'1UTER1'A 1ocutore, che ha l' ari:a di un -commeròa:nte e l' acoe-nto dell' alta Italia. - Sissig·n.iiri; ehu (,che smor.fia d' :i11Jguariibile-soettici-smo !) sisignuri. Ma sta 'torità nei (gli) aviva a diri: tu si troppu birbanti, chi tèni tuttu lu Comuni nta la f ami, e tu mangi e mbivi. Ma si sapi (sa) : cu ( ohi.) è riccu non si faci cacciari ...... - - Eh! a lu poveru pidocchi - sospira un ,cà'.poraLinosficihano, tùtto attento al raic:cooto - a ,lu riccit euntmtizz·i ! Ora dinnu ( diicono') chi ne' è la leg'gi nova ..... Cumpari, la leggi è fatta pri li minchiun,a;!.... Ma il Còmun-e non ha fatto cal\l·sa? ~ chiedle il commer--- ciante, ammorbando l' arfra ,del suo toscano e -cer-ca.ndo uno spazio ove sputare. - La liti è i1ecchia, .ng.nuriwu mm - riprende il -contadino, grattando,si la, testa - Ne' esti pwru la sintenza: ma fu la s-intenza, chi ndi damniggiau. Pirchì, viditi, cavaleri, la storia è accussi. Eu sugnu gmtra.nte, ma certi cosi li sacciu, pirchì sindi (se· ne) parlava dill'epuca di me patri. Q·uam.n,ulu' gu;ernit, - eh, smmu tant' a1mi-!i - assignau a li Comuni na parti di terri di proprietari, nài lassau a nuiatri it boscu di Campologu. Ma i proprietari, chi non nei p·iaciva - ch'era boscit bonu, - si pigghiant Campologpt, e desser1-t a lu Conritni nu pezzettu di terra nta la cuntrada d'Aragona, e n' alrtt pezzettu di terra tuntànu nta le cuntrnda Arc_à, e n' atru pezzettu nto diavulu. M' in,tenditi? Allura u Comuni protùtau, ca nuddu. p1,btivataggh.iari ligna e seminari. Putivano i cristiawi caminari ogni vota iurnati sa.ni, e passari sciumari e sdirrupi, ca nei pirdìa,11,0la vita? U Comuni protistau: ma deci anni arretu nta lu millinovicenundici - mi ricordu bonu ca fu l' annit chi m.i spusai - trasiru (entrarono) nta l'amministrazioni i pa,renti di proprietari. E citmbinaru e canzaru; ( a·coomodar,ono) la sintenza comu voseru i.ddi. Uh! cavaleri meu, uh! cose di pacd !.... - E che cosa hanno fatto? - Comu fici~·u.'?L'ammM1.istrat1-trichi, eomu vi dissi, erànu parenti di proprietarri, 11.onficiru nudda opposizioni e aecettarit a si-ntenza du tribumaili _comu niscìu (uscì). E acçussi a nu..iatri 1uPi ristaru tanti terreni 'spasuJati (seruza. valo·re). Capiscevu.'? - Cumpàri - · grida dia terra i,l ca'l_}oraLesiicihain•o- criditi di cuntari novità? S empri li signuri lu niunnu bonu si 'spartiru. - Ma marnnaja - in,t-errnmpe ,e.on ira j,] ,contadi..t,o, so)l-eva.ndo nuO!Vamente la mano minaicciosa - si iddi ( essi) si dMZ<naru • (dairm:arono) l'anima; e desseru raggimii a chiddi f. ..., non voli diri chi nui simu pecÙri. Capurrali ! puru eu fui surdatu - 'l' .uomo BibliotecaGino Bianco , ,_

VLTA FliTEUIA sorride agitando la màno - e n' atn, poc1t slava. pigg!I ·a11doterra (andare sotto terra) h1iant1l1t bosc1t l' occ1,1,pa1mn..u.. +++ Un gemito dlistrae la mia atteI1JZione: il] terra una yecchia, -che ha I' aria paralitica, cer.ca <li voltarsi ul fiana>, e rantola ad -ogni sforzo v.att10.Un giovane dagli occhi ebeti - -con le stigmate .della mafaria su:l viso - le siede accanto: C1,raggi11.1, 1wtri, 'lii-diti .:.hi bon·u letht e/ti vi ccmzzai (pr-epairai) - e ride, an-cor più ebete, ,credenrlo esifarare la ma,dre c-0.n quella _volgare facezia. Per un mom-eneo nelF -andito irrespiraibile tutti tacciono. Uin gatto, si lamenta da qualche parte ne11a notte. Lo ascolto attonito, -come se vf foss,~ più luce nel suo pianto, che nel dolore senza sr,ernnza di tutte queste '}}OV(';re , squallide esistenze umane. Una folata di v,en,to 'Preme e scuote la porta, portando con Timpeto del mare, il çri.do di mini~ onde, di infinite forme di vita . .scomparse nel gran: tor.mento br!fo. - N1-1,i mnm (andaimmo) -continua il contadino, dopo aver aggiustato con cura il suo •IUa!lltelloper terra ed essercisi seduto sopra - 11ui ùnmu in co111itat1,nda fa prefetf1t e nei cuntam1nu i1ttti cosi ( ognii cosa). Lu me rngnato, chi s'era priparatu prima hi discorsu, nei parrm,. c11,cori '11111an1t. Nui si1m1,11i1mticcà - ne-i à1ssi - comu, figghi 11d-0 l1, patri, pfrchi 111imii difùzditi rnntra m, prepotenti, chi 11dileva a V'Ìta a mt paisi'1iter11.N1ti senzà Cam,- jtologu mm pu.tÌ?mt cmnpari. Eccellenza, mti li 1ipstri prighieri .aviti a sèntfri, e non li capricci di proprietari. Ca si 1.mi v1iliti fari cseguiri I.a sintenza., eh.i si acc011mda.nt i-ddi, ebbene mi.i chi arri- ..schiammu la. vita .pri la patria qua.11-do 11. g1wermt 1uii chiamau, 'a :rischiamu. p1tr1t cwntra i su.rdati, quamd1t vemtmt pi 11di sfrattam, (per sfrattarci) .di chiddi ferri, chi szm1m 11,()sfri. L' uomo ha rm mom-emo di .sosta! e guarda -pen~oso nel vuoto. - Ah! parrmt bomt (parlò bene) lit c11gnatu 111e1t;e puru all11 pr,fe~t-u 11c1fici ef-.Ptt ! Ma pirclzì mi pariva brvttu fari '111Ìnacc.: a la 'torità, e1t 11ci dissi: Eccel.lenza, si 1/'U.oi rdinate, mi 11di ·a,n1t {che ce ne andiamo), m~i 'Iuli ritiramu : ma a!fara facimu 11a prighiera a vostra eccellenza: faciti spostari l'abbitaf1t, chi senza ferri 111m putùmt campari. E conm s'avi a fari? - E il prefetto? - Ndi mandait 1t mcepreftttu rn capitami di carabinieri! Ma q11and11t,ra.sirn nto paisi, e vittirn i 110stri fi111m1ini (donne), chi .cm:riva.no, mi 11ci baciamt li mani e gridavamc vi11a fa prefettu, _,mi vulù1m gi1lsti::ia..... 11t1i v11li11m ti ferri nostri eh, nei parsi Biblioteca Gino Bianco

YITA FltATalfA bruttu· (senrt:iircmoche i :pro.p6etarÌJi avev.ano torto), e nei vinniru i lacrimi all'occhi. E non ndi putivanu dari tortu, non ndi putivanu. I proprietari taintu ficiru chi ndi mandaru i surdati: ma purn, iddi passaru da parti nostra. Chi nui i tmtta1nmu bonu. - O siccanti (,seccato.r,e), - til contadimo -si rivol:ge a un soldato, che st,uzzica co'1 dito i,! becco del ga:s _:_ non ti po' stari fermu? - I cosi sunnit a stu pimtu. Nui cuntinuamo a seminare: e i ptoprietari· a protesta,ri. u prefettu .:_ (JJ verità è verità - nei (ai propridari) fi-ci capiri: o a. finiti, o vi pigghiu ii stessu li terri cu. la nova legg·i. Ma iddi (loro, ii: pr,oprietarr) noi ritni'ttissern la vita e non l' amuri ( amor proprio). Eh I hannu a superbia di serpenti,. sti fissai ...... + + + Il soOdlato,che tormenta i~ bécco del gas, d'un tr.atio, ,girandlo1.avite, s.pegne la luoe. - Ohè - grida quaklll11o da ter.ra - sei ami,co del Governo,. che vuoÌ! fare econ1omia? - Sarà un vol,0011ta;11-io i,nrt:erloquÌlsce U111a voce piemi. d~ sonno. Un c()(Jpodi zolfanello: ,la luce toma a splendere. Il colpevole mi :{)'élJSSdiananzi. · ' • - Dì - 1gl,i,chiedo ridendo - . sei davv-ero amico d'el Go-· verno? - Veraimenrt:e non tant•o - risponde, sorpr,eso, con uno -st~ por-e infantile - pref.erfi,sco an,d:ar,e a casa·! - Sai, io quii nlonici'r:eggo 'P.ÌU - mi dke il mio amÌlco, cala!ndosi a terra - vado .a respirar fuod. · Sento il capornlino, ohe parla concitatamente con ·un borghese. - Si semu 'uta sti porche condizioni, è. chi semu pecuri. - Pecuri e birbanti, caro . capuroli: cafuni, cu l' anima di birbanti. Guardati i treni nta. chi statu sunn,u: non e' è nu vag-u,n.ì sanu: vitri rutti, velluti, tagghiatu, ,Zampaddari, cinghie, rubinetti, specchi, tu.ttii mdncam,.ti.Cit ( chil) si rubbau tutta sta grazia, di Dio r Nte sta,zio-ni nuddu impiegatu faci u so' duviri: i biglietti i dannu all' ttltimu momèntu: i sale d'aspe(tu su sempri ,chiusi: a luci se~ pre· stuta,ta; e..... chidd<ilochi fawwu schi/u puru e' cani. L'automabili pubblici non van,n.u maii. I scoli chi non sunmt aperti: i ma·estri chi famio semprì vacmnza pi raggiuni di saluti: e ii municipiu· non nei pen~a mai. O muir.i,cip-iot,utti arraffa arraffa. Eh! capu- · rali, eu i sacciu i cosi: bfrbanti al1/ attt (in alto)., ma i birbanti puru Biblioteca Giho Bianco

YITA FitATEllNA I35 abbascùt (in basso). Viditi: propri1t stamafÙt{l, mi dici a u:·spettw·i, eh' afl/iva fatt1,1,méntir-i sopra i pali telegrafici da. linea di Strangoli, 200 isolatori novi. Ebbene, quand1t farnau arretu, 15 ermm 11a.'tra vota -rutti. Ah no! cafmii, cafmtti c1t T: anima di birbmiti. - E bon1,1, - insiste ill siciliano - cafmii, nia pecuri, pe,c1,ri. Viditi 11,ellA' lta Itali.a. S1/ t1,tti socialisti, e Ttamm chillu clii votimt. Cli1"dd11, eh/ l so' depu,tmti cercam,, l'attemmu, pircltì s1t s<>- cialisti, e 111:otnesti d1'.sceccu cO?ne e nostri. Dda s1tpra, ti-u, caffè e latti, nta m, barre, mt .dmnm pi tri sordi: cca 11a lira.: e u stissu è p'1t vimt, p' a carni, pi t1ttti...... + + + Il .commerciante, che si è rannuv-olato in viso e sputa con anaggior veemenza: - Ma ,che socialismo - scatta - voialtri parlate soltanto perchè ci avete la lingUJa in bocca: sapete voi ,cos' è il -socialismo? E voltandosi irritato mi ·conlfida eh' egli è anche < un pooo giornalista> e che nel suo ~rogramina politico ,,e' è l'abolizione di tutte le Camere del .Lavoro. Ma il sicilm.'llo non si dà ,per vill'to: - C 01mt mm saccfo? E clzisti qua,ttrrt mmi 1ie passai nta l'Alta. Italia? Iddi (quelli) 11011, swmm fissa .. Ddà (lassù) i cristiani su' rispettaci, ccà ( qua). t1ttti li missi ali,'altam niaggiuri ( tutte le ·messe si <li.cono all' a4tare maggiore, cioe i ricchi soli sono rispettati); ddà, cu trava.gghia, s' arricchisc-i nta. pocu te11ipit; ccà, cui za.ppa bivi a.equa, e rn,i mm zappa si bivi fo. vimt. Eh, sacciu, sacciu trdppu io( ...... La vecdhia paTajitica torna a gemere. Il figlio &piega a qualcuno che 11' ha portata a Caranzaro per fada visi.tare dal dottore e per ,cercare di ,chi'u<lerla in -un ospedaile. - Ma non vosint (,non vollero): mti sitnm poveri cristi-ani, e non ndi vosint sèntiri. Eh, matr·i bedda., chi ss'avi a fari? Diu nei aviva a pinsa.ri, e· non mi ndi 111,andastu gua.ù, ! Il mio ami<:o entra in fretta ,con ,un ,giornale rn mano: - O se_ntli,anche qu-esta: :DlAnnU!IJ.zioha occupata Zara. - Zara? M.a non -ci sono tgià i nostri? . Ag, quest'atmosfera angosciosa., quest'Italia .dimenticata tutt'intomo, ,che ,ci iia morire di pietà e di vergogna! - Eh! - sospira un altr-0 a terra - e -intanfa n1t,n ci sta nud-d1t c-ri..stiamt chi pigghia li paisi ·nostri (non c'è nessun cri- -stiano, che si prenda i paesi nostri !). Biblioteca Gino Bianco

r36 VITA FRATERNA - Oli fossa, e nwn l'avi già it guvernu 11ostru? (e minchioni, e non· c'è già il ,g.ove'rn.onostro?). L' altro ta,ce un moimento. - Si, it guverwu, sempri u guvernu ! +-+ + Escna:rno nella notte. Lai pioggia è cessata. I pali del teJ.egrafo crepitano al vento, ,come fiamme ,che ardono: sui b'illil,,rivuoti, .illuminati dir sbieco da ·un fanale abbMJdionato ,su[ marciapiede, si in,seguono silenziosi due oani: l' aria è satura dt' umiidità; in alto stelle e steHe: quakhe ci,rrn foggente. NeH' ufficio del telegrafo sono -ria,pparsi ·i ~umi: <lìetro i vetri si ve<lé un impiegato irn.veire gestlicolaindo -contro un suo subordinato: ·- Mai che bol•scevi·smo! Sti s•oi1mun1iti,sempr,e ipronti -a dpetere la lezione: staremo tutti contenti •con il bolscevismo! proprio! - Ma vui propriu l'approvastu sti ordiinamenti ~ocialì? - Ma che -ordinamenti sociali'! se rn.on sapete neanche voi ,che cosa volete dir-e ! tl,o diremo a voi quando li cambiiere.mo ! - E no, li verità suninu verità. O pircliì nd'avi a (ci <lieve)· cumandari a famiglia Savoia? - Lasciate star le famiglie ! Le fam~glie •sono Sa!Cree inviola,biJiil! Bel -cervdlo ·che a,v,ete !...... - Vui 111Unsapiti allu.ra; scusati, dic-iti acmssì pirchì non sapiti. Eit li ca111USciùtu.tti: nomi, cicgnomi e paternità. - M.a ohe voiLete conoscere voi .... 18 telegrafo ·batt,e: ,l' ~pi•eg:aito risponde,. poi s' alza con wolen:za: - Voi sapere i:l bolscevismo cos' è·? T:u ha,i dodici· •sordi. Vaiene Ul11JO, e te dice spartimo. Poi quarn.doha rimesso i tuoi sei sordi -i:n sa·oc·oc-cia,viene u,n altro,, ,e te dke: Spartimo. E a me, cor;po di satanasso, ·cosa mii rimane? E ·inta·nto, ohi ha votato le 1,2 mila h.r-e p-er r depuralti? I socialisti Quelle a te non te 3,e dain,no, caro mio, va .a contar fregin.a-ccie altrove ...... + + + Sono le dlue e mezzo passate, e ancora del treno nessuna no- •tizia. Ohe desidleri-o di riposo! e non' .atltro sediole che J.e vaJi-gi:e. I pi-edi gelati guazzano nelle pozze d'arcqua ,del mar-ciapiede, su cui yaghiamo assonnati. Una tristezza aiccorata è -penetrata con l' umid,ità della notte BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA nelle -ossa, nel sanigue. E sono stanco, tanco, stanco. , utto i--- -venta vaporoso e confuso, tranne questa <:0scienza .acuta d'una desolazione sconfinaita. E' dessa a riconcfuirmi - mentre ci trasciniamo ·nella notte che non vuol finire - -a,d un meriggi.o romano nelle solitudini ,del .Pal~tino. Sole e immensità di cielo: silenzio d'un mondo e fiori. All'ombra dei lec<:i neri, la ,statua dell'AZ111a Mater, viva immagine, composta e sicura, de~1a nostra razza eco1are. Oh ! poter stanotte per un attimo a-ver ancora la visione d' U!Ycll grande realtà patria, digruitosa e severa, a cui offrire · felice a:bbandono la nostra triste giovinezza. Ed invece l'anima, ferita da tante espressioni volgari e scqrr solate, non sa che ripetere il gridio del maestro: e E" l'Italia, la grande, la bella, la pura Italia ,dell' anima mia?>. +++ Alle tre il treno entr:È, finalmente, in stazione. Cerchiamo ,il vagone meno malandato : a questo manca un vetro; -a ,quest'altro due; questo ha la stoffa dei divani tagl!iata; quest' .altro è senza luce. Ma, Dio mio! quali barbari -son passati di qua? - Eh - mi sospira dietro 1' amico - trem'il' anni i vo-- • gJiono! Il commerciante, che i è rifugiato con noi nello stesso scompartimento ,dà la stura a tutto il malumore accumulato in tante ore di sonno perduto: - Ah! ce l'assicuro io, che son-o popolazioni queste! Far-essimQ meglio a SQPPrimerli tutti. Il sigaro toscano -ai ammorba '.aria, anche qui: dei oss1 sputi p-iovono sul pavimento. on rispondo, per non dare esca a stupide vdlgarità; 'Jlla egli prosegue stizzito~ · - A I' è unra riforma sociale anche questa. Come nei campi vecchi si bmcia 1a stoppi.a, così (un aesto tagliente) vi-a la testa .a tutni. A I' -è un'al riforma .sociale, che ci starebbe bene. Altra ,boccata rumorosa, altro sputo più rumoroso. Dio! cm . ci liibererà? - La roba migJiore, io almeno avrei fatto così, arebbe stato di consegnar;celi tutti aii Tede chi. Ma, -cribbio! la nazione a 1' è in crisi, bisognerebbe produrre il ipiù possibile, e loro 'Don producono che per sè. Si -consegnino· .ari· Tedeschi! Lo so, sono mezzi trrvi!ali, ce lo dico io per primo: ma tanto sono gente che non Biblioteca Gino Bianco

138 VITA FRATERNA ( la vogliiono capire, con le huone illon la capiscooo, -con J.e cattive ni•a'l1!cai. - E che paesi ! Li hanno visitatr loro? E aibbio, ,che .pret.ese ! L'ai1tra motte iein,que di,re ,per dormine in una camera c•on al--. tre s,ei pers,one. E un p.aes-etto; lassù, che sembrava 1m villaggio di pol"'ci-. E. mica san/ti: 1che t•engan110:•o dor:mir,e in sei, con della br.utta gente, ohe fumava e ,parlava, o restar.e sµlla strada. Altra 1boccata •ammorbante, altro s;puto sul pav'imento, ch'è già un lago. • - E (s,ono. partkolari: triviajli), ma nianca un luogo dov,e ritirars~ ! . La pad 1rona mi d'i1sse con dlella tola: - Accomodatevi pure 111e1lastal1!Za.- -Caipiscan10?_Così, <lav'aind aHe a.Jtre pel"'sone! Saloppi ! · · Finalmente, con un gr:ugnito irnitaito, buttat>o .a ter.ra l'ultimo mozzicone del s:uò sigaro .pestifero, <l'uomo dalJ.e riforme so1cia,li si stenide sul sedi,le a,vvolgendosi · in ttna coperta.· - Caro mio - mi mormora l'amko a:lzain:dosiper spegnere la luc·e - ha raJgion:e Giustino Fortunato: Clhe cosa val,e .moralmente l'ItaE,a? Il treno ·si è giià mosso. 1 Fisso senza pensiero la ·sp-m:n.ab, ianca <le1 ·mare, che, nene tenebre, corre pazzamente da ipooente ad òrien,t,e, tentando di• inv.adlere la spiaiggi.a. E dell,e lacrime arrna're, dfr quelle laicrli.meche tolgono alla vi•ta il sorriso per semp.r,e, ml sa~gono dal cuore, soffocandO'P-,i og:m vo\Lontà, o~i sperélJtlza. « Tutto quello che i,o so, mi tormenta, e tutto quello •che ilo vedo: il cido mi tormenta, e questo maire, e il mio ·corpo, e 1:a mi1aiv-ita. •» · Vecchio canto nato dall'altn:i dolore, che m'avea fatto sognare, risgorgante ora dalll'anima ferita. Il treno accelera la Sll1là. corsa. Dietro i :fiH dd telegrafo che scendono ·,e monltanio .COll1 ·ritmo egual,e, le stelle 1iincomincia111.1a0d impa;JJi!di•re. E srnl!Leampie dlistese malar.iche, s'insinua.ho, inafferraibil.i'.,le •lli,vide'luci dell'alba. Mi volto dli scatto c,ol vi!so contro la s.pahLierad'el sedile, quasi a vincere con una ·violenza fisica lo sc-0111lfortcohe mi soffoca; e chiudo ,gli: ooohi. - Sì, qua,lcuno H aiprirà -su un al,trio orizzont•e. Lo cr,edo di-- speratamenite. Novembre, r9r9. (Da L' Unità) Umberto Zanotti Bianco. I BibliotecaGinoBianço ..

VITA FRATERNA I· problemi dell~agricoltura siciliana x,.el pensiero di Paolo Balsamo L'ALBERI COLTURA. Mirabeau disse: < Se fosse possibile che la cicuta valesse più del grano, del vino, dd lino, bisognerebbe coltivar la cicuta, e ·abbandonare ad altri la coltivazione dei prodotti di prima necessità; perocchè la terra ci somministrerebbe così più urano, più vi,no, più lino che se fossero impiegati a renderci gli effettivi prodotti. ~ Ed il Balsamo fu un appassionato sostenitore dell'a - bericoltura, perchè vi vedeva un maggior utile che la granicultura, effetto e causa del ,latifondo. < E' convenevole ed utile cosa I accrescere le piantagioni degli alberi : perocchè vi -è non piccolo numero dr terreni che, o per la loro natura, o per altre circostanze darebbero più frutto e guadagno se· si -coltivassero con a,lberi loro appropriati, che ora mm da:nno lasciandosi solo per l'uso del' pascolo e seminandovi grano e granaglie. I margini delle strade, i borri, le prode dei torrenti, Je vette e le pendi.ci dei mO'Ilti siano adorne di alberi, e si avrebbe una maggiore produzione, si preverrebbero le ingiurie e devastazioni che alle strade ed ai campi sogliono cagionare le acque in tempo d'inverno. Volere. portare la granicultura sui monti erti, sui colli sdvaggi e ripidi -è un male, perchè quelle terre smosse dalla zappa e d,ali"aratro vengono impoverite dalle pioggi e, mentre gli alberi trattengono la terra e ne impediscono lo smottamento per mezzo delle radici e delle ceppaie. C.Osì nei terreni sabbiosi, calcari, paludosi, sassosi, magri e poco robusti, si avrà dell'erba, anche del grano, dell'orzo, ma gti alberi da bosco e d.a frutta darebbero maggior risultato. Con Falbericoltura i terreni infecondi si bonificano, perchè le piante fertilizzano il suolo, lo dissugano poco, lo arricchiscono dei prodotti della scomposizione delle fog,lie e di altre sostanze vegetali. Anche nei campi arati bisogna mettere in filare gli alberi e gli arbusti, attorno attorno, ne' ciglioni del:le siepi e delle chiusure, e questi alberi fanno del bene aHrerbe ed ai grani, perchè Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA servono come di schermo e ripar,o dai venti e dalla bruciante • azi,one del so,le nell'estate. » ( 1 ). • Le cause ·che determinano la deficienza dell'albericoltura in Sici,lia sono per il Balsamo: « La mam:anza di pr-oprietari agricoltori. Là ov,e· iO :propr.ietarÌIO è pu•re agrico1tare aibbonl<l'a1albéricoltura, ma nei feudi, o latifondi, ove il pr,oprietario non s'interessa, non visita, non risiede nel: proprio- fondo, ma lo dà in fitto, ivi non vi può essere albericoltura, per-chè ·manca i,J soave e potente stimolo ddla proprietà che anima e sospinge il fittaiuoÌO . di pochi anni a farvi dei· s_tabili miglioramenti; questi oon può fare nel campo altrui deg~i alberi ed impiegarvi del denaro, per doverlÌI poi nel più ,be!Jo abbandonare e lasciare ad a:ltra persona, nè uguale stimolo può sentire il proprietario il quale deve, affittando, 11asciare che altri g-o<l,ail frutto. » La cattiva distribuzione deJ;la popolazione. In Sici!,ia si hanno molte èiHà e terre popolose e gochi vi,llaggi ; e la campagna è deserta, disabitata; la qual cosa fa perder lavoro ai contadini per i quotidiani andirivieni dalla campagna in fami-glia, rende i,nutilizzata l'opera delle donne, che per akuni lavori sarebbe utile, e fa t,,rascurare l'albericoiltura. La mancanza di strade. « Per me amerei,meglio di fare cento miglia .in Inghiilterra, che die-ci in Sicilia, tan:to mr disgusta e mi in:orridi,sce il, cattivissimo stato delle nostre vie pubbliche.> La mancanza di boschi. « Il disboschimento causato dalla civiltà, per ignavia degJ-i agricoltori non è stato ,compensato con boschi artificialii. Cè stata l'opinione che i boschi debbono nascere spontanei e crescer senza coltivazione di sorta, ed atterrarsi quando e come si vuole. Occorre fare come in Inghilterra e in Francia, ·coltivare i boschi e regolarli con ,le buone regole dell'arte, come sii co!ttiva l'o.Jivo, i gelsi e simili; non abbattere l'e piante se non è_ il tempo che più rwn crescono o ingrossano, e badare a lasciare i pol•loni 1• Se i boschi richiedono molta spesa e lavoro formano però un patrimonio per i posteri. » Ma il Balsamo non condivide l'idea di1 dare una regolamentazione statale per la coltura dei boschi, perchè la ritiene vana, inefficace. Egli pensa che l'industria boschiva cresce e si afferma con. incoraggiamenti, e si opprime e si spegne sotto il peso di vincoli e <leJil'imposizione. « E' bello il dire: - Si piantino boschi, si governino -0on le dovute cure, si abbattano nei tempi e nei modi che conviene .. - (x) Memorie inedite, citate. Cap. • Sopra -gli alberi e gli arbusti • - Memorie lette nel 1799-18oo. 'Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA E' anche più bello il pronunziare in una cattedra o in un tavolino: - i faccia un .codice di lega-i e· di regolamenti relative a tutte queste cose. - Ma non si pensa a metter fuori cotali proposi:zioni che s~ fa il conto, come dice il pr!)verbio, senza l'oste; intendo dire senza considerare che il tutt-0 riuscirà pienamente vuoto di effetto, perocchè non vi è autorità o forza che basti a far che gli uomini facessero delle cose che sono o si reputano contrarie alle loro inclinazioni e ai loro interessi, principalmente ove per• esse si richiede necessariamente, come nella circostanza di piantare e governare alberi, non poca diligenza e indm,tria. Il legislatore, il magistrato puà in qualche maniera ottenere che gli uomillli non operino; ma pressochè mai che gli stessi operino bene queste o quelL altre cose, per la ragione che in questo se- _co:ndo caso oltre la volontà vi si ricerca lo spirito d'industria, che non ·può mai arritdare di giunto dia.Jrenie,rgico enso dell' utilità, e dal vantaggio. Si comanderà per esempio al proprietario di una montagna che la coltivasse a querce o a castagni; questi non potendo altrimenti fare e non volendo, getterà neghittosamente per evadere la legge e seminerà alquante a-hiande. poche castagne, le quali non arriveranno giammai a formare un bosco, perchè le pianticine non si coltivano a regola d'arte, non si difendono dal vorace morso dei be tiami e delle -devastazioni <lei colon!i. · ,proibirà ad un altro di tagliare del suo bosco mentre ancora sono giovani. e finchè maturi non siano o non mostrano chiari segni di decadenza e di deperimento. E que ti, che comunque e si siano vuol metterli a profitto, farà in modo d'averne i certificati e le relazioni richieste alla legge, e bisognando li farà maltrattare o seccare al piede, perchè gli sia permesso di reciderli. Difatti è cosa riflessibile a questo proposito che i regolamenti dei boschi e le leggi ad essi relatwe furono in gran voea e predicamentil in ogni pae e d'Europa nei passati tempi, ma oggidì è andato tutto in disuso e si è <lei tutto obliato, perchè cotali politiche ordina·- zioni non si potevano giammai osservare, e anzicchè <li giovamento, si esperimentavano Ì10cevoli per l'oggetto dei boschi. E veramente non entra in intelletto umano come uno si possa indurre a far boschi ed a coltivarli con amore e industria quando sa di non poterne poi fare libero uso, e che per essi si deve so - toporre a mille inquietudini e vessazioni, e sopratutto al pericolo di rovinosi process~ e di onerosissime fiscali perquisizioni.> (1) (r) Memorie inedite cit. Cap. • Sopra gli alberi e gli arbusti •· ·Biblioteca Gino Bianco

VITA .FRATERNA Il Bal.samo vuole invece il metodo e<lucativo, ossia l'istruzione, la persuasione, la li15ertà, ,la sicurezza, i premr. H poco pregio <lei ,prodotti degli alberi e la mancanza di, manipo1'azione e di industrializzazione; e per questi motivi son ,venute. meno la coltura de)la, seta, delle marmellate, ecc., e vivacchiano qu,elle degLi. olir e dei vin~. « Tra ,le nazioni europee la siciliana fu la prima che dall'Oriente trapiantò nel proprio paese r'industria dei bachi .da seta; e l'e prime calzé e stoffe di seta sii fabbri-carono nel dodicesimo secolo in Palerm'O e in Messina; frattanto quest'arte e questo pro• dotto ,è andato tra noi sempre diminuendo, e a' ·nostri giorni mina·ccia pressochè un totale annichilimento. » Infatti ora tale industriia è completamente scomparsa. Riguar<lo alla coltura della vite, il Balsamo oonsiglia l'aiffermarsi in uno o pochissimi sceltÌJ vini, e ii ·porre .ogni cura perchè po:,sa riuscire resistente per lungo tempo, il montare le viti sugli alberi; « allorchè le vi.ti si tirano sopra i testucchi o altri arbosceHi di altra specie, conviene porLe in abbastanza distanza le une dàl,le altre, e in filari tra loro bastantemente. distan:tii; per il che il terreno sottoposto può servi.re, come di fatti serve in Toscana e altrove, alla seminagione dei grani, delle biade ed altre simili produzioni: lo che è un vantaggio assai riflessibile per cagione che in questa maniera dall'istesso· fondo si ottiene doppio frutto, l'alto, cioè l'uva, e il basso, cioè .Je biade, i foraggi o altro. Dippiù si risparmiano i pali, si risparmia pres·sachè int<;ra·mente la spesa' dell'annuale coltivazione, perciochè le lavorazioni e le concimaz~oni che si fanno per i grani o altre erbe ·sono esse solo sufficienti per la vigna, la quale proporzionatamente dà molta più uva, p~rch,è le si sogliono la.- sciare dieci dodici capi e più, quando la vigna bassa alfa maniera nostra non suole portare che uno o due capi. Senza di chi! quella dura ass·ai più lungo tempo -che questa, .e fruttifica con più regolare a,ob0il1danza, perchè, mettendo barbe più profonde e P'i'ù numerose (-e chi non -sa che gli alberi a misura che più s'i·nnaizano soipra terra cacciano radi•ci in maggiore abbondanza e maggi~re profondità?}, resta più <lifesa dalle ingiurie del sole, del freddo, dei d,ja,cci, ecc., viene più largamente nutrita dalla terra e dura di più conseguentemente, e somministra frutto p~ù abbondante e con maggiore. costanza e regolar.ità. Le vigne alte di T~ scana durano in buon stato per centocinquanta e anche più di dugent'anni, e all'opposto le nostre, che basse si mantengono, a venti o trent'anni sono- già sta.nche, vecchie e languide.> ConsiBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==