Vita fraterna - anno III - n. 8-9 - 30 apr.-15 mag. 1919

\TfA FR.ITERNA I popoii - ·e i governi. l popoli hannù vinto la g.i,•n;i: i popoli. c,rn la lo?·o !:-111ccrità istintiva, con la loro dirittura. con la loro fedeltà. I popoli n gli eserciti, · che combattevano e morivano; i popoli rielle città e nelle campagne che soffrivano c sopportavano c resistevano;. i popoli nelle spontanee e individuali attività di assistenza e propaganda morale: le più vive e forti e efficaci. La guerra l'hanno fatta loro. E quando han/lo visto, quando si sono LOnv1nti eia che parte era la 1;iustiz1a e il diritto. e via ,•1a che questo vedevano e se ne convincevano, hanno acquistato forza:_ forza mora! , prima che materiale: forza di volontà e di resjstenza e fo za e serenità di sacrificio, forza di amore che uniYa e superava ogni barriera e ogni malinleso e accresceva ciascuno · nel consenso cogli altri ..... Qnesta forza ha dato la vittoria• a·· popoli che difendevano il diritto e volevano· la giustizia. Poi - è cessata colla vittoria l'opera dei popoli. Sono entrati in campo ·i governi. J governi non sono l'ema·nazione dei popoli, anche nei più clamorosi regimi democratici. Se fossero. l'emanazione dei popoli,. si terrebbero in continuo Jt diretto contatto con essi, si terrebbero apertamente informati di quel che fanno e. pensano, e ne avrebbero gli stessi caratteri. Invece spesso, spessissimo, il po.polo è nobile, generoso, aperto. simpatico - e il suo .governo. tutto al contrario. E quanto ai contatti ·fra governo e popolo, non sono più frequenti e sinceri di quel!( che mi davano tanto sui nervi, quand'ero infermiera ali' ospedale militare, del colonnello e della presidente del nostro Comitato: i quali rapitavano nei giorni di cerimonia, di festa, nelle corsie imbandierate, tra i nostri soldati. lisciati, sbarbati, messi quanto si pÒteva « in maffia » - e rivolgevano ioro tirate retoriche altisonanti (che quei buoni ragazzi inghiottivano pazientemente solo perchè prima o dopo avevano o avrebbero inghiottito anche la p~.sta asciutta o il marsalino d'occasione) - e ascoltavano poi con viva compiacenza e profonda dabbenaggine dei componimentini di ringraziamento (in cui noi, che li con<1scevamo e li apprezzavamo nel loro essere di ogni ora e di tutti i giorni, sentivamo, assai più che la generosità istintiva, semplice, rifuggente dalle parole, diffidente dei paroloni, che li faceva quotidianamente fedeli al loro dovere, fino ali' eroismo bene spesso, di fatto, - se pure non di rado brontoloni, ribelli e s-cettici a parole - assai più di -questo, sentivamo gli effetti della pasta asciutta e del marsalino ...). Dunque dicevo che i. governi non sono in realtà l'emanazione dei popoli. Eppure si dice: i popoli hanno i governi che si meritano, perchè se li eleggono e se li fabbricano loro. Niente affatto. Mi pare che si possa constatare questo: i popoli hanno in genere i governi che loro han prepa-rato la classe dirigente della generaBibliotecaGino Bianco

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