Vita fraterna - anno II - n. 10-11 - 15 giugno 1918

O (91S FEBBRAIO flCONCf9. l Vs lgnnio ),fend." 2 S Pur t-1. ~rno.,rf q. 3 I) 5,ss r,,o·v. r ,1rsr. (J lD a e f ' I i lgatonr· I r:tllÌO p. odes 19 I rron,ta 11 i.1r10 V I~ lauro I~ la, crllo I \nt0n1O 'risca "'· I :iss."" ~ ,rbasr ... tf, . V ,Jb1 V nv s P aola m 'lt,ng. 6, + 1rdlo q11d1t,u ,,vin~ 1u!10pr I M s Huuf,a :, G sL.. rr111,. :, li V , l.,1cc. 11p1 •l- u ; S ~ fle~•n• v , -1- S O l'\,1,v.M V ti ~ L s G1n.1ch111 11111_nei ,o M \,N, .t'itl"!IU\, I I M ,, 11n11r,t, ~ G s er,finoJ :1 \' s do• . 1 5 F.s•I , CT, MilanAo·nno Il :, D, Nico MAGGIO l tJM!u~,ac.er <> G s A1anas10 'lnv. s.Cr.<t (,~ ., . m . 0IU0NO I S \s Crescen. l D sErasmo(I ,.5, 1 1T I O ~~ s Eustor.11 s Roberto 8 :;, s Medar .• f, 9 D ssPr.efd. 10 L s Margh. r. Il M s Barna!:,;-, 12 M s Onofrio l:J G s AntC'n. P. I I V s Ehseot• lj S 1 ssV1toe l. l-l(j D s Aurei. D I, L s Ranien 18 M 1 Ma.r1r1av. ~, .lt/.r ~ '2:! s ,~1 +!3 O 21 L '!j M !ti~ s Kodolfo ,,- .. , G i l•J,slao ''28 n ~ s Arta Ido s,P,rtr rP.- d< jQ D s Lt.tdna v ,~ I D·Aw. Ra-. 2 l: s B,b,~n• 3 !>I ,fran S.e , Mi. 13,rbara ~ G ~ O,lr.uiio 6 V s N,culo v. 7 S, A"'brog -t- 311) 1mm e,, 9 L 1,s,. ,(1,\1 15Giugn1o91•8K.10-11 GL ~ F.ufr s C ------------------ -; M s S•11r , f ,;:,ti~ Eus • Vis I ~,e s Grn 'I s ' l e' O I) N 21' f Il ?:!I· U"''I' , ... 1no I p tda v nata! -1 1pr1;anl illA f RARifU RIVISTA QUINDICINALE 01 STIJOIO P n, A710NF

PAGINETTE INTERNE 1a. pa.ro1a (dal libro "Gli Slavi ,, di Adamo Mickiewicz). '1) .... Il dizionario Yi dirà che la parola è·« una rappresentazione deil-pensiero». Non vi, s·i fa pensare a un'ombra che il pens-iero solo ha il privil1e.gio di proiettare? Il po,po,l'ointende altrimenti la paroia; la sua lingua è p:ù vera di quella dei libri. Qua·ndo si dice. per esempio, che si è data la propria parn'.a. che si è mancato alla propria parola; quando si dice dr qualcuno che è « un uomo di parola» si allude forse alla « rappresentazionre( del pensiero?». Impegnare la paro:•a. nel, linguaggio popolare. significa impegnar sè stessi. Il popolo francese mette in pratica i1 stintivamente la teoria polacca. Per lui1, la paro'a è l'u,~110 medesimo, tutto intero. Per -esser convinti dl~lla verità di questa espress:one, ci basterà esaminare 110i stessi in quei rari momenti nei qua1!,i 1 un amore profondo disinteressatQ e schietto, una pass:c-ne patriottica. una ispirazionlèi divina, ci eccitano a pariare. Che cosa avviene allora in noi? Sentiamo accem!,ersi nel1l'eprofondità dell'essere un fuoco interiore; i1 l quale in un at,t,imo i1weste e pl~netra tutta quanta la nostra personalità e !a porta, per coé·ì dire, al punto di fusione; e fo spirito allora trae da~!'esser nostro così fuso un'ie1ssenza, un pro-- fumo che formano la sfera luminosa e leggera della parola; la quale ci lascia senza staccarsi da noi, scompare, e tuttavia dura quanto, lo spirito che ,;iha prodotta; è, dunque, i111,p1c,r:+.ura. La parola è car-ne e spirito fusi, insi-eme dal fuoco divino che risiede nell'uomo. Come mai un egoista legato alla greppia del sno interesse materiale, un orgogliosoi con.sunto dal !avoro, arido de,,l'intellettio, potrebbero aver la forza di creare una simile parola? Dove prenderebbero il fuoco per fonde.re la ik-,ro anima fredda e inaridita, così da cavarne una forma degna di rivestire lo spi,rito.? ' Per tal modo, gli uom:ni che creano e diffr1ndono la parola sono più rari che non si creda; e anche quellj, che solo tentano di 1.:rearla son pqchi. V'è un genere di sacrificio proprio dl:111'epoca nostra, d1vanti al quale l'uomo più coraggioso e generoso, tailvC\l,ta il p:ù (x) Milano, r9r8. Libreria Editrice Milanese - La nostra scuola - L. 3. Biblioteca Gino Bianco

Milano - Anno Il . 15 Giugno 1918 - N. 10-n .VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE Abbon.annuoordinarlo l. a Abbon.annuosostenitoreL. 10 24 IWIAGGIO 1918. Italiani! Tre a-nni: glorie e doiLorì,- e un popolo er-etto di fronte al dèstino. Tre a·nni: Gorii;1a, la Bainsizza, Capor<ètito, il Grappa - e 111 vi.ttoriia per Ila p:r-ova della spaida, e !fa sconfitt,a, per la prova delranimo. Abbiamo gettata nella co.r:rente del tempo ,i1rrevocabile la nostra pace mendicata, la nostra ambigui,tà soippesata con mano di merca'nte; e n,on ci vollgeremo se 11.011 .dalla méta più él!Ìta a riguar~ dare le spoglie servilli. Non ri:co,rd'iamo più se un giorno ci parve t,ol,lerabile la sorte d'una g,ente che assis.te inerte; nel trepido stu,p_ore dei1villani aggi·adicati con le gil,ebe, a,'.9e ba:ttag.Jie..dei,pad 1roni. Siamo liberi, poichè oombattianm. Siamo nobili, perchè preferimmo all'obbroprio dell-e ·lividure che si. na.&eondono fo ferite che si sbendano. Siamo, nel· cimento:_ .siamo dunque nella veriltà 'e neHa vita. A noi, Italiani! ' Tutto C'iòche fu fatto, tutto ciò che fu pat,ito, è qui: ci sta dava:nti. Gettiamofo una vollrt:adi più nelila fucina rugghiante; gettiamolo come l'acciai.o dei cannoni che parevano aver vissuti tutti i 1.oro.co•lpi, come l'accia:ilQdel1! 1 e schegge che parevano aver lacerata tutta la 11o•ropart,e di carnei paJ:p,i,tante. Ecco ·la dura esperienza; -e sia un'arma. Ecco la memoria dei: morti : e si·a un'arma. Ecco\ la gloria de' bei combatt-enti; e sia un'arma. Non ci vogtiamo blandire come réto,ri; non -ci vog:iamo iHudere come femmi111ett-e. Ecco Fonta di, Cap.oretto; e si,a un'arma. Ec>co •lo s-trazio dei prodi che piansero lasciando la trionfata petraia de} Car.so; e sia un'airma. Tre volte iii maggio ci •tiitrova al posto che 111011 si• diser'ta; e per Iia terza vol:ta sia beruedetto~ neJ1sangue de~ sacrifizio, il nome dPitalia ! (Manifesto del Comitato d'Azione fra Mutilati, Invalidi e FeYiti di Guerra , Milano). B'ibliotecaGino Bianco

I3o VITA F.R...TERNA . Rièhiamo di co~cienza Sé in queste pagi111enon si è fatto che parlare di guerra e 111citare ad' agire per essa, è perchè nel dovere di<guerra si ri,assume oggi e si manifesta il massimo generale dovere di coscienza. Come si pensa; cexme si sente; come si è, d~ fronte alla guerra d'oggi è il frutto che man~festa la qualità dell'albero i111ciascuno d'~ noi e in noi tutti. Pietra di paragone evident,e, la guerra, - fin dai- primi, giorJii, - quando per essa o contro di essa dovettero scegLi.ere gl:i indi1Vidui.,le nazio,ni, i governi; e come tale continua a servire oggi e servirà domani, chiara a tutti, nei piccoli e· nei grossi scanda;l1i,segnand0i a dito• chi fece la sceLt-atra ill bene, con11u,ne,generale, e il· p•roprio inter.esse, si,a, salvezza materialie, ·s'ia comodi, ,sia denaro, si,a pot,enza. Pietra di pàragoine universale perchè è con- . tingenza lampante damorosa che impone una scelta, - ·e la fa ev.ide111te,- aniche nei più, anche in quel.Jiiche normalmente credev.-ino di pa.ssfl.rsela tutta ù:a vi,ta senza scegliere, V1i'Vucchia:ndodi compromessi e di s,p.edienti; e quelli. che ancora non han voluto scegJ:iere e se la son cavat,a, neutri e jmboscart:i, ha boJilato drel disp.rezzo che si acquistano i non, aperti e non coraggiosi nem,id, (po,ichè « chii non è con me è contro di ·me») - J mezzi uomini e le larve d'anima deli limbo. · Appunto perchè mette a nudo l'a coscienza o la non coscienza; • e pe,.chè appunto era, è essenz.iale questiione dli co,s,cienza in essa si chiamò ad essa come a!lJiacrociata che l'o1ra e il tempo impone a questa generazione -p,riv.ilegiata. Ma guai a chi così non !1a intendesse - guai a chi vedesse in essa sobtanto uno strumento dal caso offerto a favore del proprio interesse!... E pertanto •è bene non trascurare dì· far richiamo all'essenzial,e, d'i, non lasci.are che •la coscienza sii-assopisca: chè quando Ja. coscienza è desta, e tutta. desta, ogni cCisa procede quanto meglÌlo è possibi•le. Ma occorre che sia tutta desta, per se stessi., e, in qu:anto si è prossimo; in quanto essendo uomini e umani una sol'idarieti infraingi,bi,J.eagili aMri. ci. lega,, anche per g~i aiJt,ri. Coscienza desta, che scacci ogni pigrizia, specie !,a, -spirituale cqsì fac.ilte a eludere smto una grande attiviità materiale eh.e scusa e giusti,fica la mancanza di fatica e di vita più profonda. Non basta aver fattoi la scelta una volta ta111to,bisogna rinnovarla ad ogni, ora, o altrimenti i~ moto, se 1 L'iimpu•ls0non si rinnova, - BibliotecaGino Bianco

VITA FR.ATERNA 131 -va gradatamente allentandosi ve:rso la immobilità. E anche l'at- •tività esteriore, se quella interna non l'a,nima, diviene pura meccanic•ità, sprovvista di reale e durevole efficacia. E' giu·sto 4: l'avvincendamenrt:o » dei s.o!lidlati,d'ispO'Stodal di fuori, per gli1a,ltri; ma noo è giusto eercato e conicessoi da noi stess~ a:i nostro s.pu,rito, se non quel tanto che è necessariò per ristorare le forze e rinfrescarle a migliore azione. Ness.uno di noi può dire al proprio spirito: « I 'miei tre anni di guerra !'i ho già fatti•, o•ra ci pensino g,li altri che non han fatto mai ni·ente ». Poichè bisogn~ persuadersi che chi non ha mai, fat.to nie11te - .notn perchè non :.3:vesseancora l'età, ma perché s'era iml;c,scato - non farà niente ma·i, se n~ colla baiooetta alle reni,, ossia meccan·icamente. E se anche per miracolo facesse, ciò non disobbligherebbe noi da un clov,ere assoluto, da una missione affidataci; ciò non to-. glierebbe d'un punto i,) rimorso, nell'ora dellda res.a dei conti, d'i non aver data tutta l'anima e •tlutta l'opera nostra al conseguimento della v1ttor.ia. Il buon solda'to, quando nia fat,ica lo prostra e J.e forze più non lo reggono, se chiede il :riposo e l'avvicendamento non- è per obLiare nei pia.ceri egoi,stici e nei- cako,li1 dell'interesse que!U:a guerra che lo ha penetrat,o fin nelile ossa, .e in cui non può scordare che altri frattanto si logorano e muoionq; ma .per -rinnove111,arsinelle fonti della primavera, per ravvivare la vitta mortificata, per rinfrancare le braccia che con più vi,gore r'ibrandiranno J,e armi: Tale ha da esser,e il nostro lavqro •interiore. Quando l'at.tù,vhà no_;tra pirofonda si aMenta e inclina ad assopi.rsi, perchè l:a tensione più no·n regge, riimmergere l'a nostra coscienza nelle fonti vitaJii, rirufr'es<carne tutte ~e energie, da:lle più spii1r~tua,lialn1 e più mate.riiatl~, e a,rricchirle in un bagno 5ia,lu1tate,-e poi riprendére l'azione co1n più beLla gagliardia e più efficace ardore. . Così ha da avvenire ,e così è bene che avveniga; po-ichè queL'lo çhe impo,rta neH'azione· è lia coscienza; e poichè, inversamenite, solo da coscienza viva.ce fresca e ricca può sgorgar-e l'azione ut~le e cerul,e: l'altra, non sarà che iin agitarsi vano o un torbido operare. M. C. A. I , BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA LA SCOMMESSA DI DIOGENE L'·altra s-e:ra fantasticavo ad occhi ohiusi nel il)ÌOcolo rico,vero di" trincea, imm.emoJ1e1della guerra. Il ,sonno discreto non osava interrompene l'irrequi-e~a :ittivjtà deUa ~elùte. Tutt'into·rno 5,1lenz10. Solo gmngeva tratto tratto da una va.Il-e lontaina -l'eco ,di qualche cannonata. . Noni un razzo. Sembrava •che da l'una e daU''aJltra parte si volesse· c!lare a l'avvef1sario l'impr-e:ssione di non esiste.re. Improvvisamente u:d~\ uin'}f1:11Pr~cazione.acc~nto a me. Poi un'altra. Poi tutto un coro d1 voci md1gnate e mqu1ete. Sembrava che una pairola di ordi"ne cor,ne_sse tumu-l>tuosa_per_la tr_incea. Mi sporsi meccanicamente dal mio rmfug10. - Che cosa acca.de? · Ma prima che alcuno mi rispondesse mi resi conto d<ell'a!V'venimento. Un- !urne,· un picc;olo lume fioco, p,rooeideva ostin'aitamente all-a mia volta, come se q!l1el coro di proteste non lo riguardasse. Spegni quel lume. - Capisci l'italiano, imbecill'e? - Vuoi farci am1mazza•re tutti? -"---Ma chi sei? Dietro il piocolo faro, su lo sfondo buio, ,si deline,ò a poco a poco tma stran"<llfigura. Un soldato si era alzato frattanto movendole inçontro nunaccioso. Ma si ritrasse appena le fu v-icino, qua:si ·gli fosse appa1·so qualche cosa dii sop,rannatur-ale. · Ogn1i voce tacq,ue e tutti allibirono come ip,er l'intuizione di un avvenimento fatale. Immobile, con il cuore precipitoso, io fa,savo l'ombra, che mi si accostava, proceduta da la p,iccola luce. Era un uomo di media statura vestito a la, foggia dei popolii -antichi. Una tuni<ca turchina chiara fino al. giruocchio, sud~cia per la vecchiaia e pe,r incuria. San:dali rozzi. Ma sopraitutto singolare appariva il suo ~olto. I capelli bianchi toccavano le spallle. Due pahrn di barba arruffata. Occhi piccoli, a,cuti. Na:so grosso e ,s,chiaic-ciato. Procedeva curvo, appogiiandosi ad un bas:tone nodoso; Uo sgua,rdo irreQuieto. Era in Lui qual-ohe cosa di misterio.so e dli grave. Sembrava che sul suo dorso• curvato pesasse l'esJ)er.ienza dei secoli. A l'e15-tremità della triocea u,na voce imnica gridò nel più marcato fiorentino: « Occhè tiu cerchi J,e lumache? ». Quell'esclamaziorue parve roimper:e d1un tratto l'incànto suscitato· da la misteriosa comparsa. Una risata generale •scrosciò nel cu,po s1- •lenzio. · - E' scappato -dal m'.at11i-com,io ! - sibi!ò 1llI1I fante poco lontano. - Da·gl'i, dlagl,i al pazzo! - urlò ancora il fiorentino. - Vinge per farsi ,riformia,re - disse grav,emente un a-!tro. - Oh dì, ti tien caldo quella camn•cia? lmperturba,bile egli procedeva scrutando. - Silenzio! - intimai impulsivamente. QueUe inv-ettive offendevano un mio strano preserutimemto. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA Udòi anco-r:a qttaLche commento som11:1esso,quaJ.ohe r.i.sata repressa, ;poi più nulla. Il misterioso uomo giunse a pochi passi dal mio rifugio. Il cuore mi batteva sempre più forte. - Che c,eirohi? - g,1i chjesi coll'JJl'amia di chi ha g·ià troppo tre- _p,id'ato. S'arrestò. Aviv,icinò la bamterna alla mia faccia. Fissò i suoi occhi acuti nei miei· attoniti. Poi con voce grave, ma un poco seccato, esclamò: · · - Cerco l'u◊1mo! Un ,suJbi,taneo ricordo ;.uscita,rono qudle rparol:e nella mia ment•e. !E un'intem;,a emozione, senza più timoire, m'iruvase tutto. Ma prima , ch'io po1tessi tradurla in pia·role il misterioso viandante riconosciuto mi <l'iss.e: Io sono Diogene, il cinico•. L'avevo srupposto - mi riuscì fin,a;lmente -0~ balbettare. E come? Io co,nosco la tua prof.e'ssione ·dii ricer,cator•e dell'uomo. Dici veramente? - chi,eise non rmeno sorpreso che, contento. Sì. Io ho letto <li te nJei libri diella. sapienza. So che tua casa ·iu una botte, tua coppa il, pal!rrm, diella ma,no.... . - Oh, ma la15ciach'io ti dica tutta la mia gmtitudirue, o uomo del ·ventesimo secolo. Duinqu-e di me si ,parla ancorai neLl'èra di Luca Cortese? · - Sì, ancora. Ma <pochi son colicxro che ti ~rnnosrcono. E i più tra -essi ti derisero. - Lo ,so, lo so. Anche tu, fors·e. - Sì. Anoh'io, un tempo. - Ed o.ra? - Ora no. E con me molti non ti deridono più. Ne.i suoi occhi bal·en:ò una s•pefranza. - Non mi ·sono iLluso, aJfora ! Oh! almeno fosse venutp quel 1giorno! Che bella •scommessa avrei vinto. Il mio occhio gli -rivelò l'oscurità d~ quelle pa-rol'e. - Già: tu non mii capisci. Ha,i mg.ione. Ma. io tid!irò tu.tto. E appoggiando. il do-rso a la parete <l'elllatrincea così mi .parlò: - Tu devi sa,p:ere che io era ricoverato dal .giorno dlella mia morte n'el limbo .Secondo settore. Terzo quartiere a destra. Reparto filosofi. Un amibiente molto irrequieto. Figurati ohe ci sta Socrate persegui- •tato- da l'om!bra di Santippe. In vita SO!)porta!V'aquella! donna pens;:i,ndo ,che un· giorno la sarebbe finita:. Ma ora con l'etemiità davanti è un'altra. cosa. · ' · ' Ci sta Platone che si lamenta p·erchè lui l'av,eva immaginato in :.altra maniera il regruo cl:ei trapassati. Sosti•ene ohe hanno sbagliato a (!Ja,rgli l'indirizzo ,perchè il· suo pOIStoè rleil1 mondlo dleL!a.luna. Aristotele è ,irritato _perchè dio.po a,v,eirpredicato tanto l'armonia di qua non fa, trova nemJmeno di -là. · · Bel tipo poi Spinoza! Figurati che non ha anwra perduto il vizio di fal"e la filosofia con l'aritmeti'Ca. Ti salta fuori ogni gio,rno co.n un ,teorema. nuovo. E qua'llido uno è riuscito a dimosrta:riglielo,, gli affib1:iia un coroUarìo ,e ma.gari uno •scolio. Tutto ·per concludere che lm ·non esis.te. P,erchè se esistesse anco-ra lui non avrebbe ,p,iù· ragione .di es.istere la sua .filosofia. · · BibliotecaGino Bianco

VIT-A FRATERNA Ma il più comico di tutti è un Ca,rneade, che pretenide di essere 11 precursore de11<aguer·ra europea. Tu certo sai di chi si tratta. Scom- ~tto chie tu l'ha;i cercato su l'enciclo,pedia quando hai letto i ~ Pro- ~ssi Sposi ». Dioe che Lui ha insegnato che di tutte l'e cose si può dlimostrare il CO·I):trario.Pro!)rio come hanno fatto i tedeschi per trovare la scusa di fare la guerra. S'interruppe un ista,nte. Poi pro.seguì : - Scommetto che tu bruci dal desi:derio .di sa.per-e qualche cosa. c!ei filo•soifi,tedeschi. Ti capisco· benis,simo. Io ne conosco parecchi. ,In fondo. sono brava gente. Non meritaiv.ano. UI1/a ,posterità siffatta. Ka,n,t è indlignato con il suo popoMo e con quelli che ,insinuano che lui è di un'altra, razza. Scozzese, per es·empio. Dice che i:;i pu0 essere· tedieschii di sangue senza fare iL malvivente dli pro,fessione. E speta che quan!do i suoi connazionali l'a,vranno rapito, la guerra finirà. Intanto d vuole ,pazienza. Fichte è di•sipe:rato.·Con tutto it suo « -d~ve~ire > Lui è divenuto un a,bita111tequalunque dlel Gimbo e il suo popo.lo un branco di• assassinii. Nietzsche è ,più pazzo di' quando l'haruno rinchiuso nel manicomio· dov.e è morto. Giura che non l'hanno capata. Ma non ti ho detto ancora di quel ta~e ohe ha impegnato con me la scomrruessa. E' un, tedesco anche lui. Gua1'1d!ala fatalità! Indovini?: No? Schopenhauer. Povei:,etto. E' ,p,iù che mai melancoruico ,a,l Limbo. Lui sognaV!a ili· Nirvana. Dunque un bel giorno aibbiamo saputo anche noi che quaggiù scoppiva una grande guerra. L'abbiamo saputo da un bambino che veniva cf,aJ Belgio co111le m.ain~mozzate. Ci ha fatto una ceTta imlpressione. Però a me è sembrato· che una guerra, combattuta in questo modo, riòucendo gli uomini a la sempJi,cità primitiva, abituandoli' al digiuno e a !'intemperie, avrebbe •potuto anche produrre buone conseguenze_ Tu sai come la pensaivo io. Una sera es,primevo queSlt:oparet1el a Protagora e a Seneca, quai:ido intervenne Schop•enhauer brontolandlo ch'ero ,pazzo. Ed ebbe il corag . g!io di -dlire che co111fermava la: sua opinione •su fa miseria del genere· umano, sco·nfessanld!o ,però tutito ciò. che arveTa scritto su la .possibilità d'una redenzione. e Ero un illuso - grirdasva- quando pensavo che una vìa di redenr-· ziooe ci fosse tra-.,nerso il dolore. Ma che d!o!.or•!e Ma che· dolore! Si nla.sce miserabili e •si .muore miserabili! E almeno si morisse.!' Ma no. Guair-da a ohe co,sa .siamo ridotti >. · La cosa non a/V'r-ebbeavuto seguito se al contradlditorio non avesse aggi-µnto l'ironfa. Ma inoominciò a,d) urtare come un ossesso: e Perchè noru pr.endi uniaJ la:nterna e non Tai a cercarlo un'aJ.tra, Tolta l'uomo? Va, va, buffone!>>. Saii, io quando ,ero a questo mondo ero a,bituato a questo gen~re di trattamlento, ma là, cosai vu'oi, · in quer consesso di gente per bene non ho potuto frena,re il diSiJ)etto. - Ma sicuro che ci vado! Ma siCll'ro che ci va-00 ! - gli vociai in faocia. E su:bito anche. Ma prima facciamo una scommessa. Per niente non s,i fa. niente. · Figurati! Non avessi ma.i .pronu.ncrart:o una massrma simile. Vede;> - 1::iuattro o cinque . scalmanati, ipreci,pitarsi 1$U me. - La,diro! ladro! - urla.vano. - Tu pl!a,gi la nostra dottrina. Non hai pensa,to mai tma cosa dj questo genere? Biblioteca Gino Bianco

YITA FRATERNA 135 Forse mi hai gii ca,pito. Erano- i filosofi inglesi,_ Bentha,m e la bella compagnia utilitarista. Per rappacificarli ho ido.vuto promettere a Benthaan la mediazione della scommessa. Div;enne subito queto come una pecora e mi disse con una faccia tosta <la britannico: - Si' capisce ·ch'e ha.a studiato la mia filosofia. Figura.ti ch'io sono mort◊ venti secoli prima che lui naiscesse. S'è discus,so molto •senza combinare niente. Benthaan come compenso -di mediazione pretendeva.... Indovini? L'intertVento della Grecia in favore dell'Inghilterra.. - fo mJe ne sono lavate I emani. Non voglio sentime più parlaire di qud -pa:ese. Qua111dbc'ero io non c'erai Costantino ed era tutta un'altra cosa. )fon ci siamo messi d'accordo. Allora, niente mediazione. Abbiamo sbrigata fa faiccendla tra noi. E in• un modo curioso. Eccolo. Se io ,trovo l'uomo, Schopehha:uer, per coLmo d'ironia, vien giù a tenere un cor:So -di conferenze femministe. Se IliOn lo trovo allora, foccio io un giro di propaganda epicurea. Che te ne pare? Fece una ,pausa. Poi ·si rivoLse a me con impazienza. - Ma tu credi che lo trOIVerò? - Sì. Io lo credo - gti ris,posi con fermezza. Riflettè ?n istante, poi s.i drizzò acoeinn!a,ndo ,dli rimettersi m cammino. - Va bene .. Allora continuo la mia indagine. Addio. - No, aspetta un momento, Diogene. Ti posso offrire un sorso di caiffè? Non ho di meglio. Entra. Questo è i~ mio ricoTero. Abbozzò un sorri,S!o canzonator,io. - Il caffè? ·Ma tu dimentichi.... Non sono ritornato quassù per sco1111fessanni. - Oh! scusa. E' Tero. Ma è l'abitU!d~ne. Ho pure d!ell'acqua. For~e a-vrai sete. ::_ Sì. Accetto vol'ontieri. Entrò n,el ricOMero e de;pose in - un angolo la lanterna. Poi manifestò in un « 01h! ~ s,po,nta.neo tutta la sua piacevole meraviglia. Gli porsi un bicchiere cotmo- d'acqua. Guardò con lo !Stesso sorriso canzonatorio di poco p,J:Ìma il piccolo rec~piente di cristallo. Poi con una d:isinvoltura tu.Ha cinica versò l'acqua nel palmo della mallJO e scagliò lontano i.I bicchiere. . _ - Non ave-rtene a male - soggiunse quindi tranquil•lamente. La coerenza innanzi tntto. Del resto puoi -imparare anche tu, come io ho imparato d'a Lico, il piccolo ,pàstore. · Ciò ·detto si versò con molta destrezza l'acqua in gola. Io lo guarcfu,vo pieno <li meraviglia, ma con un certo dispetto in fondo al cuore. Quel mo.do di trattare !,a roba altrui urtava un: pochioo la mia educazione çli uomo modemo. Diogene roteò _gli occhietti a_cuti compr-e111dendoin quello sguardo circolare l'angu.sto _ricovero. - Btne ! Bene! esclamò con sod!di 1 sfàzione. Questo sistema è ~ncom più ·sempJ.ice. Ho avuto il torto di r11onadottarlo ai miei tempi .. E tacque un istante, mentre nei suoi occhi passava l'ombra d-i llI1 rilmpianto. · Poi corrugò la fronte spaziosa. - Dammi - chiese con una lieTe ansia nella voce - quando la guerra sarà finita tu ritornerai a la tua casa? ·_ Eh -sì ! - affermai COI.J un vago turbamento suscitato d~ quel1',enigmatica ·donmni&a. Biblioteca Gino Bianco

136 VITA FRATERNA - Ah sì Dunque tu ritornerai a, la tua casa. 'Dormfrai ancora in ·un 1etto di piume. Siederai ad una mensa. ingom!bra di stOIV'Ìglie.Accrescerai su le pareti delle tue stanze la coHlemione.degli orribili quadri. Ti abbaglierai gli occhi con la luce elettrica. Ti preo'ccuperai per la cor·rentfe d'aria. iLa tua vita si ricomu>Echerà dlÌ tutte 1~ antiche abitud,ini. E questa ipau.sa benefica passerà come un sogno pauroso, caiusato ,da una cattiva. d'igestione. Si alzò. - Addio creatura: infelice. Per te ogni spera.ruza è vana. - Ogni speranza? - Sì. Tu non div,en'terai mai un uomo. Tu sei degno d'ella definizione di Platone. « Animale a -d'ue piedli, pri,vo di ,penne ~- Già mi hai fatto sprecare troppo. Aidlcl.lio. Un affanno subitaneo mi prese come se egli -dovesse correre per il mon:do bestemmian:d'o il mio nome. - Diogene! Diogene! aspetta., i1miplorai e to trattenni per un lembo ddkl tunica. Si voi/se a guardarmi con im'p-azienza. - Diogene, tu mi' hai frainteso. O io mi sono spiegato ma!,e, Aspetta. Bisqgna ch'io ti parli. Io n:on sono l'uomo, ma forse lo potrò diventare. · - Lo credi veramente? - interrogò etgli CM evidente sarcasmo nella voce. - Sì, lo cn~do. Incrociò le mani sul pomo del bastone e ,v1 ap,pogigiò 11 mento, assumendo un· attegigiamento· rass-elgnato. - Allora parla. Ecoo il •dliscorso che gli tenni: - Diogene! anch'io cdme tutti i morta-li ho sognato in un -periodo dell,i. mia vita di conquistare il monldo. Ho sentito la seduzione della ricchezza e della gloriai. Per esse ho creduto di poter salire a l'apolgeo dell'umana felicit~. Ma µiù tardi, meditando su l'esplerienza dei savii e su le vicencDe reali •dell'a vita ho com1>res!otutta la mis,eria 'del mio sogno infantile. E ho intuito la felicità in un'altra conquista. Nella co111quis.taidell'I,deale. . Io avevo sognato di 1dlom1inare le cose perchè daJ · fascino delle cose ero dominato. Fu lunga e ,dolorosa la meditazione.' Ma ,per •essa una pace s·conosoiuta entrò nel mio spirito. E i morbosi -d'esirderi la:sciarono il posto a hna. fede sicura. Compres~ che la vita non è quale la concep.isce la maggior pa,rte die·- gli uomini: Un sentiero tracciato tra. la nascita e la morte, che· i dis.gr;i.ziati 1)ercorrono faticosamente a .pi,edij trascinando il cocchio dorato d!ei fortunati. Riconobbi il vincolo chie uruisce l'uotTllOa l'uomo iper una fraterna coltaborazione. Il vincolo che unisce le generazioni a le generazioni l)er La ,contimvità d'una fata1e a.soension:e. E .raffigurai la vita dell'umanità con una pfra.mid-e enorme che Ienta.ment,e ,sale per ogni stato di pietruzze compiuto da le generazioni. Ogni pietruzza è il simbofo d'un/idea -realizzata. . La piramide dovrà salir-e, salire finchè la. sua cima g-iungerà a sfiorare il cielo e s'imm'erg1e!rànella fiamma d"el sofe. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA Diogen.e fissò i suoi occhi, un poco attoniti nei mie. - Tu sei un teorico ! - entenziò gravementiel. - Sei un artefice di simboli. Per te la pira.miide s'inghirlanderà di va.pori evanescenti, di effimer·i 1bagl~ori. Ma certo noni salirà di un'infinites.ima misura nello spazio. • Tu scrirverai libri. Inonderai il tuo 1pa1esedleloquenza. Flagellerai con acerba presunzione lai debolezza degli altri. E sarai il dèbolissimo nella pratica della rigi,da vir.tù. - T,eorico !... Teorico! - E tentennò il capo con accorato scetticismo. ' - No, Diog1ena Non giudicarmi aincora. Il tuo presagio sarebbe stato infallibile se tu l'aiv'essi pronunciato lontano di qui; in un altro tempo. Ma ora no. Ora è vano. In questi sotterrnnei angusti e umidi, in questi solchi insanguinati io rinasoo uomo. ·La teoria ,penetra giorn per giorno fortemente niellla mia volontà. Io potrò t:raidurre ogrn i,dea, neUa sua realtà. Ho imparato, nelfa ip,ratica, il disiprezzo di ogni. cosa esteriore. Sono penetrato nella miseria umana fino a la sua radioe. Sa:prò essere ·virtuoso .... Diogene alzò lievemente il capo ed aprì Le braccia in un gesto vago di ammissione. - Se tu 1101 affermi con tanta sicuneizza ! ! !... Ri11fraincato io ri.pr1esi: - Io sap•rò praticare la virtù aid ogni costo, Ma una virtù assai più feconda che tu non abbia predicato. Spalancò gli occhi ed ebbe un lieve sussulto di sorpresa. - Sì, Diogen 1 e ! la tua filosofia insegnava una virtù fatta esclusivamwte éli to!J.eranza e di astensione. Era la filosofia della_ sfiducia, della delusione. La mia invece è un inno a la f,edei. Tu predicavi che bisogna corazzare il cuore con.tro il dolore. Io inve.:e gli apro serenamente il mio, iperchè n.e purifichi le più intime sorgenti. Tu nascesti dopo i Pa,gani, ma doipo te nacque Cristo. Diogene si drizzò in tutta la persona e converse ne'· miei occhi . uno sguardo sbalordito. - Tu insegnasti agli uomini la rassegnazione. Ma questi impararcno poi la speranza. . Praticando la tua virtù l'umanità sarebbe divenuta un'immensa ·collettività dli a,nacoreti. La virtù no111può consistere soltanto in una imtPassibile, arida opposizione al male. Deve esplicarsi in una faticosa c(.nquista cli bene. - Diogene .a qu~sto ipunto .s1edette ,su la terra nuda e si fece più attento. · , - Tu di questa guerra non hai considerato che un ·fenomeno. Q 1ello accidentale, -effimero. GH hai dato soverchia importanza perd1è si rkonnletteva ai principii della tua dottrina. - Il ritorno degli uomini a la semplicità della vita,. a l'indifferenza delle cos-e esteriori, alla sop- !l)ortazione del pericolo; l'abitud!ine a le i.ntemperie e al digiuno. Tu ti sei detto: « Là io potrò finalmente trovare l'uomo. Colui che nella 1povertà, nel disagio della trincea abbia perduto ogni morbow desiderio <li ,piacere». Ma io ti dico, o Diogene, che l'uomo che scoprirai al lume della tua lanterna sarà assai ,più che cinico. Sarà un cr,istiano. E so avrà svalutato completamente• nella gara dei valori spirituali BibliotecaGino Bianco

188 VITA FRATERNA· ogni preoccupazione ,esteriore. Ma sarà u~mo S?pr~ tu~to, perchè a_vrà sentito ardere !Più tormentoso nel •dolore 11 des1deno dli _una conqmstach'! dal dol!ore affra~hi l'Umaruità. Ogni sua rinunc;.ia. d'ora non sarà l'egoistica previdenza ad una futura di,siUusione, l'allenamento a la tolleranza del male. 1>4a sarà un- atto di fede verso l'avvenire dell'umanità.· Qu~sto è l'uomo che ~ po!rai tr:OIV~re~el tuo viaggio. , .. Non so in quale precisa tnnoea egli -patisca. Ma sono certo eh ,egli si trova in una trincea ed è il migliore &una moltitudine di buoni. Cercalo colli fiducia.. Fruga con la tua 1a,nterna in ogni sinuosità, in o_gruiangcolo. Lo troverai incrostato di ·fan_go, lac·ero e sanguinoso. Ma ne' suoi occhi brillerà una. luoei tranquilla e alta. Una luce di rivelaziorne. Avrai vinta la scommes·sa ! Schopenhauer ,scenderà a sua volta su questa pav•era terra strazi-ata, mai fidente, a t,eissere l'elogio dell'a d'onna. Reciterà 1 1 a palinodia d'elle sue antiche co.11ivi11zioni.Ma farà anch'esso opeira decorosa e giusta. ~ No,n, ti trattengo più. Compi la. tua missione e to-sto ritorna al .Limbo con la lieta nov,edl'a. * * * ·-Diog-erneno-n si mosise. I suoi occhi estatici sembrava-no contem- ·plare parvenze liontane.. Ma acli un tratto si scosse e s,i -drizzò con impazienza come se tr,opp.o ;wess-e indugiato. Poi uscì •sil-enzio.so,senza guardarmi, abbozzando CO!lJ la mano un g,e:sto di saluto. - Diogene! hai dimtenticata la lanterna - gli gri-dai affacciandomi a l'ingresso· d'el ricovero. Si volse e mi fissò con uno strano sguardo. Sotto l'ombra tenu,e d'un .rimpianto brillava la lit.ice d1un imipazient-e desiderio. Sorrise melanconicamente, tentennandlo il capo bianco,. - Custadiscila - escl:amò con voc-e risoluta. - V,errò a riprenderla pai. Ora mi si conviene meglio un, •fucile. - Ma ,che -vuoi fare, Diogene? ' - Voglio diventare uomo! - m1 rispose con semplicità. - E scompairve. * * * Sono passate a,lcune settimane da quella sera incllim\enticahile, ma Diogene 1110nè anco-ra tornato a ri:p,r-eruder,ela larnterna. Confuso nella ' n10ltitu·dine anonima cl1eisold'atirui in grigio-verd.e, if filosofo, cance_l1ato og-ni segno di vecchia!Ìa e d1 cinismo-, combatt.erà l,a dura battaglia. Spero. di rivederlo nella sosta che s,eguirà alla vittoria. Certo interessantissimo ri,escirà il. nostro nuovo incontro. La lanterna, poichè 1 m'impicciava, l'ho s,ped'ita al Museo dei Bombardi•eri, dove tut_ti potranno vedlerla d'opo la guerra. · Non temo affatto per questa alienazione l'ira di Diogene. A che gioverebbe un così fioco luJmicino-in mezzo a. tanta luce? Tenente Antonio Greppi. (Zona di Guerra). BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA j)er. l'esame di coscienza(•! Jnospifalifà · E' un diifetto frequente fra noii italiani - eppure mi pare che ~on· ce ne si accorga molto e non ci ,si ·pensi abbastanza. Intendiamoci : noi italiani non siamo affatto inospitali come nazione. Anzi: .pecchiamo p,iutt01S1todell'eccesso ,opposto, per quella esoticomania che è torto nostro- gravis,simo, ,e .si unisce con uno svalutamen_to di noi come nazione, da oui forse soilo ora stiarrno guarendo, meravigliando pri,ma noi stessi che gli altri [iopo,J,i co,1 mirabile valore italia,no che no.i stessi prima che gli altri çredevamo sepiolto nel passato! E di' questa sertvil_e ospita,Jità verso i foresti 1eri, che ai ha predisposti a tutt-i i più diversi ,e più fatali internazional_is,mi, abbiam9 ben troppo sofferto come nazione, e ancora soffriamo, e badiamo alm.eno pe·r poi di non continua.re a sorffrirne stoltamente! Ma sono le nostre cas•e, sono J,ei nostre famiglie quelle che 9-ec- ,cano, tro,p,po spesso,, di ino,spita.Jità: sono chiuse. C'è del buono, in questo: un senso <li raccoglimernto, cl'i intimit;l, id1 cui gli affetti si. coltivano, le pure tradizioni domestiche si serbainp, e •si gettano, le sane basi morali detla società. - Ma vi è pure <l'et gran·. male: !'-egoismo di famiglia., non migliore d:e 1 ll'egoismo cl/individuo; l'intristimento materiale e ·,morale della vita reclus:t; l'inad'empiment0 .dalla famiglia di una gran parte del ,suo· compito sociale e umano. Queisto mi si è pr-esentato a·J pen?iero, and!an<lo per le vie affain,nose uno, di questi passati giorni di primavera matura, in questa caldai vigilia· d'estate. Agli occhi aiss,etiati <li qualche ver·die visione fresca in mezzo all'arid'o po,l'veroso dlella ,città, giunge - <la un cancello che in-- ter-romp.e la barriera opprimente delle ca.se, e. dalll'ondleggiare di cime frondos-e al disop,ra di un mure.Ilo, da cui trabocca il ma,ntello sfrang:ato dell'edera, dlella vite vergine o della glicine, - g-i·1nge il saluto fresco, olezza!nte, quieto dei giardini in fiore. - Vi sono pure <lei grandi e bei giairdini dia.i vecchi alberi lussureggianti im questa no,stra vec- -chia Milano fumosa e polverosa! - Ma. iUbeli gi.a,rdino, in cui .affondo avido lo sguardo attra'VleJrso i cancelli, è vuoto, ·deserto: mai = sola persona vi si scorge, se no,n, il giardiniere, a.idoliai fis·sa.... E quanti dei hei giardini della città sono come· questo s•emp,J.'lveuo,it.... - Guardo, e mi si stringe il cuore al pensiero dei pa!J.idi visetti cl tanti· ,e tanti poveri bimbi citta,dini, fiori intristiti n'ell'o,mbra dei p,roforudi cortili, nelle ·case umi,cfle,nell'immobilità forzata c\'elle aule •di scuol;a, - ,costrettT a oorcare la loro g.i•oia, a dar sfogo a!Dailoro vivacità tra la polvere im- ~I) Nel nu!'1e~o di dicembre; in un articolo. sulle nostre responsabilità àell' invasione ·nemica. ~otto tl titolo • per l'esame di coscienza », si diceva: ,~ sarà molto utile e degno ~i queJt_a noJtra • _vita fraterna .,. ~iut~rcì reciprocam"ente, sinceramente in questo esame. Anche fil seguito, da ogni coscten7a che vive ,n questa nostra ideale famielia, dovrebbe venire speHo alle no,tr< pagine una parola, un pensiero che foss, piccolo o grande /um, nuovo, portato alla ,,i,i•t1e delle nostre rtspon,abilità nei fatti del/~ vita, p,r una sp,cit di pubblica confessiont, ._,,condo il virile costume dei primini'mi tempi crittiani ». Ripetiamo l'invito, BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA monda delle strade· - e anche al pensiero di altri « grandi bambini>>- che fanno appello i~ questi .ar1:nial,la nostra ~e~erezza illuminat~: i 1;0stri solcl!ati che nelle or,e dlt hberta dal serv1z10, o nelle ore d1 uscita eia gli ospedali in cui !,e ~erite .9, la mal~ttia ]i l:a rinchjq~i per_ ~anto- . tempo, passeggi<1;no un po stup~t1, un po . c~nos1 1 un P'? , 1i:i,tontltl p 1 er Je vie _ e si riducono troppo sp1eisso,noiat1, all os,p1tahta mfìda de,le osterie. • · P,erchè chi possi,ed'e questi bei giardini - oasi preziose in mezzo alla- città - non. li godei per sè nè li fa godere ad altri? P-erchè non li apre qualche volta, spesso anche, a,d accogliere gruppetti di bimbi ciel po,polo, o di soldati (cinque, dieci, venti per volta - più o meno secondo la capacità del giardino?). Sarebbe< per loro un. te oro di salute e -di gioia! e sarebbe tanto bene anche per i proprietari fortunati. Vi sono - non bisogna negarlo - iniziative geniali e simpatiche per. accogliere e festeggiar,e i nostri soldati, - e vi sono tante buone opere che si occupano d,ell'infanzia del popolo, s,pecie di quella sofferente e gracile. - Ma, per quanto vaste, queste iniziative nolll sono , mai sufficienti all'entità del bisogno, e poi - sono seunpre cose « uffit.i.ali », carissime nello spirito, ma un poco irrigidite nella forma. Accanto all'opem de,i comitati, a il'lte<>Ta,rla-anzi, quanto bene starebbe _,'opera spontanea, individuale, libèra, benchè ordinata e coordinata della famiglia. La famiglia che raccoglie, ra dividere i. trastulli e la gioia dei suoi ))imbi sereni, i bimbi meno fortunati dell,a ,portinaia, o quelli della poV•!ra donna che non può vigilarli perchè il lavoro la trattiene fuori cli casa. o che non può aiccompagnarli ai giardini ,pubblici perchè è costretta in caisa dalle cure domestiche o forse d'alia malattia; la famiglia che invita in semplicità alla ·ua mensa il soldato con.- valescente uscito dall'os,peiclale, o il soldato in b·reve licenza d'al fronte, e lo trattiene nel cerchio della sua conversazionie, e lo ascolta, e gli parla· amichevolmente , - otbileJnemolto più - benchè farnia materialmente molto meno -- dei «comitati» nel senso di quell'avvicinamento fraterno fre le' classi così neces ario oggi a dissipare tristissimi malintesi, e minacciose ostilità del passato, .- a ,p,rev,enirne dli non meno gravi e minacciose per l'a.vvenire. Purtroppo invece, l'inospitalità familiare nostra fa sì che troppo, spesso la oasa di chi p,ure ha il cuore e la borsa aperti alla p,iù larga beneficenza e più attivamente si presta di p-ersoùa, - la casa è chùtsa a tutta questa vita. Oggi - questa i1wspitalità della famiglia si deplora sopratutto in 1.1ns,e111sonazionale: - verso i no tri soldati, il nostro popolo - e v•~rso gli alleati che sono ospiti _delle nostre città. Sento dire infatti che gli aUea,ti osservano questo fatto, e ne soffrono. ~ · · , Si sono fatti festeggia.menti ufficiali per gli ia,lleati, si sono a,perti !·oro co'n peciali facilitazionn teatri e ritrovi pubblici e circoli di coltura; ma le case, le famiglie sono rimaste chiuse, impen,etrabili per loro. , Ora bisogna pensare; bisogllla accorgerci, che di questo fatto non soffrono ,s,oltanto i nostri alleati in cui la nostalgia delle loro case -lonta11,esi farà più acuta e sconfortata; mJa ne soffre anche, nel loro concetto, la nostra nazione. Bisogna i;enderci conto di quanto conta BibliotecaGino Bianco.

VITA FRATP:RNA nel formarsi déll'op,inione straniera sulla nostra nazione anche ·il piccolo fatto quotidiano it piccol'O gesto ind'irviduale privato che lo straniero vede,oss-erva, e' a cui dà facilmenté un significato ~enera}e .. Riconosceremo allora che una. gentil zza fatta da una fa,m1glta Italiana ;,. un alleato può signi licare niente meno che un progresso d'el concetto -di quell'alleato riguardo all'Italia tutt~. C'è un moti1vo in questa nostra inospitalità familiare i·taliana • che 'bisogna sco_prir,eie aggr·edir,e: è w1 difetto di semplicità. Si pensa che per aprire la propria casa ad altri che i familiari si debba fare una parata, uno sforzo superiore alle proprie forze o alle circostanze: un ricevimento, una, festa. Non si ammettei di poter accogliere nell'ambi.ente corusueto della nostra vita quotidiana chi non è della nostra parentela. Errore. Una casa in ol'dine, che accolga e rispecchi la npstra vita -quotidiana, sarà p,r,esentabiVe a chiunqu,e cerca di noi. Abbiamo timo,re di mostrarci come siamo? Cer-chiamo di esser noi meglio che sappiamo: il resto verrà da sè. . Emerson ha una pagina preziosa a questo proposito. Dice: « ti pre- « g·o. mogli,e mia; non ti tormentare -e non tormentarmi per imbandi·re ·« a quest'uomo e a questa donna che s,ono scesi or ora davanti alla no- « stra porta, un pranzo complicato e ricco. Se questo volessero, per « vochi d'enari lo potrebbero avere in qualunque trattoria di villaggio . .« Fa piuttostò che lo straniero possa, se vuole, scorgere nel tuo sgua 1r4: do, nel tuo accento, nel tuo atteggiamento quanto sei buona e sa,ggia,' « ,e i tuoi pensieri, e la tua volo tà: a nessun pre,:zo e in nessuna ,i città egli potrebbe comprare queste cose - che per conterrnpliarle ~ occorre viaggiare per miglia e miglia, e nutrirsi parcamente e clor- < mire sul duro». Se le famiglie riuscis-s,ero a liberarsi cli guesti timori, ·cli questi ostacoli; a capire che il valore cldl'ospitalità sta sop·ratutto nelle persone cr.e aivvicina, e neLla possibiltà che offre loro di trovarsi, •e giungesi;ero a praticarla largamente con semplicità e cordialità, - ne v,errebbe un granclle prog,resso morale. Se oggi l'inospitalità familiare ha particolarmente una deplorevole -portata nazionale - sempre essa è un fatto p,rofondamente e dolorosa.mente immorale. l mmm·ale f Sì, immorale; e grandemente r,e1 sponsabile, in. particolar mocl'o, dell'immoral~tà giovanile maschile'. · Si è m'ai. riflettuto, si è abbastanza riflettuto, da chi riposa nella -pura beatitudine della famiglia raccolta e chiusa - dai .pa,dlri e dalle ma.dfi sopratutto - alla condizione dei giovani nelle città? i giovani lontani dalla famiglia per lo studio o il1 lavoro - ·o a,nche con la famiglia qui, ma, essa medesima chiusa e paga nel suo cerchio compiuto, 1,enza intelligenza d'ai maggiori dell'impulso espansivo dei giovani - tutto il giorno al loro lavoro, e poi, la sera, o J;a f.esta, liberi, assetati -di riJJ1osoe di gioia. • Dove possono andare? dove vanno? Il riposo, la gioia, l'uomo - l'uomo giO!Vane sopratutto - li cerca presso la donna. . -E se le famiglie buone. in cui crescono e vivono giovani donne BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA pur,e e n-0biJ,i, si apriss~ro n_orn:i,alime_ntea,d acc?g~ier~ in tranquill~ . e piarue ore di conversazione 1 giovani c<:>noscentt, 11.nposo e la g1o?a di cui essi (ed esse non meno) hanno b1sog,no ,per nprendere e continuare poi -il cammino, avrebbero la più forte e sana fioritura. . Ma troppo spesso, il più delle volte, le pure, le buone, le miglior~ giovani donne soi:i-o in_ace;essibi_li,_isola~e, d~f~se - .direi - nelle famiglie raccolte e 111osp1tah.E 1 gwvarn, fuori o Lonta.rl'Idalle loro famiglije, sono cacciati, abbandonati -ruelle •strade, spiritualmente « senza tetto», fna: gl'iruviti, le attrattive, {ii tutt'altre donne, di tlll~t'altre case, - . e, se pure Jla loro nobiltà d1animo li fà sdiegnosi di taJi attrattive, - esposti, abbandonati alla noia ,cLemoral.izzante, o alla tristezza amara della solitudine. Così la famiglia, con la sua, inospitalità, si fa complice del dilagar.e· dell'immoralità gi-o:vanile che la minaccia: o·ssia, nuoce a sè stessa. Un cumulo di timori, di pregi_!J.dizi,d~ convenzioni inveterate si op~ pc,ngono, più ancora che 0id ogni altra, a questo g,enere d'i 05ipitalità ! Sop,ratutto ,da ip-a,rt,edi molti g,enitori. Si teme - p,iù per tradizione indiscussa, veramente, che per riflessione cosciente - di permettere !'incontro familiare: amichevole dei giovani con le giovanette, co.rn,e se qualche male diovesse troppo facilmente sorgere dia. ciò. - Quale «male?». - Se lo si domandasse positivamente a questi buoni geni-- tori gielosi delliei loro fìgJiuo:le, essi dovrebbero rpur riconosecre e test1rnoniare che le loro figliolie, co"nsciamente ipure e rette come le hannoeducate e come sono, sono da sè stesse salvaguardiate da ogni n;iale, più e meglio chle dlai qualunque rigùardo esteriore, e capaci di imporre rispetto e comunicare un sens:o di gentile dignità a chiunque si trovi -con Ioni, e di 1 serbarla pur nella più gaia e libera conversazione. -Eppure queste appunto, queste senza pericolo per _loro e per gli altri, lie migliori insomma e la cui compagnia sa11ebbe più benefica e· p.iù pneziosa - sono le più inaccessibili ai giovani - (E da questo isclamento, da questa segregazione inavparente ma effettiva, viene anche un difetto di gioia e di vita di cui molto soffrono, senza rieinder'- sene conto, senza confessarlo, nielJ'umore, nel carattere, nell'attività. del pensiero, del s-entimento e dell'azione). Per le più leggere e frivole, invece. anche « d'i buon;i famigli:a », sono assai più frequenti le occasioni di trovarsi coi giovani. - E così via .... fino ar verificarsi del fatto, gravissimo di tristi conseguen:z1e,per gl'indmdui e Pier l'umanità: eh, la possibilità cfi trovarsi ins,i,eme tra giovani dei d'ue sessi cresce in ragione inv,erso del loro valore. Gran bene per la vita sociale, nazionale, morale, se la famiglia - b buona e onesta famiglia italiana, dalie pure tradizioni, dai fedleliaffetti .:_ vi parteciperà direttamente, non solo dandole i suoi membri indivi-dualmente, ma a,pr!"endoteanche s,pesso le porte d'ella sua casa. ... u ~rico·rdiamo il fresco e olezzante punto di partenza d:i questa chiacchierata) i cancelli dei suoi giardini. E gran bene, certo, anche per la famiglia stessa. Ricordatevi amici combattenti: avvertiteci tosto di ogni cambiamento d'Indirizzo, per ricevere sempre la Rivista. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA· l' Italia invincibile Il 24 maggio, i1l,terzo ;nn:versario di .guerra, è stato celebrato 'nel-le città d'Italia con più solenne fuoco che negli anni prima. Noi abbiamo assistito, abbiamo partecipato alla cellehrazfone di Milano. E' stata una affermazione di fede e di vo:on.tà dii vittoria, meravigliosa per unanimità •e spontaneità d'entusiasmo_. Ci è parso sop•ra tutto che si'.gnificasse quest,o: l'Italia vincerà perchè · è invincibile. Invindbile, -perchè essa ri,affierma pm sicura e più decisa che mai ques.ta sua fede e qu\elsta sua volontà, non solo dopo le continue vittorie e· la c~tinua avanzata, ma ancora - e più! - dopoCaporettct Invincibile, . perchè alla. testa di questa sua dimost.r~- zioa1e, celfuranti di questo suo rito, primt a questa affermazione· son-.1appunto i· più direttamente e i più ,terribilmente colpiti dalla guerra: i Mut,ifati e J.e Madrii dei Caidutii. Questi• uomini, questi giovani, ch!e alla Patria hanno dato realment,e_una parte di sè st,essi,, e da questq sacrificio non diminuiti, sono, ma accresciuti - queste donne, queste madri, che alla Patria hanno offerto piiÙche -la foro vi:ta: U1avilt.a dei. Iioro nati, e t}el sacr:ifi.cio non si accascia·no ma si esaltan(:i - questi che più hanno· p-rovato, che più hanno sofferto - e, non domi, eccitano gli att:ri a proseguire, a resistere, a vi-ncere -. questi so110 la prova e l'argomento della nostr_a certezza: l'Italia, è ì-nvincib:~ze: Il 24 magy10! è cotmpai·so mi 1nuri di Milano in iin 1na.nifc.S"to, il profilo rude e seV"ero dell'ardito - segnato da Aldo Carpi - che ogyi appare sul fr611'.t1'.sp,iziodeUa nostra riim'.sta. Sotto, fe parole: Va. La vitt~ia è degli Arditi, perchè l'ardire è dei giusti;- e la giu-- stizia è con noi. Amore e gloria a chi ardirà. Va! Un gruppo di do-nne -italiane. Centro di lavoro per i soldati. Biblioteca Gino Bianco

144 VITA FRATERNA Problemi pratici dellt ora Infermiere di Guerra e Sanità militare (Dalla nostra amica ii1fermiera. volontaria, Anna Spe,·i, riceviamo questa lettera che ben vo/01it.:eri e con pieno co11senso pubblicl1ia11·1.o1, 'accor;,anda1tdola .-all'attenzione ed eve11tual1J1ente <1/1' apj,oggio di frttrici e lettovi) : Cara « Vita Fra,t,erna », Vuoi farti portavoce di u11'01sservazione e cli una proposta che parte dal'i'a gran m:aggio-ranza d'i noi, infermi,e,re dil guerra,_ volon- •tarie o avviate nelie scuol1 e allòa ,car·riera -p-rofessionale? Lo spero, - e vorrei che riUJS'ci,ss,ai fa1· giungere « colà dove si puote » -la -vostra voce, a suscifarne efficaci, provvedimenti. Dopo tre anni cli, guerra l'opera delle inferm,i,~re negli Ospedal'i militari - nonap,ta.nte -cbi,fettied errori, ,che non sono del r-esto un.a specialità assoihuta della nostra categoria e del nostro campo di lavoro - si è dimostrata buona, utile, necessaria, ,sto per di,re inclispensaibil1 e ab mi,gl-iqr funzionamento degli Oi,1pedali, al !llflggior bene dei1piazi-enti. Pune, dopo tre anni, di servizio, fa nostra posizione uffic'iale non è ancora mutatà. Negh ospedali di Croce Rossa l'infermiera volontaria ha una :posi1zi0i11riecionosc.iutai, ha un· grado -e una funzione precisa, e 111somma nei « quadri », ne1Jla « fo,rza » cl!el pers-ona,Ledi assistenza, cdme i,-miediiei,-come i mi•l1istJ. Neglii ospedali di Sanità militare la cosa è diV1e,rsa.Prima deila gi.er·ra g,l1iospedalli esistevano già - e no-n v~, erano affatto infermiere. Vi erano so'o \!Jesuore, gli _ai·utanb e i piantoni. E tutto a41dava ben'tJne ( ?) ctjsì. Venu-ta la guen~, moltipbicatisi, in grancli,ssimo numero per necess:'1:à urgente ei crescent1e gl'r o~pedali di Sa- ·nità mil-itare, - 1-a larga offerta d opera delle Infermiere vOll,ont<!,rie è i)MoS'a alquanto opportunia - ed esse. so~o state accolte. Ma come? A pa,rte le frasi ca'V'a:lilereschedei clliscotnSluifficia1i, 1e si è .accolte come p,er una con'Cessiione, qua•si ·dicendo: « Ma sì, povere BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA donnine, se hanno del buon tempo da passare negli Ospedali d~ guer. a, diamo loro ,anche questo gusto ». E c01i quesrt:a condiscendenza vi era anche molta d~ffìd'enza, o molta indullgenza rassegnata. (Sarebbe stato molto mig:iore un attéggiamento Spassionato, sereno, che avesse penne ~o di giudicare le atti.vità, di scegliere i valori, cli affidare le responsabilità, senza riguardi persona!~, con quel·la severità giu ta, anche, che è frutto d~ stima e chiede e suscita il meglio). ci è entrate neglli Ospedaùi mi'1iitari come un persona!,e superfluo. M.a non vi si è fatto un avoro superfluo. Le suore e i militi s.p;esso ci hanno dimostrato di giudicare che quel che facciamo noi poteva ess•er fatto altrettanto bene o meglio da lor.o soli .... o aqitrettanto bene traJl,asoiato. Ma i ·pazienti nostri ci hanno cllin10's,trato Sjpessiss'imo dli non pen- aria così, e la !,10Sra coscienza. pure si è pronunciata. Individualment,e, anche l'atteggiamento, verso di noi dei nostri superiori, - medici, direttori, e autorità mihtare ( specie di. quelli il cu'i giucli'zio più vaJe) - si è in genere andato mocl'ifica.nclomolto in nosll:ro favore. Ci si utilizza veramente, ci ,si sii ais 1 segqano compiti, ci s,i dà responsabiliità. · Ma;, ripeto, la, posi:::ione nostra ufficiale ,ion è mutata. Siamo an_ cora, nei qu:adri clegl,i 0s,pedah militari, un personale soprannu- .merario, ossua con idera.to u,perfluo, non r-iconosciuto ufficia'lmente, senza gradi nè autorità co tituill:a. ' I Questo e male, Permett~ l'ingom:bro cli persona,!e che noi po,triemmo sostituir1e, e sostituiamo di fatto nell'aittività, ma che pur rima.ne, ozioso, svogLiaro, - imboscato, - invece· di lascia.rei il poisto ed essere utilizzato al,trimenb e a1 ltrove. Per e empio: Oe mansioni dei caporali di riparto, dégli aiutanti di sanità, clegflirscritturali, sono - in roce Roissa. - sbrigate eia.Ile stessre Infermiere). E intralcia, la nostra stess•a opera, con danno dei nostrt pazienti. Bisogna aver provato a chied'ere di far sil,e111Zio di .parlar oittovoce a un p,iantone che -voc~a.,nella corsia in. cui un ammaJ,ato gra~ ve cerca irnva.no il niposo, o in cui forse è un, morente_. .., ,e a sentirsi ri&.pondere in malo modo o con un'aazata di s.palle.... ; - bisogna a1ver provato a domandare di fare u11a corsa in cucina al piantone, non potendo o non vo,Jendo noi abbad'onar,e la corsia, e sentirsi ri pondere « non tocca a me», o « non adesso ! »; - bisogn,a aver provato a rivol.gere a uno di questi un rimprovero ben· meritato, e sentirsi ri panciere « Lei non ha le •stellette» .... perBibliotecaGino Bianco

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