Vita fraterna - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1917

ANN0··1·.N. ·12 • 15 Dicembre 1917 ·· Conto· torr.· colla·rosta. VITAFRATERNA RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE ~~ ·,;$~~~) ( ·A' . .t~~~ l(I J • ~~~ ~\ . -.:!'~~- •. .. Dll\EZIO~{E - \ bt Spiga, 25 .. A\L\IJN'TSTRAZfOL E .. Via f>isacane, 23 - l\f rr.A. o Biblioteca Gino Bianco i

lz' ' ' ., Abbonamenti ordinari Italia L. 5.00 Estero L. 6.50 ,, sostenitori ,, ,, 10.00 ,, ,, 15.00 Oli abbonamenti decorrono dal I gennaio e sono solamente annui. Numero separato L. 0.50 - Numero arretrato L. I.- ESCE IL IO O' OGNI MESE Vaglia di abbonamenti, indirizzi per numeri di· saggio, richieste ji copie del giornale, ecc. devono essere indirizzate all' Ammim'strazione: Via Pisacane, z3 - IJ!lilano. Ma11oscrilti, lettere, corrispo1tdenze rigttat·do la redazione, giornali, ,cc. devono essere indirizzati alla Direzione: Vià Spiga, zs - Milanò. . Unire il francobcilo per ila 1-t"!:;posta se si vuole risposta diretta. Sui vaglia applicare la marca da bollo di 5 cent. dal lato della quietanza. I / SOMMARIO Augurio Il pericolo della sicurezza (ADELAIDE ARPESAN1) - Per l'esame di coscienza (A. A.) - Dolore e Yita (M. C. A.) - Verso la meta~ romanzo, Cap. XII (Lucv RE BARTLETT - trad. di PAL• l\HRA ZACCARTA) - Resistenza (Pa,gine per ti Popolo) - « VITTORIA!» (Pagine pe1" i Soldati) (Ten. FULCIERI PAULUCCI DI CALBOLI) Appuntiin margine alla vita quotidiana - Lettere di guerr.1 - Un fatterello (Adar) - Conversazione: Parole della Direzione Lana! Lana!, ~============================~ ANTONIETl'A GIACOMELLI Tempo ·di Guerra Con~erantzeanutanellaS· cuolaLiberaPopolaredi Treviso nell'Aprile 1911. Anche in questa confere117a, che è pubblicata sotto gli auspici della Unione Generale de~li Insegnanti Jtali:111i,la forie scrittrice Antonietta Giacomelli esalta i doveri di tuttf i cittad:n· di fronte alla !!Uerra, per il rag.~i11ngime11todei fini sac•i cella patria e per lo sviluppo di una migliore giustizia nel mondo. La sua parola calda e persuasiva, ispirata a una grnnde sincerità e ::id una ammirevo'.e altezza di intcnd menti, conforta e ammonisce i gr.111di e gli umili, i coraggiosi e cli incerti, e aiut.1 a comprcr:d1:re le finalità della nostra guerra e a sopj)ortarnc i sacrif:ci necess;tri. Opuscolo di ~O ·p;1ginc - Centesimi 20 Copie 10 L. 1,85 - Copie ~O L. 3.60 - Copie f>0 L. 8,50 Copie ·100 L. 16.25. Editore A. SOLMI - Via Pisacane,. 23 - Milano Biblioteca Gino Bianco

Milano - Anno I. 15 Dicembre 1917. N. 12. • • VITA FRATERNA • • RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE /\bbon. annui ordinari L. 6 o o o /\bbon. annui sostenitori L. 10 . AUGURIO (da "l' Amf ,, di CHARLES WAONER - dialogues intérieurs) L'AMICO. - Per il bene di quelli che vivono accanto ~ te, quanto per te stesso, ti auguro questo : Un umore di buon soldato, col cuore caldo, la mente calma. Dopo le battaglie vinte o perdute, valido, ci si prende un riposo meritato. Poi ci si equipaggia e si riparte. Ferito, ci si cura, sognando di rico- • • m1nc1are. Morto, si è lasciato agli altri un esempio valoroso. E il coraggio loro torna pensando a noi . • - Se potessi essere un tale piccolo soldato ! Comincerei i miei giorni con qualche canto vibrante, che sarebbe la preghiera del mattino. E i cuori più stanchi riprenderebbero vigore ascoltandolo. Dio eterno, non è· questa veramente la vita, la vita felice, la vera vita, nonostante tutte le miserie I Biblioteca Gino Bianco

376 VITA FRATERNA IL PERICOLO DELLA SICUREZZA Guardiamocene, perchè è dei più insidiosi per la nostra vittoria. Già ne abbiamo provato i danni terribilmente. - E' bene il senso di sicurezza dall'invasione che i combattenti d' Italia davano al Paese con le loro continue avanzate prima del disastro di Caporetto, quello che nel terreno troppo vasto e troppo fecondo dell'egoismo, dell' ingratitudine, dell'incoscienza borghese, ha lasciato germinare l' indifferenza per la guerra e per chi la combatteva. Ha permesso che mentre l' Italià si cingeva di una frontiera di fuoco e di sangue, di sacrificio e di dolore, all' interno, la vita proseguisse « normale. • · E' successo troppo in grande e collettivamente qualche cosa di simile al fatto tristissimo individuale dell' imboscamer:ito_: chi non era minacciato direttamente dalla guerra, mostrava di disinteressarsene. I guadagni crescevano; le restrizioni di legge nei consumi si ·eludevano abilmente; i divertimenti si scatenav.ano più folli che mai. Si diceva che teatri ecc. servivano a tener « seren_o.lo spirito » ! ma tenevano sereno lo spirito solo di chi non pensava affatto alla guerra, ed era poi pronto a lamentarsene pel minimo fastidio che ne aveva; ma ai soldati veri, ai combattenti, alle loro famiglie ansiòse, alle fa- . miglie dei morti, questa continuazione <I. normale » della vita riusciva insulto e provocazione atroce! La guerra, durando, ·diveniva più gravosa e dolorosa per chi la faceva; ma questa gente se ne andava disinteressando sempre più. Tanto, si continuava a vincere; i soldati funzionavano bene; - ed erano passati di mo~a ..... La nazione ha abbandonato i suoi combattenti : li ha lasciati soli in trincea; si è stancata di loro prima che a loro fosse leèito ascoltare la propria ben altra stanchezza. E intanto, i nemici stranieri infiltrati nel paese in _veste di am1c1 o di neutrali, e i nemici interni, si lasciavano combattere alle spali~ · dei nostri soldati, con stolta e colpevole fiducia; perchè si temeva · meno la loro insidia alla salute patria, che un miserabile danno di interessi individuali. .Ma quando è venuto il nostro rovescio, l'opinione pubblica ha dovuto destarsi, e riconoscere (tanto forti e martellanti erano gli ammonimenti di quei giorni) la gran parte di responsab_ilità che gravava su questo atteggiamento ·imbelle del paese. E' stat-0 l'insorgere, l'imBiblioteca Gino Bianco

• VITA FRATERNA 377 porsi di tutta la parte viva e cosciente d'Italia. Tanto che la parte inerte e incosciente stessa pareva dominata, trascinata .. E' stato il momento in cui la sicurezza era morta - soprattutto in quelli che più vi si erano pigramente sdraiati; q.uando ci si domandava: « fin dove arriveranno?! • E allora, per la prima volta, si è fatto qualche passo verso l' assunzione, da parte della città, dell' austero tono di guerra : si sono chiusi i caffè concerto, si è parlato di chiusura di teatri, si è parla(o di provvedimenti considerati fino allora inattuabili contro i disfattisti contro gl' imboscati, contro i sudditi nemici in Italia. · Poi -. presto - sul Piave, i nostri soldati meravigliosi hanno fermato l'invasore, e ancora ve lo trattengono! Deve, questa difesa eroica, mirabile non meno delle nostre avanzate, deve accendere di sempre maggior gratitudine il Paese: deve . A.. tenderlo in uno sforzo sempre più ostinato e generoso dietro lo sforzo dei nostri piccoli grandi fratelli ! Sia così! Ma - in guardia ! Vigiliamo: perchè già in molti,• in troppi così non -è: si sentono rassicurati; già la tensione si distende; già i miserabili interessi minacciati d~l sacro interesse della Patria insorgono alla propria difesa. E badiamo che non trionfino! Monumento di questa mentalità, di questo stato d'animo rassicurato è la riapertura dei . caffè concerto. Diamine! Quale più· ur- . gente provvedimento si impone, che quello di ridare il mezzo dei loro onesti guadagni a tanta brava gente, - e il mezzo dei loro oriesti piaceri a tant' altra?! Non paragonabile con quello, certo, è la preoccupazione dello scarseggiare di energia elettrica per la produzione di proiettili, per cui si chiede da ben altra gente tutta la possibile economia di elettricità, e per questo la chiusura dei cine- ~ matografi, e di tutti i ritrovi inutilmente e sfarzosamente illuminati.. .. Vigi_liamoe combattiamo. Non disarmiamo. Non indulgiamo più verso tutti questi nemici interni palesi o larvati, se non vogliamo che i nostri combattenti indulgano coi nemici esterni ! .... Contro i sabotatori, i disfattisti, gl' imboscati, i gaudenti, i nemici stranieri o domestici - la nostra azione sia continua, a fondo . . E pojchè troppi animi non sono scossi e desti che dal timore, dallo sgomento, ~ ridestiamo in ess.i la coscienza del pericolo che non è cessato; - distruggiamo la sicurezza in cui pigramente si ria- . dagiano; - facciamo sentir loro la fragilità meravigliosa della nostra .,, ... Biblioteca Gino Bianco

378 VITA FRATERNA linea di difesa: l' eroismo dei nostri soldati ne è la sola immensa garanzia; ma noi siamo responsabili di quell'eroismo: noi possiamo: dobbiamo alimentarlo colla nostra amorosa costante fattiva attenzione. Ma se noi mancassimo ancora una volta tutto potrebbe di nuovo crollare. Ricordiamocene. Non permettiamo più nè a noi nè ad altri la distrazione da questa verità gravissima. Solo cosi, vincendo l'insidia di. una sicurezza precaria, potremo farla divenire sempre più reale e più forte. Come dobbiamo. ADELAIDE ARPESANJ. ____ .....___ Il destino più gr~nde. Quando senti una parola, una qualsiasi parola che ti turba, che come una nube vela per un istante la bella limpidezza d,-lfa tua fede, sappi tenderti, - disperderla, - e, anzi, di quel che cercava indebolirti, farti una forza. Nè sarà tuo arbitrio: sarà iuz accostarti maggiore alla verità, un pos~ere più a fondo la realtà. Quando ti dicono che il governo d'Italia in questo o quest'altro erra, o è fiacco, o non vuole, o non sa combattere i nemici interni, italiani o tedeschi; quando ti dicono che succedono molte ing, ustizie, troppe ineiustizie qui più che altrove; che quelU che sono al fronte son sempre al fronte e quelli che sono al sicuro son sempre al sicuro - che quelli che se 1, son goduta se la godono indisturbati, èhe quelli che han sofferto soffruno sempre pili, - sappi dire a te stesso prima, sanpi dire a chi ti parla poi; che tutto ciò è vero, ma che appunto ciò è vero perchè a/l'Italia è serbato il più grande destino. Il più grande destino di coriquistare sè stessa nella prova più dura, fra gli ostacoli più forti, contro il feroce nemico aperto, contro . il perfido nemico celato, contro quello di là dal fronte, contro quello di qua. Sopra la natura e le cose e gli uomini e le idee, con la fatica più grave, con la guerra più aspra più varia più profonda. E, dire, che ogni fat,o che par trafig 0 ere a sangue l'Italia, che par tentare di de,- primerla, di farla deviare, di far più dolorosa e lunga la sua lotta, - è nuova diana di J!Uerra, è nuovo segno di altezza della sua parte, e altro indizio del suo destino di vittoria! MARIA CARPI ARPESANI • LUSSO. - Sofl"rirt? ! che lusso! Non è per me. Non ho tempo, non fio t,mipo ili sojfrfre ! Non ho mai conosciuto l'anima 8ella patria, come oggi! Ah.... non ho mai saputo, come oggi, che essa divora l'anima individttale nella sua! .... Pia1igi ?.... Ah, tu non sai che c'è la guerra! che c'è il nemico in casa! che l'Italia dev' esse1,./(rande, grande! Che questa è una passione che annienta tutte le passiotii.'. U11,'ebbrezza.Alt/. •.. Addio, addio, mi aspet• tano. Mi aspettano sempre. Non piani ere! Vivi! .... Non tentarmi .•.. Non fan,tt guardare indietro! ma avanti e intorno, dove non c' è vuoto! La patria lta riempito fatto, fotto! Addio! - Dicembre 1017. L .. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 3i9 l]n sacco d'indumenti parte, in dono, per la fronte; ognuno di questi indumenti porta la memoria. Còm.e se venisse a te, da un fratello del tt,o stesso sangue, o soldato, da un fratello caduto a vent'anni, per la patria, che avesse vofato donartelo: prendi questo indumento. Poiché, infatti, è uno che amava voi, o soldati, come fratelli del suo sangue, il tenente di vent'anni che, per voi, fece preparare, con i Suoi rispanni, degli indumenti ; ma , prima che fossero pronti, morì, per la sua patria. Per la lesione toccatagli alla spina dorsale, n'ebbe sitbito la ,paralisi, dalla cintola in giù. · Ora tu. devi- sapere, o soldato - fratello suo, fratello nostro! - che egli racpontava con allegria il suo caso, ndl' ospedaletto da campo; clte scacciava tm piantone dal suo letto, in questo 1-nodo: << Non ti voglio vedere! », perchè questo piantone aveva detto: « Se i tedeschi f osse:ro arrivati fino al Po, la guerra sarebbe finita .... >> Invece, il giovine ttfficiale eroico, quando gli dicevano: « Soffri molto, è vero?! », rispondeva: ((. .\ì, soffro molto, ma il momento in cui ho sofferto di pitÌ, è stato qttando il" dottore 111-hia detto: e La J{1urra è finita per te '>. Ecco nn vero figlio d'Italia! Tu devi sapere, o soldato, che tutta la sua famiglia è cmne ltti, veramente italiana: i dtte fratelli maggiori (uno, padre di tre creat1-we) sono alla fronte, entra1nbi valorosi; le so1~elle,dalla maggiore alla pitè giovinetta, o lavorano indt1-menti per voi, senza stancarsi, o sono infenni-ere negli ospedali. Una di esse fu l'ultima a lascùire i suoi ferUi più gravi, a Cividale, nella triste ritirata d'Ottobre .... E la l.famma ! .... Questa Matnma, o soldato!.... Oggi seguiva, anch'essa, il carro funebre del stto fig"liuolo giovinetto, al camposa11to. T11devi sapere, o soldato, che ci sono queste fortissime madri, che compi'J11,oil supremo sacrificio sen~a la mento, che ci sono queste fortissime sorelle. Che ci sono uguali spose e figlie. E sono madri e sorelle auche di te: ti amano. Tu e noi, o soldato, abbiamo lo stesso sangue, italiano: abbiamo lo stesso dovere, lo strsso orgo,{flio, la stessa te1·ribile volontà: che la nostra Patria sia liberata dall'invasore, che conquisti i suoi sacri confini per tenerlo lontdno per sem.pre, che si faccia onore davanti a tutto il 1nondo, mantenendosi fedele al patto di alleanza - fino all't-tltitno e fino alla vittoria - per la causa della ,g-iustizia , contro i popoli barbari e prepotenti che vorrebbero farei loro servi. Mai! Soldato italiano, scaccia da te chit.mqtte ti sug,_J[e1~isceose vili, digli anche tu: « Non ti voglio vedere!». Sii onorato e forte come il tuo giovine fratello che ho detto, come molti veri eroi della tua patria. E ti paia ttn ricordo relzi-ioso, questo ricordo. E ti benedica! (Dopo i funerali del Tenente Camillo Cai-E · ti il 21 Dicembre 1917). Centro di lavoro per i soldati - Vi-ailfo c·aiani - i\lano. oldati - Via Bigli 15, 1i1 Biblioteca Gino Bianco

380 VITA FRATERNA PER L'ESAME DI. COSCIENZA (repetitajuvant) Lontananza. Dai giorni angosciosissimi della fine di ottobre, mentre si ricercano ansiosamente da ogni parte te grandi responsabilità remote o vacme del nostro dolorosissimo rovescio, - da ogni parte pure si invita atl' esame di coscienza. Non è meno urgente. Ognuno di noi cerchi in sè e veda la propria parte di colpa, piccola o grande, sempre importantissima: perchè è pur soprattutto dalla somma dei singoli mancamenti individuali che è risultato il tremendo cedimento. Credo che sarà molto utile, e molto degno di questa nostra « vita fraterna », aiutarci reciprocamente, sinceramente in questo ·esame. Anche . in -seguito, da ogni coscienza che vive in questa nostra ideale famiglia dovrebbe venire spesso al~e nostre pagine una parola, un pensiero che fosse piccolo o grande lume nuovo portato alla. visione delle nostre responsabilità nei fatti contemporanei (quelle che sono incomparabilmente più soggette di ogni altra al nostro controllo e all'azione nostra correttrice e sanatrice) per u~a specie di pubblica confessione, secondo il virile costume dei primissimi tempi cristiani, Oggi, comincio semplicemente io. Se mi chiedo quale, secondo me, è stat~ la pm grave mancanza nostra -- di noi che non combattiamo - verso i nostri combattenti, - trovo che è stata la nostra lontananza. Difetto materiale iniziale, necessario, dato dall'essere essi i partiti, noi i rimasti - l'amore nostro poteva, doveva vincerlo; dove amore c'è stato davvero, ha creato un'unione, una vicinanza spirituale, un insieme trascendente, più forte di ogni maggior lontananza, più forte della morte: e i combattenti e le famiglie che sono state forti e benedette di un tale amore non hanno ceduto, non cederanno· mai. Dove l'amore è mancato, la lontananza ha trionfato terribile. · L'amore per i combattenti è stato insufficiente in noi. Faccio l'esame di coscienza nostro (poichè lo voglio utile). Voglio credere dunque di poter lasciare di rimproverarci gli estremi di questo spirito di lontananza: l'imboscamento vigliacco, il folle godimento, il Biblioteca Gino Bianco ·

VITA FRATERNA 381' disinteressamento oblioso. Siamo concordi - credo tiell' abborrtre da questi che ci paiono i più tristi orrori della guerra. Ma anche questi estremi non sono senza rimprovero per noi: perchè noi li abbiamo tollerati finora e perchè li abbiamo lasciati troppo sentire ai combattenti. Si doveva combatterli più fortemente, più assiduamente, più efficacemente. Nel tentativo, nello sforzo di persuasione, forse non abbiamo fatto abbastanza. E dove la persuasione non era possibile, e impossibile si fosse mostra.ta alla prova, si doveva ottenere il cessare di queste vergogne con un'azione coattiva. Si poteva riuscire a questo? lo ne ho ferma fiducia: se individualmente ognuno di quanti nell' animo proprio stigmati.zzano queste vergogne, avesse agito, invece di contentarsi di deplorare, - e avesse cercato e raccolto i consensi dei compagni di fede. Chè siamo più di quanti crediamo: ma troppo spesso siamo isolati e dispersi. Ma anche tra quelli che veramente amano e venerano i nostri soldati e il popolo da cui essi escono, da moltissimi, troppi, i più, si è avuto il gravissimo. torto di starne personalmente lontani. La mancanza di rapporti personali tra il popolo e i migliori delle cosidette classi dirigenti è stato certo in passato una delle più tristi fonti di malintesi e di ostilità fra le classi. La guerra ha abbattuto praticamente molte di queste barriere, ha avvicinato come mai prima individui di campi diversi, ha stabilito fra loro una nuova parità: di fronte a una stessa minaccia, a uno stesso scopo, a una stessa prova. Da questo, abbattendo ignoranze e diffidenze, concetti formali che gli uni avevan degli altri, o culti « ·di maniera », può, d~ve sorgere una nuova conoscenza reciproca « in realtà », e, in molti casi, una nuova intesa : frutto magnifico di questa guerra, che deve preparare pel dopo guerra tutta una trasformazione i~ meglio delle competizioni civili, in luogo delle tristi e artificiose lotte di classe. Ma per questo bisogna cogliere, cerca·re, moltiplicare le occasioni di stare insieme. Bisogna che i buoni ufficiali vivano tra i loro soldati. Bisogna che anche noi li avviciniamo, li cerchiamo, li accogliamo, andiamo tra loro e tra le loro famiglie. ~ Invece, si è creduto spesso, da molti, di potere, di dover allontanarsi da loro per esser- loro più utili. Per fare un lavoro più intenso a loro vantaggio (assistenza, propaganda) non si è più trovato, da molte, ottime persone, il tempo e il modo di andare personalmente fra loro. E' stato un errore. Sottoscrizioni, offerte, lavoro anche faticoso e assiduo per raccogliere e preBiblioteca Gino Bianco

382 VITA FRATERNA parare indumenti, oggetti di conforto, doni, letture: tutto questo, fatto anche con abbondanza e generosità non basta. Non basta, se si è poi lasciato tra chi dà e chi riceve un distacco che toglie il calore del dono, l'espressione, il significato dell'offerta. - Non basta, se in questo distacco si è lasciato penetrare la sollecitudine tendenziosa e sospetta di altra gente (molta altra gente); e a questa si è così abbandonato il credito di fiducia e di gratitudine creatoci, che· noi potevamo e dovevamo invece utilizzare ancora per bene loro e della Patria e che è stato invece contro loro e contro la Patria sfruttato. Non basta, se così si è perduto i collègamenti colla realtà. Non vi è niente, assolutamente niente che possa surrogare - per la coscienza e la conoscenza della realtà - il contatto diretto e personale con essa. Neppure per opere più grandiose e vaste è lecito, senza impoverire, rinunciare ali' opera spicciola, umile, dell'assistenza individuale, personale. Che parrà talvolta lenta e piccola di fronte alla grandezza e all'urgenza degli avvenimenti storici: ma che sola può dare dei lumi rivelatori sulla mentalità, sullo stato d'animo, sulle condizioni dei nostri soldati e del nostro popolo; mostrare dunque i loro ~isogni e il nostro dovere. Infine, da chi intende e sente la santità della nostra gyerra e quindi i propri debiti verso i combattenti, si doveva (e accanto a ogni « si doveva », poniamo decisamente ora, perchè l'esame di coscienza sia fecondo, un « si deve ») eccedere. Non è paradosso, è logica. Se vi è chi 'non fa niente, bisogna, per l'equilibrio, che vi sia chi fa troppo. Se vi sono molti che fanno male, i pochi che fanno bene devono moltiplicarsi nell'opera loro - di contro ali' imboscamento, ci vuole il volontariato e l'attività instancabile; - di contro al gaudentismo folle, insultante, avvilente, ci vuole la severa disciplina di guerra anche nella vita civile, non solo: ma Io studio e l'industria dei sani riposi e dei godimenti elevati, nobili che ricreino chi ne ha bisogno senza esser profanazione dell'ora gravissima; - di contro ali' incosciente disinteressamento di troppi dai nostri combattenti e dal nostro popolo, bisogna non lasciarsi sfuggire occasione - per piccola che sia - di testimoniar loro la nostra devozione, la nostra memoria continua, la nostra ammirazion~, il nostro affetto, anche ali' infuori delle azioni disciplin_ate nei comitati di assistenza, anche spogl_iata la divisa, (se ne indossiamo), per via, negli incontri spiccioli e fortuiti. Bisogna che si vincano irt noi,· individualmente, certe ritrosie paralizzanti, certe stolte vergogne che ci impediscono troppo spesso Biblioteca Gino Bianco •

I VITA FRATERNA 383 l'espressione semplice e pronta del nostro sentimento. Sempre, il soldato che viene in citta dalla trincea, il ferito che esce ancora a passo incerto dall'ospedale, o la sua donna che va triste sotto il carico delle crescjute difficoltà della vita, devono trovare in noi pronta testimonianza, e fattiva, dell'animo nostro. - Non vi è altro modo che possa dare a loro cosi viva impressione di interessamento, di simpatia, di devozione, come quello che vedono e toccano con mano nella nostra vicinanza. E appunto, non basta amarli: bisogna che essi si sentano amati. Si, essi devono sentirsi amati: così da sentire, delle due anime del paese, più quella che veramente vive con loro, e che con loro vincerà, che non quella che si sta condannando a morte da sè tenendosi in disparte nell'ora della prova. Deve, l'amor nostro, trionfare con la sua forza della superiorità numerica degl' indifferenti ; vincere, superare la lontananza materiale e spirituale; penetrare la realtà qual' è e farcela comprendere; creare finalmente e saldare l'alleanza senza di cui non si può sperare salvezza nè vittoria, ma che raggiunta deve darcela: l'alleanza fra i combattenti e il paese. A. A. DOLOREE VITI\ Per quanto si voglia procedere oltre, per quanto si vqglia evitarlo quando è evitabile, se non si è imboscati della esistenza il dolore ad ogni passo sorge fuori, si para innanzi, con le sue mani che tentano di attanagliare alla gola, con le ginocchia che cercano di premerci il petto a terra; non c'è scampo, ad ogni svolta del sentiero o nel bel mezzo del_lastrada maestra, il dolore è lì. E la questione non è di sopprimerlo. Quand'anche da te, per te, fossi riuscito a sopprimerlo, ti sentiresti ancora fratello del tuo fratello che soffre e che, per quanto t.u faccia, non puoi far che del tutto non soffra? La questione non è neppure di trasformarlo, abbiettamente ed egoisticamente, in piacere, sorbendolo in lunghi sorsi amari, assaporandolo ·fino in fondo in una voluttà perversa e meschina che si compiace della propria miseria. Ma la questione è di dominarlo, senza un'ostentata baldanza che può infrangersi, ma con cuore e con forza. Riprova d'averlo o no_ dominato è il fatto che esso accresca in noi la vita, o la scemi. Poichè la volontà di vivere ha da essere in noi la signora ; e se la vita si accresce è segno che la volontà di vivere ha preso il sopravvento sopra il dolore e se ne è fatta una energia di più, se la vita scema è segno che il dolore l'ha prostrata e che essso ci domina, e non noi lo dominiamo. Importa che così non sia, importa che ogni fatto dello spirito nostro, sia gioia sia dolore, accresca la nostra vita. Perchè, alla fine, non importa godere o soffrire: importa di vivere. M. C. A. Biblioteca Gino Bianco

384 Vl,TA FRAT~~NA VERSO LA META DI LUCY RE BARTLETT (12) -..: CAPITOLO XII. Un mese dopo Maimie Elder sedeva un giorno pensierosa accanto al fuoco, nel salotto da fumare del suo circolo a Londra. Maimie, come Margaret, era un'antica studente di Newnham ed il suo era il Circolo Universitario Femminile in George Street Hanover Square. Essa vi risiedeva -ora quasi in permanenza. Aveva la sua camera . in una casa vicina, ma la sua corrispondenza le veniva recapitata al circolq, essa vi faceva colazione e_pranzo, vi scriveva e vi riceveva gli amici. E quel genere di vita le si confaceva Per due anni, dopo che i suoi genitori erano morti, aveva condiviso un' appartamento con un'amica, da un anno, quell'amica si era sposata e Maimie, non arrischiandosi di fare una nuova combinazione, aveva adottato il sistema di vivere al suo circolo trovando che, in complesso, ciò corrispondeva ai suoi bisogni attuali. È vero che occasionalmente aveva da questionare con altri membri che non potevano astenersi dallo sparlare del militantismo in sua presenza, ma la sua pronta parola era generalmente efficace in quelle schermaglie ed un certo fascino che le donne non meno degli uomini trovavano in lei, placav·a o almeno mitigava le ostilità. E non era poco popolare fra i membri del circolo che la conoscevano, benchè le sue simpatie per il movimento militante venissero considerate come assai deplorevoli da molti di loro. Stava ora concedendosi un po' di riposo dopo una giornata di duro lavoro. Maimie lavorava intensamente nel campo educativo del movimento militante e le sue giornate erano sempre occupate nel1'organizzare riunioni ed anche nel parlare in molte qi esse. Era una buona parlatrice in piccolo uditorio - la sua voce non era abbastanza forte per farne un'. efficacia conferenziera all'aperto o in vasto ambiente, ma, limitando le sue energie sopratutto a riunioni di salotto, trovava modo di essere straordinariamente efficace e le sue giornate, in tal modo, erano talvolta colme fin oltre i limiti delle sue forze fisiche. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 385 Era molto stanca ora mentre sedeva per una mezz'oretta di riposo dinanzi àl fuoco giacchè, durante la passata quindicina, _era stata anche più attiva del solito. Era la fine di aprile, dell'aprile 1912; ·il gran processo sulla Cospirazione (t) era fissato pel 17 maggio: tre dirigenti del militantismo si attendevano l'incarcerazione che quasi certamente ne risulterebbe, mentre la quatta si era assicurata la libertà di un'azione continuata solo col fuggire. in Francià. Ma questa situazione disperata significava solo un lavoro più duro che mai per coloro che erano ~elle file del movimento militante._ E .Maimie, per parte sua, era stata ~ontenta di questa pressione supplementare - l' aveva pe~ino ricercata. Giacchè era tornata con u·n' µniéo istinto da Roma tre settimane prima: buttarsi nel lavoro e rion aver forze disponibili per qualsiasi altro pensiero e sentimento.· · ·r Margaret non aveva insistito molto per trattenerla dopo l' episodio di Villa Falconieri. perchè aveva sentito quanto Maimie che il migliore aiuto che potesse venirle· in quel mominto era dal layoro. E non àveva neppure parlato molto di ciò chè era successo ... ~àimie per esempio, non sapeva esattamente ciò che era accaduto fra~ sua sorella e Pelham nell'ultima visita di questi. Margarè't le --aveva detto ·solo di aver voluto spiegargli alcune· cose. Che ·cosa? ·611:..•1 la ·forza delle vedute ·di sua .sorella e la ragione di quella forza. E •si era mostrata anche lei d'accordo con quelle· vedute? ce·rtainente. Qùesto · ·era tutto ciò che Margaret le aveva detto, ma ~on ~yéva· accerin_ato a qualsiasi possibilità di riaggiustamento, non le aveva fatto balenare . • 1 ~ • .. ""I nessuna speranza, e Maimie aveva serbato così •'l''impression~ che Hugh avesse- lasciato Roma tonvinto quanto lei della definitività· della loro separazione. · · · · · · Ed era quèsta definitività alla quale pensava ora guardando nel fuoco, che l'afferrava in ogni momento di riposo e fàceva spesso· di quel riposo una fatica più grand_e del lavoro. · ·_ Non che si pentisse di nulla - sapeva· che il suo modo d'agire un mese prima era stàto assolutamente inevitabile - la stessa reputsione la prendeva quando riandava l'urto di quel mo_mento. Ma era come se avesse dovuto subire un'operazione: ~'urto, il dolore, lo strappo non erano minori per il fatto che erano stati tuttf e ciascuno inevitabili. · · E, considerando il vuoto che le si prospettav:a ora nella vita, Maimie si rendeva conto di quanto forte era stata la speranza nutrita 1) Suffragista. (N. d. Trad.) Biblioteca Gino Bianco

386. VITA FRATERNA durante tutti quei mesi, nei quali aveva creduto di soffrire, i mesi nei quali aveva tenuto Hugh a distanza. Il suo io superficiale aveva difatti tem~to e sofferto nel modo ch'essa aveva confidato a Margaret, durante tutto quel tempo; ma ora sentiva di aver sempre provata una forte certezza nei più profo~di strati della sua coscienza. Era sempre stata così perfettamente sicura tanto che Hugh J' amasse quanto ch'essa lo amava. E le era sembrato vedere in ciò la forza di qualcosa d' e- ;: terno e dirresistibile lottante contro altre forze, potenti forse, ma non eterne. Non l'aveva sempre pensato chiaramente, ma ora sapeva di averlo sempre provato. E la sua fede non aveva proprio poggiato tanto in Hugh nè il lei, quanto nell'eterno - in quell'immane, forza di attrazione che aveva sentito in entrambi, e alla quale non aveva creduto possibile che la vita permetterebbe loro di resistere. Poi · era venuta la settimana d'armonia a Roma, quella settimana dorata e meravigliosa nella quale fin tutti gli ostacoli materiali erano sembrati svanire ed essa aveva sentito quanto dolcemente e perf~ttamente Hugh e lei potessero accordarsi ed unire le loro vite su tutti i piani delle relazioni umane come su tutti quelli più seri e profondi. Quella settimana per la sua perfezione stessa costituiva appunto uno dei peggiori elementi della sua tortura attuale. In essa erano tanti di quei piccoli segni che servono spesso a dar l'ultimo tocco all'intimità, di · quelle cose insignificanti, involontarie eppure rivelatrici che sembrano scartare gli ultimi veli, riempire tutte le lacune e forse imprimersi per questo nella memoria più di quanto non potrebbero cose maggiori._ Maimie, a quel punto del suo fantasticare, vedeva la faccia di Hugh come l'aveva vista un giorno in cui percorrevano insieme le Gallerie del Vaticano. Avevano riso di un'incidente toccato ad un gruppo di turisti ed essa ricordava ora una certa piega particolare ed espressiva delle labbra di Hugh che aveva già osservato spesso in altre occasioni, ma non le era mai piaciuta tanto come quel giorno. E le sfuggiva un lamento, nel ricordare tutto quello eh' essa le era sembrata rivelare di forza intelligente, di gentilezza e dirittura d' animo. Il viso di Hugh le era sempre parso rivelare tutte queste qualità, e le era piaciuto per questa rivelazione; ma lo aveva pure amato senza rendersi conto della ragione, semplicemente perchè era il viso di Hugh -- il viso dell'unico uomo che l'avesse supremamente attratta. Tutte queste cose ragionevoli ed irragionevoli passavano ora su lei e la curvavano sotto il loro flusso. Con particolare struggimento ricordava quel senso special.e di vita condivisa che aveva accompaBiblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 387 gnato qualunque cosa avessero fatta insieme. Tutto lo aveva loro procurato. Il camminare insieme, - lo stare uno accanto all' altro o il passare ir,sieme attraverso la folla. E, per produrlo, non era stato necessario nessun contatto, benchè il contatto lo avesse completato - persino il comune contatto che proveniva dall'aiutarla a salire o o scendere da un tram o da una carrozza. Anche questi avevano avuto il loro posto nell'armonia, come un' ultima nota che vi si fosse aggiunta. Ma l'armonia si era fatta sentire attraverso ogni cosa. E a Maimie essa era parsa come la giustificazione di tutte quelle forze che aveva oscuramente sentite ed alle quali si era ciecamente affidata. La « forza di attrazione > aveva difatti trionfato - Hugh e lei erano evidentemente stati fatti l'uno per l'altro e tutti gli ostacoli avevano dovuto cedere per forza. Aveva sentito così - e poi, questa sicurezza era stata infranta dall' urto della rivelazione di Villa Falconieri. E in che modo tremendo tutto era crollato in quel giorno - più completamente che se Hugh fosse caduto morto ai suoi piedi. Perchè, allora, gliene sarebbe almeno rimasta intatta la memoria e la fede. Ma ora le sembrava di non aver solo perduto l' uomo che amava, ma anche la fede nella propria anima e in Dio. Perchè tutte le sue intuizioni le erano parse false e l' intuizione era per Maimie come il legame vivente fra l'umano e il Divino. Nel dubitare del1' intuizione aveva perduto insieme la misura per la vita pratica e la fed~ in quella avvenire. Se Hugh aveva mancato - Hugh, eh' essa aveva creduto di conoscere così profondamente e sicuramente - come potrebbe ella più cred~re a se stessa o a qualsiasi altro? Maimie, si trovava, per dirla in breve, in quella terribile fase della sofferenza che include lo scherno querta fase in cui la vita turbina violentemente intorno a noi ma senza senso e affatto priva di qualsiasi traccia di santità. Non aveva ancor quasi afferrata la parte personale del colpo, il suo dolore o quello di Hugh o l' avvenire che si parava loro dinnanzi.. La e definitività » che . l'opprimeva ora non era quella della felicità umana infranta, ma piuttosto il colpo mortale che le pareva esser stato portato ad ogni fede, ad ogni bellezza. La sola cosa di cui era chiaramente conscia era una ridda cosmica orribile, nella quale si sentiva come qualcuno che stesse ·attraversandola a testa china e denti stretti, senza sapere verso qual punto tendesse, ma raccogliendo tutta la forza che ancora le rimaneva e, nell'avanzare, sfidasse la folla schernitrice a trattenerla o solo a toccarla. Questo era tutto ciò che sapeva : cioè che lottava, lottava dispe • Biblioteca Gino Bianco

388 VITA FRATERNA ratamente, per proteggere ùna vita profonda, inalienabile dèntro di sè, contro forze terribili ed invisibili che cercavano di strappargliela. Talvolta le sembrava persino di sentire il loro riso, di vedere delle strane forme danzanti e schernitrici. Maimie non era normalmente una visionaria, ma talvolta, nello scorso mese di tensione, non sapeva se era proprio solo l'immaginazione a produrre quelle forme e quelle· voci o se non le si schiudesse temporaneamente dinnanzi qualche orribile mondo nascosto. · Sapeva solo che la lotta era reale : più reale di qualsiasi" altra cosa eh' ella andasse compiendo meccanicamente nel mondo visibile intorno a sè. E una notte, il senso della realtà oggettiva era stato tale eh' ella si era alzata sul letto ed aveva gridato « Silenzio ! » alle voci schernitrici. E come per incanto il silenzio s' era fatto, e gliene era rimasto uno strano senso di potere. Da quella notte le cose non erano state più così tremende - gli « schernitori » la circondavano tuttora· ma non osavano più venirle così vicino. E le sembrava di non passare più fra loro coll' andatura vacillante dei primi tempi, ma con passo che si era fatto sicuro, e quasi a testa alta. E mentre nel mondo interiore, « avvenivano » queste cose, il suo aspetto fisico aveva subito mutamenti simili. Era tuttora molto pallida ed affilata, ma dimostrava pure una certa calma ed i s_uoi occhi non avevano più quello sguardo terribile e disperato di quando aveva lasèiato Roma. · Tale era la sua vita attuale. Sentiva vagamente che, superata questa gran lotta interiore, sarebbe stata capace di pensare, avrebbe dovuto pensare al lato umano della cosa. Era come ·se qualcosa di profÒn.do le sussurasse dentro: « dovrai patire ancor questo piiÌ tardi.» E sapeva che sarebbe così. Ma intanto, mentre il pensiero di Hugh, mentre tutti gl' incidenti della loro relazione, piccoli o grandi, le .~i riaffacciavano alla memoria, era l'anima sua che ne veniv~ torturat(l, non la sua femminilità umana. La sua parte come donna èra ancora da venire. Per ora tutte le cose che la toccavano non erano che elementi della ridda cosmica ed essa era l'anima che lottava per uscirne. Sorrideya debolmente nel pensare ai mesi della decisione, ai mesi nei quali era stata ancora capace di scegliere la sua via, quando le idee e le abitudini erano lè sole forze in conflitto che stavano in campo, e colle quali il suo volere umano avesse da fare. Rammentava di essersi sentita molto forte in quei giorni, perchè. anche quel periodo aveva richiesto molti ·sforzi. Ma sapeva bene orà che . se vi fossero stati solo quegli ostacoli mentali contro il suo amore crescente in quella settimana a Roma, era dubbio se la volontà avrebb_e Biblioteca Gino Bianco ·

VITA FRATERNA potuto opporvisi. Avrebbe potuto resistergli ancora collo sfuggirvi: sarebbe stato quasi probabilmente ciò che avrebbe fatto se Hugh non l'avesse soddisfatta, pensava, come lo aveva già sfuggito nell'andare a Roma. Ma la scena nella villa Falconieri non si sarebbe mai svolta in quel modo se vi fossero stati in campo solo degli ostacoli mentali, Hugh aveva urtato contro qualcosa di molto più profondo in lei: ·aveva toccato alla santit~ fisica. E con quel primo tocco di una profo~dità, l'altra profondità era emersa. La sua « fiamma » l'aveva avvolta, l'aveva trasportata immediatamente in un mondo diverso da quello di Hugh, aveva sentito di guardarlo come da un'altra riva, come se l' uno o l'·altro di loro fosse morto, e d' allora in poi non vi era stato altro che quell'orribile ridda cosmica ed il suo incedere attraverso ad essa. Pensava ora a tutto ciò con un senso di meraviglia poco minore di quello éhe aveva prodotto in Hugh. Perchè non si era mai resa conto quanto profondamente tutte queste cose fisiche fossero radicate in lei, che avessero una loro propria vita possente quanto quella dello spirito, che entrambe avessero in lei la medesima risonanza e l'avrebbero travoita a lor guisa in quel modo. Aveva ben creduto che lo spiri"to potesse farlo, ma ciò di cui stava ora rendendosi conto era che lo spirito aveva un'alleato possente nella carne. Non che la carne non si risentisse di quest' « alleanza ,, - il suo esaurimento fisico ne era sufficiente prova. Ma la « legge >, la " voce >, l' impulso erano stati uni - ·1a sua mano, ricordava, non aveva potuto toccare la mano di Hugh, più che la sua visione non glielo consentisse. E questa era la cosa nuova - ·1a rivelazione di profondità fisiche in lei e nell'universo che fino allora aveva ignorate. Sapeva di aver sempre posseduto la passione morale, che era stata ·1a passione morale delle militanti ad attirarla ve~so di loro e a· permetterle di difenderle sempre tenacemente e senza compromessi. Ma aveva considerato tutto ciò come apartenente tuttora al mondo delle idee. Ciò di cui non si era reso coµto era di avere nel sangue la passione della santità, e eh' essa parlerebbe attraverso· il ·sangue come una forma di vita ed una legge non meno insistente di quella che aveva richiesto di esprimersi attraverso la mente e· lo spirito. Avrebbe voluto che Margaret fosse a Londra per poter discutere alcune di queste strane scoperte che faceva in sè; Margaret aveva un certo modo di chiarìre le cose·, di ridurre all' ordine persino i cataclismi. Ma Margaret era a Roma e prima di lasciare Roma, ella stessa era stata ancora troppo intontita per parlare. Ora sapeva di Biblioteca· Gino Bianco .r

VITA FRAT-ERNA · dover aspettare fino a Giugno, quando sua sorella e suo cognato verrebbero in Inghilterra come facevano sempre. E scrivere non poteva nel frattempo : le lettere sarebbero state troppo difficiii ed inadeguate. Non vi era dunque nulla da fare per le prossime sei settimane che andare avanti come bra: lavorare così intensamente da tenere a bada il pensiero durante il giorno e ottenere almeno un po' di sonno, per puro esaurimento, durante la notte. E, come un mese aveva già prodotto qualche differenza, forse. in un altro mese quel1'orribile mondo interiore potrebbe assestarsi ancora maggiormente; come le «voci» si erano allontanate forse in un'-altro mese avrebbero taciuto del tutto e le permetterebbero di pensare. Maimie, giunta a questo punto, si alzò dalla seggi9la, si aggiustò il cappello allo specchio, raccolse una cartella di carte e lasciò la stanza. Doveva trovarsi fra mezz'ora ad una riunione suffragista. Scese lentam~nte le scale e attra_versò il peristilio d' entrata conscia di prpvare un'estrema stanchezza. Mentre apriva la porta per uscire, un' uomo che passava alzò lo sguardo involontariamente, e i suoi occhi s'incontrarono in quelli di Hugh Pelham. Tenendosi più fortemente alla maniglia della porta, Maimie lo sal~tò gravemente - le sembrava quasi che fosse un'altra persona a farlo per lei, pur rendendosi conto che l'atto era compiuto in piena regola. . _ Hugh fece un mezzo movimento, come se volesse salire i gradini, poi si corresse e rendendole solo il saluto con grave cortesia passò oltre. L'incidente non prese che un minuto; ma il breve incontro era· bastato per mostrare l'uno ali' altro e. se Maimie aveva notato con uno stringimento di cuore il cambiamento fisico che quel mese aveva prodotto in Hu.gh, egli fu tratto a disperazione dalla diafana fragilità e dalla tragica dignità della figurina che gli era così improvvisamente apparsa nel vano della porta. " « Questo è ciò che Mrs. Ayrton chiamerebbe le forze della vita che agiscono su di noi » diss' egli a denti stretti nel continuare la sua strada. (trad. da PALMIRA ZACCARIA) (Continua). - Noi siamo quaggiù, per trasformare, non per contemplare il creato. Il mondo non è uno spettacolo: è un'arena di batta<?lia,nella quale, quanti hanno a cuore il gtusto, il santo, Il bello devono compiere, soldati e c1.1piv, incenti e martiri, la loro parte. , MAZZINI Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 391 APPUNTI IN MARGINE ALLA VITA QUOTIDIANA I nostri fortissimi. Qui a Milano, dopo i dolorosissimi fatti della fine di Ottobre, si è vista una cosa meravigliosa. I mutilati, gl' invalidi, i feriti di guerra, si sono levati su pieni di ardore. Fervidi e compatti ; uomini dei partiti più diversi, della più antica nobiltà, o del ceto operaio, fusi in unità dal fuoco della Patria ; forti di autorità indiscutibile per la prova a cui è stata posta la loro fede, e di cui portano i segni ; si sono messi alla testa della popolazione per la ripresa, per la mobilitazione di ogni fede e di ogni volontà, per la vittoria. . Hanno trovato moltissime organizzazioni già costituite e attive di assistenza, di propaganda: ma tutte hanno accolto il loro intervento come prezioso e provvido. P~ezioso e provvido è- davvero: perchè i problemi dell' assistenza e della propaganda essi non li conoscono soltanto: li hanno vissuti. Ma essi hanno potuto pure iniziare delle azioni che nessun' altro aveva come loro saputo o potuto. La propaganda al fronte, la propaganda in trincea, la lotta, ali' interno contro l'imboscamento e il disfattismo Quelli che appena potevano, sono tornati fra i combattenti, fra i disagi, i pericoli che li avevano (secondo un'espressione che essi hanno dimostrato inesatta) messi fuori di combattimento. No: sono, e più che mai, dei combattenti. Non possono più combattere in trincea? combattono nella vita civile, - non più contro i tiranni di fuori? contro i vigliacchi di dentro. - Combattenti potentissimi, invincibili perchè hanno oltrepassato il dovere, perchè hanno la decisione, la generosità, la libertà di chi ha già dato tutto sè stesso, e non ha più nulla da temere; perchè sono dei sopravvissuti. - E come sopravvissuti, ' comunicano una vita impareggiabile. Abbiamo visto molti zoppi insegnare ai sani come si cammini. Abbiamo visto un cieco, e un quasi cieco, trascinare i veggenti alla visione più profonda e più completa della realtà. Abbiamo visto un giovane infermo portato intorno tra le folle per guarire le anime malate di tristezza e di dubbio, e rinvigorirle. E abbiamo contemplato in questi esempi mirabili il simbolo di ciò che sarà il cammino dell'Italia vittoriosa di sè e dei suoi nemici, ,, condotta, governata da quelli che per lei più avranno sofferto e offerto_. Indumenti per I soldati e pelllccle di signore. L'adunanza è stata indetta per ravvivare la raccolta di indumenti pei nostri soldati ; e chi torna da in mezzo a loro, parla con forte e profonda commozione dei loro patimenti, di come sono indifesi tra il freddo, di quanto è grande, urgente, terribile il bisogno di ' provvedere. Si dice, si conviene da tutte che le spontanee offerte, Biblioteca Gino Bianco

392 VITA FR!\TFRNA. per quanto generose, non potranno bastare: bisogna che il governo requisisca. - Non si contentano, no, te convenute, di 4are : vogliono che si tolga Jor9 tutto quanto può servire a difendere dal freddo quegli eroici ragazzi che sono oggi la nostra salvezza. Bene! .... Ma se si attuassero subito, sul· posto, i generosi propositi, si potrebbe raccoglier molto ! . . . Nonostante la spietata serenità e mitezza di questo principio d'inverno cinque signore tra le presenti sono tutte ravvolte dalla punta del nasetto a un pò sotto le ginocchia da abbondanti pastrani di pelliccia: martora, lontra, rat , ' ..,_ ' t· t musque ... ce n e un assor 1men o .... E allora? ... Le guardo, le guardo . . . . e sogno di vedervi ravvolto il piccolo forte corpo di uno dei nostri « '99 •, steso a ter-ra per un po' di riposo tra un combattimento e l'altro, addormentato nel bel tepore provvido della pelliccia, e che sorride infantilmente sognando la mamma l~ntana . . . . . . . adar LETTERE DI GUERRA ~ Pubblichiamo oggi un fascio di lettere disparatissime di soldati: docu menti parlanti dell' insorgere unanime, degl' Italiani vivi per . la diI esa e la vittoria dell'Italia . . (Del volontario di guerra, Lambtrlo De Bernardi _i cu{ due fratelli già erano morti al fronte, e che cadde gloriosamente nella n_ostramagnifica difesa; ai genitori, subito dopo il nostro rov_escio ).. , I Zona di Guerra, 29-10-17. . Carissimi,. Vorrei scrivervi a lungo ma sento la bufera nell' anim·a e non so che saprò dire. Povera e disgraziata Patria nostra I Se dovessimo .scontare orribili delitti pena maggiore ·non poteva serbarci in' destino! e dico lfestino perchè non credo che cosi voglia la Volontà Suprema! Soffrire combattere, sacrare col sangue sasso per sasso le terre nostre, seminare di croci il mondo, e poi... e poi il nulla e fors' anche· il disonore ... Questa è la sorte nostra d' oggi, voluta dai vili e dai nemici nostri. .. Ma chi ci maledisse, fratelli miei che non risponderete più mai, chi ci volle in tanta sventura? Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 393 lo non· mi faccio illusioni, non mi cullò in stuQide sperànze, degne di deboli e d' incoscienti? Ah! come brucia questa terribile verità, come abbacina gli sguardi... quanto immensa è la nostra sventura, disgraziati genitori miei ! Una propaganda di esseri senza dignità, senza bandiera, ha avvelenato il sangue di questo popolo eh è nostro! Ed hanno chiamato, con la loro orribile voce: Venite, venite, o voi con le mani lorde di sangue, coi vostri urli per le nostre contrade, contro il petto dei fratelli nostri!. .. Ed essi sono venuti con le armi del diavolo, ed eccoli, eccoli lanciare nel piano i loro formidabili hurrà I Povera Patria nostra, chi ti dannò a simile vergognosa sorte? lo piango, piango come demente mentre i più orribili sogni ml agitano, e più orribili propositi si alteràno ... Ed ora udite, o mia Madre o mio Padre, a cui la sventura nulla ha risparmiato. La realtà è una ed uno è il dovere d' oggi che ·1a Patria e I' onore ci chiedono. · Tutto! Tutto daremo, tutto soffriremo per la terra nostra! Vo.i siete lontani ma ·io vi sento qui d' accanto, piangere con me l' ingiusto destino, giurare con me il medesimo patto I Baciatemi, baciatemi sulla fronte, come quando partii per la . guerra e come allora lddio mi benedica e benedica voi prima per le lagrime vostre, per il dolore che vi consuma. L' altro giorno è stato formato il nuovo battaglione che rimane autonomo a disposizione dell'armata. Ed ora stiamo affiatandoci per . il domani. Tutta l'armata ha dato i più scelti elementi dei suoi reggimenti e ne è uscito un branco di Ieòni. Io sono con loro. Il 5° ha dato i migliori ufficiali. Come vi scrissi il comandante mi vorrebbe con lui allo Stato Maggiore ma ho rifiutato e rifiuterò deciso sempre, sino a che sorgerà su noi un meno vergognoso destino! Ora. siamo qui .in un piccolo gruppo di case attendendo ali' organizzazione. Questi uomini sono sublimi. Ho trovato molti volontari di Milano in mezzo a questi veterani delle battaglie, senza paura e senza lamenti ! Stasera mentre si camminava sotto l'acqua è squillata una voce argentina d'adolescente ed ho riudito le vecchie canzoni del magg·io, ripetute terribilmente solenni da tutti, urlate come un giuramento • Fuoco per Dio sui barbari Sulle tedesche schiere ! » Avanti, avanti con queste baionette, più terribili, più potenti, più salde d'ogni infame volontà I E Voi .Voi che soffrirete e piangerete per loro, caduti per la nostra Patria, per me che non so trovare altro posto in questi giorni che non sia quello di un italiano vero, lddio vi dia forza e sarete bene~etti ! lo avrò fortuna perchè la mala sorte è dei codardi, ai • Biblioteca Gino Bianco

394 VITA FRATERNA quali maledico con tutta la potenza dell'anima, maledico con la voce soffocata dai singhiozzi, che mi spezzano il petto. Oh ! ritorneremo, ritorneremo ... ci rivedremo ! . Stamane è venuto qui il generale Pecori Giraldi. E venuto a trovare il suo battaglione d'Arditi, a portare col suo pianto la speranza a noi tutti ! Povero Generale ! Avrei desiderato vederlo, ma ero comandato altrove. Vederlo e portare a nome vostro la promessa di tutti i padri, di tutte le madri nostre che non conosceranno termine nel loro dolore ... Forse domani il reggimento al quale ho appartenuto ed al quale appartengo ancora con l'anima, partirà. Dove· andremo noi? Nulla sappiamo: si rimarrà qui a far fronte a probabili attacchi, o accorreremo altrove ? . · Non vi date pensiero. lo non sarò vinto mai dalla disperazione, nè mi oscurerà la mente l'immenso dolore ed avrò fortuna ancora! E combatteremo sempre, non vinti mai ! Di contrada in contrada, di fiume in fiume, oggi, domani... sino alla fine:.. per l'onore prima d' ogni altra cosa ! Addio Miei cari! .Coraggio! La disperazione è dei deboli, nostra giammai! Io Vi bacio in fronte, e siate benedetti per le lacrime Vostre, da Dio e dalla Patria. LA71'1BERTo. (Di un soldato lombardo (muratore da borghese) malato in ospedale, - alla famiglia che sperava di rivedere in licenza di 7 giorni, per preparàrla quando si seppe che quelle brevi licenze erano sospese.) « Spero sempre in bene di poter venire a casa questi 7 giorni che da 20 mesi come sapete non posso vedervi tutti. Se sarà il caso certo mi manderanno a casa, se poi come si sente saranno sospese, pazienza, 20 mesi ho fatto senza vedervi, ne farò altrettanti, basta raggiungere una pace vittoriosa per le nostre armi, anche costo di sacrificare la mia_ gioventù. " C. G. ( Qualche giorno · dopo, ottenuta la speranza di essere trasf erito nell'ospedale della sua città, lo stesso soldato scriveva a casa). 9-Xl-1917. t .... Vi prego sollecitare voi presso la Direzione dell' Ospedale di G..... , per vedere di fare presto, così potrò guarire in vostra compagnia al più presto possibile, per poter. poi ritornare fra i miei compagni d' arme a_ difendere la causa comune della civiltà e distruggere i barbari teutonici che invadono il sacro suolo della patria nostra. Nevvero? .... Orbene voi fatevi coraggio e non dubitate male riguardo al nostro glorioso esercito, che sebbone in un momento di delirio hanno commesso un graye errore, sapranno in questo momento grave adempiere • ·Biblioteca Gino Bianco ,,

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