Vita fraterna - anno I - n. 9 - 15 settembre 1917

VITA FRATERNA 299 non si eleva come avrebbe potuto, o se non potuto (perchè vien dal Vaticano) come avrebbe dovuto (perchè viene da chi dovrebbe avere la fede di Cristo). Cambierò forse idea domani, ma ora sotto l' impressione immediata della prima lettura, ho pensato che il Vaticano avesse compiuto se non un'azione disonesta (per i suoi effetti demoralizzanti per il proseguimento necessario della guerra) almeno un atto di sfida al sentimento _migliore e più alto che anima i migliori, - combattenti e non combattenti. - Già, di questo sentimento, che è di fede - dimostra di non poter vibrare e di non tener conto, e quindi si è mantenuto molto basso. Forse sbaglierò, però è delittuoso, è atroce verso chi è morto e verso chi combatte il pronunciare la frase dell' « inutile strage ).); è disconoscere la somma di valori ideali di questa guerra, di cui ancora il Papa o non sa, o teme chiarire le grandi responsabilità. Potrebbe darsi, - come ipotesi assu-rda, - che già noi siamo giunti alla vittoria completa, che i nostri nemici siano veramente alle loro ultime risorse. lo non lo credo ; ci arriveremo, forse presto anche. Ma certo ehe queste manovre di pace creando illusioni, speranze nei malfermi, - e son tanti, non per colpa loro, - creano a1~che il momento drammatico del dubbio e delle più pesanti responsabilità di chi guida i popoli. Ma - grazie a Dio, - nella profonda onestà della coscienza dei capi sta la più sicura decisione a cui i popoli dovranno rimettersi. Guai se ci fermassimo spinti da voci di stanchezza e di egoismo - ali' interno - e da pressioni indirette del nemico che vede nella pace prossima la sua salvezza - all'esterno ; - guai se ci arrestassimo salvando chi è nella colpa. Noi oggi dobbiamo pensare di appartenere già al domani in cui la Storia giudicherà, libera dalle angosciose correnti di questa tragica ora: appunto per questo più immensa in tutte le sue conseguenze ci deve apparire la crisi che travaglia il mondo, crisi provocata da chi oggi vorrebbe far scendere a transazioni i propri nemici per evitare la propria catastrofe ; la storia taccerebbe di tradimento chi questa crisi non risolvesse interamente per pavido animo o per non completa coscienza dei supremi doveri. 9ue- . sto io credo oggi, e credo che chi ha in mano le sorti dei paesi che soffrono per una guerra non da loro scatenata questo pensi e con questa fede, operi. Possa lo svolgimento di questo periodo terminare nel rafforzamento di questo pensiero in chi più ha bisogno di sprone per andare avanti. Con questa fede potremo veramente giungere alla Vittoria ed alla Pace giusta e vera che vogliamo. Ten. G. A. BibliotecaGino Bianco

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