Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917
172 VITA FRAT~RN'A cito - circa 4 milioni d'uomini, la maggior parte dei quali non con– sumavano carne o ne consumavano in quantità inferiore prima chia– mata. Ancora una volta l'unico rimedio a questo stato di cosè è dato dalla riduzione del consumo nella popolazione civile: ed ecco l'esclu– sione della carne per 2 volte la settimana ordinata dai decreti luogo– tenenziali. Non crediamo che la diminuzione della carne possa dan– neggiare la salute: pesce, fagioli, piselli, paste sono ottimi sostituti. Nelle famiglie abbienti si introduce il triplo di carne ed il doppio di albumina occorrenti, ciò che oltre a sperpero fisiologico ed economico· è sorgente di malartie. La crisi delle ova potrà essere risolta colla stagione propizia. - Auguriamoci che si raffermi l'industria del for– maggio e che il consumo del burro sia eventualmente aiutato coll'uso simultaneo della margarina che ora ognuno di noi consuma e digerisce benìssimo a sua insaputa in dolci, biscotti, paste, ecc. La propaganda atta a vincere le difficoltà dell'approvvigionamento è opera necessaria e si dovrebbe perseguire collo stesso entusiasmo, certo colla stessa fede colla quale i nostri valorosi combattenti aumen– tano in noi il legittimo orgoglio di esser nati italiani. Lievissimi ci sembreranno i nostri sacrifici se li confronteremo a quelli enormi ~ostenuti dai nostri nemici. Si pensi ai prezzi fantastici raggiunti dai più comuni commestibili in Austria ed in Germania - si pensi che in quest'ultimo paese la mortalità dei bambini causa la deficienza del latte raggiunse una media del 62 ¾ nel giugno 1916. E tornando a noi, conclude il conferenziere, la guerra ha provo– vocato un eccitamento nell'animo dei nostri combattenti che mise in luce le sopite virtù ereditarie della forte stirpe nazionale, sfatando tristi leggende. Di fronte a questa elevazione psichica di cui abbiamo tanti esempi nei nostri eroici combattenti, sarebbe troppo ignobile per il resto del Paese il perseverare nel lusso e nelle frivolezze della vita e sarebbe doloroso che esso non accettasse spontaneamente quell'au– stera riduzione dei bisogni della vita quale è reclamata dalle neces– sità presenti. Oh! se tutti gli Italiani dopo la guerra potessero dire a sè stessi le parole che il Cardinale Mercier disse al suo popolo : (j'. E chi di noi non sente che la guerra ci ha fatto più grandi ? E chi vorrebbe lacerare l'ultima pagina della nostra storia? » Perchè resista l'esercito . i.uo all'ultin10, deve re– sistere il Paese, del quale l'esercito, con una stra– ordinaria sensibilità, percepisce tutte le vibrazioni. CADORNA. Biblioteca Gino Bianco
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