Via Consolare - anno II - n. 6 - giugno 1941

ORIENTAMENTl IN Pl·TTURA La nost,·a epoca t caratterizzata da una pronunciata tendenza a semplificare ogni cosa, ispirandosi a criteri di praticità e sopratutto a suprema sincerità, per disgusto ed opposizione alla vita dei secoli passati. Il merito massimo va riconosciuto al creatore del Fascismo, il Duce, che in.•taurò la f-rcmchezza in politica; la quale, per riflesso, s'irradiò beneficamente su ogni ceto e su ogni attività sociale. È nato cosi un modo di vita nuovo, che sta trasformando il carattere degli Italiani e impronta di st le arti, il pensiero, ie scieuze; come pure le industrie, i commerc·i, gli .usi ed i costumi. Ne vol,te qualche esempi<>' Notate l'architettura moderna: quanto t semplice e •cabra! Fu essa /o·rse la prima che se111iil bisognu di abbmidonare ogni menzogna decorativa, og11isuperflua appa• renza e ritrovò nuova vitalità nell' essere ciò eh" deve essere, senza pretese di parere; ciot essere u,ui sistemazione di di 1nateriali vari, concorrenti ad un determinato scopo: casa d'abitazione, albergo, ufficio, stadio, scuola, ae,·oporto ecc. architettura funzionale, ·insomma. Perciò essa t sincera; ha saputo ridursi all' esse11ziale,dopo un tormentato periodo di esitazioni e di tentativi, svincolandosi coraggiosamente dalla tradizione e rifacendosi dalle radici. Subentrm:a del resto anche la nuova tecnica del cemento armato, Il futurismo ha la sua parte in quest' 0])era grandiosa di rinnovamento. Invano cercherete, nelle costruzioni moderne, quelli in- /ingimenti architettonici, cosi cari ai nostri ,,,_onni;per cui affibbiavamo, senza scrupoli, lo stile gotico ad una stazione ferroviaria o le solenni linee di un tempo greco o romano ad una casa da pigione o le torri e le mura merlate ad una pacifica villetta. La franchezza pervade di st anche la migliore letteratura moderna. Ormai, aprendo un 1,•ecchioUbro, sia pure un classico, ammiriamo incondùeionatamente le bellezze letterarie, ma sor,·idiamo di quello stile abile, ricco, ricerca• to, ediicati come siamo orma·i alla concisione mussoliniana. Ora anche il letterato t sincero; dice ciò che ha da dire con rapidità e semplicità; non ·inganna il lettore con sottili raggiri di parole e con artificiosi giuochi d'eloquenza infronzolita. Se ci voltiamo da un' alt,·a parte, osserviamo il palco·- scenico. È il luogo classico della finzione. Eppure, non mai come oggi, si t odiato tanto la menzogrw di certe quinte prospet'iche, di certi stu~chi ... dipinti, di finestre inesi: stenti, di caminetti con fuoco acceso e relativa pentola che bolle ... Ormai si costruisce a tutto volume (sia pure con legname e telaccio) muri, scalinate, balconi, porte, ecc. Credo superfluo continuare quest~ analisi pt1· scoprire la volontà di franchezza che invade, come un soffiopurifi• cat~re, ogni attività italiana: Gli esempi dati mi sembrano suffecenti. Mi preme parlare della pittura e mi domando se essa risente l' influsso di questo benefico moto semplificatore; se anch'essa insomma, risente il bisogno di questa ,·adicale semplicità. * * * llfa la pittura, in se stessa, come arte a st, t sincera? La pittura utilizza per esprimersi le due dime,1sioni inerenti ad un piano (cartone, tavola, tela, pareti, ecc.)per fissarvi, col colore e il disegno, le sue fa11tasie. Essa però FondazioneRuffilli- Forlì appare subito ·infirmata, all' inizio, da una reale artificiosità, in quanto si studia di ,·iprodurre, su di un piano, enti " tre dimensioni; perciò la pittura sembrerebbe sincera solamenti quanto .si accontentasse di geometrizzare o, al massimo, riproducesse la realtà con elementi piani duorativi, schematici, simbolici, trasfigurati da un'interiore alchimia. Stud-iandosi la sua genesi, sia risalendo la storia, sia osservando come si manife,ta presso le popolazioni primitive, o presso i bambini, che è lo stesso; riconosciamo nel pittore tm medesimo sforzo: proprio quello di ridurre la realtà entro i limiti delle figure a due dimensioni. Gli affreschi delle tombe egizie, etrusche, le figure dei meravigliosi vasi della Grecia, ne sono un esempio manifesto. Presso gl-i antichi, lo sforzo di ombreggiare, di dare rilievo, si traduce subito in grafico e, più completamente, in basso rilievo. Ma questa con la scoperta della teoria delle o~bre, prima, e le leggi delle prospettiva, poi, la pittura rese perfetta l' illusione dei volumi e delle profondità, invase il campo della scultura e dell' architettura e divenne, per me, profondamente falsa. Eppure tutto un mondo di bellezza ignote si dischiuse inna11zi a questo divino artificio, che ha detto ormai, nei secoli passati parole p1·obabilmente insttperate e insuperabiii p,r merito del genio -italiano. in coscienza, domandiamoci: possiamo superare ciò che t stato fatto finora con questa tecnica e con tanta perizia? Abbiamo ancora qualche cosa di nuovo da· aggiungere ai capolavori esistenti 1 Ho l'impressione che l'illusione pittorica, fatta di ombre e di prospettive, abbia esaurite tutte le sue risorse; per cui sarebbe 'il caso di rifarsi all' antica origine, e ricercare altri principi ed altre vie. Il futurismo, più o meno consciamente, con esistazioni e deviazioni inevitabili ad ogni ricerca, mi pare vada 1·icoprendo questa franchezza arcaica, sobillando e sconvolgendo i principi e la tecnica, analizzando e discutendo persino la genesi interiore dell' opera pittorica. ltfa qui non siamo più nel campo dell' arte, ciot della bellezza; qttesta t polemica e studio. Jlfi pa·re, dunque, che nel generale disorientamento, poicht disorientamento c' t in qttanto solo la pittura, al momento attuale non fa che. produrre delle orribili cose, mi pare, dicevo, che il medesimo principio chiarificatore che servi all' architetto, allo scrittore, al costruttore di mobili, allo scenografo, ecc. per ritrovare uno stile, valga anche per la pittura moderna. Questo principio t insito, abbiamo già detto, nello spirito mussol-iniano e fascista che anima tutta la vita nazionale italiana; è fatto di semplicità senza pretese, di franchezza rude e leale, di chiarezza lineare. Il pittore, dunque, come l'architetto, deve trovare il coraggio di sottrarsi decisamente al fascino meraviglioso della tradizione, abba,ndonandola; ma, , ·intendiamoci, non col rimpianto di chi, piccino e misero, sente che non potrà mai eguagliarla, ma con la forza cosciente di chi, arditamente, l~cià il b,ll? sicuro e conqi,istato con amoroso studio, per darsi allo sbaraglio di nuove e audaci 1·icerche, lungo vie intentate e sconosciute. Bisogna, con umile semplicità, rifarsi indietro e ribalbettare le piatte pitture egizie, etrusche e pre-greco-romane, con in cuore l' incrollabile volontà di ritrovare la primUiva semplicità e la franchezza ingenua delle origini. Mi pare si deblia.inizia1·e una figu1·azione che non copi la realtà, sforzo orma·i inutile, perchè superato e falso, ma che la trasfiguri con una specie di elaborazione interiore, tesa a rivelare b,llezze veramente nuove; altrimenti t inutile. Non so se si potrebbe chiamare questo tentativo que19

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