CARLO (competente, indicando): Questi sono bicchieri ... piauL. ADRIANA (d'un tratto). Cameriera I Cameriera ! Mio Dio. CARLO (secondandola): Cameriera 1 Signorina l LA CAMERIERA (vo,ltandosi, seccata): Viene, sì, il resto. Non me lo scordo mica, sapete? ADRIANA (agitala): Di 1à. Sta· succedendo qualche cosa. (Nuovo rumore di stoviglie ·rotte). LA CAMERJERA (abituataJ allontanandosi): Niente. signora. Rompono, pagano ... Così. Lo fanno per darsi importanza. (esce). (Si sentono delle tnezze gf'ida e delle mezze risa: la ragazza evid~ntement.e si.a accapigliandosi burlescamente con qualcuno, mentre altri ridono). ADRIANA: Mio Dio. (spaventata, accennando): Guardate un pò, Lusta. CARLO (che già s'è arrampicato sul pilastrino, chinandosi a riferire, per non essere inteso dall'allra parie): E' bagnata lei, adesso. Si vede che ora il sifone del seltz lo manovrano gli altri. ADRIANA:Ma prenderà una polmonite, povera figliola! E il suo amico? CARLO(c. s.): Cerca di richiamarla alla ragione con delle amore, 101i spintarelle, scrollatine, schiaffetti. ADRIANA:Dio, ma allora la picchia I E I~ gente? CARLO:Ride. ADRIANA:Lusta, fate qualche cosa! Gridate! CARLO:Non so se debbo. Polrebbero essere permalosi. ADRIANA:Preslo ! Non siete buono a nulla! CARLO (rivolto alla terrazza attigua, con moderata autorità): Ehi, dico, signori. Non per offendere. Si tralta di una ragazza ... debole e indifesa. (s'interrompe). (S'è u.dito un colpo di carabina; poi uno scoppio di risa). CARLO (viene git't in malo modo, quasi cadendo dal suo scomodo osservatorio; costernato, a Adriana, toccandosi la faccia): Mi ha sparalo. ADRIANA: Chi ? CARLO: La ragaua indifesa. (indicando a terra): Ecco lì il sughero. ADRIANA(già rivo/la verso il pubblico): Voi I Sì. Venite, per fa. vore. SLanno maltrattando una ragazza. La picchiano. Presto, venite. CARLO:Chi è? ADRIANA:Una guardia. (E' apparso in platen il sergente del primo atto, si appresta a salire sul palcoscenico niediante ajJJJosita scalett.a). SCENA QUINTA CARLO (guardando, 11011 troJ,j,o entusiast.a): Ah. Una guardia. (sfavorevolmente impressionato, a bassa voce): Ma io la conosco, que11a guardia. E' la nostra. ADRIANA:Non importa. IL SERGENTE (scrutatore e con. aria sorniona è sul /Jalcoscenico). CARLO (indicando, al sergente): E' di là, sapere? ADRIANA(un po' intimidita): SLanno succedendo ... delle brune cose, signor sergente; trattano male una giovane ragazza. CARLO(Premuroso): LI dietro. Dall'altra parte. Di là. IL SERGENTE(tm /Jo' troj,po affabile): Ah, di là. Dov'è il telefono? (l'ha già visto, va a telefonare). CARLO (11011 troJJJJOtranquillizzato dal tono del serge,fte, sottovoce a Adriana): La cosa è in buone; m3.ni, direi di andarcene prestino. subito subito. mentre sta telefonando. (si accinge a muoversiJ u.n ricordo lo trafigge): Queslo resto! Questo resto! Quasi quasi rinuncerei a ritirarlo. Il .lato infernale della cosa è" questo: che io avevo benissimo gli spiccioli. signora. Uno strano impulso mi spinse invece ... ADRIANA:Andiamo subilo, Lusta. CARLO (stoico, avviandosi): Andiamo pure. E pensare che avevo degli spiccioli. Non importa.· (d'un tratto): E il cappello? ADRIANA:Presto, Lusta. Che fate? CARLO (muovendosi e rinunciando al coprica/10): Anche il cappello, (sono quasi all'uscita). IL SERGENTE (che li tiene d'occhioJ voltandosi col ricevitore ancora in manoJ quindi deponendolo): Un momentino, signori. (va a mettersi, con compiaciuta lentezza, sull'uscita; una affabilità eccessiva è nelle su.e maniere): Sarei a pregarvi di voler aspettare qualche secondo. CARLO: E... perchè ? Fondazio~uffilli - Forlì IL SERGENTE (di colpo importante, abbottonatissimo): In attesa che venga un funzionario. Sta venendo. CARLO: Un funzionario ... (amabilissimo, persuasivo): Ma allora non avete capito. Non si tratta di noi. (ind.icando): E' di là. IL SERGENTE(c. s.): Di là e di qua. CARLO (innocente): Ab, anche in qua? IL SERGENTE (diplomatico): Ehmm. Disordini; cose non chiare. Di qua e di là. CARLO (estremamente amabile): Ma perchè, in questo caso, non CO· minciare di là? IL SERGENTE:Giusta osservazione. signore. (indicando e ascoltando: un improvviso sepolC'Yalesilenzio si è sparso nel caffè). Ma credo che sia incominciato anche di là. (con. le mani dietro la schiena, si dà a passeggiare sull'uscita). ADRIANAe CARLO (letteralme1~te pietri{ipati si voltano, qualche cosa di preoccupante sta accadendo intorno a loro). SCENA SESTA (Il panico sembra si sia impadronito della Riva della Niufe. Due ragazze accaldate escono a corsa veloce e silem.iosa dalla p01·ta vetrata di sinistra, escono dalla parte opposta, ,·ientrano imme· dialamente a corsa silenziosa e veloce, tornano a sparire a destra. Nello stesso mome11to le fronde della spalliera si aj1rono cautamente, tm giovanotto che ha forato, non. se11za graffi, il fitto della siepeJ si volge per aiutare qualcunoJ anzi qualcw1aJ _ che lo segue; scorge il sergente, torna precipitosamente a immergersi nella siepe, scomparendo nella stessa). .. IL DIRETTORE-PROPRIETARIO (entrando molto indaffarato, al costernato Carlo con voce sommessa e ufficiale): Nulla di grave, signori; una sorpresa della polizia, non è che la prima impressione, basta avere 1e tessere, voglio dire i documc1ùi, e non avere degli accendisigari di contrabbando. (allegrissimo): La quinta sorpresa in due mesi, nessuno dei vicini caffè può dire ahrct• tanto. Vedrete i giornali domani)! Vedrete i giornali I (di nuovo serio e premuroso, spulezzando via): Per ora non occorre che della calma; e le tessere. (esce). ADRIANA (con un gemito): Mio Dio. CARLO (quasi senza voce): Ma noi siamo innocenti, signora. Noi non abbiamo fallo nu11a. (corre al sergente, un. po' affannoso): Signore, è stata proprio la signora a chiamarvi ! IL SERGENTE(allegro): Mi guardo dal negarlo. CARLO: Appunlo. E adesso ... che la cosa è affidata in buone mani; le vostre, noi siamo pii., che tranquilli. .. e ce ne possiamo andare! IL SERGENTE(mellìfluo): Credete? CARLO (Premuroso): ... oppure possiamo aspettare fuori, ali' aria aperta. IL SERGENTE (comincitmdo a farsi truce): Giovanotto, avete fatto abbastanza ]o spiritoso. CARLQ (cortese e tremulo): Ma ]e... apprensioni della signora ... ADRIANA (smarrita): Vi assicuro, signore, d1e le apprensioni... IL SERGENTE:Signora mia, anche voi. Una volta sì, ma due no. Con la borseua ci sono caduto, con le apprensioni, ora, sarebbe troppo. Moglie, marito ... eh, no, signora mia. CARLO (rispettoso ed eloquente): Voi stale per commettere un vero errore giudiziario, signore. Se voi voleste mettermi gentilmente a contatto con qualche allro funzionario ... più intelligente di , 1oi ... IL SERGENTE (Pacato e truce): Io non ci arrivo, vero? CARLO (caloroso, cordiale): ?\-fai più. Il contrario. lo alludC\10 soltanto a qualche altro funzionario, non già più intelligente, ma di mente più aperta ... IL SERGENTE (tranqu.illizzato, ma sem,pre severo): Avete fallo molto bene a spiegarvi, giovinouo. (volta le spalle, disponendosi a 'Yiprendere la sua f untione). (Nello stesso momento si ode il lieve colpo di una carnbina e un sughero arriva sulla nuca del solerte sergente). lL Sl::RGENTE (voltandosi più costerna.lo che inferocitoJ a Carlo): E ... A ... (vincendosi, calmo e minacciosissimo): Mi compiaccio molto, giovano1to. (raccoglie da terra il sughero e lo alza fra le due dita). Non è l'audacia che vi manca. Sugheri. CARI.o: Vi assicuro signore ... vi giuro ... (indicando, disperato): E' la ragazza I E' di là I IL SERGENTE:Sempre di là, non è vero? (con imJJrovvisa violenza e
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