Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

ADRIANA:Ballano con l'organello a moneta, e bevono del ribes e del lampone. Non è molto. CARLO (irresoluto e sui carbom): Ci sarebbe anche il vino di Ola, signora. ADRIANA:E tuttavia, sentile come ridono? Ridono di felicità, di pura felicit..:'l, si capisce benissimo, non per alLro. Fa ballere il cuore, sentirle. Ed anche il loro cuore deve battere a più non posso sotto i loro vestiti di cotonina. Sono così accaldate I Soltanto ... anche per loro sarà breve. Forse non sono mai le stesse a ve• nire qui. CARLO (risoluto e quasi con rabbia): Ma perchè, in fin dei conti, non potremmo ordinare del vino di Ola ? Le colline di Ota sono a due passi. Non c'è neanche spesa di trasporto. E' un vino buonissimo, meglio del Malaga. Vi va? ADRIANA:Certo. CARLO: Volete vedere che prendiamo del vino di Ota? (solenne): Signorina: noi prendiamo del vino di Orn. LA CAMERIERA (accostandosi un attimo e subito uscendo): Ah. Accidenti. Vino di Ota. Subito, signore. UN CLIENTE {mentre la cameriera gli jJassa davanti, alzauclosi per uscire, truce): C'era una formica nell'aranciata. LA CAMERIERA(u.scenrlo): Non ce l"ho mica messa io. sapelc? lt CLIENTE (esce, amareggiato, con la sua dama). CARLO (tui po' impressionalo): O perchè .:wrà detto • accidenti • ? Del resto anche il lampone ... forse non era male. il lampone ... E' meno ... è piìo. .. (s'interrompe). SCENA SECONDA LA CAMERIERA (rientra di volo portando una bottiglia e due bicchieri). CARLO (esitando): Sarebbe già ... per noi? Una bottiglia? IL DIRETfORt PKOPRIETARIO (che ha seguito la cameriera, inchinandosi): I signori ne desideravano due? CARLO: Non ... occorre, per ora. Se mai... vedremo. IL DIRETTORE (preparandosi a stappare): 1 signori non hanno che a comandarci. Sono il dircttore•proprielario dello stabili1pento. (alla cameriera): Cavatappi. (ai Clienti): La nostra ambizione è una sola: vedere nel locale dei volti impronlati a letizia, li sorriso della nostra clienlela è il nostro premio. (con adula. zione e non senza un'occhiatina severa alla coppia delle mente): Parlo nalllralmente della clientela fine, che apprezza, che porta lustro. Buono? CARLO (tornando a bere): Buono. (ad Adriana): Buoni no, vero? IL mR.ErroR_E: Questo scalda le orecchie. CARLO (fiero): L'ho già bevuto altre volte. sapete? Vino di Ota. IL DIRETl"OREV: olevo dire: si gradiva un pezzo speciale? CARLO: Un pezzo? IL o•RETIORE: Di music~1. signore. li nostro organo-armonium esegue elci ballabili d'uso, diremo, comune. Ma se i signori J!radiscono, per speciali motivi, qualche pezzo speciale, i signori non hanno che da...,esprimcrsi. I::' un privilegio che riserbiamo alla nostra clicnlela più elevata. LA CAMERIERA (interloquendo e anelandosene): Pagando cinquanLa centesimi. CAR1~0:Forse approfitteremo. Non è improbabile. IL DIRE1IORE (tentatore): Oppure il tiro con la carabina. CARLO: La carabina? lL DIRETTORE (amu;endo): La carabina a sughero. Si spara e parte un sughero. CARLO: t\h. un sughero. lL DIRETTORE (armue11do): A scanso di pericoli. Si può sparare sull'amico, sulJ'amica, su qualunque altro diente. Tac, tac. E' uno scherzo che va moho. In conclusione: allcgri.1, buonumore, gio• ventù l Sempre nei limiti, naLUralmente. (come tra parentesi, ammicando): E" una raccomandazione che dobbiamo fare a llllli. non Cateci caso. Questo è un locale fatto pcl brio. (scherwndo e... orgoglioso): Un locale equivoco. (si inchina, esce). SCENA TERZA CARLO: Gli abbiamo fauo una buonissima impres.;ione. a\'ele visto che dcfcre11La? Si era persino impappinato, po\'creuo. Buon uomo. li l0cale non mi dispiace. Ancl1c questo vinetto: ,·:1 gill, va giù. (un fJo' preoccttjJato): Non credo che sia co11sidera10 vino di lusso, non dev'essere mica caro. Lo vedete laggh'1. il tramonto, sul teuo della cucina? La nuvolette d"or@? Fondazione Ruffilli - Forlì Compagnia De Sica - Rissone - Tofa,io : "I nostri sogo.i" di Betti ADRIANA (dopo aver bevuto): Lusla. CARLO: Signora. ADRIANA(con qualche cosa di infantilmente furbesco): Credete che qualcuno mi ,,cdrà? CARLO: Qualcuno che vi conosce? ADRIANA: Sì, qualche conoscenle. (ridendo furbescamente):· M;1 a me ... non mi conosce nessuno, capite. Nessuno. CARLO: Allora sarà difficile che ... qualcuno vi riconosca. ADRIANA: E' questo che mi fa ridere, non capile? (infantilmente divertita): Nessuno sa che io sono quì ! E nessuno poteva pensare che io ci venissi, in un poslo cosi ! CARLO: E noi ci siamo venuti, invece! ADRIANA: Mi pare d'essere ... non so ... uno scolaro; che doveva fare il compito; e invece Luu'a un tratto, zitto zitto, ha trova10 una porLicina aperta, è scappato via, (le viene da ridere) l'ha fatta in barba a tulli! (abba5sando la voce e indicando il biiliardino automatico): Lusta, ho una voglia terribile di tirare la maniglia del bigliardino ! CARLO: Potremmo anche vincere la tromba, signora. Oppure, se volete Sparare qualche colpo, col sughero ... Contro di mc, se volete. ADRIANA (-ridendo e un 110' trepidante): Lusta, una volta rwi avevamo una gattina, bianca, la tenevamo prigioniera in casa. Per molto tempo la povera gattina miagolò invano dietro una porta chiusa, al di là della quale c'erano i topi, gli uccellini... CARLO (ammiccando pudicamente): .... e forse i gatti. ADRIANA (un jJo' pensierosa): Poi noi crescemmo, dimenticammo, la porta restò aperta. Senonchè, sapete ? Era lei, ora, che non voleva più uscire I Sì, LusLa. Era ... intimidita; un po' rassegnata, capite? CARLO: Non osava più. ADRIANA: Forse non era pili tanto giovane. J letti erano pieni di gatti che si azzuffavano allegramente ... la gattina guardava dalle finestre ... tutLo questo non era più per lei. CARLO: E' una triste storia, signora. Anche i vecchi impiegati: sospirano sempre un po' di vacanze e poi, appena in pensione, non sanno più che fare e muoiono. AllRJANA (-ridendo): Sapete che cosa sono io, oggi? C,\RLO (alzando il bicchiere): Una gattina bianca che è scappata! ADRIANA:Oh, appena appena. Ma mi basta. (si alza, fa due o tre passi): Che aria lcgge1a, dolce. Mi fa venire in mente ... Mi batle il cuore ... sono un po' spaventata, ma sono uscita cd è bellissimo. Noi non facciamo niente di male, non è vero? CARLO (fiero): lo sono un gentiluomD, signora. ADRIANA (sJJavenlata): Lust.a I CARLO: Che e· è? AnR1ANA (c. s.): Ho tiralo la maniglia. CARLO: Ma avevate messo i cinquanta centesimi? AoRTANA: Non ci ho pensato. De,•o aver tiralo troppo fonc. 25

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