Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

(u,mano e poetico, di contenuto e, poi, di stile) con c1ti n1tovamente comprendere e raffigurare il mondo. Il " signore c1trioso e ind1tlgente ,, che passeggia ogni giorno " q1tando il pomeriggio viene facendosi come dorato ,, , " ha visto alcune piccole foglie che si muovevano ; e cw di colpo ,, gli " ha fatto venire in mente le cose pià strane : l' odore del mare, il Paradiso . . . ,, . E' con questo arcano pensiero che alla fine del racconto il signore si siede su 1tna banchina, accanto a iui vecchio, uno di qttei vecchi " di cu,i, vedendoli, si pensa, con una incredulità spaventata, che peseranno non pi LÌ,di una ventin'a di chili, e chef ra ,m mese, due a dir molto, è ben certo che non ci saranno piiì.,, "Dio, che cosa occorrerebbe dirgli? Forse occorrerebbe indicargli lass,l, sopra il nero dei colli, nel celeste, Espero, che è apparso. E poi dirgli . ... ,, (2). E in Il giovane ramo della siepe (3), ,m altro recentissimo racconto, lo stesso movimento lirico, sorgente però da una consapevolezza morale più prof onda. "Mentre percorrevo il corso , . . mi sono messo a pensare al Paradiso.,, E cammina, cammina, un po' a casaccio come di una fcwola di q1testa terra incontra (piccolo miracolo) il bimbo dell' usciere, l' usciere dell' u_fficio che è un uomo di cui ci si diverte un po' a rid'!re. E a qnesto bambino, senza _ volerlo, fa, forse, un po' di male (" ... provavo puerilmente, scioccamente, a mettergli nella mano il bastoncino aprendogli le piccole dita,,). E " nel f rauempo, illogico, tetro, abbagliante mi torna-va quel lampo di pensiero, il Paradiso, e come 1tna bu,jj'a compassione di ,né stesso ,, . E dopo il tremore e la compassione per il pianto del bambino, dopo il lirico abbandono s1tlle cose (il sentiero, il colle, l' ascendere quasi verso il delo ), la noia, iui senso di i n1ttilità radicale, in 1ttilità di t1ttto, di t1tUi : " a me non import a n1tlla di t1ttto qu,esto. Vorrei solo andare in Paradiso. ,, Tra il "35 (cmno di ,wscita del Cacciatore) e gli 1tltimissimi anni dei racconti (4), sono ven1tte le due commedie: I nostri sogni e Una bella Domenica di Settembre a respirare in questo clima di lirica consolazione. Nella seconda sopratutto, meno attuccaCompagnia De Sica - Risso11e • Tofau.o: "I nostri sogni,, di Betti Fondazio~S Ruffilli - Forlì ta a un congegno scenico (specie in q1testa nuova " edizione,,) tutta concentrata snl personaggio di Adriana, mossa, vera,nente, non da "fatti ,, , m.a da emergenze e ricadnte liriche è presente (il clima del primo atto, la scena - bellissima - tra Adriana e Lnsta al secondo, e molte " battute ,, del terzo) l' ampliarsi di 1m respiro di evasione che va oltre, proprio per il tono, per lo stile (insomma: per la poesia), la p1tntualità del racconto. Viene in mente Molnar come veniva in mente Cecov per il secondo atto dei I nostri sogni, ma sono, come ho già avato occasione di rilevare, " rirhiami pi,ì, di movimento e di calligrafia watrale che di sostanzct ispiratrice,,. (La differenza tra il lirico scetticismo di Cecov e, a distanzct, di ilfolnar, e la lirica moralità di Betti sta proprio in quella moralità, in qael dare an valore agli atti). Il varco n1tovo che Betti ha sap1tto schiudersi e per il q1tale filtra 1tnc, piLÌ calda lnce '· doratu ,, è quello che lo porta a guctrdctre e a vedere più su. 11 cacciatore d' anitre era, almeno sotto l'aspetto dello stile, un limite; e il pericolo a voler continuare s11quel, tono era proprio q,wllo di dar nell'ctstratto e nel sim- ' bolistico. Il suggerimento che si scorge ne/l'ultimo Betti ci pare la direzione in cii.i il cont,enuto pi,ì importante del mondo bettia110 può concrentarsi in ,mo stile piiì prof onda mente artistico. O. F. (1) - Diego Fabbri: La drammatica di Ugo Betti in Rivista Italiana del Dramma, 15 aprile 1940. Eurialo De ~Uchelis: La poesia di Ugo .Betti, Ed. La Nuova Italia, Fireoze. (2) - La paueggiata del signore curioso e indulgente, Roma, « li Messaggero,,, 4 luglio 19,10. (3) - Il giovane rom.ò della siepe, Roma, "] I Messaggero ", 10 aprile 1941. , (4) - Sono da notare per la presenza di questo cli ma anèhe : Antonia e Bruno (20 dicembre 1940}, L'erba della Mura11a (12 gennaio 1941), /sabellu i1111.amorata (13 marzo 1941, tutti stampati su " ll .Messaggero" , Roma. IL PREMIO DI TEATRO DELL' ACCADEMIA .A UGO BETTI La R. Accademia d' Italia ha conferito a Ugo Betti il premio di teatro di diecimila lire. Ecco la lusinghiera relazione di Renato Sinl'.>ni con la quale è stata acco1upag.nata l'assegnazione, che conferma gli indiscu• tibili meriti del nostro valoroso collaboratore. "Ugo Betti poeta e autore drammatico, ha scritto commedie ove la realtà si trasfigura, ascende a una significazione velatamente simbolica. Il mouclo che egli rappresenta è quasi Lutto affannato e oppresso dal peso misterioso di un destino che lo condanna alla mediocrità. [ sogni più belli muoiono nelle anime nel contatto con la realtà per un prevalere degli egoismi anche in chi credeva di averli_ superati. Ma sempre, oltre quella amarezza e quella pena, brilla il lume spirituale di una speranza. Teatro difficile come assunto, più diffi. cile ancora da attuare. Il poeta che è il Betti diffonde intorno alla vita dei suoi personaggi, l'ombra, il fremito, I' ingraudimento della loro umanità. Il suo teatro tende operosameute a forme sempre più alte disdegnando i temi facili. Tra le sue numerose commedie, le più significanti sono "Frana allo scalo nord,,, "li cacciatore di anitre,, e " I nostri sogni ,, ,. . ... E' la prima volta che l' A ccaclemict d' Italia assegna un premio per il teatro.

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