Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

Il !I i Ali Maria. con le nozze, portò nella casa del marito anche un pianoforte. Aveva incominciato a suonarlo ancora bambina, e per vari anni s~era recata ir1 città, dal paes1J dove abitavr, con la famiglia, a prender lezioni da una maestra famosa. Quei viaggi in carrozza attraverso i campi le avevano procurato sempre vivo piacere, costretta com 'era a una vita monoiona. specie quando con la buona stagione ia mitezza dell'aria conferiva ai su-0i pensieri un leggero fluire dietro il motivo di una romanzo. che affiorava insistente nella memoria. Forse qu,ei viaggi, data la bellezza della campagna in primavera o in autunn'>, chiusa alf'intorno da collinettB boscose e percorsa da un lento e limpido fiume, l'interessa1,ann di più che le lezioni di pianoforte. noiose in fondo, e spesso impartite in modo drammatico dalla maestra di temperamento estremamente nervoso, che, ad ogni sbaglio. si mordeva le dita o percuoteva con un regolo le s1ie mani delicate sino a farla urlar di dolore. Maria n,,n aveva tratto gran frutto da quelle lezioni di pianoforte. Ciò, del resto. ,;on la preoccupava molto, raggiunta una certa abilità nelle mani. li maggior dilett•, che otteneva dalla msuica era infatti suonare soltanto quello che le wggeriva la sua fantasia vivace. Dopo cena ii padre usciva a camminare e sua madre, stanca, onda.va a dormire. Maria restava cos, sola di sera. Non avr.- va amiche con le quali trattenersi a gioc,1re o a discorrere sino all'ora di coricarsi. Conosceva, è naturale, giovinette del!a sua età. ma con queste non era legata dall'amicizia. "Maria'', dicevano quando le incontrav,1, "esci stasera a passeggiare con noi? L'aria è tiepida, ti divertirai di sicuro". Maria rzfiutava sempre gl'im,iti. "La mamma ha paura di restar sola di notte" affermava per scusarsi. con tono dolente. E ciò non perchè disprezzasse la comragnia delle gio• vine/te coetanee, semprr. gentili, e il /orò vagare di sera per i viali. Un divertimento pi,ì vivo l'attirava, irresistibile. Rimasta sola, si recava srtbito in !in.elio. lì pianoforte .</ava in un angolo della sta111.a, vicino ad una finestra con. i balconi chiusi, Non aveva. a dire il vero. un aspetto lussuoso. Il finto ebano che 10 ricopri11a lucidissimo appariva qua e là cosparso di chwrze opache. Inoltre la sua marca. che si leggeva sul coperchio in lettere d'oro. già lo poneva fra gli strumenti modesti. Confidenze ai lettori Non ci meravigliamo che qualcuno possa dimenticare di eseguire il versamento sul nostro conto corrente postale della propria quota di · abbonamento. Tante cose da fare; l'ufficio, la scuola, ecc. Non fa niente. Siamo qua noi a ricordarvelo. Siamo certi che non ci farete il torto di aspettarvi ancora a lungo. Fondazione Ruffilli - Forlì & ~• ~ l ~ ' § I. 1b Marw si sedeva su uno sgabel!u, metteva le dita sulia tastiera e incomincwva a suonare seconilo il suo estro. E~co che si vedev.1 sulla riva del mare. del mare intravvisto un giorno d'estate dul finestrino del treno in corsa, e subito /,, sue dita correvano s11i tasti, 1•erso le ~ole riù basse e cupe. Erano le onde che battemno impetuose contro gli scogli alti della riva. Poi seguivano note dolci e vibranti. Era la releste distesa del man:, appena incrinala da spume bianche sollevate dal vento fresco della mal/ma. Oh le barche · con le vele spiegate, andare, andare ver::,o paesi lontani. Un braccio s}agita in segn1J d'a'ddio. Ecco un bosco foltissimo d'alberi. sof!ia ii wnto tra le fronde impetuoso. Arpeggi scorrenti rapidi Suiia tastiera. che si susseguono sempre pi.i forti e t11nwlt1wsi. Poi il pedale, ·rarmoriia si accresce e diventa continua come il suono dell'organo. Tempo- · raie d'estate, tuoni, fulmini, pioggia 1•iolent,1 sulle fronde, a torrenti. Un uomo corre avvolto in rin mantello. Maria, inebriala, la testa in fiamme. gti occhi lucidi, continuava a suonare. Talvolla accendeva anche le ca11de/e poste nei ca11delabri del piano/orte, e in quella luce oscil/ante le sue fantasie si coloravano delle tinte più vaghe e misteriose, rome le nLL•· t•ole al tramonto del sole. Alle undici il padre rientrava dalla passeggiata. Un istante prima ella chiudeva il pianoforte e si coricava con la mente in gra11de tumulto. Il sonno però la prendev; subito, colmo di sogni sÌllo al mattino. Maria poi s'era fidanzata. ma a Cario non piaceva ajfatt<, la musica, di qualsiasi specie essa fosse, anche volgare. Invano, per attirare l'interesse dell'amato, s•era fatta trovare seduta al pianoforte in atto di suonare pezzi difficili, che la costringevano o incrociare spesso le mani. "Cara Maria" aveva dichiarato Carlo. "se fossi un cane mugolerei dal dolore". Dopo le nozze no11potè più suonare alcun pezzo, sia pure brevissimo, 11emmen1J le scale raccomandate _ con calore dalh maestra severa per conservare intatta l'agilità delle dita ( ricordava la sua voce dur,, e inflessibile ripetere di continuo: "Bastano soltanto dieci minuti al giorno, im)inezia ài tempo, in fon.io, mia cara"), pre'ia nel giro delle faccende domestiche. Non abbandonò /11/tavw il suo caro strumento. Lo puliva ogni mattina con cura f,r... finita. Stese sui tasti anche una striscia di panno celeste con ricami di note alternate ad uccelli. Si sentiva legala a quel pianoforte, e se talvolta, nel rulirlo. premev.1 un tasto, trasaliva nell'udire il suono che si diffondeva dolce nella stanza piena di silenzio, come d'una voce amica non a1111ertilaàa lungo tempo. Spesso, q111ndp la malinconia la prendeva in certe ore del giorno. sola nella sua casa dalle stanze numerose che davano su un giardino. si prometteva di riprendere a suonare comt1 una volta. li giardino aveva grandi alberi, e Ma,ia. nel pomeriggio. s~- duta vicino a una finestra, intenta a rammendare la biancheria del marito. alzava ogni tanto la testa dal suo lavoro per indugiare con l'occhio sui loro rami intricati. Jn primavera si coprivano di piccole foglie, che s'accrescevano e verdeggiavano al sopraggiuflgere dell'estate, per poi ingiallire " -cadere ai primi geli del 'autunno. Allora qualche foglia. sotto i solfi de/ vento. penetrava nella stanza dalla finestra arerta e :,:.i posava adagio sul g.rembo o ai suoi piedi. li pianoforte, chiuso, stava nella sua stanza. e nel r,omeriggio una striscia di soie lo colpiva e s'accendevano nell'ebann piccole fiamme. Maria, dopo l'indugio sugli alberi del giardino, lo accarezzava co11 l'occl1io in quella luce del tramonto che conferiva ai suoi pensieri mz eccitante succedersi. Sarebbe stato pur bello allora deporre il lavoro, alzarsi e sedersi davanti al pianoforte e .suonare qualcosa i~ armonia con i pensieri. Ma Maria non osava e continuava a ram• mendare f111chè la luce. dopo il tramontn del sole. diminuiva nella stanza e s11bc11travano le tenebre. Passarono gli anni. M1ria ebbe tre figli e la casa, con le loro voci, non fu più silenziosa. Tuttavia il SUI) desiderio. anche se .sopilo nel cuore. affiorava talvolta sino a portarla o/l'inquietudine. E· un giorno d'estate dopo un tramonto mera,,iglioso. quando gli uccelli sugli alberi avevano smesso di cantare e la luna. con l'imbrunirsi, appariva nel cielo, s ·~lvi e si diresse verso il pianoforte. Adagw. con le mani che tremavano un poco, sollevò il coperchio e tolse la striscia di 1,a,ir.o cele.~le stesa sui tasti. Apparirono i bei tasti bwnchi e neri, splendenti nella luce fioca della stanza. Seduta, appoggiò le mani sulla tastiera e ne trasse, a caso, un accordo leggero. Ma il suono che uscì 11 parve tanto estraneo che, turbata, rinchill-· se subilc. il pianoforte e fuggi dalla stanw quasi sommersa dall'ombra. GIUSEPPE MESIRCA RIVISTAMENSILEDI LETTERATURA Vi t·ollabonmu: B. Tcc,·hi, C. Li nati, E. !\iorovich, F .. Fortini, ~I. Cnncogni, V. Collina, A. Meoc,·i, P. Gadda-Con1i, G. B. Vicari, L. Bigiarelli, G. Trasanna, G. Mesirca, F.. Falqui, G. Contini, G. Ril\'egnani, C. Alessi, C. Varese, G. Pampaloni, L. Barcolo, ~f. Lomhar• di, G. Guerrieri, G. C;.tproni, L. Cre• monle, A. Roccabella, A. Visalberghi. DIREZION~: E. AMMJNiSTRAZJONE Via Lombardia, l•I · ROMA Dircuore: Guì\tnATTISTA V1cARJ A bbonamenlo annuo Un fas.<·lf·olo L. 30,- L. 3,-· Pag. 13

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