Via Consolare - anno II - n. 2 - febbraio 1941

si e che Memo Benassi ha affrontato - con bella passione e risolto artisticamente con risultati più che positivi. RADIO. radiodialogo Marta-Mefistofele, Faust-Mar• gherila nella recente radiocdizione del (\Faust>'- Al contra:,lo di significato e di contenuto corrispondeva un contrasto <li lono e cli accento; volg,.irc e aspro Marlal\1efistof ele, dolce e trasognato Faust-Mar• ghcrita. Non ~olo; al sorgere da cvanesce111;a dell'uno idillio corrjspondeva jJ dissolvcn,i clell'altro nello stesso spazio e iu nessuna limilazione. Qui si può osservare d1e il flusso e riflusso radiofonico somiglia :d cincmntografieo. Ma può il cinema raggiungere l'cs~enzialità mirabile della radio in questo caso? Il suo « Fedia, » è apparsa proprio creatura malata spasimante allucinata, cencio umano vagante in cerca disperata di qualcosa che esso neppure sa, quale proprio fu visto da Tolstoi. Il lavoro però, occorre doverosamente farlo rilevare senza che ci si accusi di iconoclastia, ha mostrato una volta di più non solo la sua elefantiaca pesantezza scenica, ma la sua precisa misura piuttosto inaderente alla nostra sensibilità. La responsabilità di ciò va addossata tutta a Tatiana Pavlova che, una volta di più, con la sua pur geniale presunzione datale dalla cieca este'r.ofilia del nostro pubblico, ha fissato l'opera coi termini dettati dalla sua anima straniera, creando un insieme rigido, greve, e, a lungo andare, monotono. L'ambientazione scenografica, ravvivata in qualche punto da qualche novità or sono vent'anni in voga nei teatri d'avanguardia d'allora, anch'essa insopportabilmente storicistica e statica, micidiale addirittura per la sana fantasia che riteniamo basilare ispiratrice della messinscena moderna, portò il suo efficace contributo per aumentare il senso ,, operistico » e quasi da teatro lirico dello spettacolo. L'altra opera russa cui abbi,amo accennato è IL PENSIERO, opera indubbiamente minore di Leonida Andrejew. E' il dramma di uno scienziato che, per il logorìo imposto al proprio cervello dall'esagerata ansia del ragionamento, impazzisce. Ma la pazzia non è logica, non è conseguente: fin dalla prima scena noi comprendiamo che Andrejew farà impazzire il suo personaggio senza un nesso drammatico, ma per volontà estranea all'opera stessa. Andrejew però, a n_oslroparere, è da stimarsi, per l'altra sua produzione e, soprattutto, per « La vita dell'uomo », un ingegno formidabile, la cui valuzione artistica, già alta, dovrebbe ancor più elevarsi con la rappresentazione fra noi, di opere sue non rappresentate e rivestenti, appunto come « La vita dell'uomo » un significato addirittura universale. Ruggero Ruggeri, grande nostro attore, scolpì con mirabile misura e potenza il personaggio centrale del PENSIERO, dandoci una delle più attanaglianti interpretazioni di quest'ultimo decennio teatrale. PAOLO GRASSI FondazioneRuffilli- Forlì Appunti per un'estetica radiofonica. L'.u·tc si vale cli inuna~ini per 1rasfìgurare cd esprimere il mondo. li teutro fi vale di immagini ,•1s1,•c i! an1Hiche: i I cinema come lalc è soltanto imnrngi,,e visiva clel mondo. La radio è i.l co~1110 dei puri H1oni 1 in fui la vore ha v:tlorc in c1uanto suono prima che in c1uanto lelleratura. La mancanza cli visione non costituisce una caratteristica negativa, ebnsì il carattere positivo, il mezzo nnito per trasfigurare il mondo, il che è a dire, 1>c1· esprimerlo :,rtisticamente. Come esempio può giovare: la voce clellc cose. In « Buon Natale, Omettino» cli H.ic,•ardo Aragnu <1uat1rini bottoni bugie sogni parlano. 1,'Arnheim <'ÌHI il rncliola,,oro cli li;.111s Kyser ,, Arriva un clisparcio » in cui il Tempo }\fonileur Je voci clella stampa con- ,,ersano animatamenle tra di loro. Tutto può avere la sua voce dinanzi al microfono, tnllo può diventare personaggio acu- ~tiro a fini poetici o a fini tecnici: il prin1·ipio universale e l'occhiale del nonno; la formit·a, e la stella Aldebaran. Si può osservare rhe ciò conserva molta leuerarierà in quanto simili procedimenti sono adottabili in scritti di fanta&ia e in tJlrnnto le voei interessano per tJuello che dicono molto più che come dicono. Non è precisamente es.allo, per ragioni cli efficacia emo1iva. Comun<111c vfllfm un allro ef-empio: il UNA RADIOCRONISTA E intine giova riportare un esempio già altre vohe da mc accennato e preso in prestito dall'Arnheim: nella radiocommedia di Gerhard ~\fenzel <( Gio,•anni senza terra»: <e un uomo bestemmia; ed ceco che <{ contro cli lui si innalza una musica selce~ gnata, egli tenta di sopraffarla urlandole l\ delle argomentazioni, e~sa rumoreggia ~cmper più forte, fino ad inghiottirlo. In- <· ghiotti re lui? Sì, perchè egli non è nien• (i le nl!ro che la rma voce. U11a scena si- (( mj)e non ha più nulla a tbc forc con o la riproduzione cli un folto reale, è sol- (j, tanto 1n rappresentazione acustica cli un o fotto interiore. » Così un vento disperato, un'eco partito· fore, un fis,·hio 1 una musica, una risala, una borc bult.mzicnte trasmessi con sfumature di timbro ritmo inl~nsità tono in funzione di un contenuto t·ostituiscono valori inequivocabilmente radiofonici. Esi..:te <1uindi nn'estetica cinematofonica, ossia un'estetica clel suono nel suo movimento, <'he è sw,lgimenlo: cvocuzione o dramma. Esiste un'estetica della ra.<lio concepil:1 in fattori t·o.-.liluenti, non come ·in mere possibi li1à lecniche, ma C'ome in valori di espressione. Essa è 1a tostanzu di un modo ,li C!!primcrsi che l'uomo mo<lerno hn trovato per la sua poesia. TURI VASILE PIA MORETTI viene dal giornalismo ed è risultata prescelta nel Concorso Eiar 1938-39. assieme a Mario Ferretti, da una massd di oltre mille concorrenti. Si è dedicata a tu/ti gli aspetti della radiocronaca (documentari. interviste. cronache dirette) con passione e con slancio. ma soprattutto con g11sto squisilamente femminile. La radiocronaca ife.liana è grande merito di Franco Cremasco/i, il quale non solo si è preoccupato di impegnare a fondo le sue facoltà di radiocronista, ma ha voluto giovarsi dell'opera di giovani accuratissimamente scelti e discipli• nati. PIA MORETTI rappresenta. /"abbiamo detto, la squisitezza femminile in questo campo che tocca anche l'arte. Nei suoi documentari (es. « Le fontane di Vi11ad'Este» 13-2-1940) notiamo quella musicalità capace di esprimere e di trasfigurare le cose reali e concrete della cronista. Non è qui il caso di• impiantare polemiche se la radiocronaca può essere arte o no. ma è pacifico che quando in questo campo si raggiungono particolari risultati, il valore dell'espressione è puramente radiofonico. Ricordiamo qua intanto Voci del mondo e ltinerari realizzati dalla Moretti (Fra i bimbi a Villa Bor~hese; AI Foro Romano : In un negozio di musica ; Campane nei cieli d'Italia; realizzato assieme a Ferrelti: il bellissimo Pellegrinaggio ad Assisi. assieme a Ve/troni: le recenti Leggende di Natale; l'Accademia femminile Gil di Orvieto etc.); Interviste (col prof. Emanuelli per un'attualità astronomica: con un floricoltore: col proprietario dell'au/omobile degli uccelli); Cronache dirette (a Riccione nel Luglio del '39 per il raduno dei Divi: le siqnificative cronache dalle colonie• estive. circa dodici tra metropolitane e Figli degl'ltaliani a/l'estero. la Lotteria E. 42 etc.). Balza comunque evidente in questa unica radiocronista la valutazione artistica delle .:ose in quanto bellezza e in quanto musica. Png. 15

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