Via Consolare - anno II - n. 1 - gennaio 1941

A catalogare sotto !a scritta dei saggisti Alberto Moravia alcuni anni fa, nessuno avrebbe pensato mai. E non tanto perchè l'eco rispondeva a nominar Moravia: l'autore degli " Indifferenti n. Piuttosto v'era nei suoi romanzi tanto compattezza e cementazione narrativa, che si credeva veder rifiorito, giusto e tagliato per la nostra sensibilità nuova, il genere romanzesco più bello. Zola e Maupassant si svolgevano dalle nebbie e qualcuno richiamò pure nomi a noi più vicini : in conclusione un romanzo entrava nella letteratura nostra e - caso invero non frequente - vi restava pur tra i clamori dei soliti scandalizzati. D'allro canto ci voleva poco a veder nel Moravia un lemperamenlo di narratore eccezionale, anche tra squilibri invescalure e rigonfiamenti; bastava tener l'occhio attento ai suoi personaggi, osservarli come dal cordame d'una trama foltissima, a mano a mano uscissero rifiniti e mondi nella loro personalità reale. Talchè la prosa cadenzata apparentemente su un galoppo uniforme, pigliava alla fine evidenza raggiungendo un'efficacia narrativa, il cui gusto tra noi si stava perdendo per la moltitudine imitante i pochi (veri e grandi) prosatori d'arte. E giova chiarire che il ragionamento vale anche per « L'Imbroglio ». I due romanzi ramosi d'intreccio (cc Gli indifferenti » e cc Le ambizioni sbagliate ») rivelavano uno slile e un temperamento che i cinque romanzi brevi (così la dicitura esterna del libro) de cc l'Imbroglio» confermano in pieno. Nè vale qui l'accusa ch'egli fosse ormai forzato e rivollo ad architetture in miniatura. Che « Gli indifferenti » siano stati il frutto spontaneo ed eccezionale di un ingegno dotatissimo ma ancor - nel senso della cullura - vergine, s'è propensi a crederlo. Tanto più se si pensa al romanzo successivo « Le ambizioni sbagliale », riuscito, in fin dei conti, un regresso o un deterioramento del I• tentativo. E forse è in qualche modo vero attribuir parte di colpa alla critica di quegli anni. cc E' nato il vero romanziere » si diceva; ma, poichè l'età giovanissima del Moravia, rendeva cauteloso oiù d'un critico per procurarsi un alibi in un domani osc~ro, si lodavan~ incondizionatamente i pregi del libro ma poi con fare paterno e pedagogico si sciorinavano i decaloghi che il romanziere avrebbe dovuto seguire per perfezionarsi e raggiungere la meta ullima. Può darsi benissimo che il Moravia attraverso nuove esperienze sarebbe arrivato « naturalmente » al risultato di cc Ambizioni sbagliale »; sta di fatto però che oggidì, a rilegger le critiche di dieci anni fa, si ha abbastanza chiara l'impressione che anche queste abbiano in certo modo aiutato... A convalidare il rinchioccirsi moraviano davanti al romanzo di mole, la critica s'appigliò - come già dissi - a cc L'imbroglio ». In reallà il Moravia qui si presentava con cinque lunghi racconti. Ma in alcuni di essi (cc La provinciale », « L'architetto », cc L'imbroglio ») si riscopriva la vena più suasiva dell'autore de cc Gli indifferenti ». E non imporla tanto far notare come egli modernamente rivivesse il principio ottocentesco della irrevocabile animalità umana; piuttosto il suo modo di 8 FondazioneRuffilli- Forlì MORAVIA TECCHI-== narrar (disteso e concatenato) una congerie particolareggiala di fatti, per trarne all'ultimo - attraverso i suoi personaggi - ·modelli evidenti e perfetti di umanità. Qui sta la forza del Moravia: nel ridurre l'apparente farraggine di stile e intreccio a sistema efficacissimo di rappresentazione umana. Come ognun vede. poco conta se davanti s'ha romanzo o racconto; interessa sentire il polso del narratore. E fin qui Moravia risullava solamente narratore, e dei più genuini dell'epoca nostra. Ora il suo ullimo libro (« I sogni del pigro » Ed. Bompiani, Milano), devia netto il timone del discorso. Moravia saggista? Sissignori, impegnato - e non so intimamente fino a che punto - in elzeviri arieggianti variazioni su miti allegorie ecc. I casi son due: o egli ha prestato orecchio alla sirena della collaborazione giornalistica, o ha tentato veramente di svincolare attraverso vie nuove la propria arte, testimoniando allora fondata l'accusa che il suo metodo narrativo non riscuote più echi dal suo profondo. Io -dò per certa la prima ipotesi, chè allrimenti si potrebbe, di Moravia, discorrere come di frutto già spremuto. E' esplicito con ciò che « Sogni del pigro » è un libro di tono minore. Ma non serve, come accade per tant'altri scrittori, a mettere in· chiaro particolari sconosciuti. Vi si legge soltanto tra le righe la costrizione, perfin dolorosa. del narratore disteso e complesso. Basta scorrere il volume. Delle tre parli (racconti, miti, allegorie) dove l'aria si fa leggera è proprio là negli avvii narrativi subito troncati. (« La follia di Eustachio », « Il chiromante », ,, Le metamorfosi », « Visita inutile »). Proprio in questi spunti si trova conferma che al saggio il Moravia è giunto solamente per motivi esteriori e pratici. Tant'è vero che ne cc La follia di èustachio » (per. es.) si respira l'atmosfera eguale de « La provinciale (L'imbroglio»). L'unghia forte incide sulla carta il proprio marchio e il carattere umano di Pia è moraviano al cento per cento. L'utile, così facendo, di cc I sogni del pigro » vien ridotto a un quinto di libro, ma su questo quinto si può con· eleganza giocare tutta la puntata per Moravia narratore. Il resto non ci interessa (per i lettori comuni eeualmente avrà vischio per irretirli, chè le ondulazioni insonnite il Moravia le salta sempre da capriolo); basta aver trovato vive le radici del vero albero moraviano. Certo è lecito anche chiederci : il continuare in concessioni ai bisogni giornalistici non diverrà per Moravia atrofia? Ad ogni modo fino ad oggi è permesso aspettar con speranza uguale un romanzo ed anche dei racconti. Forse la profezia sarebbe men rischiosa se intesa a quest'ullimi soli, giacchè al mollo denunziato zolismo mi pare tanto evidente sovrapporre - per quel che riguarda ottocentescamente Moravia l'autore vivissimo di cc Boule de Suif ». * A leggere i libri di B. Tecchi, viene spontaneo di distinguere netto tra « narratore » e « romanziere ». I termini, in sè, potrebbero sovrapporsi nella sinonimia. VIA CONSOLARE

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